Giulia Guglielmini, Federico Batini (a cura di)
Orientarsi nell'orientamento
DOI: 10.1401/9788815411648/c9

Capitolo nono Early career education: orientamento formativo fin dall’infanzia
di Giovanna Del Gobbo, Daniela Frison e Glenda Galeotti ed è frutto di una collaborazione di studio e professionale tra le autrici sui temi dell’orientamento e dello sviluppo professionale. Per ragioni di attribuzione scientifica, si specifica che Giovanna Del Gobbo ha elaborato il paragrafo 1, Daniela Frison i paragrafi 3 e 5, Glenda Galeotti i paragrafi 2 e 4. Le conclusioni sono state elaborate congiuntamente

Abstract
Secondo i dati diffusi dall’ISTAT nel dossier Noi Italia 2023 nel 2022, la percentuale di giovani d’età tra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato precocemente gli studi è dell’11,5%. Nel Mezzogiorno, e in particolare nelle isole maggiori, l’incidenza raggiunge il 15,1%. Sempre nel 2022, i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sono stimati al 19,0% della popolazione d’età tra i 15 e i 29 anni. Nel Sud Italia, l’incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord. Le ragioni per cui i giovani abbandonano prematuramente il sistema dell’istruzione e/o della formazione sono molteplici e diversificate. Tuttavia, è possibile identificare alcune caratteristiche ricorrenti: un forte legame con situazioni socialmente svantaggiate e background con basso livello di istruzione; l’influenza dei fattori educativi, delle circostanze individuali e dello stato socio-economico; una mancanza di congruenza tra istruzione, programmi di formazione ed esigenze del mercato del lavoro. Con le Indicazioni nazionali per il curricolo del primo ciclo di istruzione è stata nuovamente evidenziata l’importanza di un’attenzione precoce alle competenze per lo sviluppo personale, l’inclusione sociale e la futura occupabilità dei bambini. Da quanto detto emerge l’urgenza di un necessario approfondimento multidisciplinare della ricerca e della pratica sull’orientamento precoce, con una specifica attenzione al ruolo dell’educazione nel facilitare i processi di apprendimento allo sviluppo di carriera fin dall’infanzia, nel superare le limitazioni prodotte dai condizionamenti socio-economici, nonché nel decostruire i significati culturali che influenzano negativamente aspirazioni e prospettive degli adulti di domani. Nella realizzazione di programmi di early career education, gli insegnanti sono chiamati a individuare strategie, metodi, tecniche e strumenti educativi coerenti fra loro e orientati allo sviluppo della capacità degli studenti di mettere in relazione la conoscenza di sé, delle proprie capacità e interessi, con quella disciplinare, quella sul mondo del lavoro e sulla società più in generale. Individuare tali connessioni consente di rendere gli apprendimenti via via conseguiti funzionali a prepararsi per affrontare, gestire e autodirezionare i futuri itinerari di sviluppo personale e professionale. L’obiettivo primario è probabilmente proprio quello di sensibilizzare e liberare il campo dalla riduttiva considerazione di un orientamento informativo legato alla scelta formativa e professionale.

1. Le motivazioni e gli indirizzi per una «early career education»

Secondo i dati diffusi dall’ISTAT nel dossier Noi Italia 2023 nel 2022, la percentuale di giovani d’età tra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato precocemente gli studi è dell’11,5%. Nel Mezzogiorno, e in particolare nelle isole maggiori, l’incidenza raggiunge il 15,1%. Sempre nel 2022, i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sono stimati al 19,0% della popolazione d’età tra i 15 e i 29 anni. Nel Sud Italia, l’incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord.
I dati testimoniano, comunque, un miglioramento sia del nostro paese che, in generale, dell’Unione europea nel suo complesso rispetto ad alcuni anni fa: alla metà degli anni Duemila quasi un giovane su 5 in Italia si trovava in condizione di abbandono, mentre in UE il dato si attestava al 14-15%. Il dato attuale indica un 9,6% di giovani europei che ha lasciato la scuola con al massimo la licenza media, senza ulteriori titoli di studio, qualifiche professionali e senza essere comunque inserito in un percorso di istruzione o formazione. Negli ultimi anni i dati sono indubbiamente migliorati, anche a seguito delle politiche europee in materia, prima stabilite dall’Agenda europea 2020 e successivamente dal nuovo quadro strategico sull’istruzione e la formazione per il decennio 2021-2030.{p. 228}
L’abbattimento del tasso di abbandono scolastico resta, tuttavia, una delle principali sfide a livello europeo anche per questo decennio. Il livello di istruzione rappresenta, infatti, una variabile sempre più determinante sia in relazione alle condizioni di vita delle persone sia per lo sviluppo dei paesi. L’abbandono scolastico precoce determina, infatti, la perdita di opportunità per i giovani e una perdita di potenziale sociale ed economico per l’Unione europea.
Le ragioni per cui i giovani abbandonano prematuramente il sistema dell’istruzione e/o della formazione sono molteplici e diversificate. Tuttavia, è possibile identificare alcune caratteristiche ricorrenti: un forte legame con situazioni socialmente svantaggiate e background con basso livello di istruzione; l’influenza dei fattori educativi, delle circostanze individuali e dello stato socio-economico; una mancanza di congruenza tra istruzione, programmi di formazione ed esigenze del mercato del lavoro. I sistemi di istruzione e formazione spesso offrono agli alunni attività insufficienti per sviluppare la motivazione necessaria per completare il percorso educativo e sviluppare meccanismi di coping adeguati.
L’immaginario e le aspirazioni di molti giovani sono spesso ristretti, irrealistici e distorti dal background sociale e culturale, a cui si associa una consapevolezza limitata del proprio potenziale e dei propri bisogni. Inoltre, i rapidi cambiamenti nel mondo del lavoro (legati all’automazione, alla digitalizzazione, alla globalizzazione, all’invecchiamento della popolazione, alla transizione verde e alle conseguenze della pandemia di Covid-19) rendono molto più difficile la costruzione di un immaginario realistico di scenari lavorativi futuri in base ai quali agire quel processo decisionale che porta al completamento di percorsi di istruzione e formazione. L’emergere di molte nuove occupazioni e le trasformazioni o la scomparsa di molte tra quelle esistenti prefigurano un bisogno di orientamento sicuramente non lineare e non statico [OECD 2017].
Le prefigurazioni professionali sono spesso dettate da una scarsa conoscenza delle professioni e della formazione necessaria per costruire determinate professionalità. È una {p. 229}conoscenza solitamente determinata da esperienze informali, profondamente diverse tra studenti provenienti da famiglie di professionisti e laureati e studenti che provengono da famiglie in cui molte persone sono disoccupate o impiegate in lavori scarsamente qualificati o con un background migratorio. La possibilità di autodeterminazione del proprio percorso di sviluppo appare quindi condizionata. La early career education rappresenta in tal senso uno strumento potenziale di prevenzione della dispersione scolastica, del fenomeno dei drop-out e dei Neet. E nel contempo esprime una forte componente di equità. La sottile interazione tra caratteristiche e aspirazioni sociali e demografiche richiede interventi precoci e sistematici per ridurre il rischio che informazioni scarse o errate e la mancanza di azioni educative efficaci guidino il processo decisionale in situazioni di svantaggio economico e sociale [OECD 2018]. Si comprende, dunque, che affrontare il tema dell’orientamento precoce vada molto al di là di un riferimento ad attività di tipo informativo destinate agli studenti pensando che possano essere sufficienti per guidare scelte rilevanti e significative per quanto riguarda il proprio futuro nell’istruzione e nel lavoro. La sua funzione non si esaurisce in un intervento tecnico: le azioni di orientamento precoce appaiono come una componente essenziale di un percorso formativo, quale spazio riconosciuto di apprendimento per garantire la formazione continua di un cittadino informato e competente.
È in questo senso che la early career education, intesa come processo di accompagnamento integrato al curricolo, può svolgere un ruolo importante in un quadro di equità delle opportunità formative che devono essere offerte a tutti, diventando strumento operativo per un’adeguata azione orientativa della scuola, in una più solida prospettiva pedagogico-educativa, volta a porre le premesse per lo sviluppo di competenze di gestione permanente della propria «carriera personale e professionale».
Il fenomeno dell’abbandono scolastico, nonostante i miglioramenti, resta, infatti, una questione emergente in diversi paesi europei e da qui la necessità di intervenire quanto più possibile precocemente, e riconsiderare la fun{p. 230}zione dell’orientamento in una prospettiva educativa fin dai primi anni di scolarizzazione.
Un approccio di early career education assume una potenziale funzione preventiva in quanto consente di:
– mantenere l’attenzione sul soggetto in apprendimento e al processo di career learning che si sviluppa in modo naturale e informale a seguito dell’esposizione quotidiana a esperienze che contribuiscono alla costruzione di prefigurazioni della vita adulta;
– evidenziare il ruolo che i processi educativi intenzionali possono giocare nella costruzione di queste prefigurazioni e nello sviluppo delle capacità – career management skills – che consentono al soggetto di gestire in forma consapevole la costruzione del proprio futuro attraverso traiettorie di crescita personale e professionale.
Si tratta sicuramente di un quadro concettuale articolato e ancora scarsamente sviluppato in ambito scolastico, che pone in evidenza la necessità che proprio la scuola in primis sia in grado di creare le condizioni necessarie per consentire agli studenti di saper perseguire aspirazioni personali, sviluppare le proprie potenzialità, pianificare i percorsi di istruzione per raggiungere i traguardi desiderati.
La sostenibilità di pratiche di orientamento precoce nelle scuole deve essere comunque declinata: in termini di sostenibilità sul piano normativo, sul piano sociale, sul piano economico e nel framework culturale della singola scuola. Tali livelli sono riscontrabili, per esempio, nel complesso delle azioni che prevedono il coinvolgimento delle famiglie (sostenibilità sociale e culturale), l’attenzione all’integrazione delle attività di orientamento nel curriculum scolastico (sostenibilità istituzionale e sostenibilità culturale), un’attenzione al lavoro di networking (sostenibilità istituzionale ed economica) e la considerazione delle implicazioni nella professionalità docente (sostenibilità professionale).
La career education appare, quindi, strumento coerente e integrato in una visione della scuola che ne sottolinei la funzione «orientativa», sicuramente presente e riconosciuta nei documenti strategici, politici e normativi europei oltre che nella letteratura scientifica, ma ancora non del tutto {p. 231}affermata all’interno del sistema scolastico, non resa strutturalmente operativa come early career education. Un’adeguata azione orientativa, infatti, dovrebbe trovare concretezza in tutte le attività che fin dall’infanzia sono finalizzate a guidare il soggetto in apprendimento nell’identificare le proprie capacità, competenze e interessi, nell’operare delle scelte significative, nel gestire i percorsi personali [Vuorinen e Watts 2012].
Un riferimento chiaro alla necessità di interventi precoci di orientamento si incontra nel 2015 nelle Guidelines for Policies and Systems Development for Lifelong Guidance e in uno specifico Tool su Designing and Implementing Policies Related to Career Management Skills (CMS). Nelle linee guida è sottolineata la rilevanza di un avvio precoce delle azioni di orientamento e career education così come del coinvolgimento delle famiglie e delle comunità: «lifelong guidance activities have to be provided to pupils (and their parents) from an early age» (p. 30); «develop a comprehensive strategy for the teaching and learning of career management and entrepreneurial skills from primary school through secondary school and in vocational streams» (p. 31); «early intervention also entails engaging with their families and communities» (p. 50).
Nel documento del 2019 dell’Inter-Agency Working Group on Career Guidance (WGCG), si sottolinea che il coinvolgimento del mondo del lavoro dovrebbe
forming a regular part of education and training, working in alliance with teachers and trainers to infuse career aspects into the curricula. It begins early (from primary education) and intensifies at key decision points, acting as a bridge to help people see the links between learning and the changing world of work […] Effective employer engagement is authentic, frequent, personalised, varied, embedded in careers education and begun in primary school. It can be especially effective in challenging gendered assumptions and other forms of stereotyping about occupations (pp. 5-6).
Attualmente la situazione in Europa è molto eterogenea da almeno tre punti di vista [Kraatz 2015; WGCG 2021]:
{p. 232}per pluralità di visioni e significati, livelli e modalità di inclusione nei curricula scolastici, formazione dei professionisti. Mentre ci sono paesi come Malta o la Norvegia, dove l’importanza di sviluppare career management skills a partire dalla scuola primaria è riconosciuta da diversi anni con politiche e misure ben definite, in altri paesi, tra cui l’Italia, l’orientamento pur previsto dalla normativa, è ancora realizzato attraverso progetti e attività circoscritte, strutturato prevalentemente in ottica informativa, ancora sporadico e frammentato.
Note