Edoardo Chiti, Alberto di Martino, Gianluigi Palombella (a cura di)
L'era dell'interlegalità
DOI: 10.1401/9788815370334/c9
Questa lettura della Costituzione, priva di tensioni e finalizzata a trovare un equilibrio, implicitamente segue la prospettiva dell’inter-legality che cambia la «usual, traditional perspective, a perspective that is limited by the political, legal and cognitive borders of a single self-contained system» [42]
. In questo senso, la prospettiva dell’inter-legality assomiglia alla structuring legal theory (SLT), fondata da Friedrich Müller, professore all’Università di Heidelberg [43]
. Essa si identifica
{p. 227}come una teoria post-positivist secondo cui le norme legali non sono identiche al loro stesso testo («Rechtsnorm ist ungleich Normtext») [44]
. Essa vede l’interpretazione o l’applicazione del diritto come un processo dinamico in cui le norme vere e proprie devono essere costruite [45]
. In questo contesto, sia le tesi dell’SLT sia quelle dell’inter-legality concordano sull’inadeguatezza del norm-text e pongono la norma in una cornice estesa e vasta. Considerando altri attori rilevanti, escludono l’antiquata opinione secondo cui l’unica soluzione corretta per ogni caso può essere trovata nella legislazione [46]
.
Inoltre, tale prospettiva dimostra che il BVerfG cambia visuale sul diritto internazionale, almeno nel contesto delle tecnologie di sorveglianza. Alcuni studiosi hanno notato come, secondo la Corte costituzionale tedesca, «international law does feature only in their jurisprudence if and to the extent permitted by their domestic law. Therefore, when the Court applies international law or implements international decisions, they do so because domestic law requires it, not because they are organs of the international community» [47]
. In questa sentenza, in ogni caso, non si individua un ordine di priorità fra le normative in esame e la Corte applica la Legge fondamentale alla luce dell’internazionalizzazione, facendo affidamento sul principio della dignità umana come ideale universale [48]
. Inoltre, la Corte ha enfatizzato le {p. 228}responsabilità dello Stato tedesco nell’Europa unita e nel mondo [49]
. L’enfasi sulla responsabilità dello Stato tedesco per la (mancata) protezione dei diritti fondamentali implica anche che la sovranità non dovrebbe solo essere vista come qualcosa di limitato dai diritti fondamentali, ma anche come una responsabilità per la protezione dei diritti fondamentali, ponendo l’individuo al suo centro [50]
. In questo modo, la sovranità diventa una «humanized state sovereignty» che è responsabile della salvaguardia dell’umanità [51]
.
Una simile lettura inevitabilmente conduce il BVerfG a concentrarsi sul case-law pertinente, offerto dalla CEDU. La Corte ha chiaramente citato le pronunce principali per quanto attiene all’ambito territoriale della Convenzione europea dei diritti dell’uomo [52]
. Alla luce di questa giurisprudenza, il BVerfG ha inferito che il case-law della CEDU è ampiamente basato sulla dottrina dell’«effective control over territory», e resta oscuro sulla protezione dalle misure di sorveglianza prese all’estero da parte degli Stati che ne fanno parte:
The European Court of Human Rights is mainly guided by the criterion of whether a state exercises effective control over an area outside its own territory; on this basis, it has in many cases affirmed the applicability of Convention rights abroad (cf. in summary ECtHR [GC], Al-Skeini and Others v. the United Kingdom, Judgment of 7 July 2011, no. 55721/07, §§ 132 et seq. with further references; cf. also Aust, Archiv des Völkerrechts 52 <2014>, p. 375 <394 et seq.> with further references). However, there has been no final determination as to whether protection is afforded against surveillance measures carried out by Contracting Parties in other states. In a decision that has not become final {p. 229}yet, the First Section of the European Court of Human Rights measured the implementation of surveillance measures targeting persons abroad against the standards of the Convention without any restrictions and found such measures to be in violation of the Convention. The complainants in this case included foreign nationals who were not present or resident in the state against which the applications were directed (cf. ECtHR, Big Brother Watch and Others v. the United Kingdom, Judgment of 13 September 2018, no. 58170/13 and others, § 271). Similarly, a Swedish foundation challenged strategic foreign surveillance powers under Swedish law that exclude domestic communications. The European Court of Human Rights reviewed these powers without calling into question the Convention’s applicability abroad (cf. ECtHR, Centrum för Rättvisa v. Sweden, Judgment of 19 June 2018, no. 35252/08). Both proceedings are now pending before the Grand Chamber [53]
.
Peraltro, l’incoerenza della giurisprudenza extraterritorial della CEDU è stata evidenziata da molti studiosi dei diritti umani. Essi hanno reputato che, sebbene la CEDU abbia deciso un buon numero di casi importanti sulla materia, il significato dell’articolo 1, secondo cui «the high Contracting Parties shall secure to everyone within their jurisdiction the rights and freedoms defined in Section I of this convention», sia tuttora rimasto oscuro [54]
.
Infine, il BVerfG ha notato che l’applicazione della Legge fondamentale all’estero è stata semplicemente finalizzata a limitare le azioni dell’autorità statuale tedesca, e perciò non ha violato il principio di non-interventismo secondo le regole del diritto internazionale [55]
:{p. 230}
The binding effect of fundamental rights does not amount to a violation of the principle of non-intervention or to a restriction of other states’ executive or legislative powers. It neither imposes German law on other states, nor does it supplant the fundamental rights of other states. In particular, the binding effect of fundamental rights does not extend German state powers abroad, but limits potential courses of action of German state authority [56]
.
In coerenza con questa linea argomentativa, la Corte ha segnalato che l’art. 53 della CEDU permette di offrire protezione ulteriore ai diritti fondamentali stabilendo che «the Convention does not rule out further-reaching fundamental rights protection by the Contracting Parties» [57]
. Questa ricerca porta la Corte a concentrarsi su altre legalità rilevanti per rispondere alle richieste della giustizia che originano da questo caso, il che costituisce la terza parte della nostra analisi.

4. Valutare le richieste di giustizia che sorgono dal caso

Con riferimento al terzo stadio, la Corte, alla luce del primo e del secondo, ha implicitamente applicato la dottrina dell’«effective control over rights». Diversamente dalle dottrine CEDU incentrate sull’effettivo controllo del territorio e delle persone, l’«effective control over rights» si basa sull’analisi se gli Stati esercitano tale funzione sul godimento {p. 231}dei diritti [58]
. Una simile lettura deriva dal riconoscimento del legame tra diritti umani e diritti fondamentali. La Corte ha reputato che lo Stato tedesco è responsabile sia sul piano della Legge fondamentale sia su quello delle convenzioni internazionali, citando in particolare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e il Patto internazionale sui diritti civili e politici:
This link between fundamental rights and human rights guarantees is incompatible with the notion that the applicability of the fundamental rights of the Basic Law ends at the national border, which would exempt German public bodies from having to adhere to fundamental rights and human rights when they act abroad vis-à-vis foreigners. Such a notion would run counter to the Basic Law’s aim of ensuring that every person is afforded inalienable rights on the basis of international conventions and beyond national borders – including protection from surveillance (cf. Art. 12 of the Universal Declaration of Human Rights, Art. 17(1) of the International Covenant on Civil and Political Rights). Given the realities of internationalised political action and the ever increasing involvement of states beyond their own borders, this would result in a situation where the fundamental rights protection of the Basic Law could not keep up with the expanding scope of action of German state authority and where it might – on the contrary – even be undermined through the interaction of different states. Yet the fact that the state as the politically legitimated and accountable actor is bound by fundamental rights ensures that fundamental rights protection keeps up with an international extension of state activities [59]
.
Pur non avendo stabilito un collegamento chiaro tra i diritti fondamentali e i diritti umani, la Corte ha segnalato che i diritti fondamentali non possono essere interpretati
{p. 232}come regimi legali chiusi, a causa della loro relazione con i diritti umani. Invero, la Corte ha evidenziato l’esistenza di una distinzione terminologica tra i diritti umani e i diritti fondamentali, ma ha notato che tale distinzione «cannot be used as an argument against the integration of fundamental rights into the context of universal human rights» [60]
. Altrimenti, i diritti fondamentali rimarrebbero non tutelati, quando gli organi della pubblica amministrazione tedesca agiscono all’estero nei confronti di stranieri. In questo senso, il collegamento tra diritti fondamentali e diritti umani è cruciale, in quanto non permette che i diritti fondamentali siano compromessi tramite l’interazione di diversi Stati [61]
. In altre parole, i diritti umani sono fundamentally rilevanti quando sorge un problema domestic che riguarda diritti fondamentali e hanno un grande potenziale per offrire protezione in ogni caso ai diritti fondamentali.
Note
[42] Klabbers e Palombella, Introduction, cit., p. 1.
[43] F. Müller e R. Christensen, Juristische Methodik, Berlin, Duncker & Humblot, 201311, p. 263. Per le premesse di base di questa teoria si veda M. Klatt, Making the Law Explicit. The Normativity of Legal Argumentation, Oxford, Hart, 2008, pp. 54-56 («the text is only a “guideline”, as such it has no claim to normativity […] the rule is not the beginning, but the product of the process of the application of the law»).
[44] Si veda un dibattito più ampio riguardo la SLT in M. Klatt, Contemporary Legal Philosophy in Germany, in «Archiv für Rechts- und Sozialphilosophie», 2007, pp. 519 ss.
[45] Ibidem.
[46] Ibidem.
[47] A. Paulus, National Courts and the International Rule of Law (Remarks on the book by André Nollkaemper), in «Jerusalem Review of Legal Studies», 2012, n. 5, pp. 5 ss., 8-9.
[48] Si legga un recente dibattito sul linguaggio universalista e internazionale in M. Milanovic, Surveillance and Cyber Operations, in M. Gibney et al. (a cura di), Research Handbook on Extraterritorial Human Rights Obligations, London, Routledge, 2022, pp. 10-11, disponibile presso SSRN: https://ssrn.com/abstract=3708440 o http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.3708440.
[49] BNDG, 20 dicembre 1990, parr. 94-95.
[50] Cfr. A. Peters, Humanity as the A and Ω of Sovereignty, in «European Journal of International Law», 20, 2009, n. 3, pp. 513 ss.
[51] Ibidem.
[52] Al-Skeini and Others v. United Kingdom, 7 luglio 2011, No. 55721/07, §§ 132; Big Brother Watch and Others v. United Kingdom, 13 settembre 2018, N. 58170/13 et al., Sezione 271; Center for Rättvisa v. Sweden, 19 giugno 2018, no. 35252/08.
[53] BNDG, 20 dicembre 1990, parr. 97-98.
[54] Cfr. M. Milanovic, Extraterritorial Application of Human Rights Treaties Law, Principles and Policy, Oxford, Oxford University Press, 2011; S. Miller, Revisiting Extraterritorial Jurisdiction: A Territorial Justification for Extraterritorial Jurisdiction under the European Convention, in «European Journal of International Law», 20, 2009, n. 4, pp. 1223 ss.; M. Milanovic, Human Rights Treaties and Foreign Surveillance: Privacy in the Digital Age, in «Harvard International Law Journal», 56, 2015, n. 1, pp. 81 ss.
[55] BNDG, 20 dicembre 1990, parr. 101-103.
[56] Ibidem, par. 101.
[57] Ibidem, par. 99. Si noti che questo articolo ha una particolare importanza dal punto di vista dell’inter-legality. Esso, sostanzialmente, supporta l’argomentazione inter-legal per due ragioni. In primo luogo, esso considera che potrebbero esserci delle legality rilevanti, in relazione al tema in esame. In secondo luogo, orienta le Corti nazionali alla ricerca di soluzioni eque. L’art. 53 della ECtHR stabilisce che «nothing in this Convention shall be construed as limiting or derogating from any of the human rights and fundamental freedoms which may be ensured under the laws of any High Contracting Party or under any other agreement to which it is a party».
[58] Si veda un recente dibattito sulla dottrina del controllo effettivo dei diritti in Başak Çalı, Has «Control Over Rights Doctrine» for Extraterritorial Jurisdiction Come of Age? Karlsruhe, too, has spoken, now it’s Strasbourg Court?, in «Blog of European Journal of International Law», 21.07.2020 disponibile presso https://www.ejiltalk.org/has-control-over-rights-doctrine-for-extra-territorial-jurisdiction-come-of-age-karlsruhe-too-has-spoken-now-its-strasbourgs-turn/.
[59] BNDG, 20 dicembre 1990, par. 96.
[60] Ibidem, par. 94.
[61] Si veda un autorevole dibattito sulla relazione tra diritti umani e fondamentali in G. Palombella, From Human Rights to Fundamental Rights: Consequences of a conceptual distinction, in «ARSP - Archiv Für Rechts- Und Sozialphilosophie», 93, 2007, n. 3, pp. 396 ss. (nel senso che i diritti umani sono imperativi deontologici che riguardano ciò che è dovuto agli esseri umani; i diritti fondamentali, invece, sono correlati agli aspetti che sono in grado di contribuire all’esistenza di una società).