Roberto Ricci
Le competenze digitali nella scuola
DOI: 10.1401/9788815412270/c3
{p. 284}Per realizzare quanto indicato nella definizione dell’aspetto 5, il DigCompEdu suggerisce al docente di proporre attività, compiti e verifiche che incoraggino il discente a:
1. identificare problemi tecnici durante l’uso di dispositivi o di ambienti digitali e risolverli;
2. regolare e personalizzare le impostazioni degli ambienti digitali in base alle proprie esigenze;
3. identificare, valutare, selezionare e usare tecnologie digitali e/o possibili soluzioni tecnologiche per risolvere un dato problema o compito;
4. usare in modo innovativo le tecnologie digitali per generare nuova conoscenza;
5. comprendere quali aspetti delle proprie competenze digitali devono potenziare o aggiornare;
6. aiutare gli altri a sviluppare le loro competenze digitali;
7. cercare opportunità per il proprio sviluppo personale e per mantenersi aggiornati riguardo all’innovazione tecnologica.
Per promuovere efficacemente queste attività servono competenze adeguate del corpo decente, declinate in livelli di padronanza, come illustrato nella tabella 3.32.
La natura in parte tecnico-tecnologica dell’aspetto 5 è tale che il traguardo auspicabile per la generalità dei docenti sia il B2, lasciando i livelli più alti a figure di sistema della scuola o anche di ambiti più ampi (reti, città, provincia, ecc.).

3. Riflessioni conclusive

Il DigCompEdu è un documento che ha straordinarie potenzialità per individuare il profilo del docente/formatore che dovrà operare proficuamente nell’era digitale. Si tratta di {p. 285}una questione di importanza vitale e che non può essere affrontata in modo casuale o comunque non sistematico e senza una visione d’insieme, in primo luogo di natura pedagogica.
Attraverso l’analisi delle 6 aree del DigCompEdu emerge chiaramente che l’ambiente digitale può diventare una risorsa preziosa e di inestimabile valore per potenziare e rafforzare il ruolo dei docenti, a condizione che l’insegnamento si sappia rinnovare in un quadro di senso in cui la collettività si assume la responsabilità di fare scelte educative precise all’interno di un quadro di riferimento condiviso, meditato e non solo formale.
Il DigCompEdu può quindi rappresentare un punto di riferimento da diversi punti di vista e in diversi momenti, tutti importanti per la scuola e il sistema educativo in genere.
In primo luogo, il DigCompEdu è utile per gli insegnanti attualmente in servizio poiché consente loro di autovalutarsi rispetto alle competenze che sono ritenute essenziali per l’insegnamento di domani, ma ormai già dei tempi presenti. Nelle pagine precedenti sono stati esaminati nel dettaglio tutti i 22 aspetti, suddivisi in 6 aree, a loro volta raggruppate in 3 parti. Per garantire la tenuta generale del sistema una prospettiva di solo autovalutazione non è sufficiente per garantire una qualità adeguata a tutte le scuole e quindi a tutti gli studenti e tutte le studentesse. La scuola italiana, quindi l’intero paese, è di fronte nuovamente a un bivio incontrato diverse volte nella storia degli ultimi decenni e che, sinora, ha portato a scelte che non hanno tenuto conto dell’interesse dell’intera collettività, in primo luogo quella delle studentesse e degli studenti, ma principalmente solo quello dei docenti, ma in un’ottica difensiva e di chiusura verso l’esterno che ha portato necessariamente a ridurre il prestigio e la professionalità della classe docente. Pur con tutte le cautele, le attenzioni e il rifiuto di qualsiasi semplificazione che non tenga conto della specificità, forse dell’unicità, del servizio educativo, è necessario che la scuola divenga un luogo in cui hanno voce tutti gli interessati a partire dalle famiglie e dai loro figli e non solo la tutela di posizioni professionali, per quanto degne della massima attenzione e rispetto da parte di tutti.{p. 286}
Partendo dai docenti già in servizio, il primo passo da effettuare è quello di dare avvio a un processo capillare di autovalutazione delle loro competenze digitali attraverso strumenti opportuni e adeguati. Un’ottima possibilità può essere rappresentata dallo strumento Selfie for Teachers [11]
messo a disposizione gratuitamente dalla Commissione europea in tutte le lingue dell’Unione in cui gli insegnanti, a partire dalla scuola dell’Infanzia, possono autovalutarsi rispetto alle competenze del DigCompEdu mediante un questionario in cui viene richiesto al rispondente di fornire informazioni circa le proprie conoscenze, abilità, competenze, modalità e frequenza d’uso. È però importante chiarire che Selfie for Teachers non è uno strumento di valutazione delle competenze digitali in senso proprio. Indipendentemente dal fatto che esso sia svolto in autosomministrazione, esso si basa su dichiarazioni di percezione e non sullo svolgimento di compiti e attività per verificare o autoverificare determinate competenze. È quindi molto utile come primo passo, ma deve essere seguito da altri passaggi molto importanti, per quanto graduali nei tempi e nei modi.
In secondo luogo, il DigCompEdu è uno strumento fondamentale per chi ha la responsabilità di disegnare il sistema scolastico e quindi determinare le linee lungo le quali esso evolve e si trasforma. Per scelta la Commissione europea non indica, né avrebbe potuto farlo, un profilo atteso del docente, non entrando quindi nell’aspetto più importante che almeno a livello nazionale o di singola scuola non può essere eluso, altrimenti è molto improbabile che si generino processi effettivi di trasformazione generalizzati, a vantaggio di tutti gli studenti e di tutte le studentesse.
È quindi necessario che chi ha la responsabilità di guidare il sistema si assuma la responsabilità e l’arduo compito di definire un profilo atteso di docente competente in ambito digitale. Naturalmente ciò deve avvenire attraverso un processo di aperta e ampia condivisione, coinvolgendo tutte le parti interessate, incluse le famiglie e le studentesse e gli studenti, con la debita gradualità e razionalità, ma l’obiettivo {p. 287}non può essere eluso, a pena di un forte impatto negativo sulla capacità effettiva del sistema di garantire a tutti e a ciascuno un insegnamento e un apprendimento di qualità.
Fig. 3.1. Profilo di competenza del docente/formatore rispetto alle 22 competenze del DigCompEdu.
Nei paragrafi precedenti si è disegnato un profilo che almeno nel medio lungo termine tutti i docenti dovrebbero avere per svolgere il loro ruolo nella società di oggi. La figura 3.1 sintetizza questo profilo.
La decisione di quale debba essere il profilo atteso è una scelta squisitamente politica, nel senso molto ampio del termine, e che dovrebbe essere assunta in una prospettiva di condivisione e di apertura. D’altro canto, è necessario avere molto chiaro che senza la definizione del profilo del docente rispetto alle competenze digitali si riduce di molto il valore dell’autovalutazione. Senza un riferimento, l’autovalutazione del docente si indebolisce considerevolmente poiché il docente non ha uno standard atteso al quale riferirsi e quindi si arriverà necessariamente a soluzioni estremamente disorganiche e, sovente, solo formali e adempitive.
A questo riguardo, la definizione del profilo atteso può {p. 288}essere effettuata a diversi livelli con implicazioni molto diverse sul sistema scolastico. Naturalmente, non esiste una soluzione univoca al problema, ma è importante che ci sia consapevolezza delle implicazioni nell’assunzione o meno di tali decisioni. Con livelli di prescrittività variabili nel tempo e nell’intensità, la decisione può essere presa a livello centrale, di sistema educativo. Il vantaggio di questa soluzione è il potenziale impatto generalizzato su tutto il paese per contrastare efficacemente l’insorgere di divari o, forse più realisticamente, evitare che quelli già esistenti si amplino ulteriormente. Una scelta di questo tipo richiede però misure di accompagnamento e investimenti di alto livello e molto onerosi da realizzare, non solo dal punto di vista finanziario. Tuttavia, il paese non è nuovo a iniziative di questa portata [12]
, realizzate quando non si disponeva di soluzioni tecnologiche come quelle di oggi che possono rendere la formazione di numeri imponenti di docenti molto più flessibile, capillare ed economica. È quindi necessario coinvolgere tutte le parti interessate, prevedendo percorsi realistici e fortemente calati nelle prassi didattiche ed educative realmente vissute dai docenti.
Anche senza valore di prescrittività, il riconoscimento progressivo del profilo ipotizzato nella figura 3.1 avrebbe un valore orientativo molto forte per l’intero sistema scolastico. Inoltre, la progressività può essere intesa non solo in senso temporale, ma rispetto alle diverse categorie di docenti, soprattutto rispetto alla loro anzianità anagrafica. Non si deve mai perdere di vista che un’azione di sistema coinvolgerebbe numeri elevatissimi di docenti con un impiego di risorse finanziarie e organizzative ingenti. D’altro canto, non si può trascurare il fatto che se l’obiettivo è quello di avere un impatto (misurabile) a livello di sistema, servono azioni di portata nazionale e su ampia scala. Pertanto, un’ipotesi plausibile potrebbe essere quella di partire dalla distribu
{p. 289}zione dei docenti in base alla loro età, come mostrato nella tabella 3.33.
Note
[12] Ad esempio, il PNI (Piano nazionale dell’informatica) realizzato tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta del Novecento per gli insegnanti di Matematica e Fisica della scuola secondaria di secondo grado.