Francesca Biondi Dal Monte, Simone Frega (a cura di)
Contrastare la dispersione scolastica
DOI: 10.1401/9788815413369/c18

Capitolo diciottesimo Ri-costruire comunità educative. L’impegno di Scholas Occurrentes
di Italo Fiorin, presidente della Scuola di Alta Formazione EIS, Università Lumsa, Consiglio direttivo Scholas Occurrentes Italia

Abstract
Il capitolo parla dell’impatto positivo dei programmi di Scholas Occurrentes, dando informazioni sull’ente e sulle sue attività in generale. I programmi, che partono dall’ascolto del dolore, dei desideri, delle aspirazioni dei giovani, che aiutano loro a scoprire i propri talenti, e che sono basati sul service-learning e la metodologia di educazione non formale (attraverso i linguaggi dell’arte, del gioco e del pensiero creativo) sono stati avviati anche in Italia (Sardegna, Sicilia e Napoli). Di questi ultimi progetti vengono riportati, in conclusione, i risultati.

1. I progetti e il contesto di riferimento

Scholas Occurrentes, fin dalle sue origini, si impegna per contrastare l’apatia, il disincanto, lo scivolamento verso una sempre più pericolosa marginalità degli studenti che fanno fatica a trovare un significato al loro essere a scuola. A questo scopo ha sviluppato numerosi programmi che, pur nella loro diversità, presentano alcuni tratti pedagogici comuni. Tutti i programmi partono dall’ascolto del dolore dei giovani, così come dei loro desideri e aspirazioni, per aiutarli a riscoprire i talenti dei quali dispongono, a riconoscere quelli dei loro compagni, a sentirsi parte di una rete di relazioni nella quale potersi esprimere, di una comunità della quale prendersi cura.
Tale linea di impegno trova conferma nella prospettiva suggerita dal Rapporto Unesco sul futuro dell’educazione1. L’impegno richiesto alla scuola, così come a tutte le istituzioni educative, è di operare in una logica ecosistemica, che vede la partecipazione dei diversi attori sociali, chiamati a re-immaginare creativamente l’educazione, coinvolgendo l’intera comunità.
All’interno di questa cornice, Scholas Occurrentes ha avviato in Italia alcuni progetti volti a rigenerare una comunità educativa in territori particolarmente segnati dalla povertà, mettendo progressivamente a punto un modello di intervento che, per i risultati che sta fornendo, appare particolarmente promettente.
Ad oggi tale modello è stato implementato con successo in tre comunità:{p. 274}
– Porto Torres, in Sardegna, all’interno della cornice del progetto Reti (Ricerca educativa per un territorio inclusivo), insieme con la Scuola di alta formazione Eis Lumsa, il Comune di Porto Torres e il sostegno finanziario di Eniscuola;
– Gela, in Sicilia, all’interno della cornice del progetto Sidera (Stare insieme dentro reti accoglienti), insieme con la Scuola di alta formazione Eis Lumsa e il sostegno finanziario di Eniscuola;
– Napoli, all’interno del progetto Napoli Città Educativa, insieme con il Comune di Napoli, e che vede il coinvolgimento di tre Università di Napoli: Parthenope, Federico II e Suor Orsola.

1.1. Un modello di «empowerment» sociale

I tre progetti puntano a fornire ai giovani una rete di supporto educativo, attraverso una stretta collaborazione tra scuola ed extra-scuola, secondo una logica di co-progettazione e alleanza educativa. Li accomuna l’impegno di ricostruire l’alleanza tra scuola, famiglie e attori di comunità.
I principali strumenti impiegati sono: il service-learning e la metodologia Scholas di educazione non formale, attraverso i linguaggi dell’arte, del gioco e del pensiero creativo.
Sebbene ognuno dei tre progetti abbia una propria specificità, riassumiamo alcuni tratti comuni che evidenziano il modello metodologico seguito.
Le domande che hanno indirizzato i progetti sono state:
a) come contrastare la povertà educativa nella quale si trovano molti studenti e favorire la partecipazione attiva alla vita comunitaria?
b) come re-immaginare l’educazione e il ruolo delle istituzioni come soggetto capace di creare comunità?
c) come sviluppare un patto educativo di comunità in cui gli attori sociali condividano la responsabilità del processo educativo, anche in ottica preventiva?{p. 275}

1.2. Progetti per tappe: dall’ascolto alla diffusione dei risultati

I progetti promossi si sviluppano seguendo cinque tappe principali:
1. ascoltare: un progetto non nasce a tavolino, già definito e pronto per essere applicato, ma prende avvio da un’approfondita attività di ascolto, utile a rilevare problemi, bisogni, attese, disponibilità a collaborare. Interlocutori sono le scuole, le associazioni del territorio, le istituzioni, le università. Questa fase è importante, oltre che per le informazioni che restituisce, anche per l’attivazione dei diversi soggetti coinvolti e per l’individuazione di giovani che si rendono disponibili per formarsi nell’approccio e nelle metodologie di Scholas;
2. co-progettare: dall’ascolto iniziale si inizia a delineare l’itinerario progettuale, che è costruito insieme, in una logica di co-progettazione e di cooperazione costante. A questo proposito viene fin dall’inizio costituito un comitato di coordinamento, al quale partecipano i diversi attori coinvolti e che è sempre aperto a recepire nuovi soggetti, man mano la collaborazione si allarga;
3. agire sinergicamente: una prima azione è di tipo formativo e di accompagnamento ai docenti. Il principale strumento metodologico utilizzato è il service-learning, una proposta educativa basata sull’apprendimento esperienziale che coinvolge studenti, docenti e comunità in percorsi di cittadinanza attiva, affinché i giovani possano sviluppare le proprie conoscenze e competenze attraverso un servizio solidale alla comunità. La formazione dei docenti si intreccia con l’intervento diretto rivolto agli studenti, grazie al progetto Scholas Cittadinanza, approccio educativo che utilizza i linguaggi informali dell’arte, del gioco e del pensiero con lo scopo di rendere protagonisti gli studenti. Scholas Occurrentes propone Cittadinanza all’interno del PCTO (Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento): una cinque giorni immersiva in cui da 50 a 200 giovani della stessa comunità di diverse scuole (statali paritarie e di diversi indirizzi) si riuniscono per approfondire i bisogni della loro realtà sociale, impegnandosi attivamente nella crea{p. 276}zione di progetti che aiutino a prendersene cura. Durante la settimana i partecipanti si cimentano con svariate pratiche di trasformazione sociale, partendo dall’identificazione dei problemi che secondo loro sono più urgenti e arrivando all’elaborazione di proposte di soluzioni. Si fa grande ricorso a linguaggi non formali, artistici, ludici, dando così modo ai partecipanti di sperimentare modalità espressive per loro inedite, e a potersi esprimere nel linguaggio in cui si sentono maggiormente a proprio agio. Il programma mira a generare uno spazio comune per i giovani di culture e contesti diversi per incontrarsi, vivere insieme, proponendo soluzioni alle problematiche della loro realtà. In una società che spesso scarta la voce dei giovani Scholas Cittadinanza promuove il loro protagonismo e la partecipazione alla vita della città, ingaggiandoli in progetti volti a rispondere a problemi da loro indentificati nella realtà sociale;
4. intervenire sulla realtà: al termine della settimana intensiva, i problemi che i giovani hanno identificato e le soluzioni ipotizzate vengono presentate, in un momento pubblico, alle istituzioni locali, alle associazioni del territorio, ai dirigenti scolastici e ai docenti. Ai docenti si chiede di assumere i problemi individuati e metterli al centro di un progetto di service-learning che vedrà gli studenti protagonisti di azioni di cura dell’ambiente, di solidarietà sociale, di impegno civile. Allo stesso tempo, le istituzioni e le associazioni del territorio potranno contribuire a sostenere, secondo le loro competenze e disponibilità, la realizzazione dei progetti, diventati ormai parte del curricolo scolastico. Per rendere ancora più solida la rete educativa che si viene tessendo, vengono anche promossi dei laboratori (di arte, cinema, sport...) da svolgersi nel pomeriggio. Insieme agli educatori di Scholas a queste attività partecipano giovani volontari delle diverse associazioni e studenti universitari, che, grazie a un accordo con gli atenei, possono veder riconosciuta la loro attività come tirocinio o crediti formativi;
5. celebrare: al termine di un anno di lavoro viene organizzato un evento pubblico, nel quale i protagonisti del progetto, in primo luogo gli studenti, socializzano l’esperienza vissuta, e animano un momento di festa comunitaria.{p. 277}

2. I risultati ottenuti

Per ogni progetto è prevista una valutazione d’impatto. Sono stati costruiti 3 questionari per rilevare, durante l’attività, le impressioni dei partecipanti su alcuni elementi centrali del progetto, fra i quali: engagement lavorativo, qualità del rapporto fra insegnanti e studenti, tra studenti e studenti, fra insegnanti (o altre figure professionali) e comunità. Il primo e il terzo (ultimo) questionario sono stati costruiti allo scopo di misurare, a livello quali-quantitativo, l’impatto del progetto. Per tale ragione, nel primo e ultimo questionario, sono stati inseriti i medesimi strumenti di misura (che hanno permesso quindi di fare un confronto pre-post attività/formazione del progetto). Il secondo questionario è stato somministrato allo scopo di indagare le percezioni degli insegnanti e delle altre figure professionali circa l’approccio del service-learning e le loro aspettative (desideri e timori) circa la proposta progettuale. Per tale ragione, il secondo questionario, più che uno strumento per la misurazione dell’impatto, è stato impiegato come strumento volto a indirizzare l’intervento di formazione.
Con gli studenti è stato utilizzato uno strumento specifico di Scholas, il Quetepa [1]
. Si tratta di uno strumento per condividere testimonianze, esperienze e riflessioni, che è stato impiegato anche con i docenti, gli educatori, i partecipanti alla celebrazione finale:
Quetepa per i docenti ed educatori, all’inizio della formazione, al termine del percorso formativo, durante la celebrazione finale;
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Note
[1] Il termine Quetepa nasce dalla contrazione dell’espressione spagnola: ¿Qué es lo que te pasa? (Che ti succede? Che cosa c’è che ti fa star male? Che cosa stai vivendo? Che cosa provi?...). Scholas propone questo strumento ai giovani, impegnati nei vari percorsi formativi, ma anche agli educatori, agli insegnanti, a chi partecipa alle varie iniziative. Si risponde scrivendo, su un foglio che resterà anonimo. La raccolta delle diverse testimonianze fornisce ai responsabili del progetto un prezioso materiale di riflessione. Per molti giovani il Quetepa rappresenta l’occasione per comunicare vissuti profondi, anche dolorosi, in molti casi nascosti a loro stessi, ma anche per esprimere la gioia che l’esperienza ha fatto sorgere, la consapevolezza nuova acquisita, il desiderio di impegnarsi per la comunità.