Francesca Biondi Dal Monte, Simone Frega (a cura di)
Contrastare la dispersione scolastica
DOI: 10.1401/9788815413369/c2

Capitolo secondo Istruzione e contrasto alla dispersione scolastica tra Costituzione e riforme attese
di Francesca Biondi Dal Monte, professoressa associata di Diritto costituzionale e pubblico presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

Abstract
Il capitolo approfondisce le priorità del contrasto alla dispersione scolastica, parlando del caso italiano come di un quadro ancora troppo distante dagli obiettivi costituzionali (articoli 33 e 34). In seguito, il capitolo affronta i documenti, a partire dalla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, che vogliono garantire il legame tra diritto all’istruzione e pieno sviluppo della personalità umana. Infine, il capitolo esplora il contesto normativo contemporaneo, in particolare le missioni del PNRR dedicate a Istruzione e ricerca, che prevedono il miglioramento del sistema di orientamento, la riduzione del divario tra le varie regioni italiane, l’istituzione di ambienti innovativi di apprendimento e di laboratori per le professioni digitali (Scuola 4.0).

1. Il contrasto alla dispersione scolastica: priorità di ieri e di oggi

La scuola, affermava Piero Calamandrei, è un organo vitale della democrazia, tanto importante da essere paragonabile a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue: «quelli da cui parte il sangue che rinnova giornalmente tutti gli altri organi, che porta a tutti gli altri organi, giornalmente, battito per battito, la rinnovazione e la vita» [1]
. C’è infatti una stretta connessione tra scuola, istruzione e democrazia [2]
che impone una riflessione sulla condizione dei giovani e sulla loro capacità di partecipare attivamente al progresso materiale e spirituale della società. Al contempo l’istruzione è strettamente connessa al pieno sviluppo della persona: come evidenziato in Assemblea costituente, «[i]l soffio innovatore di una Costituzione può essere soprattutto avvertito e valutato rispetto alla possibilità {p. 36}concreta che è in grado di offrire a ogni cittadino di elevarsi moralmente e intellettualmente» [3]
.
Proprio in ragione della connessione tra istruzione, democrazia e sviluppo della persona [4]
, preoccupano i dati relativi allo «stato di salute dell’istruzione» in Italia: un quadro ritenuto ancora distante dagli obiettivi costituzionali [5]
. Gli alti tassi di abbandono scolastico [6]
, il mancato raggiungimento dei livelli di competenza nel percorso scolastico [7]
, l’elevato numero di giovani che non sono impegnati in percorsi di {p. 37}formazione o in attività lavorativa (NEET, Not in Education, Employment or Training) [8]
e di coloro che lasciano anticipatamente i percorsi di istruzione e formazione (ELET, Early Leavers from Education and Training) [9]
dimostrano come sia necessario investire ancora di più sulla scuola, per rendere effettivi i principi affermati nella Costituzione e per il futuro stesso del paese [10]
.
Già negli anni Sessanta, nella nota Lettera a una professoressa [11]
, si evidenziava che «la scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde». Molte stagioni sono trascorse da allora ma permane, silenzioso e carsico, il fenomeno che porta a disperdere capacità e opportunità di crescita per il singolo e per la società nel suo complesso, acuito negli anni più recenti dagli effetti della crisi economica, prima, e della pandemia, dopo [12]
. In questo contesto, molti sono i fattori che incidono sulla non completa fruizione dei servizi di istruzione e formazione da parte dei giovani in età scolare e che possono incidere sul pieno sviluppo di capacità e competenze: condizioni socioeconomiche della famiglia di origine (ad es. il background socioeconomico dei genitori [13]
{p. 38}o il background migratorio) [14]
, caratteristiche delle scuole frequentate (ad es. motivazione degli insegnanti, influenza del gruppo dei pari, elevati divari territoriali), condizioni e attitudini individuali (ad es. motivazione, capacità di gestione del tempo, autodeterminazione) [15]
. E altrettanto articolate e multidimensionali devono essere le politiche e le strategie di contrasto messe in campo.
Come evidenziato anche dall’Unione europea, nell’ambito del quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione verso uno spazio europeo dell’istruzione e oltre (2021-2030), occorre migliorare la qualità, l’equità, l’inclusione e il successo per tutti nell’istruzione e nella formazione [16]
, attraverso differenti azioni:
– dissociando il completamento di un ciclo di studi e i relativi risultati dallo status sociale, economico e culturale o da altre circostanze personali;
– potenziando la qualità dell’educazione e della cura della prima infanzia in quanto punto di partenza per il futuro successo scolastico;{p. 39}
– incoraggiando tutte le azioni finalizzate a una maggiore inclusione (con riferimento a persone con disabilità, a persone con bisogni specifici di apprendimento, a discenti provenienti da un contesto migratorio e altri gruppi vulnerabili);
– sviluppando una sensibilità di genere nei processi di apprendimento e contrastando gli stereotipi di genere (soprattutto in relazione alle scelte del settore di studio);
– utilizzando le tecnologie digitali nel rendere gli ambienti di apprendimento, i materiali didattici e i metodi di insegnamento adattabili e appropriati per discenti eterogenei (lavorando al contempo sul divario digitale).
Si tratta di azioni rese ancor più urgenti in relazione all’impatto che la pandemia di Covid-19 ha esercitato sul settore dell’istruzione e della formazione. Del resto anche il dispositivo per la ripresa e la resilienza, istituito a livello UE, elenca nel suo ambito di applicazione, articolato in sei pilastri, le «politiche per la prossima generazione, l’infanzia e i giovani, come l’istruzione e le competenze» [17]
, considerando che:
le riforme e gli investimenti a favore della prossima generazione, dell’infanzia e dei giovani sono essenziali per promuovere l’istruzione e le competenze, comprese quelle digitali, l’aggiornamento, la riconversione e la riqualificazione professionali della forza lavoro, il programma di integrazione per i disoccupati, le politiche di investimento nell’accesso e nelle opportunità per l’infanzia e i giovani in relazione all’istruzione, alla salute, alla nutrizione, al lavoro e all’alloggio, e le politiche che colmano il divario generazionale in linea con gli obiettivi della garanzia per l’infanzia e della garanzia per i giovani [18]
.
Nel presente contributo, dopo aver evidenziato come il contrasto alla dispersione scolastica sia strettamente con
{p. 40}nesso all’attuazione dei principi affermati nella Costituzione italiana, anche nell’ottica di un diritto fondamentale «a non disperdersi», saranno analizzate le riforme e gli investimenti previsti nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), mettendo in luce le relazioni esistenti tra i vari interventi volti a potenziare il sistema di istruzione e ridurre i divari territoriali.
Note
[1] Si legga il discorso pronunciato al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN), Roma, 11 febbraio 1950, pubblicato in «Scuola democratica», IV, suppl. al n. 2 del 20 marzo 1950, pp. 1-5, ora in P. Calamandrei, Per la Scuola, Palermo, Sellerio, 2018, pp. 84 ss.
[2] Sul punto si vedano le riflessioni di J. Dewey, Democrazia e educazione, Firenze, La Nuova Italia, 1949 (I ed. in lingua Democracy and Education: An Introduction to the Philosophy of Education, New York, The Macmillan Company, 1916). Per un approfondimento sul nesso tra istruzione e sviluppo delle società democratiche, anche alla luce delle critiche all’opera di Dewey e del dibattito in Assemblea costituente, cfr. A. Poggi, L’istruzione come fattore di partecipazione: le nuove sfide della «complessità», in «Rivista AIC», 1, 2024, pp. 408 ss.
[3] Si veda l’intervento di Gerardo Bruni in Assemblea costituente, 18 aprile 1947. Da ultimo, per una riflessione sui lavori dell’Assemblea costituente, cfr. G. Amato, La centralità dell’istruzione e della cultura nell’architettura dei principi costituzionali, in «Forum di Quaderni costituzionali», 3, 2023, pp. 101 ss., il quale evidenzia come «le disposizioni sulla scuola, lette in chiave Amartya Sen, acquistano un sapore che va oltre ciò che i Costituenti avevano in mente [...] È così che dalla Costituzione scritta scaturisce la Costituzione vivente».
[4] Si vedano, ex multis, le riflessioni di L. Violini, La scuola come comunità? Modelli per una riorganizzazione, in «Diritto costituzionale», 2021, p. 116. Sull’istruzione per la democrazia, cfr. M.C. Nussbaum, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, Bologna, Il Mulino, 2021, pp. 31 ss., nonché Id., Creare capacità, Bologna, Il Mulino, 2012, p. 145, ove chiarisce che «[a]l cuore dell’approccio delle capacità, fin dai suoi esordi, sta l’importanza attribuita all’istruzione».
[5] A.M. Poggi, Per un «diverso» Stato sociale, Bologna, Il Mulino, 2019, pp. 10 ss., mette a fuoco, tra i vari aspetti del problema, quelli riguardanti: la sostanziale incapacità di aggredire la dispersione scolastica e universitaria, la relazione tra dispersione scolastica e povertà, l’aumento dei divari territoriali, la problematica relazione tra scolarità e occupazione.
[6] Si veda Ministero dell’Istruzione e del Merito, Ufficio di Statistica, La dispersione scolastica, 2023, ove si prendono in considerazione gli aa.ss. 2019-2020, 2020-2021, 2021-2022. Per un quadro più generale E. Martelli (a cura di), W la scuola. Un programma per contrastare la dispersione scolastica, Brescia, Scholè, 2023, pp. 55 ss.; A. Genzone, La dispersione scolastica in Italia è un problema molto serio, in «lenius.it», 3 settembre 2021 e, con riferimento ai divari per livello scolastico, a quelli territoriali, sociali e di genere, A. Gavosto, La scuola bloccata, Bari-Roma, Laterza, 2022, pp. 19 ss.
[7] Ci si riferisce a tale fenomeno come dispersione scolastica implicita. Secondo i risultati delle prove INVALSI 2023, nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7%, per salire al 9,8% nel 2021, forse anche a causa dei lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza. Nel 2022 si è passati al 9,7% e nel 2023 all’8,7%.
[8] Ci si riferisce ai giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono impegnati in percorsi di formazione o in attività lavorativa. Secondo i dati Eurostat, la percentuale di NEET in Italia nel 2022 è pari al 19%.
[9] Ci si riferisce ai giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno conseguito al massimo la licenza di scuola secondaria di primo grado e che non sono coinvolti in alcun percorso formativo. Secondo i dati Eurostat, la percentuale di ELET in Italia nel 2022 è pari all’11,5%.
[10] Come afferma D. Mariani, La scuola ci salverà, Milano, Solferino, 2021, p. 25, «la scuola è il più grande investimento di un paese per il futuro e noi abbiamo bisogno di futuro».
[11] Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Pisa, Libreria Editrice Fiorentina, 1996, p. 35.
[12] Sul tema M. Santagati, School Closure and Learning Experience in Italy. Giving Voice to Students, Families, and Teachers during the Covid-19 Pandemic, in «Rassegna Italiana di Sociologia», 1, 2022, pp. 91 ss.; G. Laneve (a cura di), La scuola nella pandemia. Dialogo multidisciplinare, Macerata, EUM, 2021.
[13] A tal proposito si richiama l’indicatore ESCS (Economic, Social and Cultural Status) che definisce lo status sociale, economico e culturale delle famiglie degli studenti che partecipano alle prove INVALSI e ad altre ricerche internazionali. Tale indicatore prende in considerazione: lo status occupazionale dei genitori; il livello d’istruzione dei genitori espresso in anni d’istruzione formale; il possesso di alcuni beni materiali intesi come variabili di prossimità di un contesto economico-culturale favorevole all’apprendimento (https://www.invalsiopen.it/indicatore-escs-valutazione-equa). Per un approfondimento cfr. F. Avvisati, The Measure of Socio-economic Status in PISA: A Review and Some Suggested Improvements, in «Large-scale Assessments in Education», 8, 2020.
[14] Sul tema cfr. M. Santagati e E. Colussi (a cura di), Alunni con background migratorio in Italia. Famiglia, scuola, società, Report ISMU, n. 4, 2022, in part. p. 59. Sul punto sia consentito rinviare anche a F. Biondi Dal Monte e S. Frega, Per l’uguaglianza sostanziale tra i banchi di scuola. Immigrazione, inclusione e contrasto alla dispersione scolastica, Milano, Franco Angeli, 2023, p. 42.
[15] Sul punto chiaramente Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, La dispersione scolastica in Italia: un’analisi multifattoriale, 2022, in part. pp. 12 ss. Sulla mancata integrazione nell’esperienza educativa si veda altresì M. Cozzolino (a cura di), Motivazione allo studio e dispersione scolastica, Milano, Franco Angeli, 2014, pp. 76 ss.
[16] Cfr. Risoluzione del Consiglio dell’Unione europea su un quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione verso uno spazio europeo dell’istruzione e oltre (2021-2030), 2021/C 66/01, del 26 febbraio 2021, priorità strategica n. 1. Più in generale, sulle strategie a livello sovranazionale, si veda in questo volume il contributo di R. Biagioli.
[17] Art. 3, lett. f), regolamento 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza.
[18] Cfr. regolamento 2021/241, cit., considerando 16, ove si chiarisce che «È opportuno che tali azioni garantiscano che la prossima generazione di europei non risenta in modo permanente dell’impatto della crisi Covid-19 e che il divario generazionale non si acuisca ulteriormente».