Roberto Ricci
Le competenze digitali nella scuola
DOI: 10.1401/9788815412270/c1

Capitolo primo La transizione digitale. Un’occasione straordinaria e formidabile per la scuola e per la società

Abstract
La transizione digitale ha interessato e interesserà sempre di più tutta la società dalle sue fondamenta. La scuola si trova in prima linea, in una sorta di bivio psicologico tra la paura del nuovo e la sfida dell’innovazione. Certamente non mancano i motivi di preoccupazione e le paure verso un futuro del quale nessuno, nemmeno i cosiddetti esperti, hanno una visione chiara e precisa. La transizione digitale consente o richiede di leggere con occhi diversi temi che hanno interessato l’istruzione collettiva negli ultimi due o tre secoli, perlomeno nei paesi avanzati. La digitalizzazione richiede soluzioni nuove a sfide per ora irrisolte o comunque molto lontane da una loro soluzione definitiva e soddisfacente. Pressoché tutti i vantaggi della transizione digitale possono rappresentare allo stesso tempo anche un rischio, potenzialmente molto rilevante, per il benessere e lo sviluppo della collettività, soprattutto quando si tratta di giovani in formazione. La rilevanza strategica della transizione digitale ha posto il tema delle competenze a essa funzionali al centro delle agende politiche di tutti i paesi avanzati. Anche l’Unione europea ha predisposto negli ultimi anni importanti documenti che costituiscono il quadro di riferimento rispetto al quale si stanno orientando azioni e interventi che riguardano l’intera popolazione. Negli ultimi anni la Commissione europea ha prodotto diversi documenti che rappresentano un punto di riferimento molto importante per tutti i paesi dell’Unione europea, non solo in campo scolastico.

1. Le competenze digitali tra timori e speranze

La transizione digitale ha interessato e interesserà sempre di più tutta la società dalle sue fondamenta. La scuola si trova in prima linea, in una sorta di bivio psicologico tra la paura del nuovo e la sfida dell’innovazione. Certamente non mancano i motivi di preoccupazione e le paure verso un futuro del quale nessuno, nemmeno i cosiddetti esperti, hanno una visione chiara e precisa. È d’altro canto vero, però, che ogni sfida epocale che ha coinvolto l’umanità ha trovato nel tempo persone mediamente sempre più istruite, più colte, forti delle esperienze accumulate nel passato che potranno essere di grande aiuto per affrontare le acque agitate di un’attraversata lunga e avventurosa.
Non mancano visioni catastrofiche e spaventose, paure di cambiamenti così negativi che potrebbero portare a minare i pilastri costitutivi del vivere civile come oggi lo conosciamo e che è stato il frutto di un percorso lungo e a volte drammatico, ma che ha portato un innalzamento, generale e senza precedenti, della qualità della vita nelle nostre democrazie liberali. È fuor di dubbio che questi rischi ci siano, ma ancora una volta l’istruzione, la scuola, l’educazione possono essere le risposte affinché il cambiamento sia progresso e non solo trasformazione.
La transizione digitale va necessariamente inquadrata nel contesto generale in cui si sta realizzando, tenendo in debito conto i fattori con cui essa si interseca. Limitando l’attenzione all’Europa e al mondo occidentale, non tanto inteso come un luogo geografico, ma come uno spazio che condivide alcuni elementi fondamentali della struttura sociale, economica e politica, la digitalizzazione avviene in una società sempre più secolarizzata, che invecchia e di fronte a una questione {p. 28}ambientale di straordinaria importanza, divenuta elemento di consapevolezza collettiva solo molto recentemente e non ancora completamente.
Basterebbero questi tre ultimi elementi per far pensare che la transizione digitale debba suscitare più timori che speranze, sia più un pericolo che un’opportunità. La scuola, intesa in tutte le sue forme e nella sua accezione più ampia, può fare la differenza, può essere quel luogo, non solo fisico, in cui l’innovazione trova occasioni di riflessione e di elaborazione per affrontare o riaffrontare temi vecchi e nuovi che non hanno ancora ricevuto adeguate risposte.
In primo luogo, la transizione digitale richiede che la società si riappropri di una funzione che le compete e la caratterizza: la definizione di un disegno educativo plurale e condiviso, ma esplicito, coerente, in grado di coniugare le necessità, i bisogni di tutti e di ciascuno, ma che sappia dare una risposta alla ricerca e all’individuazione di alcuni elementi fondativi comuni a tutte e a tutti. Le grandi trasformazioni degli ultimi decenni hanno visto la collettività ritrarsi via via da questo arduo compito, effettuando spesso la scelta apparentemente più semplice, ma in realtà estremamente pericolosa e foriera di grandi problemi, ossia non scegliere. La sfida di oggi è trovare e ridefinire quel terreno comune che trasforma un gruppo di individui in una società. La digitalizzazione rafforza questa necessità, diversamente sarà impossibile garantire la tenuta del sistema e assicurare che le persone non si isolino in uno spazio, magari virtuale, fatto solo da individui uguali a loro, che la pensano come loro e che perseguono i loro stessi interessi specifici.
La necessità di definire un modello educativo comune, per quanto aperto, sempre in divenire, plurale e accogliente, è ampliata dalla trasformazione digitale della società. Nel momento in cui paiono entrare in crisi, o comunque in difficoltà, aspetti e principi finora dati per acquisiti, serve la forza, il coraggio, la cultura per individuare e affermare ciò che invece non può e non deve cambiare. Il più delle volte si tratta di aspetti molto complessi, con importanti risvolti etici, ideali, culturali che richiedono competenze di alto livello, in primo luogo autonomia di pensiero, apertura, pensiero {p. 29}critico, capacità di vedersi nel tempo, nello spazio e nella collettività. Ma quale luogo migliore per costruire e fondare queste competenze se non la scuola, intesa come spazio di unificazione civile, in grado di svolgere funzioni di supporto per le situazioni di maggiore fragilità.

2. Le principali opportunità della transizione digitale

Pur nella complessità delineata nel paragrafo precedente, la transizione digitale offre opportunità straordinarie a tutta la società e alla scuola in particolare. Esse saranno oggetto di specifico approfondimento nei capitoli successivi, ma è comunque opportuno inquadrarle dal punto di vista generale.
La transizione digitale consente o richiede di leggere con occhi diversi temi che hanno interessato l’istruzione collettiva negli ultimi due o tre secoli, perlomeno nei paesi avanzati. La digitalizzazione richiede soluzioni nuove a sfide per ora irrisolte o comunque molto lontane da una loro soluzione definitiva e soddisfacente.
In primo luogo la transizione digitale aumenta considerevolmente le possibilità di accesso all’istruzione, superando in buona parte il tema delle differenze tra centro e periferia, ma rimuovendo anche parte degli ostacoli economici che finora hanno nei fatti precluso a molti la possibilità di istruirsi, soprattutto ai livelli più alti. Si pensi, ad esempio, alle possibilità che la rete fornisce agli allievi che vivono in zone remote di accedere a programmi di supporto o di approfondimento. Fino a poco tempo fa per loro era quasi impossibile potersi fermare a scuola per tempi più lunghi o studiare insieme ai compagni. Oggi è invece possibile per questi giovani in formazione accedere in remoto a programmi di istruzione e domani lo sarà ancora di più. Ma l’aumento di accessibilità non va visto solo sotto il profilo della domanda di servizi educativi, ma anche della loro offerta. Potendo contare sulle risorse della connessione in rete, anche i docenti potranno raggiungere studenti molto lontani, limitando dispiego di energie e riducendo notevolmente i costi. Inoltre, nei prossimi anni il sistema scolastico nazionale dovrà affrontare il {p. 30}grande problema della mancanza di docenti, soprattutto in alcune aree del paese. La possibilità di ricorrere alla rete e all’insegnamento in remoto non risolve certamente un problema così complesso, ma sicuramente può rappresentare uno strumento valido per affrontarlo. Inoltre, non da ultimo, la transizione digitale consente un ampliamento rilevante anche nel campo della formazione e dell’aggiornamento iniziale, in servizio e permanente del personale scolastico. Finora l’aggiornamento ha rappresentato una voce di costo importante per i singoli, ma anche per il sistema scolastico nel suo complesso. Ora è possibile ridurre considerevolmente questi costi, intesi non solamente nella loro accezione finanziaria, ma anche organizzativa e di realizzazione.
Inoltre, le considerevoli opportunità di personalizzazione dell’apprendimento e dell’insegnamento rappresentano un ulteriore punto di forza molto importante della transizione digitale. Da decenni le scienze pedagogiche sottolineano l’importanza di una maggiore personalizzazione dell’insegnamento e dell’apprendimento. Ma questa raccomandazione, in astratto condivisa largamente, si è sempre scontrata con alcuni vincoli difficilmente superabili: la rigida struttura della classe, la numerosità degli allievi per classe, l’incremento dell’impegno richiesto ai docenti, solo per citarne i principali. Il digitale, se sapientemente utilizzato, consente di gestire il tempo e le azioni didattiche in modo molto più flessibile, ma soprattutto permette al docente di raccogliere dati e informazioni sul processo di insegnamento-apprendimento con una rapidità e facilità sinora sconosciute. Si pensi ai learning analytics che permettono al docente di disporre in tempo reale di dati preziosissimi su come gli studenti e le studentesse apprendono e interagiscono con i compiti che gli sono proposti. Raccogliere queste informazioni (ad es. tempi di risposta, percorsi di apprendimento, gestione e oggetto dell’attenzione, interazione con il compito assegnato o con l’attività svolta, ecc.) è di fatto impossibile a livello di singolo individuo senza l’ausilio di risorse digitali avanzate. Oggi ciò è realizzabile, con un grado di precisione e di ricchezza del dato raccolto sinora impensabile, e con un modesto dispendio di tempo e di energia per il discente, ma anche per il {p. 31}docente, liberando quindi risorse di tempo e organizzative per attività più rilevanti e proficue.
Anche l’apprendimento e l’insegnamento aumentati, mutuando l’espressione dal più ampio concetto di realtà aumentata, rappresentano un’opportunità senza precedenti per la scuola, sia per le situazioni di maggiore fragilità, ma anche per gli altri allievi, in particolare per le eccellenze e per le studentesse e gli studenti ad alto potenziale. Solo per fare alcuni esempi, la lettura, il pensiero critico, la capacità di valutare informazioni e risorse si possono giovare enormemente dell’apprendimento-insegnamento aumentato. Ma questo aspetto si lega a un altro tema sempre più importante per la scuola, ossia il coinvolgimento attivo dei giovani. Pur con le debite cautele, la scuola non può rimanere fuori dalla trasformazione digitale in atto, a pena di diventare una realtà incomprensibile, distante e irrilevante per la maggior parte degli studenti e delle studentesse, se non per i più motivati e disponibili verso la scuola, qualunque siano le attività proposte.
L’apprendimento-insegnamento aumentato si basa su altri aspetti molto importanti e promettenti. Il digitale mette a disposizione della comunità di coloro che apprendono e si formano una quantità di risorse di vario tipo sinora inimmaginabile. Ma, ancora una volta, la possibilità concreta di tradurre questa disponibilità in una reale risorsa per l’apprendimento e la crescita personale dipende strettamente dallo sviluppo di capacità critiche e analitiche di elevato livello. Se questo sarà l’esito della scuola dei prossimi anni, l’impatto, anche in termini di equità, potrebbe essere considerevolmente positivo, forse senza alcun precedente nella storia.
La rete e il digitale determinano un cambiamento radicale nel modo in cui ciascuno di noi lavora, studia, apprende e interagisce. Sempre di più il mondo del lavoro, ma non solo in ambito professionale, ritiene che una delle competenze più preziose per ciascun individuo sia la sua capacità di lavorare e operare in gruppo. Sinora questo aspetto non ha trovato una risposta adeguata all’interno della scuola, per una molteplicità di ragioni: vincoli strutturali, organizzativi, valutativi, ma soprattutto di mentalità. La trasformazione
{p. 32}digitale vede nel lavoro e nell’interscambio cooperativi momenti fondativi e caratterizzanti. In questo modo colui o colei che apprende non lo fa come singolo e da solo, ma inserito in una comunità con la quale interagisce, assume decisioni e modifica il proprio percorso di apprendimento e azione. Naturalmente, questo cambiamento ha un effetto considerevole sulla valutazione, sia nella sua dimensione formativa, sia in quella sommativa. Finora la valutazione degli apprendimenti si è focalizzata esclusivamente sul singolo, ora invece è importante capire e valorizzare soprattutto la capacità di operare in gruppo in modo cooperativo per giungere a una soluzione più efficace di quella che si otterrebbe dalla somma del lavoro di ciascuno. Ancora una volta, la trasformazione digitale consente una collaborazione che non è più legata a fattori di tipo spaziale e, in buona parte, nemmeno temporali. Si aprono così infinite possibilità che, se opportunamente guidate, superano ostacoli che sinora hanno penalizzato coloro che vivono in situazioni di maggiore difficoltà (aree interne, ridotta disponibilità di risorse finanziarie, limitato accesso ai servizi, ecc.).
Note