Edoardo Chiti, Alberto di Martino, Gianluigi Palombella (a cura di)
L'era dell'interlegalità
DOI: 10.1401/9788815370334/c15

Ordinamenti interconnessi. Il contributo dell’interlegalità alla regolazione della rete

Notizie Autori
Gaia Fiorinelli è dottoranda di ricerca in «Law», Scuola Superiore Sant’Anna.
Abstract
Internet rappresenta l’esempio più significativo di contesto in cui le situazioni di interlegalità maggiormente si verificano, e ciò a causa della frequente sovrapposizione di norme, ordinamenti giuridici tra loro solitamente eterogenei e strumenti di governance globali e sovranazionali che determinano spesso situazioni di mancata chiarezza regolativa. Sono qui presi in esame gli approcci concreti adottati dai singoli stati in merito agli atti regolatori del web e, sempre sulla scorta di casi giurisprudenziali, la compatibilità e la coerenza di tali soluzioni con le particolarità del metodo interlegale, il quale sembra essere un criterio valido e ispiratore per i futuri sviluppi di internet.

1. Internet e il problema dell’interlegalità: dall’interconnessione delle reti all’interconnessione degli ordinamenti

Internet è generalmente definito la «rete delle reti», proprio perché il suo funzionamento si basa sull’interconnessione a livello globale di molteplici nodi locali [1]
, i quali, pur mantenendo ciascuno la propria autonomia, sono collegati gli uni agli altri all’interno di un sistema unitario, che consente il flusso immediato dei dati e delle informazioni.
Per disciplinare questa struttura al contempo unitaria e molteplice si è allora sviluppato un singolare «sistema di governo» [2]
, nel quale coesistono strumenti di portata globale – che rispondono all’esigenza di regolare in modo necessariamente uniforme, a livello mondiale, il funzionamento di Internet – e ordinamenti «particolari», che concorrono a disciplinare ciò che avviene sul Web a livello dei singoli «nodi», nei limiti della rispettiva dimensione geografica o del relativo mandato istituzionale.
Viene da sé che in un contesto così articolato sia frequente e inevitabile il crearsi di (potenziali) situazioni di interlegalità, con ciò intendendo anzitutto, in linea con l’impostazione generale di questo volume, il concetto descrittivo elaborato per rappresentare la sempre più frequente sovrapposizione e interconnessione tra norme, derivanti da ordinamenti giuridici od eventualmente non giuridici (ad es., come si dirà, espressione di entità non statuali e addi{p. 406}rittura di private governance) diversi, tutte contestualmente applicabili, senza che sia possibile ravvisare un principio ordinatore al di là dell’incidenza sul caso da regolare [3]
.
In primo luogo, infatti, è la strutturale «ubiquità» di ciò che avviene su Internet – che rende ogni contenuto simultaneamente accessibile da ogni dove – a comportare un’altrettanto strutturale sovrapposizione delle disposizioni contemporaneamente applicabili a ogni singolo caso. Come evidenziato da Johnson e Post – principali esponenti dell’approccio cd. «eccezionalista» alla regolazione della rete – proprio a sottolineare la difficile coesistenza tra un mezzo globale e una congerie di discipline locali, «se si sostiene che ogni entità sovrana abbia il diritto di disciplinare tutto ciò cui i propri cittadini possono accedere sulla rete (…), tutte le attività sul Web dovrebbero essere soggette simultaneamente alle leggi di tutte le entità sovrane territoriali» [4]
.
A questo riguardo, paradigmatico dell’inevitabile interconnessione tra discipline statali determinata da Internet può essere il celeberrimo caso LICRA c. Yahoo [5]
, la cui vicenda {p. 407}merita di essere brevemente ripercorsa. Sul portale Web della società americana Yahoo!, accessibile a livello globale, erano stati messi in vendita alcuni «cimeli» del periodo nazista. LICRA e UIJF, organizzazioni attive in Francia per il contrasto ai discorsi d’odio e all’antisemitismo, avevano lamentato, rivolgendosi all’autorità giudiziaria francese, che tale contenuto, accessibile dalla Francia, risultasse penalmente illecito ai sensi della legislazione interna in materia di negazionismo; la società Yahoo!, dal canto suo, si opponeva alla rimozione di tali contenuti dal Web, ritenendo che fossero protetti dal Primo emendamento della costituzione americana. Aderendo alla prima prospettiva, il Tribunal de Grande Instance di Parigi ordinava dunque a Yahoo! di adottare tutte le misure necessarie per rendere tali contenuti inaccessibili, quantomeno per chi si connettesse dal territorio francese. Nel solco della seconda prospettiva, invece, la District Court americana adita da Yahoo! stabiliva (con una decisione poi ribaltata dalla Corte di Appello) che la pronuncia del giudice francese contrastasse con il Primo emendamento, sottolineando peraltro come la complessità del caso derivasse dal fatto che «Internet (…) consente di parlare in più di un luogo contemporaneamente» [6]
.
Il caso LICRA c. Yahoo! pare costituire un buon esempio delle situazioni di interlegalità che si verificano su Internet, perché è proprio in conseguenza della «ubiquità» del contenuto pubblicato sui portali Yahoo! che la legislazione penale francese in materia di negazionismo si è trovata a interagire con il Primo emendamento della Costituzione americana, {p. 408}parimenti applicabile alla medesima fattispecie, senza che tuttavia tra le due norme, provenienti da ordinamenti giuridici diversi ma convergenti sul medesimo caso, esistesse una qualsivoglia relazione, capace di determinare il prevalere dell’una o dell’altra. Questa controversia, dunque, dimostra come il cyberspace, lungi dal costituire uno spazio separato ed estraneo rispetto ai singoli domini statali, si trovi anzi «nel mezzo», comportando l’inevitabile interconnessione tra le diverse legislazioni nazionali che contemporaneamente rilevano per un medesimo caso concreto.
La sovrapposizione di discipline provenienti da una pluralità di Stati, del resto, non esaurisce la complessità giuridica di Internet. Come si è accennato, infatti, per la regolazione della sua struttura e del suo funzionamento si sono sviluppati inediti strumenti di governance di portata globale [7]
. È soprattutto con riguardo all’infrastruttura logica del Web – ovverosia ai protocolli, ai domini e agli indirizzi adottati per la trasmissione delle informazioni – che convergono, invero, gli interventi di attori necessariamente globali, tra i quali, ad esempio, l’IETF, il W3C e, soprattutto, l’ICANN, entità di vertice nel «sistema di governo» della rete [8]
, di natura privata.
Al contempo, tuttavia, confluiscono su Internet, quale oggetto diretto o indiretto di regolazione, gli sforzi normativi di una vastissima platea di attori istituzionali, trattandosi di un mezzo trasversale alle più disparate attività umane: vari sono infatti gli usi che di Internet possono farsi, così come i contenuti che tramite Internet è possibile veicolare, o ancora {p. 409}i diritti che Internet consente di esercitare. In parallelo si osserva, dunque, l’intervento di organizzazioni di carattere internazionale (ONU, WTO, WIPO, CoE, OECD, UNESCO, per menzionarne soltanto alcune) o sovranazionale (l’UE) che, ciascuna per l’ambito di rispettiva competenza, disciplinano uniformemente taluni specifici settori o garantiscono la tutela di diritti fondamentali [9]
.
Con la conseguenza, ad esempio, – ma sul punto si tornerà più diffusamente – che le richieste di registrazione di nomi di dominio, presentate dagli utenti alle autorità competenti a livello locale, si trovano ad essere contemporaneamente soggette alle policies dell’ICANN, che impone di comunicare e pubblicare i dati identificativi del richiedente, ma anche alla rilevante disciplina (nazionale o sovranazionale) in tema di protezione dei dati, che può eventualmente ostare alla diffusione di informazioni personali dell’utente [10]
. È significativo al riguardo che l’ICANN abbia adottato un’apposita Procedure For Handling WHOIS Conflicts with Privacy Law [11]
, al fine di pervenire a soluzioni che tengano conto di tutte le diverse discipline rilevanti.
Sono in definitiva frequenti i casi nei quali la struttura e il funzionamento di Internet rendono necessario gestire in concreto la sovrapposizione e l’interconnessione di norme prodotte da più ordinamenti giuridici diversi ed eterogenei. Un’operazione, peraltro, la cui complessità dipende essenzialmente dalla necessità di conciliare due esigenze opposte [12]
, all’interno di un simile sistema policentrico e non gerarchico di fonti normative [13]
che convergono su un medesimo oggetto
{p. 410}di regolazione: da un lato, riconoscere a ciascun ordinamento la facoltà di esercitare le proprie competenze istituzionali; dall’altro lato, contenere o regolare gli effetti spillover, extra-territoriali ed extra-sistematici, che qualsivoglia prospettiva unilaterale inevitabilmente può produrre, talora compromettendo le prerogative di altri ordinamenti parimenti legittimati o interessati a disciplinare il medesimo fatto [14]
.
Note
[1] Tale evoluzione è descritta da R. Kahn, B.M. Leiner, V.G. Cerf et al., The Evolution of Internet as a Global Information System, in «International Information & Library Review», 29, 1997, n. 2, pp. 129 ss.
[2] L’espressione è ripresa da B. Carotti, Il sistema di governo di Internet, Milano, Giuffrè, 2016.
[3] Cfr. G. Palombella, Theory, Realities, and Promises of Interlegality. A Manifesto, in G. Palombella e J. Klabbers (a cura di), The Challenge of Inter-legality, Cambridge, Cambridge University Press, 2019, pp. 363 ss.
[4] D.R. Johnson e D. Post, Law and Borders – The Rise of Law in Cyberspace, in «Stanford Law Review», 48, 1996, n. 5, pp. 1367 ss.: 1374. Sottolineano come l’ubiquità dei contenuti su Internet comporti la produzione contestuale di effetti su più territori O. Pollicino e M. Bassini, The Law of the Internet between Globalisation and Localisation, in M. Maduro, K. Tuori e S. Sankari (a cura di), Transnational Law: Rethinking European Law and Legal Thinking, Cambridge, Cambridge University Press, 2014, 346 ss.: 359.
[5] Per un’analisi del caso, deciso in Francia (Tribunal de Grande Instance, UEJF and Licra v. Yahoo! Inc and Yahoo! France, 22 maggio e 20 novembre 2000) e negli Stati Uniti (United States District Court, N.D. California, Yahoo! Inc v. La Ligue contre Le Racisme et L’Antisemitisme, 7 novembre 2001; United States Court of Appeals, Ninth Circuit, 12 gennaio 2006), cfr. ad es. B. Maier, How Has the Law Attempted to Tackle the Borderless Nature of the Internet?, in «International Journal of Law and Information Technology», 18, 2010, n. 2, pp. 142 ss.: 144. Altri casi sono riportati anche da J.L. Goldsmith, Unilateral Regulation of the Internet: A Modest Defence, in «EJIL», 11, 2000, pp. 135 ss., che richiama, ad esempio, il caso CompuServe, relativo all’applicazione della legge anti-pornografia tedesca a un provider accessibile a livello mondiale.
[6] Nella pronuncia della United States District Court, N.D. California del 7 novembre 2001 si legge: «The French order’s content and viewpoint-based regulation of the web pages and auction site on Yahoo.com, while entitled to great deference as an articulation of French law, clearly would be inconsistent with the First Amendment if mandated by a court in the United States. What makes this case uniquely challenging is that the Internet in effect allows one to speak in more than one place at the same time. Although France has the sovereign right to regulate what speech is permissible in France, this Court may not enforce a foreign order that violates the protections of the United States Constitution by chilling protected speech that occurs simultaneously within our borders».
[7] In relazione a tale «ideale», cfr. T. Schultz, Carving up the Internet: Jurisdiction, Legal Orders, and the Private/Public International Law Interface, in «The European Journal of International Law», 19, 2008, n. 4, pp. 799 ss. Cfr. anche M.C. Ketteman, The Normative Order of the Internet. A Theory of Rule and Regulation Online, Oxford, Oxford University Press, 2020.
[8] In proposito cfr. la ricostruzione operata da Ketteman, The Normative Order of the Internet, cit., pp. 61 ss., nonché l’analisi di R. Radu, Negotiating Internet Governance, Oxford, Oxford University Press, 2019, e di K. Raustiala, Governing The Internet, in «The American Journal Of International Law», 110, 2016, n. 3, pp. 491 ss.
[9] Cfr. nuovamente Ketteman, The Normative Order of the Internet, cit., nonché V.G. Cerf, Internet Governance is Our Shared Responsibility, in «I/S: A Journal of Law and Policy for the Information Society», 2014, n. 1, pp. 10 ss.: 11.
[10] Il tema è illustrato da Carotti, Il sistema di governo di Internet, cit., pp. 139 ss.
[11] La procedura, revisionata al 18 aprile 2017, è reperibile sul sito icann.org.
[12] Cfr. ancora Schultz, Carving up the Internet, cit., p. 808.
[13] Lo osservano P. De Hert e E. Mantovani, Global law will be Responsive Law, at least with regard to Cyberspace, in «Tilburg Law Review», 17, 2012, pp. 346 ss.: 347.
[14] In relazione agli effetti spillover connessi all’esercizio della giurisdizione su Internet, cfr. Goldsmith, Unilateral Regulation of the Internet: A Modest Defence, cit., pp. 142 ss.