Note
  1. I professionisti in ambito sanitario-assistenziale svolgono, per esempio, anch’essi compiti decisivi che stanno alla base della concreta e materiale fornitura dei servizi offerti. Si pensi a quanto accade nell’avere a che fare col corpo dell’altro, con i bisogni primari, con operazioni tanto vitali quanto intime e delicate. Non è forse anche in questi campi che si giocano le relazioni con le persone con disabilità che necessitano di importanti sostegni, la loro personalità, identità, dignità? Provvedere a soddisfare bisogni che non possono essere espletatati in autonomia non è una mera operazione tecnica, ma è un terreno entro cui si possono giocare, continuamente, dinamiche di dominio o di soggettivazione. Per questo non si può considerare una formazione meramente tecnica, se non addirittura una mancata formazione tout court. A tal proposito ha suscitato alcune polemiche, per esempio, la delibera di Regione Lombardia (n. 6443 del 2023) che, pur motivata dalla necessità di completare il fabbisogno del personale educativo, ha eliminato, in via transitoria, l’obbligo di laurea per diventare professionisti del settore socio-educativo.
  2. Si pensi, per esempio, alle professioni mediche che si trovano ad affrontare situazioni complesse e drammatiche come quelle di una diagnosi di disabilità, oppure alla formazione delle diverse professioni impegnate nella progettazione e nella realizzazione di opere prive di barriere architettoniche, a quelle impegnate nel sistema dei trasporti, all’accoglienza nei servizi pubblici e privati, ecc.
  3. Il dato ministeriale relativo al sistema scolastico italiano indica che nel 2021-2022, gli alunni con disabilità erano 316 mila, cioè il 3,6% degli iscritti. Una rilevazione precedente (2016-2017) segnalava 159 mila alunni con disabilità, pari al 3% degli iscritti. Ciò comporta anche un incremento del numero degli insegnanti di sostegno: oltre 207 mila nel 2021-2022, mentre erano oltre 191 mila nel 2020-2021, un dato di oltre 8 mila unità in più rispetto all’anno precedente ancora.
  4. Queste affermazioni non sono purtroppo suffragate da dati poiché la ricerca è in ritardo su questo fronte. Nella mia esperienza formativa sono venuto a conoscenza di istituti superiori che annoverano anche 80 o 90 insegnanti di sostegno. Si tratta cioè di scuole che soddisfano la necessità di scolarizzazione di una popolazione specificamente segnata con disabilità o altre difficoltà.
  5. Lauree Magistrale in Servizio Sociale e Politiche Sociali (LM 87).
  6. Lauree Magistrali in Programmazione e Gestione dei Servizi Educativi (LM 50), Lauree Magistrali in Scienze Pedagogiche (LM 85).
  7. Lauree Magistrali in Psicologia (LM 51).
  8. La Laurea Magistrale in Scienze della Formazione primaria (LM 85 bis).
  9. I temi legati alla disabilità sono talmente variegati e trasversali che non è affatto raro trovare corsi di varie discipline (filosofia, giurisprudenza, sociologia), oltre ai corsi di laurea già indicati e «statutariamente» interessati dalla questione.
  10. Non se ne menzionano casi specifici, ma è sufficiente digitare su un motore di ricerca per comprendere che lo stesso mondo accademico, in tutta Italia, propone corsi di perfezionamento, master legati a specifiche condizioni di disabilità o specifici temi formativi, socio-educativo-pedagogici.
  11. Vedi supra, nota 3.
  12. A seconda dei vari atenei nazionali (qui si usa come metro la proposta formativa dell’Università di Milano-Bicocca) gli insegnamenti riconducibili ai temi della disabilità sono: Psicologia della disabilità e dell’integrazione e Pedagogia della disabilità per il corso di laurea triennale in Scienze dell’educazione; Didattica-pedagogia speciale e Psicologia della disabilità e dell’integrazione per scienze della Formazione primaria; il corso facoltativo di Pedagogia dell’integrazione per la laurea magistrale in Scienze pedagogiche; il corso di Psicologia della disabilità e dell’integrazione sociale per la laurea magistrale in Psicologia; il laboratorio facoltativo di Disabilità e servizio sociale, per la laurea in Servizio Sociale e Politiche Sociali; il corso di Consulenza pedagogica per la disabilità e la marginalità per la laurea in Programmazione e Gestione dei Servizi Educativi (corso di laurea non erogato da Bicocca e presente nell’offerta formativa dell’Università Cattolica di Milano).
  13. Per cercare di comprendere quanto chi lavora con la disabilità ne abbia esperienza e conoscenza diretta, al di fuori della professione, ho sottoposto il tema all’interno di due questionari legati a diverse professioni e all’interno di occasioni formative differenti. Nel questionario somministrato ai partecipanti al corso per diventare insegnanti di sostegno (TFA) dell’Università di Milano-Bicocca (2021/2022), l’esperienza diretta con la disabilità (cioè vissuta in prima persona o in ambito familiare), è dell’11,75% (65 persone) del campione (553 persone); in alcuni casi è una situazione conosciuta nell’ambito del volontariato (5,9%, 33 persone). La grande maggioranza 82,35% (455 persone) entra in contatto con la disabilità solo attraverso la professione (insegnante di sostegno, curricolare, educatore). Lo stesso tipo di domanda è stato rivolto a professionisti (assistenti sociali, educatori, pedagogisti, psicologi, coordinatori di servizi, ecc.), per un campione di 197 persone, in occasione del percorso di formazione «Percorsi di emancipazione. Garantire l’autodeterminazione delle persone con disabilità grazie alla legge 122/2016» promosso da ATS della città Metropolitana di Milano (2022), in collaborazione con Ledha e Università degli Studi di Milano-Bicocca. Con alcune variazioni minime, il quadro segue tendenze simili: per il 76,1% del campione (150 persone) il legame con la disabilità riguarda solo la dimensione lavorativa; il 22,8% (45 persone) ne ha esperienza diretta sul piano personale e familiare; il 16,2% (32 persone) la incontra in occasione di attività di volontariato.
  14. Nel corso TFA sostegno dell’Università di Milano-Bicocca (2022/2023), tra i corsisti della scuola secondaria (primo e secondo grado) dichiara di conoscere la Convenzione ONU il 4% circa (22 persone) del totale dei partecipanti (560 persone).
  15. Si tratta della proposta di legge C-2444 del 2014. La proposta prevedeva la specializzazione del biennio finale che porta alla laurea magistrale a insegnamenti legati al sostegno scolastico facendone, in un certo senso, una laurea specifica sul sostegno, con una specifica classe di concorso per l’ingresso nel mondo scolastico.
  16. Fatto di una ricca e articolata (e impegnativa in termini di tempo, sforzo ed economici) composizione di lezioni, laboratori, tirocinio.
  17. Senza alcuna valenza generale, sono indicativi alcuni dati emersi da questionari che ho somministrato a partecipanti agli insegnamenti che tengo presso il corso TFA sostegno dell’Università di Milano-Bicocca per docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado. Per la scuola secondaria di primo grado, alla domanda sul coinvolgimento del dirigente scolastico sui temi della disabilità il 32,2% (70 risposte) segnala un interesse reale e attivo, mentre la maggioranza 67,8% (148 risposte) indica attenzioni formali, burocratiche e una completa delega agli insegnanti specializzati. Gli insegnanti dello stesso corso per la scuola secondaria di secondo grado non si discostano molto da questo dato: il 39% (85 risposte) segnala un interesse reale e attivo, mentre la maggioranza 61% (133 risposte) segnala attenzioni formali, ecc. Anche l’interesse dei colleghi curricolari ai temi della disabilità è indicativo e coinvolge direttamente anche le questioni formative. Per oltre un quarto degli insegnanti dei due ordini scolastici, il coinvolgimento didattico dei colleghi curricolari potrebbe esserci se fossero più formati. Tuttavia, da questi stessi dati, risulta che le forme di aggiornamento sui temi della disabilità realizzate dai diversi istituti scolastici non sono obbligatorie e sono spesso disertate dagli insegnanti curricolari che non hanno, e continuano a non avere, alcuna formazione specifica in materia.
  18. La ridotta presenza accademica di persone con disabilità in Italia è, in sé, un elemento che segnala le ridotte opportunità delle persone con disabilità di accedere alle scuole di dottorato, ai ruoli della ricerca e della docenza universitaria e il ridotto impatto dello studio e della ricerca sui temi della disabilità nello scenario accademico italiano.