Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c1
Queste diverse sperimentazioni
condividono la ricerca di dare una rappresentazione adeguata al patrimonio territoriale
di lunga durata, cioè l’insieme di manufatti, pratiche e saperi sedimentati nel
territorio che sono pervenuti fino a noi attraverso una sedimentazione durata secoli, a
volte millenni. Un patrimonio esito del rapporto tra esseri umani che, vivendo in un
luogo, si sono misurati per prova ed errore con il contesto, cercando di costruire degli
ambienti il più possibile abitabili, la cui permanenza nel tempo è anche indice degli
aspetti di resilienza che queste trasformazioni hanno dimostrato di possedere rispetto
agli eventi climatici, economici, demografici che hanno attraversato i vari secoli.
Quindi questa sedimentazione è davvero qualcosa
¶{p. 47}di rilevante,
dalla quale possiamo anche apprendere delle cose importanti approfondendo la conoscenza
di ciascun paesaggio.
La fig. 4 riproduce una delle
cartografie ufficiali del piano paesaggistico della Regione Puglia, rappresentativa
della pluralità dei paesaggi pugliesi. Il Codice dei beni culturali e del
paesaggio ci dà indicazioni, appunto, del fatto che andrebbero
individuati i diversi ambiti di paesaggio, e i caratteri che li connotano. È però una
questione implicita in questo dettato il fatto che vengano riconosciuti i diversi
paesaggi che caratterizzano, esito delle diverse condizioni ambientali originarie e
delle diverse civilizzazioni che si sono succedute, ciascun territorio.
La fig. 5 riproduce una cartografia
che conosco più delle altre, in quanto ho contribuito direttamente a promuoverla.
L’obiettivo che ci eravamo dati con questa cartografia era quello di riuscire,
ovviamente con elaborazioni GIS ¶{p. 48}che hanno utilizzato le banche
dati regionali disponibili e pertinenti, a restituire un’immagine leggibile non soltanto
agli specialisti, ma anche a chiunque volesse capire di più la struttura del paesaggio
della Toscana
[11]
.
Questo aspetto è molto importante
perché, se l’attenzione alla qualità del paesaggio è decisivo che sia presente nelle
diverse politiche settoriali degli enti territoriali, è fondamentale che ciò che
qualifica un certo paesaggio sia rappresentato in modo tale da essere leggibile anche da
coloro che possono contribuire alla costruzione di queste politiche, che non
necessariamente sono esperti di pianificazione o di rappresentazione cartografica.
In questo esempio cartografico si
può notare come siano state enfatizzate le permanenze di lungo periodo e invece in
¶{p. 49}qualche modo «spente» le urbanizzazioni contemporanee che
rendono meno leggibili le trame di lungo periodo che caratterizzano quel territorio.
Trame importanti non tanto e non solo per i propri valori storici, per la resilienza
ambientale incorporata, ma anche per il fatto di rappresentare anche il lavoro di
generazioni e generazioni di persone che sono vissute prima di noi. Per queste persone,
in un tempo nel quale non c’erano le tecnologie delle quali ci siamo abituati ad
avvalerci nel tempo più recente, la sostenibilità del contesto era oggetto di
un’attenzione molto, molto più approfondita, per necessità. L’approfondimento della
relazione sostenibile con il contesto, a fronte delle concezioni astratte,
a-territoriali e a-storiche di transizione ecologica, costituisce un aspetto che sarebbe
importante riprendere: non dimentichiamocene.¶{p. 50}
7. Una parola chiave: «contesto»
Il verbo latino texere – in italiano «tessere» – significa intrecciare… textus […] contexere significa connettere fra loro intrecci di vario genere, in italiano «contessere», il cui participio passato è appunto «contesto».[…] Per catturare con il pensiero sia le parti che l’insieme di un monumento non bastano schede, cataloghi o immagini singole, servono invece sue rappresentazioni articolate per periodi, ingrandibili e rimpicciolibili, fino a cogliere sia il dettaglio minimo sia l’unità del tutto […], e ciò onde poter cogliere per intero e in un colpo d’occhio la sequenza di cose interrelate che formano quel monumento […].La coscienza dei contesti, un tempo spontanea e vitale, si è andata affievolendo con la modernità, per la quale la storia è un fastidio, come pure per la speculazione edilizia, sicché oggi dobbiamo riscoprire questi insiemi nel loro valore in quanto essenze materiali complesse e in metamorfosi, viventi lungo archi di tempo anche lunghissimi […] [12] .
La citazione riportata è, non a
caso, di un archeologo. L’approfondimento forse più significativo su questa parola negli
ultimi anni è stato in effetti compiuto da una serie di scuole archeologiche abituate a
lavorare sugli scavi. Negli scavi si ritrovano alcune volte singoli oggetti, il più
delle volte frammenti di oggetti ai quali è fondamentale attribuire un significato.
Obiettivo non semplice, che può essere soddisfatto soltanto ricostruendo tutte le
relazioni che è plausibile ipotizzare di questi oggetti con altri oggetti, pratiche,
soggetti, ecc.
Questo lavoro di costruzione
d’ipotesi rappresenta un analogo molto stimolante, molto importante anche per noi che ci
occupiamo di paesaggi.
Questa è un’ulteriore definizione
di un altro archeologo, appunto Daniele Manacorda, ancora sul «contesto», che evidenzia
in modo assai chiaro gli aspetti mutuabili anche nel considerare il
paesaggio:¶{p. 51}
Gli archeologi chiamano «contesto» quella situazione in cui uno o più oggetti o le tracce di una o più azioni si presentano all’interno di un sistema coerente in un rapporto reciproco nello spazio e nel tempo sulla base di relazioni di carattere funzionale.Nei suoi aspetti stratigrafici (contesto deposizionale) il contesto è un concetto fondamentalmente statico, nei suoi aspetti funzionali (contesto d’uso) è piuttosto un evento dinamico, nei suoi aspetti culturali si carica anche di valori estetici ed etici. Il contesto presume comunque una componente quantitativa, misurata nello spazio e nel tempo, e una qualitativa, da cui trae senso storico e umano.La realtà si presenta sempre sotto forma di contesti, ogni componente dei quali ha un valore intrinseco, proprio delle sue caratteristiche, e un valore estrinseco, che è funzione delle relazioni reciproche. Ogni parte ha quindi un senso in sé e un valore aggiunto. Spostamenti, accumuli e sottrazioni producono alterazioni di una situazione di instabile equilibrio, che ci aiuta a guardare con occhi curiosi il mondo intorno a noi nelle sue incessanti manifestazioni, scrutando i nessi, anche immateriali, che le collegano e le giustificano. […]Tutto, dal singolo sampietrino nel selciato al più complesso comportamento umano, cambia di senso se visto isolato o all’interno del contesto cui appartiene. Per questo la realtà, dai diversi punti di vista da cui la osserviamo, ci appare mutevole e spesso inafferrabile, anche se sempre carica di storia, che è racconto di relazioni [13] .
Tutto cambia di senso se visto
isolato o all’interno del contesto cui appartiene: questo vale per il patrimonio
culturale, il paesaggio e così via, ed è una riflessione che può apparire banale, ma che
non si può assolutamente dare per acquisita, come si può constatare in riferimento a
moltissime procedure di pianificazione, di valutazione, di progettazione nei quali le
trasformazioni proposte sono isolate rispetto al territorio di riferimento. Purtroppo
non è pratica diffusa nemmeno nelle commissioni locali per il paesaggio, nelle
soprintendenze, nelle conferenze di servizi, ecc. considerare i progetti di
trasformazione all’interno di un territorio che
¶{p. 52}sia più ampio di
quello del lotto o del contesto immediato interessato dalla trasformazione.
Note
[11] Questi ed altri aspetti sono stati approfonditi nei contributi contenuti in A. Marson (a cura di), La struttura del paesaggio. Una sperimentazione multidisciplinare per il Piano della Toscana, Roma-Bari, Laterza, 2016.
[12] A. Carandini, La forza del contesto, Roma-Bari, Laterza, 2017, pp. 5-6.
[13] D. Manacorda, Contesto, in C. Benzoni (a cura di), In una parola. Frammenti di un’enciclopedia casuale, Varese, Benzoni, 2014, pp. 64-65.