Francesca Biondi Dal Monte, Simone Frega (a cura di)
Contrastare la dispersione scolastica
DOI: 10.1401/9788815413369/c8
Anche con questi diversi approcci, come nelle precedenti esperienze educative, l’adulto può dimostrare di desiderare diverse modalità di relazione, di cura e di attenzione ai
{p. 163}ragazzi e alle ragazze, strumenti e matrici etiche in grado di fronteggiare la resa, così come la fuga.

6. Conclusioni. La progettazione per educare

Ha senso affermare che la progettazione debba/possa educare, sostenendone dunque la funzione e non solamente l’obiettivo da raggiungere.
Utilizzare un modello di pensiero in grado di accompagnare le idee verso la loro realizzazione aiuta a definirci, a formarsi non solo rispetto alle azioni da compiere ma in virtù delle decisioni da valutare e da prendere. Un progetto educativo, a differenza di una serie di attività sequenziali, ha nei suoi rami tante possibilità da realizzare. È instabile, dunque dinamico, e prevede bivi e diramazioni per le quali prendere decisioni.
In un viaggio, di per sé un percorso formativo, ci saranno anche bivi che prevedano anche errori, inciampi e cadute. È nel potere stesso dell’educazione la possibilità che ciò succeda ma, sempre all’interno della stessa dinamica di potere, un progetto educativo prepara già il supporto, l’appiglio, la corda tesa, la presenza dell’adulto pronto ad accompagnare.
La posizione di chi progetta l’educazione è, quindi, in uno spazio sospeso tra la realtà (che si vuole trasformare) e il desiderio (che si vuole raggiungere) ed è configurata come attesa. Nel progettare è inscritto il rinvio della soddisfazione e della possibilità di ottenere un riscontro della bontà del lavoro realizzato, ciò tanto più quanto i progetti sono complessi e proiettati nel futuro [23]
. Così sono i progetti che affrontano la resa scolastica, arditi nella consapevolezza che non si ponga rimedio solamente a una situazione emergenziale o legata a una specifica situazione ma che si pongano le basi per il tempo futuro che non si potrà vedere, a volte nemmeno svelare, ma questa forse è la vera natura della responsabilità adulta: esserci e restare nello stesso tempo.
Note
[23] Orsenigo, Progettare: alcuni nodi critici, cit., p. 26.