Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c23
Filippo Magni Il paesaggio nel cambiamento climatico. La transizione energetica come catalizzatore di un futuro a basse emissioni di carbonio
Notizie Autori
Filippo Magni insegna Tecnica e pianificazione urbanistica presso l’Università IUAV di
Venezia. È autore, tra l’altro, di Climate proof planning. L’adattamento in
Italia tra sperimentazioni e innovazioni (2019) e curatore di Cambiamento
climatico e paesaggio. Dalla definizione degli impatti alla costruzione di nuovi
modelli di governance (2023, con M. Reho e F. Musco).
Abstract
Il processo internazionale generato dal protocollo di Kyoto e il lavoro
decennale del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) hanno
progressivamente presentato l’evidenza del riscaldamento globale come la sfida
futura e più urgente per l’umanità. Le politiche nazionali e sovranazionali in
materia di energie rinnovabili sono oggi al centro delle strategie sviluppate per
affrontarlo. La relazione in evoluzione tra paesaggio ed energia può offrire un
campo (a volte) senza precedenti per osservare i processi di trasformazione del
paesaggio (tanto urbano quanto rurale), sviluppare percorsi di ricerca basati
sull’evidenza empirica e ampliare la conoscenza sui processi attraverso i quali i
"nostri" paesaggi diventano quello che sono. Il recente sviluppo di un’agenda
globale verso un futuro a basse emissioni di carbonio17 ha indotto uno sviluppo
senza precedenti nelle energie rinnovabili e nelle politiche energetiche
rinnovabili. Gli studi sul paesaggio si sono sviluppati come campo disciplinare.
L’energia non è né una tecnologia definita né una disciplina in quanto tale. Alcuni
tipi di paesaggi energetici hanno già suscitato interesse analitico, come i paesaggi
idroelettrici o i paesaggi delle linee di trasmissione di energia. Molte delle
questioni affrontate non hanno ancora una risposta definita e strutturata a livello
disciplinare. Alcune di queste, soprattutto, non devono avere risposta in questo
preciso momento storico. L’esplorazione interdisciplinare della relazione tra
paesaggio ed energia è ormai all’ordine del giorno e come il paesaggio, essa stessa
muta e si evolve.
Il processo internazionale generato dal
protocollo di Kyoto e il lavoro decennale del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti
climatici (IPCC) hanno progressivamente presentato l’evidenza del riscaldamento globale come
la sfida futura e più urgente per l’umanità. Le politiche nazionali e sovranazionali in
materia di energie rinnovabili sono oggi al centro delle strategie sviluppate per
affrontarlo. Ora che cala il sipario sull’era del petrolio a buon mercato, ci viene
ricordato ancora una volta il ruolo vitale dell’energia per la nostra esistenza
[1]
. Il valore dell’energia è ovviamente riconosciuto ben oltre i confini della
scienza e della tecnica. I continui cambiamenti nel mix energetico, che includono un aumento
della quota di energie rinnovabili, e il sempre più urgente obbligo di orientarsi verso una
reale e profonda transizione energetica, innescano e strutturano l’interesse per il rapporto
tra energia e paesaggio. Le trasformazioni nei modelli di generazione, controllo e utilizzo
dell’energia nella società umana, espresse dalle pratiche attraverso le quali essa veniva
generata, trasportata e consumata, ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella
strutturazione di identità, territori e paesaggi. L’energia rinnovabile, un tempo l’unica
fonte disponibile per l’uomo, sta attualmente vivendo una rinascita semi-obbligata. Le
politiche energetiche nazionali e sovranazionali sono al centro delle strategie definite per
affrontare in maniera strutturale le cause e gli impatti del cambiamento climatico.
¶{p. 414}
Ufficialmente guidato da una serie di
obiettivi, come la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, le preoccupazioni
ambientali, lo sviluppo di tecnologie di esportazione o lo sviluppo rurale, il sostegno
statale alle energie rinnovabili è stato notevolmente aumentato nella maggior parte dei
paesi sviluppati (soprattutto all’interno dell’Unione Europea) e anche in molti paesi in via
di sviluppo
[2]
. Il crescente accordo a favore di uno sviluppo globale delle energie alternative
è stato ulteriormente rafforzato dai cambiamenti nella leadership politica, in particolare
all’interno di nazioni fortemente impattanti come, per esempio, gli Stati Uniti.
L’innovazione tecnologica in campi come l’energia solare, la produzione da biomassa e
soprattutto l’energia eolica vengono ora invocate come una (parte) delle possibili soluzioni
all’attuale depressione economica. Mentre l’India, la Russia o la Cina stanno saltando su
questo carro, alcuni paesi europei hanno già una lunga tradizione in materia di energie
alternative, in particolare sull’energia eolica
[3]
.
Queste continue evoluzioni
politico-strategiche legate al mix energetico necessario per far fronte alle necessità
sociali future (senza comprometterne il futuro stesso)
[4]
innescano un nuovo interesse per il rapporto paesaggio-energia. Come già
accennato, l’energia, sia rinnovabile che non, è distribuita in modo ampio e irregolare sul
territorio. La possibilità di pianificare, progettare e sfruttare questa energia dipende in
gran parte dalle caratteristiche fisiche specifiche del paesag¶{p. 415}gio,
che possono variare notevolmente da una zona all’altra. Gli impatti spaziali, da sempre
fonti di grandi dibattiti tanto all’interno delle discipline di governo del territorio,
quanto nel dibattito pubblico, offrono nuovi promemoria visivi della provenienza della
nostra energia, aumentando così la consapevolezza sugli effetti e le conseguenze della
nostra domanda energetica
[5]
. A sua volta, questo impatto spaziale può essere considerato come la
ricomposizione dei legami socio-tecnici tra paesaggio ed energia
[6]
. Il paesaggio, in quest’ottica, struttura nuovi schemi politici per aprire i
processi decisionali e integrare una nuova dimensione nelle politiche energetiche, tanto
quanto le nuove prospettive energetiche potrebbero portare nuove dimensioni nelle politiche
e nei processi paesaggistici poiché i paesaggi subiscono enormi mutazioni nel contesto della
prevista transizione verso un’energia, un’economia e una società a basse emissioni di
carbonio.
1. Paesaggio ed energia come opportunità per rileggere criticamente la transizione di città e territori
La relazione in evoluzione tra
paesaggio ed energia può offrire un campo (a volte) senza precedenti per osservare i
processi di trasformazione del paesaggio (tanto urbano quanto rurale), sviluppare
percorsi di ricerca basati sull’evidenza empirica e ampliare la conoscenza sui processi
attraverso i quali i «nostri» paesaggi diventano quello che sono. C’è molto lavoro da
fare per identificare, descrivere e interpretare questa relazione. L’energia eolica,
solare, da biomassa, geotermica e marina costituiscono una gamma di opzioni esistenti
che, sebbene già ampia, è destinata ad espandersi in futuro. I «Paesaggi delle energie»
rappresentano quindi ¶{p. 416}un importante campo di ricerca emergente.
Proprio perché questo campo è ancora emergente e in fase di coalescenza, tuttavia, non
possiamo riflettere adeguatamente sulla transizione energetica e sulla sua relazione con
i processi paesaggistici se ci affidiamo esclusivamente agli strumenti, alle teorie e ai
concetti attualmente a nostra disposizione.
Il passaggio da combustibili fossili
a (più) fonti di energia rinnovabili, proprio per il semplice fatto che sono più
decentralizzate, introduce nuovi modelli nel quadro della pianificazione territoriale:
nuovi poteri, nuove connessioni e nuove relazioni socio-economiche. Le grandi visioni
energetiche nazionali, idealizzate (perlopiù) da regimi totalitari, non sono facilmente
realizzabili attraverso una governance decentralizzata dell’energia e di conseguenza,
del paesaggio. Come minimo, l’adozione e la strutturazione diffusa di produzione
energetica rinnovabile richiederanno un’altra visione e un’altra pratica di
programmazione politica. Se questo è vero, allora potremmo imparare sia utilizzando la
prospettiva della politica paesaggistica che quella energetica lavorando al crocevia tra
paesaggio ed energia. Due domande fondamentali sorgono dunque spontanee quando si
considerano i cosiddetti «paesaggi dell’energia » come un campo di ricerca emergente:
cosa potremmo guadagnare guardando il paesaggio attraverso l’energia? E cosa
guadagneremmo guardando l’energia attraverso il paesaggio?
2. Interpretare le dinamiche di cambiamento del paesaggio attraverso la prospettiva energetica
Le energie sono il potere
dell’azione. Sono risorse per le attività umane. Nuove energie portano nuove pratiche.
Attraggono e generano investimenti. Sono la fonte di trasformazioni senza precedenti del
paesaggio e della società. Attirano l’attenzione su certe tipologie di paesaggi che
prima non erano ambiti o anche solo considerati di pregio
[7]
. Le ¶{p. 417}innovazioni nell’approvvigionamento e nell’uso
dell’energia («sviluppo» o «sfruttamento», a seconda del punto di vista politico)
portano alla formazione di nuovi paesaggi e alla rivisitazione di quelli esistenti
attraverso la prospettiva energetica. Ad esempio, attualmente gli appassionati di
birdwatching stanno imparando molto sugli uccelli e i pipistrelli derivanti dallo
sviluppo dell’energia eolica. Non avevano mai beneficiato di tali mezzi economici per
intraprendere indagini. Non erano mai stati chiamati a svolgere indagini in parti del
territorio che non fossero sospettate di essere importanti aree per la presenza di
uccelli. La «lente» dell’energia porta gli appassionati di birdwatching in nuovi luoghi
dove possono completare la mappatura geografica della presenza animale, in luoghi dove
scoprono abitudini di uccelli sconosciute, se non specie sconosciute. Eppure c’è di più.
Osservare gli uccelli «attraverso l’energia eolica» spinge i birdwatcher a cambiare il
loro punto di vista, a concentrarsi sugli usi che gli uccelli fanno del vento in
determinati siti e a comprendere le strategie degli uccelli nei confronti delle turbine
in questi siti. Gli uccelli diventano parte di un nuovo paesaggio in divenire. Il
paesaggio si anima di una rinnovata presenza di uccelli. È un paesaggio che ruota
attorno al vento. Si tratta di condividere il vento, è relazionale. È anche politico
poiché le procedure, gli strumenti di piano e le istituzioni devono aprirsi e adattarsi
per rendere conto di questa presenza e riflettere su quanto ce ne prendiamo cura.
L’aumento dell’energia eolica offshore e delle energie marine potrebbe anche gettare
nuove prospettive sulla fauna marina e sui «paesaggi marini». Potrebbe fornire mezzi
senza precedenti per rappresentarli e renderne conto nelle nostre istituzioni
[8]
.
¶{p. 418}
Note
[1] La Cop28 (Conferenza delle Parti 2023) di Dubai si è conclusa dopo 14 giorni con un accordo che riconosce per la prima volta la necessità di una transizione dai combustibili fossili. La transizione dai combustibili fossili riguarda esclusivamente i «sistemi energetici», senza coinvolgere il loro utilizzo in plastica, trasporti o agricoltura.
[2] A fine 2022 nel mondo era installata una capacità di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili pari a 3.372 GW. Secondo IRENA, l’Agenzia internazionale per l’energia rinnovabile, il 48% di questa potenza era operativa in Asia (1.630 GW), la gran parte della quale, tra solare, eolico, idroelettrico e altre fonti minori per un totale di 1.160 GW, nella sola Cina.
[3] Dal 2018 ad oggi la capacità eolica della sola Svezia è raddoppiata. Il paese scandinavo, ora, vanta quasi 5 mila turbine che due mesi fa hanno generato 4 terawatt di energia.
[4] Coerenti con il principio Do No Significant Harm (DNSH) che prevede che gli interventi previsti dai PNRR nazionali non arrechino nessun danno significativo all’ambiente: questo principio è fondamentale per accedere ai finanziamenti del RRF. Inoltre, i piani devono includere interventi che concorrano per il 37% delle risorse alla transizione ecologica.
[5] A.M. Adil e Y. Ko, Socio-technical evolution of decentralized energy systems: A critical review and implications for urban planning and policy, in «Renewable and Sustainable Energy Reviews», 57, 2016.
[6] J. Janssen e L. Knippenberg, The heritage of the productive landscape: landscape design for rural areas in the Netherlands, 1954-1985, in «Landscape Research», 33, 2008, n. 1, pp. 1-28.
[7] Con la nuova nozione di «paesaggio» introdotta dalla Convenzione europea del paesaggio (CEP) e fatta propria dal codice dei beni culturali e del paesaggio, si realizza una vera inversione di tendenza rispetto al passato. Infatti, secondo la nuova nozione, il «paesaggio» è un bene della collettività e in quanto bene risorsa merita di essere tutelato e o valorizzato in ogni caso e luogo anche se degradato o sprovvisto di qualità particolari». Tutto il territorio diviene quindi paesaggio.
[8] È stato dimostrato dai che le turbine offshore galleggianti possono agire come strutture artificiali simili alle barriere coralline: fornendo una superficie di protezione, e creando una zona di sicurezza che esclude le imbarcazioni e la pesca, possono costituire un rifugio per le popolazioni ittiche. K. Gee, Offshore wind power development as affected by seascape values on the German North Sea coast, in «Land Use Policy», 26, 2009, n. 3, pp. 185-195.