Roberto Ricci
Le competenze digitali nella scuola
DOI: 10.1401/9788815412270/p2
Basandoci sull’etimologia e sul significato proprio di digitale, inteso come sinonimo di numerico e contrario di analogico, possiamo darne una definizione rigorosa, operativa e generale. Per farlo, dobbiamo riconoscere innanzitutto che le cifre che compongono le rappresentazioni digitali sono segni convenzionali associati a valori discreti che, a differenza di quelli analogici, sono nettamente distinti gli uni dagli altri e possono essere facilmente riconosciuti e riprodotti. Questa caratteristica è fortemente desiderabile, perché abilita forme rigorose e versatili di rappresentazione, trasmissione ed elaborazione di informazioni. Affinché i segni
{p. 24}convenzionali possano essere facilmente appresi, distinti e utilizzati è bene che siano pochi (come, ad esempio, i 10 del sistema di numerazione decimale o i 2 del sistema di numerazione binario). Per ovviare alla scarsa varietà che ne consegue, le rappresentazioni digitali non usano una sola cifra, ma sequenze di cifre, ciascuna delle quali può assumere valori presi dallo stesso insieme di segni convenzionali. Per generalità, attingendo dalla teoria dell’informazione, possiamo chiamare alfabeto l’insieme dei segni convenzionali che decidiamo di utilizzare e parola ogni sequenza di cifre definite su quell’alfabeto. L’associazione di significati alle parole è detta codifica. L’uso dei termini non è casuale, perché rende evidente l’analogia con l’alfabeto propriamente detto e con le parole che compongono il nostro vocabolario. I numeri sono parole definite su un alfabeto di cifre numeriche e il loro significato è il valore dato dalle regole del sistema di numerazione adottato. Le parole che compaiono in questo testo sono definite sull’alfabeto internazionale e sono tratte dal vocabolario italiano, che ne specifica il significato. Sulla base di queste considerazioni, possiamo trarre la seguente definizione:
Digitale: agg. (di informazione) rappresentabile come sequenza finita di segni presi da un alfabeto finito.
In questa accezione, l’aggettivo si applica innanzitutto all’informazione e alle sue rappresentazioni ma, per naturale estensione, ai dispositivi che si basano su rappresentazioni digitali delle informazioni e ai processi a cui essi si applicano. Pertanto, la definizione è coerente con tutti gli usi comuni del termine, ma abilita un’importante operazione di re-framing culturale, riconducendone l’origine alla natura umana prima che alla tecnologia.
Risulta infatti immediatamente evidente che la definizione proposta risponde all’uso che facciamo dei numeri, così come all’uso della scrittura e, prima ancora, del linguaggio. Le lingue, infatti, nascono parlate e sono tutte caratterizzate dall’uso di un numero limitato di suoni, o fonemi. L’insieme dei fonemi che compongono le parole di una lingua è esso {p. 25}stesso un alfabeto, benché i segni che lo compongano siano sonori e non grafici. La loro finitezza è fondamentale per la comunicazione. Ogni fonema non è un suono, ma il rappresentante convenzionale di una classe di suoni sufficientemente diversi da quelli delle altre classi. Questo ci consente di parlare e comprenderci pur con voci, intonazioni e pronunce sensibilmente diverse.
Il vantaggio delle rappresentazioni digitali è esattamente questo: la possibilità di riconoscere a uno a uno i segni che compongono la rappresentazione, ricostruendo il contenuto e rigenerando la rappresentazione, a prescindere dai dettagli peculiari del mezzo utilizzato per rappresentarlo (la voce di chi parla, la grafia di chi scrive, il rumore che disturba la comunicazione, ecc.). L’esempio più evidente e comune di questo processo è dato dal dettato ortografico, che fa comparire sui quaderni di alunne e alunni il testo che originariamente è solo nelle mani dell’insegnante. La capacità di manipolare rappresentazioni digitali ha consentito all’umanità di avere un’identità, una narrazione, una storia, una cultura e un’organizzazione sociale complessa. In maniera analoga questa stessa capacità consente a ciascuno di noi di elaborare pensieri articolati ed effettuare calcoli e ragionamenti. Per sfruttare appieno questo straordinario vantaggio competitivo l’umanità si è dotata, nel corso della storia, di tecnologie digitali sempre più sofisticate: il linguaggio, la scrittura, i sistemi di numerazione, la stampa a caratteri mobili, il telegrafo, le macchine programmabili, le reti di calcolatori e tutte quelle che oggi chiamiamo tecnologie digitali.
Possiamo quindi affermare che siamo tutti nativi digitali, essendo nati nell’era del linguaggio e della scrittura, nessuno escluso!
Note