Sindacato e rappresentanze aziendali
Modelli ed esperienze di un sindacato industriale (FIM-CISL, 1954-1970)

Lo "Scaffale di Lavoro e diritto" è un progetto dell'omonima rivista: una libreria virtuale, creata per accogliere le ristampe (digitali e in open access) di selezionati studi lavoristici che il Mulino ha pubblicato nella seconda metà del secolo scorso, a beneficio di nuove generazioni di studiosi.
La prefazione a questa riedizione digitale è stata scritta da Cristina Alessi.
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La prima pubblicazione di Sindacato e rappresentanze aziendali risale al 1971. In anni fondamentali per l'organizzazione della rappresentanza sindacale nel nostro Paese, ma precedenti all'emanazione dello Statuto dei Lavoratori, Treu guardava allo sviluppo e all'affermazione di nuovi modelli di rappresentanza dei lavoratori in azienda, attraverso le vicende che investirono, in anni che vanno dal 1954 al 1970, la FIM-CISL.
La ripubblicazione di questo volume si inquadra all'interno della ricerca sulla formazione extra-legislativa del diritto del lavoro; per le stesse ragioni che hanno condotto alla pubblicazione, sempre all'interno dello Scaffale, di Contrattazione e partecipazione di Umberto Romagnoli. L'accostamento tra le due indagini, come del resto ricorda lo stesso Treu, è rilevante anche per il metodo, dovuto per entrambi gli Autori "alla curiosità riservata fin dall'inizio alle prassi applicative del diritto, alla law in action". Come ricorda nella prefazione Cristina Alessi, "la ricerca di Treu si caratterizza infatti per l'approccio empirico, per l'analisi cioè del concreto dispiegarsi della rappresentanza sindacale in alcune grandi aziende del Nord Italia, svolta attraverso lo studio della contrattazione aziendale e della documentazione congressuale, nonché interviste e analisi dei dati". Se il diritto del lavoro evolve, la lezione di metodo non passa.
Questa edizione digitale è stata pubblicata con il contributo del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Brescia.

(Vicenza, 1939) è Professore Emerito di Diritto del lavoro nell'Università Cattolica di Milano. Oltre che della monografia qui ripubblicata, è autore di numerosi volumi e innumerevoli saggi comparsi in riviste e opere collettanee. È stato Presidente del CNEL (2018-2023), Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale (1995-1998), Ministro dei Trasporti e della Navigazione (1998-1999), Direttore dell'Agenzia Relazioni Sindacali delle Pubbliche Amministrazioni (ARES) e presidente dell'ARAN, Agenzia per la Rappresentanza Negoziale della Pubblica Amministrazione, Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento Funzione Pubblica (1993-1995). È stato componente della Camera dei Deputati dal 1996 al 2001 e componente del Senato della Repubblica dal 2001 al 2013. Nella XV legislatura è stato Presidente dalla Commissione Lavoro del Senato. Nel corso della sua carriera ha presieduto l'International Society of Labour and Social Security Law (I.S.L.S.S.L. - 2015-2018), l'International Industrial Relations Association (I.I.R.A. – 1995-1998), l'Associazione Italiana di Diritto del Lavoro e della Sicurezza Sociale (Aidlass – 1991-1994).

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Editore: Il Mulino

Pubblicazione online: 2024
Isbn edizione digitale: 9788815412324
DOI: 10.978.8815/412324
Licenza: CC BY-NC-ND

Pubblicazione a stampa: 1971
Isbn edizione a stampa: 2560888174425
Collana: Studi e Ricerche
Pagine: 297

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I CAPITOLI

DOI | 10.1401/9788815412324/p1

Prefazione alla riedizione digitale

La ri-pubblicazione del volume di Tiziano Treu sull’evoluzione delle forme di rappresentanza dei lavoratori si colloca nel quadro della ricerca sulla formazione extra-legislativa del diritto del lavoro che aveva condotto alla pubblicazione, tra l’altro, del lavoro di Umberto Romagnoli su contrattazione e partecipazione, anch’esso recentemente inserito nello Scaffale di Lavoro e Diritto [1] . Il percorso di ricerca intrapreso dall’A. riguarda lo sviluppo e l’affermazione di nuovi modelli di rappresentanza dei lavoratori in azienda, attraverso l’analisi delle vicende che hanno investito, negli anni compresi tra il 1954 e il 1970, la FIM-CISL. L’accostamento dei due volumi mi pare particolarmente importante, dal momento che la loro lettura ci consente di cogliere gli aspetti fondamentali della rappresentanza sindacale in azienda, l’azione e l’organizzazione [2] , in anni cruciali per la sua affermazione. L’accostamento, come del resto ricorda lo stesso Treu, è rilevante anche per il...
Pagine | 1 - 7
DOI | 10.1401/9788815412324/p2

Copertina originale

Le rappresentanze dei lavoratori in azienda e le forme organizzative in cui esse si esprimono sono fra i punti cruciali di ogni sistema di relazioni industriali. Per la loro collocazione strategica, sottolineata con particolare evidenza dagli eventi degli ultimi anni, esse costituiscono uno degli indici più significativi dell'intera concezione politica e funzionale del sindacato, e, più in generale, dei rapporti fra lavoratori e loro organizzazioni. Questo volume vuole offrire un contributo allo studio della problematica connessa all’attività sindacale nell’azienda, analizzandone alcuni aspetti finora largamente trascurati dagli autori italiani. Si considerano, in una prima parte, le recenti concezioni sindacali sul modello di organizzazione in azienda, con particolare riguardo a quelle della CISL e della Federazione dei metalmeccanici ad essa aderente. Si procede quindi a osservare come tale modello sia stato attuato nella prassi associativa di alcune grandi imprese metalmeccaniche...
Pagine | 8 - 8
DOI | 10.1401/9788815412324/p3

Premessa

La presente indagine, condotta nell’ambito dei Gruppi di studio su «La formazione extralegislativa del diritto del lavoro», costituiti con il patrocinio del Consiglio Nazionale delle Ricerche, si propone di analizzare alcuni aspetti particolarmente significativi per la comprensione delle forme organizzative sindacali nell’impresa. Si tratta di un contributo per molti versi limitato, ma che, nella speranza dell’autore, dovrebbe essere il primo passo per un ampliamento dell’indagine ad altri livelli dell’organizzazione sindacale. Nonostante il rilievo centrale dell’argomento, lo studio delle strutture sindacali aziendali è stato raramente affrontato di proposito dagli autori italiani, in particolare dai giuristi. Manca soprattutto un’analisi che vada oltre le prime rilevazioni generali sui vari istituti, per considerare approfonditamente le concezioni ideali che li hanno motivati, le funzioni che essi svolgono e il loro concreto modo di operare. Una simile carenza corrisponde a una più...
Pagine | 7 - 8
DOI | 10.1401/9788815412324/c1
Capitolo primo

Significato e metodo dell'indagine

La rappresentanza sindacale in azienda e le forme organizzate in cui essa si concreta sono fra i punti cruciali nell’assetto di ogni sistema di relazioni industriali [1] . Essi costituiscono uno degli indici più significativi per qualificare non solo la politica organizzativa delle associazioni dei lavoratori, ma lo stesso modo di intendere la struttura di queste, il loro rapporto con i lavoratori, e indirettamente l’intera concezione politica e funzionale del sindacato. Basti pensare anzitutto, per limitarsi a qualche accenno, alla collocazione strategica degli organismi aziendali, per cui essi si caratterizzano tipicamente come i centri elementari del sindacato e quindi come i luoghi principali (se non gli unici) di contatto diretto dell’associazione con i propri aderenti e con la generalità dei lavoratori. ¶ {p. 12}In forza di tale posizione essi costituiscono lo strumento primo attraverso cui si realizza (o non si realizza) la partecipazione dei lavoratori alle decisioni...
Pagine | 11 - 29
DOI | 10.1401/9788815412324/c2
Capitolo secondo

L'organizzazione sindacale di fabbrica negli anni '50-'60: strutture e ideologie

Delle necessità di una specifica organizzazione sindacale in azienda si è parlato nell’ambito della CISL fino dai primi tempi di vita dell’associazione. La discussione teorica e l’impostazione operativa della questione sono rimaste situate per lungo tempo al massimo livello del sindacato, quello confederale. Di origine confederale sono i primi accenni all’urgenza di attuare una presenza sindacale nell’impresa più organica di quella indiretta attraverso le commissioni interne e le tesi che ne costituiscono le basi teorico-politiche. Basti ricordare, fra i primi documenti in questo senso, i testi programmatici sulla politica salariale e contrattuale e sulle condizioni umane e sociali nelle aziende approvati dai consigli generali di Ladispoli e di Roma nel 1953, ove sono già chiari i motivi sostanziali che richiedono nuove prassi organizzative in azienda [1] ; e le risoluzioni del Consiglio generale di Roma ¶ {p. 32}del 29-31 luglio 1954, che costituiscono la prima organica...
Pagine | 31 - 94
DOI | 10.1401/9788815412324/c3
Capitolo terzo

L'organizzazione di fabbrica in zone sindacali avanzate: dai modelli all'esperienza

Con le concezioni sviluppatesi all’interno della CGIL e della FIM nel periodo appena esaminato, l’evoluzione del modello organizzativo della sezione sindacale sembra ormai avviata a compimento. Nonostante le indicazioni sopra discusse consistano più in affermazioni generali di principio che in un definito e preciso assetto normativo dell’istituto, è comunque chiara la tendenza ad abbandonare ogni residuo di una idea dello stesso come mera struttura organica del sindacato provinciale, per stabilirne una precisa identità funzionale per tutte le materie sindacalmente rilevanti. Si può dire che già alla fine del 1968, quando si svolge la presente ricerca, questa tendenza sia acquisita a livello programmatico in vasti settori del nostro schieramento sindacale, pur trovando ancora forti resistenze all’interno di molti sindacati, specie della CISL. Se a ciò si aggiungono le indicazioni, da tempo preannunciate e di recente tradotte sempre più spesso in norme statutarie, sulla autonomia...
Pagine | 95 - 160
DOI | 10.1401/9788815412324/c4
Capitolo quarto

Sindacato e prospettive delle nuove rappresentanze aziendali

I molteplici elementi di crisi delle formule organizzative tradizionali emergenti dalle vicende finora analizzate si acuiscono con il generalizzarsi del movimento di lotta nel corso e alla fine del 1969 e con l’incipiente consolidamento, anche a livello contrattuale, delle forme organizzative dell’assemblea [1] e dei delegati. Da questo processo di allargamento conflittuale e insieme di sua prima sistemazione, le sezioni sindacali appaiono emarginate di fatto, oltre che per la loro persistente assenza di iniziativa, per le riserve sempre più generalizzate espresse circa le loro possibilità di recupero in un simile contesto, cui si accompagnano, da parte di alcuni sindacati di categoria a cominciare dai metalmeccanici, esplicite ammissioni sulla radicale inadeguatezza della stessa formula dell’istituto.¶ {p. 162} Il passaggio e la traduzione di tale coscienza critica sul piano dei programmi di politica organizzativa e contrattuale avvengono peraltro in tempi e con modalità diverse,...
Pagine | 161 - 191
DOI | 10.1401/9788815412324/a1

Dati statistici

Riportiamo nelle pagine seguenti alcuni dati sulla presenza sindacale nelle aziende considerate nella ricerca. I dati contenuti nelle TAB. 1A e TAB. 1B indicano anzitutto la maggiore intensità della presenza della FIM-CISL nelle aziende oggetto della ricerca rispetto alle medie delle province in cui esse si situano. Queste province presentano a loro volta un grado di sindacalizzazione, sia globale sia della FIM, nettamente più elevato della media nazionale. Il primo fenomeno si riscontra in misura particolarmente marcata nelle province di Milano e di Brescia e raggiunge un massimo in quest’ultima nel periodo dell’indagine (1969). Il fenomeno è presente pure nella FIOM, ma con consistenza minore; nel caso di Milano esso non è addirittura avvertibile nel 1966 e va affermandosi solo a partire dal 1967-68. Il campione di aziende prescelto, pur nella sua particolarità, sembra confermare la tendenza secondo cui la FIM troverebbe il suo punto di maggiore forza rispetto alla FIOM nelle...
Pagine | 195 - 200
DOI | 10.1401/9788815412324/a2

Documenti

In I Congressi della CGIL, Roma, Editrice Sindacale Italiana, 1952, vol III, pp. 285-286. Comitati di attivisti. Vengo ora ad un argomento nuovo, almeno per questo Congresso. Nelle grandi officine, nelle maggiori leghe non basta avere dei collettori che abbiano i compiti che io vi dicevo; non basta cioè avere in questi luoghi di lavoro in cui si riuniscono centinaia o migliaia di lavoratori, dei collettori attivisti sindacali. Bisogna che gli attivisti sindacali abbiano nei luoghi di lavoro un modo di riunirsi, un metodo per discutere ed esaminare le questioni relative all’orientamento, alla propaganda sindacale, alla direzione dei componenti le CI che sono iscritti alla CGIL, alla direzione dei componenti i Consigli di gestione iscritti alla CGIL. In questo momento, almeno, noi non siamo favorevoli alla istituzione dei sindacati di azienda, non solo perché il sindacato di azienda in Italia non ha una sua tradizione specifica e anche in passato, laddove è stato costituito, non ha...
Pagine | 209 - 291