L'era dell'interlegalità
DOI: 10.1401/9788815370334/c9
Pur non avendo stabilito un
collegamento chiaro tra i diritti fondamentali e i diritti umani, la Corte ha segnalato
che i diritti fondamentali non possono essere interpretati
¶{p. 232}come
regimi legali chiusi, a causa della loro relazione con i diritti umani. Invero, la Corte
ha evidenziato l’esistenza di una distinzione terminologica tra i diritti umani e i
diritti fondamentali, ma ha notato che tale distinzione «cannot be used as an argument
against the integration of fundamental rights into the context of universal human rights»
[60]
. Altrimenti, i diritti fondamentali rimarrebbero non tutelati, quando gli
organi della pubblica amministrazione tedesca agiscono all’estero nei confronti di
stranieri. In questo senso, il collegamento tra diritti fondamentali e diritti umani è
cruciale, in quanto non permette che i diritti fondamentali siano compromessi tramite
l’interazione di diversi Stati
[61]
. In altre parole, i diritti umani sono fundamentally
rilevanti quando sorge un problema domestic che riguarda diritti
fondamentali e hanno un grande potenziale per offrire protezione in ogni caso ai diritti
fondamentali.
Inoltre, secondo la Corte,
considerata la realtà dei rapporti politici internazionali, una simile lettura
universale dei diritti umani è inevitabile e, perciò, comporta la responsabilità legale
delle autorità pubbliche tedesche a livello globale. Pertanto, il riconoscimento del
collegamento tra diritti umani e diritti fondamentali e l’affidamento sul diritto
internazionale dei diritti umani hanno fatto sì che la Corte implicitamente applichi la
dottrina dell’effective control over rights.
Tale punto di vista è stato adottato
da diverse istituzioni internazionali. Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni
Unite nel suo Commento generale n. 36 ha chiaramente segnalato
che:¶{p. 233}
In light of article 2 (1) of the Covenant, a State party has an obligation to respect and ensure the rights under article 6 of all persons who are within its territory and all persons subject to its jurisdiction, that is, all persons over whose enjoyment of the right to life it exercises power or effective control. This includes persons located outside any territory effectively controlled by the State whose right to life is nonetheless affected by its military or other activities in a direct and reasonably foreseeable manner (see para. 22 above) [62] .
Un approccio simile si trova nel
report sul Right to Privacy in the Digital Age dell’Office of the
United Nations High Commissioner for Human Rights (OHCHR) in tema di sorveglianza
digitale:
[D]igital surveillance therefore may engage a State’s human rights obligations if that surveillance involves the State’s exercise of power or effective control in relation to digital communications infrastructure, wherever found, for example, through direct tapping or penetration of that infrastructure. Equally, where the State exercises regulatory jurisdiction over a third party that physically controls the data, that State also would have obligations under ¶{p. 234}the Covenant. If a country seeks to assert jurisdiction over the data of private companies as a result of the incorporation of those companies in that country, then human rights protections must be extended to those whose privacy is being interfered with, whether in the country of incorporation or beyond [63] .
Nel 2017, la Inter-American Court of
Human Rights, nella sua Advisory Opinion su «the Environment and
Human Rights» a sua volta ha stabilito che i soggetti danneggiati
extraterritorially restano soggetti alla giurisdizione dello
Stato di origine «when the State of origin exercises effective control over activities
carried out that caused the harm and consequent violation of human rights»
[64]
. Questa dottrina, peraltro, è stata suggerita da diversi esperti di diritti
umani alla luce delle caratteristiche che riguardano le tecnologie per la sorveglianza.
Essi hanno reputato che nell’ambito della sorveglianza delle telecomunicazioni, gli
obblighi, correlati ai diritti umani, in capo a uno Stato sono messi in gioco se lo
Stato stesso può influire sui diritti di una persona, a prescindere dalla circostanza
che detta persona abbia un legame con lo Stato stesso, o meno
[65]
. Inoltre, hanno ritenuto che sia le dottrine del controllo effettivo sugli
individui, sia quelle del controllo sul territorio sono insufficienti, considerata la
natura della sorveglianza delle comunicazioni, qualora il controllo dello Stato su
un’infrastruttura o su un individuo sia virtuale
[66]
. Come chiarisce Aronson,¶{p. 235}
communications surveillance programs most often involve a state’s collection and review of data from its own territory, even though the communications may originate and terminate in other states and the rights holders may be beyond the collecting state’s jurisdiction. Some types of collection more clearly involve extraterritorial action – e.g., a state’s interception of communications traffic via equipment located in its embassies abroad – but the impact on rights occurs in a different manner from the exercise of «effective control» over persons or territory [67] .
Sebbene il BVerfG non abbia
chiaramente menzionato la dottrina del controllo effettivo sui diritti, l’affidamento
sul diritto internazionale dei diritti umani – tramite il riferimento generale all’art.
12 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
[68]
e all’art. 17 del Patto internazionale dei diritti civili e politici
[69]
che disciplinano il diritto alla riservatezza – e la lettura universalista
della Costituzione hanno fatto sì che i diritti fondamentali protetti da quest’ultima si
espandano oltre i confini statuali. Un simile approccio ha permesso alla Corte di
soddisfare le richieste di giustizia che provenivano dal caso, cioè la terza parte della
nostra analisi.
5. Conclusione
Il concetto di
inter-legality si è sviluppato alla luce dei nuovi assetti
mondiali. La globalizzazione e le relazioni internazionali hanno sfidato
l’organizzazione basata su Stati risalenti a un modello westfaliano e hobbesiano
[70]
. ¶{p. 236}In questo periodo di trasformazioni, incompletezza
e «incertezza», gli Stati hanno protetto il proprio potere su diversi ambiti,
prescindendo dalla loro regolamentazione (macro)regionale o addirittura globale e hanno
tutelato i propri ruoli nazionali il più a lungo possibile
[71]
. Comunque, i sempre più attuali temi transfrontalieri che spaziano dal clima
alla sicurezza hanno iniziato a ridurre il potere degli Stati
[72]
. La presenza crescente di regimi extra-statuali e di organizzazioni
internazionali è stata a sua volta un chiaro segnale che gli Stati hanno ridotto la
chain of control in molti settori
[73]
.
In questo contesto, l’Organizzazione
mondiale del commercio, l’Unione europea, la United Nations Convention on the Law of the
Sea, la CEDU, la Codex Alimentarius Commission, la World Intellectual Property
Organization, la International Organization for Standardization distolgono la nostra
attenzione dal ristretto public degli Stati
[74]
. L’esempio emblematico più recente si potrebbe ravvisare nell’attuale crisi
da COVID-19 che, inizialmente, fu identificata in Cina nel dicembre del 2019 ma non è
affatto rimasta un problema interno, racchiuso nei confini cinesi
[75]
. Invero, l’Organizzazione mondiale per la sanità ha rivestito un ruolo
importante nella crisi, tramite la pubblicazione di diversi documenti e la diffusione di comunicati
[76]
. Si tratta di un chiaro esempio, ancorché traumatico, della circostanza che
¶{p. 237}l’ordre public in questo secolo non è
un’entità riducibile al mero interesse nazionale
[77]
.
Note
[60] Ibidem, par. 94.
[61] Si veda un autorevole dibattito sulla relazione tra diritti umani e fondamentali in G. Palombella, From Human Rights to Fundamental Rights: Consequences of a conceptual distinction, in «ARSP - Archiv Für Rechts- Und Sozialphilosophie», 93, 2007, n. 3, pp. 396 ss. (nel senso che i diritti umani sono imperativi deontologici che riguardano ciò che è dovuto agli esseri umani; i diritti fondamentali, invece, sono correlati agli aspetti che sono in grado di contribuire all’esistenza di una società).
[62] UN Human Rights Committee, General Comment No. 36, par. 63. Articolo 6 dell’ICCPR: «1. Every human being has the inherent right to life. This right shall be protected by law. No one shall be arbitrarily deprived of his life. 2. In countries which have not abolished the death penalty, sentence of death may be imposed only for the most serious crimes in accordance with the law in force at the time of the commission of the crime and not contrary to the provisions of the present Covenant and to the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide. This penalty can only be carried out pursuant to a final judgement rendered by a competent court. 3. When deprivation of life constitutes the crime of genocide, it is understood that nothing in this article shall authorize any State Party to the present Covenant to derogate in any way from any obligation assumed under the provisions of the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide. 4. Anyone sentenced to death shall have the right to seek pardon or commutation of the sentence. Amnesty, pardon or commutation of the sentence of death may be granted in all cases. 5. Sentence of death shall not be imposed for crimes committed by persons below eighteen years of age and shall not be carried out on pregnant women. 6. Nothing in this article shall be invoked to delay or to prevent the abolition of capital punishment by any State Party to the present Covenant».
[64] Inter-American Court of Human Rights, Environment and Human rights Advisory Opinion, OC-23/17, 15 novembre 2017, Serie A N. 23/17, par. 104(h).
[65] Cfr. P. Margulies, The NSA in Global Perspective: Surveillance, Human Rights, and International Counterterrorism, in «Fordham Law Review», 2014, pp. 2137-2167, in particolare 2148-2152 (nel senso che uno Stato esercita un virtual control sull’infrastruttura di comunicazioni quando esso attua procedure di sorveglianza); M. Land e J. Aronson, New Technologies for Human Rights and Practice, Cambridge, Cambridge University Press, 2018, pp. 236-239.
[66] Cfr. Land e Aronson, New Technologies for Human Rights and Practice, cit., pp. 236-239.
[67] Ibidem.
[68] Art. 12: «No one shall be subjected to arbitrary interference with his privacy, family, home or correspondence, nor to attacks upon his honour and reputation. Everyone has the right to the protection of the law against such interference or attacks».
[69] Art. 17(1): «1. No one shall be subjected to arbitrary or unlawful interference with his privacy, family, home or correspondence, nor to unlawful attacks on his honour and reputation».
[70] Cfr. Palombella, Theory, Realities, and Promises of Interlegality, cit., p. 363; J.L. Dunoff e J.P. Trachtman, Ruling the World? Constitutionalism, International Law, and Global Governance, Cambridge, Cambridge University Press, 2009; M. Tushnet, The Inevitable Globalisation of Constitutional Law, in «Virginia Journal of International Law», 49, 2009, pp. 985 ss.
[71] Cfr. Palombella, Theory, Realities, and Promises of Interlegality, cit., p. 363.
[72] Cfr. ibidem.
[73] Cfr. ibidem, p. 364.
[74] Cfr. ibidem, pp. 364-365.
[75] WHO announced COVID-19 outbreak as a pandemic on 11 March 2020. Disponibile presso https://www.euro.who.int/en/health-topics/health-emergencies/coronavirus-covid-19#:~:text=WHO%20announced%20COVID%2D19,on%2011%20March%202020.
[76] Si vedano gli aggiornamenti recenti sulla crisi presso https://www.euro.who.int/en/health-topics/health-emergencies/coronavirus-covid-19#:~:text=WHO%20announced%20COVID%2D19,on%2011%20March%202020.
[77] WHO chief warns against COVID-19 vaccine nationalism, disponibile presso https://news.cgtn.com/news/2020-10-26/WHO-chief-warns-against-COVID-19-vaccine-nationalism-UTD8hxtXeE/index.html. Si legga un paper recente che opina che la crisi da COVID-19 rischi di rafforzare dinamiche nazionali preesistenti in F. Bieber, Global Nationalism in Times of the COVID-19 Pandemic, Cambridge, Cambridge University Press, Nationalities Papers, 2020, pp. 1-13.