Roberto Ricci
Le competenze digitali nella scuola
DOI: 10.1401/9788815412270/c2
Attraverso i corsivi (dell’autore) si comprende perché la soglia di accettabilità è stata fissata al terzo livello e non al secondo. In via preliminare è necessario precisare che la prova di Italiano è così denominata per ovvie ragioni di
{p. 54}semplicità, ma essa è in realtà una prova di comprensione del testo scritto e di conoscenza di alcuni elementi di base del funzionamento della lingua italiana, così come espressamente richiamato dal Quadro di riferimento per la valutazione di Invalsi [2018]. La predetta precisazione non è un elemento di poco conto poiché sottolinea la forte connessione dell’oggetto di osservazione della prova con tutte le discipline di insegnamento, non solo con l’Italiano, e con le competenze trasversali, in primis quella digitale. Non a caso si parla di apprendimenti e di abilità di base, spesso di competenze di base in un’accezione non strettamente tecnica. La comprensione della lettura è fondamentale per qualsiasi ambito di apprendimento; pertanto, ci si deve attendere che dopo un percorso di tredici anni di scuola gli allievi abbiano acquisito un livello di competenza adeguato per inserirsi proficuamente e autonomamente nella società, specie in quella digitale.
Andando nello specifico, è del tutto evidente che il livello 1 non descrive un risultato adeguato di risultato dopo tredici anni di scuola. A ben vedere, esso rappresenta con difficoltà ciò che ci si dovrebbe aspettare al termine del primo ciclo di istruzione. Manca totalmente la capacità di affrontare livelli anche minimi di complessità testuale e grammaticali e non è presente alcuna forma di autonomia interpretativa. Il livello 2 descrive già un grado di complessità maggiore, ma mancano ancora alcuni elementi fondamentali richiamati in diversi punti delle Indicazioni nazionali [5]
per tutti gli indirizzi di studio. In primo luogo, la natura e il contenuto dei testi. A livello 2 essi devono avere un contenuto prevalentemente concreto e familiare e una struttura lineare. Già questi elementi non rispondono più in modo adeguato alle linee generali e competenze e agli obiettivi specifici di apprendimento previsti dalle Indicazioni nazionali, specie se si considera la natura trasversale della comprensione dei testi. Per tutti gli indirizzi di studio, nessuno escluso, le Indicazioni nazionali sottolineano l’importanza di comprendere la complessità, sia nello specifico dell’apprendimento della lingua, sia trasver{p. 55}salmente a tutte le discipline. Ma c’è un altro elemento che non consente l’identificazione del livello 2 come un livello adeguato dopo tredici anni di scuola: l’autonomia dello studente e della studentessa. Non può certamente considerarsi adeguata al termine della scuola secondaria di secondo grado una comprensione del testo che richiede una guida esterna per garantire che l’allievo o l’allieva lo abbiano compreso appieno, per non parlare del fatto che l’allievo o l’allieva che raggiungono solo questo livello sono in grado di cogliere il valore espressivo solo di alcune scelte stilistiche, mentre ci si dovrebbe aspettare abilità decisamente più elevate. Il livello 2 prevede inoltre solo la conoscenza di elementi di base della grammatica, mentre le Indicazioni nazionali richiedono una conoscenza più elevata del funzionamento della lingua poiché esso è alla base delle competenze produttive che al termine del secondo ciclo devono raggiungere elevati livelli di complessità. Tutti gli elementi che mancano nel livello 2 e che sono richiesti dalle Indicazioni nazionali si ritrovano nel livello 3 e i corsivi ne identificano i principali aspetti distintivi. Naturalmente i livelli 4 e 5 descrivono conoscenze e abilità più elevate ancora, ma l’oggetto della riflessione di questo paragrafo è l’individuazione della soglia di accettabilità e quindi del livello minimo che si può ritenere conforme a quanto richiesto dalle Indicazioni nazionali.
Un ragionamento in buona parte uguale all’Italiano riguarda anche la Matematica, anche se per quest’ultima il dibattitto pubblico è ancora più limitato, se non addirittura quasi assente. La tabella 2.4 ripropone i livelli descrittivi sintetici [6]
di Matematica al termine del secondo ciclo di istruzione.{p. 56}
Tab. 2.4. Livelli descrittivi di Matematica al termine del secondo ciclo di istruzione (descrizione sintetica)
Livello 1. L’allievo/a utilizza conoscenze elementari e procedure di base, prevalentemente acquisite nella scuola secondaria di primo grado e, in parte, alla fine del primo biennio della scuola secondaria di secondo grado. Risponde a domande formulate in maniera semplice usando informazioni direttamente individuabili. Risolve problemi che coinvolgono contesti abituali e che richiedono procedimenti semplici
Livello 2. L’allievo/a conosce le principali nozioni previste dalle Linee guida e dalle Indicazioni nazionali di Matematica per il primo biennio della scuola secondaria di secondo grado. Risponde a domande che richiedono semplici elaborazioni sui dati disponibili (ad es. confrontare grafici di vario tipo). Risolve problemi in cui occorre scegliere opportunamente i dati dal testo e utilizzare conoscenze matematiche possedute fin dai gradi scolastici precedenti
Livello 3. L’allievo/a usa abilità di base acquisite nel corso della scuola secondaria di secondo grado e collega tra loro conoscenze fondamentali. Riconosce le proprietà dei principali oggetti matematici (ad es. figure geometriche, grafici e funzioni) e risolve problemi anche utilizzando equazioni e disequazioni elementari o semplici trasformazioni di formule. Riconosce, anche sotto forme diverse, modelli matematici semplici che rappresentano fenomeni o situazioni proposte (ad es. un modello di crescita lineare)
Livello 4. L’allievo/a conosce e utilizza con efficacia i principali oggetti matematici (ad es. funzioni ed equazioni) presenti nelle Linee guida e nelle Indicazioni nazionali di Matematica della scuola secondaria di secondo grado. Risolve problemi, anche in contesti non abituali, riconoscendo diverse rappresentazioni dei modelli matematici (ad es. modelli di crescita esponenziale) e collega proprietà e informazioni attraverso l’interpretazione di grafici, formule e tabelle. Riconosce, tra diverse argomentazioni, quella che sostiene adeguatamente un’affermazione data e completa dimostrazioni in ambito numerico
Livello 5. L’allievo/a conosce in modo approfondito aspetti concettuali e procedurali relativi a contenuti previsti dalle Linee guida e dalle Indicazioni nazionali di Matematica della scuola secondaria di secondo grado. Usa con padronanza gli strumenti del calcolo algebrico per ricavare informazioni e proprietà degli oggetti matematici (ad es. figure geometriche o funzioni). Risolve problemi e interpreta situazioni in contesti complessi usando con sicurezza modelli matematici. Produce argomentazioni e dimostrazioni utilizzando anche il linguaggio algebrico
 
Anche nel caso della Matematica, la descrizione dei livelli di risultato avviene in termini positivi, ossia è descritto ciò che l’allievo o l’allieva sanno fare se il loro risultato si colloca in un determinato livello. Tuttavia, la presenza di contenuti precisi rende più semplice la descrizione dei livelli di Matematica e naturale l’individuazione del livello di accettabilità, comune a tutti gli indirizzi di studio. Nonostante ciò, quanto detto per l’Italiano circa l’importanza di avviare un dibattito sull’opportunità delle scelte effettuate vale anche per la Matematica, con gli stessi indubbi vantaggi che un tale dibattito comporterebbe.
La descrizione dei livelli di accettabilità per le conoscenze e le abilità di base di Italiano e Matematica ha un valore {p. 57}generale, fortemente correlato con il tema dello sviluppo e della promozione delle competenze digitali. È evidente che la definizione di competenza digitale fornita dal DigComp 2.2 si rispecchia sulle competenze di base, da sempre promosse dalla scuola. Risulta impossibile che una persona possa raggiungere i livelli di competenza descritti da DigComp 2.2 se non ha raggiunto almeno il livello 3 sia di Italiano sia di Matematica, anzi forse si potrebbe aprire una discussione se essi possano essere sufficienti e non sia invece necessario puntare su livelli di risultato ancora più alti.
Tuttavia, la definizione della soglia minima di accettabilità delle competenze di base, che semplificando e forse banalizzando potremmo chiamare tradizionali, non è l’unico aspetto che si interseca con il tema delle competenze digitali. È evidente che una leva importante per promuovere queste ultime non sia data solo dalla realizzazione di un curricolo appropriato, ma anche dallo sviluppo delle abilità e delle competenze che nella tradizione sono sempre state promosse dalla scuola. In un certo qual modo, il nuovo, ossia le competenze digitali, si coniuga perfettamente con la tradizione, cioè le competenze di lettura e matematiche, sostenendosi e rafforzandosi reciprocamente. Questa sinergia conferma ancora una volta che la trasformazione digitale può addirittura rafforzare la centralità della scuola nella sua funzione di attrice primaria nella creazione del capitale umano e sociale.
Quanto brevemente esposto evidenzia forti connessioni tra le competenze digitali e le abilità e le competenze tradizionalmente sviluppate a scuola. Occorre però precisare che in questo contesto per tradizionalmente sviluppate non si intendono le modalità didattico-metodologiche con le quali esse sono insegnate e promosse, ma semplicemente che le competenze di base (comprensione della lettura, matematica, ecc.) sono l’ambito tipico di azione della scuola. Ciò però non toglie che anche tali abilità e competenze vadano trattate e introdotte in modo innovativo, al passo con i tempi e, non da ultimo, alla luce della transizione digitale.{p. 58}

3.1. Area di competenza 1: alfabetizzazione su informazioni e dati (dimensione 1)

La prima delle cinque aree di competenza riveste in campo educativo e formativo un’importanza di particolare rilievo. DigComp 2.2 la definisce nel seguente modo: «articolare le esigenze informative, individuare e recuperare dati, informazioni e contenuti digitali. Giudicare la rilevanza della fonte e del suo contenuto. Archiviare, gestire e organizzare dati, informazioni e contenuti digitali» [7]
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Focalizzando l’attenzione sulla scuola, è del tutto evidente l’intersezione con i traguardi formativi delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida. I corsivi mettono in luce competenze tipiche promosse dalla scuola, trasversali a tutte le discipline e non proprie solamente dell’insegnamento dell’Italiano. Come si vedrà per tutte le aree di competenza e come è già stato in parte evidenziato, il DigComp 2.2 presuppone elevati livelli di conoscenze e abilità di base. Per essere più espliciti, quando si parla di «Giudicare la rilevanza della fonte e del suo contenuto» si è molto più vicini al livello 4 (tab. 2.3) della descrizione sintetica dei livelli di Italiano al termine della scuola secondaria di secondo grado in cui si afferma «Ricostruisce informazioni implicite ma centrali nel testo, mettendo in relazione informazioni lontane tra loro. Coglie il senso del testo collegando definizioni, esempi concreti e concetti». È quindi evidente che il DigComp 2.2 fa riferimento a livelli di abilità e conoscenze di base che sono al di sopra di quello che è considerato il livello minimo, ossia il livello 3, e ciò richiede diverse riflessioni, in parte già proposte nelle pagine precedenti, ma che qui richiedono un ulteriore approfondimento.
In primo luogo, la prima area di competenza mostra forti legami con la dimensione della comprensione del testo e della lingua, del pensiero critico e dell’autonomia dello studente. È quindi evidente che il presupposto di sviluppo di questa prima area di competenza è rappresentato dall’acquisizione delle competenze corrispondenti ai traguardi delle Indica
{p. 59}zioni nazionali e delle Linee guida previste al termine dei diversi ordini di scuola, già a partire dalla scuola primaria, ma forse si dovrebbe dire dalla scuola dell’infanzia, ovviamente con tutte le cautele del caso. In secondo luogo, lo stretto legame di quest’area di competenza con le competenze di base ad alto livello pone immediatamente un problema di equità e di uguaglianza di opportunità all’interno del sistema scolastico, per non parlare fra i territori e fra i gruppi sociali. Come già sottolineato in più parti di questo capitolo e di quello precedente, la struttura delle Indicazioni nazionali non è purtroppo di grande aiuto nello sviluppo di questo ragionamento poiché i traguardi di competenza sono fissati in modo piuttosto ampio e non vi sono elementi chiari e riproducibili in funzione dei quali è possibile dire quanti allievi raggiungano effettivamente quei traguardi e in quale misura. Come si è detto più volte, pur con le loro limitazioni, le prove Invalsi consentono di effettuare almeno in parte questa operazione, poiché esse attraverso i loro quadri di riferimento permettono di costruire livelli di risultato descritti e rispetto ai quali Invalsi ha formulato un’ipotesi di livello di adeguatezza rispetto agli esiti al termine del ciclo secondario di primo e di secondo grado. Per quest’area di competenza interessano soprattutto i risultati della prova di Italiano che sappiamo tutti essere una prova di comprensione dei testi scritti e di funzionamento della lingua italiana. La tabella 2.3 riporta la descrizione dei livelli di risultato al termine della scuola secondaria di secondo grado, mentre la tabella 2.5 quelli a conclusione della terza secondaria di primo grado.{p. 60}
Note
[5] Di seguito con l’espressione «Indicazioni nazionali» si intende riferirsi sia alle Indicazioni nazionali in senso proprio, sia alle Linee guida.
[6] Si veda la nota 4.
[7] Corsivi dell’autore.