Roberto Ricci
Le competenze digitali nella scuola
DOI: 10.1401/9788815412270/c6

Conclusioni

La transizione digitale sta determinando un cambiamento profondo in tutti gli aspetti della vita sociale, economica e culturale dei singoli e della collettività. Si tratta di un fenomeno pervasivo rispetto al quale le persone devono essere preparate per coglierne le occasioni e le opportunità straordinarie. Come avviene in tante altre situazioni, la possibilità di cogliere le innumerevoli possibilità offerte dalla transizione digitale dipende fortemente da quanto la popolazione e i corpi sociali abbiano gli strumenti, in primo luogo culturali, ancora prima che tecnici, per affrontare cambiamenti profondi e complessi.
In un contesto di questo genere, l’aspetto educativo e formativo è determinante e molto si gioca sulla capacità del sistema scolastico di promuovere un tipo di apprendimento adeguato alle necessità di questa trasformazione e, soprattutto, di mettere le persone in grado di apprendere autonomamente durante tutto il percorso della loro vita.
Il ruolo della scuola è ovviamente determinante e la capacità di intervenire rapidamente su di essa fa e farà la differenza per lo sviluppo dei paesi avanzati. Come avviene sempre nei passaggi di rapida e profonda trasformazione, specie se così veloci e pervasivi, la vera sfida consiste nella capacità di mantenere e potenziare gli elementi fondativi del sistema educativo e, allo stesso tempo, di introdurre efficacemente i cambiamenti necessari.
I sistemi scolastici e formativi si trovano di fronte a sfide molto complesse che richiedono una visione di futuro, un’idea di società. È quindi necessaria una riflessione educativa e pedagogica complessiva che ha bisogno del concorso di tutti e di ciascuno. Proprio per la profonda complessità del problema e del fenomeno i soggetti chiamati a intervenire sono molteplici. In primo luogo, la politica, ossia coloro {p. 332}che hanno la responsabilità e il compito di rappresentare i cittadini e le cittadine. La politica ha il dovere di valutare le molteplici e innumerevoli alternative e di scegliere modelli condivisi, in grado di tenere insieme l’aspetto più propriamente educativo e formativo con quello tecnologico e più operativo. Le scelte della politica determineranno la possibilità effettiva di fornire ai cittadini e alle cittadine di tutte le età, non solo ai giovani, le competenze per rimanere tali nella società digitale che sta già diventando una realtà nella vita di ciascuno di noi. Senza adeguate competenze digitali le persone perderanno nei fatti la possibilità reale di esercitare i loro diritti di cittadinanza e si troveranno esposte a rischi di marginalità o di fragilità molto seri. La posta in gioco è veramente alta e implica una responsabilità elevata di chi ricopre ruoli pubblici e ha il compito di effettuare delle scelte che determineranno in buona parte i destini delle nostre società. La politica, quindi, ha il dovere preciso di trovare delle soluzioni condivise, al riparo dall’alternanza democratica dei compiti di governo, in modo che le scelte assunte non siano esse stesse il teatro o il campo di scontro politico o partitico. È necessario che si realizzi la stessa condizione che si venne a creare negli anni successivi al secondo conflitto mondiale. Per garantire una casa agli italiani, le forze politiche di allora compresero la necessità di assumere decisioni che non fossero esposte al naturale succedersi dei governi, ma che fossero responsabilità condivisa di tutte le forze politiche. In questo modo si realizzò, nei fatti, la continuità politica necessaria per attuare un piano che richiese diversi decenni e che, pur non senza problemi, riuscì a conseguire l’obiettivo assunto, con un indubbio miglioramento nella qualità della vita della collettività.
Oggi come allora serve quindi una visione, basata sulla comprensione profonda delle dinamiche complesse e difficili da circoscrivere che caratterizzano la transizione digitale. Non sono possibili soluzioni semplicistiche fondate su alternative chiaramente distinguibili. È necessario in primo luogo condividere un disegno collettivo di cosa possa significare essere cittadini e cittadine in una società digitale che sta cambiando profondamente le relazioni tra individui e {p. 333}che rischia di accentrare il potere nelle mani di pochi, con l’aggravante che ciò non avviene con prese di potere cruente e visibili, ma attraverso la creazione di un ambiente digitale in cui apparentemente la vita di ciascuno è più semplice, con più opportunità e con maggiori occasioni di soddisfare i desideri personali e individuali.
La politica ha quindi davanti a sé una sfida estremamente impegnativa, ma anche la possibilità di svolgere nella forma più alta e profonda la sua funzione democratica e sociale, cioè concorrere al disegno di una società in cui tutti e ciascuno possano vivere meglio, in primo luogo come una collettività coesa e solidale.
In secondo luogo, il ruolo dell’accademia e della ricerca in genere è determinante. Le scelte della politica richiedono il supporto concreto e responsabile di chi svolge professionalmente e quotidianamente attività di ricerca. Nella prospettiva della scuola e della formazione la ricerca pedagogica, sociale, economica e politica svolgono un ruolo determinante, ancora di più, anche se non in alternativa, della ricerca tecnica e tecnologica. È compito e dovere di chi ha le competenze culturali e scientifiche di mettere a disposizione della collettività, in primo luogo dei decisori politici, scenari alternativi tra i quali chi ha la rappresentanza e la legittimità politica potrà scegliere con adeguata cognizione di causa. Serve quindi da parte dell’accademia e della ricerca la consapevolezza del ruolo sociale e latamente politico ricoperto. È quindi vitale che siano proposte delle soluzioni sostenibili e realizzabili che si facciano carico dei vincoli esistenti, non da ultimo della struttura per età della popolazione e dei limitati margini di manovra che la società italiana ha a causa di uno straordinario debito accumulato negli ultimi decenni, spesso a causa di quella mancanza di visione da parte di tutti, nessuno escluso.
Ma il ruolo dell’accademia non si limita soltanto a quello fondamentale di supporto alla politica nell’individuazione di possibili scenari futuri tra i quali scegliere. L’accademia svolge un compito determinante anche nella formazione dei nuovi docenti e della futura classe intellettuale. Le università e i centri di ricerca hanno quindi il compito di fornire ai nuovi {p. 334}docenti una formazione iniziale di qualità in grado di consentire loro di svolgere il ruolo fondamentale che li aspetta nella scuola di domani. È quindi necessario immaginare percorsi di studio di alto livello, di valore e di prospettiva in cui trovino adeguato spazio tutte le sfere dell’educazione, da quella che attiene l’allievo e l’allieva come individui, a quelle che riguardano la dimensione collettiva e sociale. Sono necessari piani di studio che abbiano la generosità di abbandonare il particolare legato alla struttura accademica e siano in grado di conciliare lo spessore scientifico e culturale dei programmi formativi con l’operatività e concretezza quotidiana del lavoro del docente. Si tratta di una sintesi estremamente complessa e sfidante che può effettuare solo l’accademia stessa che possiede la competenza scientifica e metodologica per trovare un equilibrio tra profondità e operatività.
In terzo luogo, i corpi intermedi della società, per primi i sindacati della scuola, possono svolgere un ruolo molto importante, facendosi motori di innovazione e di sviluppo della categoria, puntando alla sua qualificazione e all’innalzamento del suo profilo professionale. È necessario che gli sforzi siano diretti e concentrati in questa direzione per sostenere gli insegnanti in una fase di cambiamento in cui la rilevanza sociale della categoria può essere garantita solo attraverso adeguate competenze didattico-metodologiche e scientifiche. In questo modo, e solo così, il docente continua a mantenere la propria centralità e rilevanza nel processo di insegnamento-apprendimento. Qualsiasi sforzo che vada in una direzione diversa porta inesorabilmente a un indebolimento della figura del docente e del suo ruolo nell’apprendimento dei discenti.
Infine, ma non da ultimo, l’intera società si deve fare carico della propria scuola, anche attraverso una nuova alleanza che veda nel dialogo aperto e paritetico tra tutti i soggetti interessati (i docenti, gli studenti e le studentesse, le famiglie, i diversi portatori d’interesse, ecc.) il momento centrale per la crescita del sistema educativo.
In buona sostanza, la transizione digitale richiede la collaborazione di tutti i corpi della società, nella consapevolezza che si tratta di assicurare ai cittadini e alle cittadine {p. 335}le competenze che potranno garantire loro di mantenere un ruolo attivo e consapevole nella società.
La rilevanza dei temi legati alla transizione digitale in ambito educativo e formativo è al centro dell’attenzione dell’Unione europea. La UE ha colto che il futuro delle proprie società si gioca sul piano delle competenze digitali dei cittadini e delle cittadine, diversamente sarà molto difficile contrastare la deriva tecnocratica che la facilità di utilizzo degli strumenti digitali può in una certa qual misura favorire.
Negli ultimi anni la Commissione europea ha pubblicato tre documenti fondamentali per definire il quadro di riferimento all’interno del quale si colloca la transizione digitale, con particolare riguardo al campo dell’istruzione e della formazione: il DigComp, giunto alla versione 2.2, il DigCompEdu e il DigCompOrg. Tali documenti sono stati oggetto di specifica analisi nei capitoli precedenti e rappresentano una risorsa straordinaria di conoscenza e riflessione per tutti coloro che si interessano di competenze digitali, in particolare in ambito scolastico e formativo.
Il dibattito nazionale è ancora troppo limitato a un livello superficiale e non pare entrare adeguatamente nel merito e nella profondità dei temi proposti. Soprattutto il quadro di riferimento rivolto alla definizione e all’operazionalizzazione delle competenze digitali dei docenti è una risorsa straordinaria poiché pone alla base delle competenze digitali (dei docenti e dei discenti) una riflessione pedagogica e didattica profonda ed estremamente rilevante. La Commissione europea richiama in più punti e diverse volte la dimensione pedagogica del cambiamento necessario, molto prima e molto di più di quello tecnico e tecnologico. Anche i recentissimi provvedimenti del Consiglio dell’Unione europea (Raccomandazioni del 23 novembre 2023) [1]
vanno in questa direzione e sottolineano la cornice profondamente umanistica
{p. 336}all’interno della quale l’Unione europea si deve avviare verso la società digitale, senza per questo trascurare o banalizzare l’aspetto tecnico-tecnologico.