Matelda Reho, Filippo Magni (a cura di)
Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c6
Un ulteriore rafforzamento della valutazione paesistica integrata viene dall’utilizzo delle teorie dell’informazione (ad esempio, i «paesaggi cognitivi» di Farina [61]
), della percezione (therapeutic landscape o «paesaggi curativi») o delle teorie relative ai metabolismi (flussi di materia, energia, informazioni). L’avvicinamento a «paesaggi cognitivi», le cui «figure» rappresentano pratiche interattive di vita umane, animali e vegetali, consente di far emergere senza ambiguità alcune componenti fondative dell’identità collettiva e, se utile, ricomporre eventuali soggetti della pianificazione. Con l’aumento della «coscienza di luogo» si può generare una moltiplicazione infinitesimale e frattale delle identità (figure) paesaggistiche dei luoghi [62]
, un accrescimento asintotico di valore del patrimonio anche mediante riuso e una dilatazione dei modelli di rappresentazione [63]
.
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6. Possibili forme di interazione: prove e strategie

La figura territoriale o di paesaggio è «per costruzione» una forma di interazione che può agevolmente contenere la coppia VAS-VP opportunamente ridefinita. La ridefinizione richiederebbe l’abbandono dell’approccio matriciale e per indicatori di VAS a favore dell’approccio metabolico o per servizi ecosistemici (SE). I bilanci locali capacità-flussi dei servizi di approvvigionamento, supporto e regolazione verrebbero associati ai cosiddetti servizi ecosistemici culturali, di cui il paesaggio è espressione decisiva. Questa associazione, già proposta da esperienze di «natura in città» e di ecological urbanism [64]
, non avverrebbe sulla base di mere evidenze empiriche (per quanto utili), ma con un progetto di governance finalizzato alla costruzione di un plausibile ecosistema sociale (SES). Alcune esperienze collaborative vanno in questa direzione [65]
. Un elemento critico di questo approccio sta nel gradiente antropocentrico, più o meno elevato in funzione delle strategie di sostenibilità. Questa forma {p. 150}di interazione sembra la più promettente anche se la sua costruzione non può che procedere per approssimazione [66]
.
Gli approcci metabolico e del life cycle assessment offrono buone opportunità ove modelli di flusso di materiali, sostanze, servizi e informazioni vengono associati a morfologie (figure) insediative mature, in crescita o in declino, a diversi gradienti di densità, compattezza, porosità, apertura, interazione urbano-rurale, e così via [67]
. Nelle analisi del metabolismo è cruciale disporre di «mappe territoriali» con sorgenti, flussi e processi ancorati allo stato e alle dinamiche della piattaforma fisica. Gemelli virtuali degli insediamenti (BIM estesi) possono replicare metabolismi reali fornendo indicatori strategici per la VAS e generare interfacce relazionali. La combinazione di componenti fisiologiche, fisiche, funzionali, meteorologiche e climatiche, assieme a quelle culturali, patrimoniali e identitarie, può aiutare a riconoscere il metabolismo «territoriale paesaggistico». Gli stessi piani o progetti paesaggistici potrebbero accogliere «quadri metabolici di sintesi» relativi alla piattaforma morfologica e culturale, assemblando le tematiche metaboliche trattate in piani e programmi settoriali (acqua, suolo, aria, SE, energia, cibo, rifiuti, ecc.) [68]
.
Vi sono, comunque, altre forme di interazione, certo meno efficaci, ma forse utili in un percorso di transizione. La disponibilità di dati di diversa fonte, l’interoperabilità, l’evoluzione della statistica spaziale e degli algoritmi classificatori, la stessa potenza di calcolo dei Geographic {p. 151}Information System (GIS) rendono oggi possibili operazioni di mapping molto complesse. Esse non si limitano alla rappresentazione di descrittori, indici o indicatori, né a «prodotti logici» o ad operazioni di overlay. Offrendo opportunità simulative e valutative, richiedono veri e propri «progetti di mapping» supportati da processi di design collaborativo e comunicativo. Questi progetti vanno oltre la «generazione di indicatori», per quanto motivata dal punto di vista metrico e semantico [69]
.
D’altra parte, l’approccio per indicatori si sta evolvendo in due direzioni non necessariamente antitetiche. Da un lato, si tende a passare da indicatori semplici o composti a loro elaborazioni multidimensionali con verifiche di coerenza fra semantica e metrica. Dall’altro, si opera sui nessi fra indicatori allo scopo di costruire modelli interpretativi in grado di connettere le ipotesi iniziali con gli sforzi di aggregazione finale.
Lungo la prima direzione insiste, ad esempio, Cordara [70]
con una analisi comparativa delle tassonomie relative agli indicatori di paesaggio proposte dalla manualistica italiana [71]
. Le fonti manualistiche sono confrontate con l’uso di indicatori in rapporti ambientali di VAS relativi ai piani paesaggistici o ai {p. 152}piani territoriali sia regionali che provinciali in Italia. In assenza dei rapporti ambientali sono stati esaminati i piani paesaggistici regionali o provinciali contenenti indicatori di paesaggio.
L’esito della ricerca si limita ad una riclassificazione, quando sarebbe stato forse più utile operare lungo la seconda direzione. Si potrebbe tentare una descrizione di stato e dinamica dei paesaggi per tematica (con o senza benchmark), per morfotipi e figure. Potrebbe essere utile combinare le dimensioni descrittive con quelle percettive (su stati e azioni di contrasto, tutela, rigenerazione) per tipi di popolazione. A questo scopo risulta fertile la distinzione fra percezioni generiche, specifiche o reattive. Passi decisivi sarebbero, inoltre, possibili mediante integrazione (e non mera giustapposizione) degli indicatori paesaggistici (IP) con indicatori ambientali (IA) (IP*IA). Risultati interessanti potrebbero derivare anche dal passaggio dalla dimensione analitica a quella valutativa (da descrittori a criteri).
Vanno (debolmente) in questa direzione gli indicatori di paesaggio costruiti a partire da teorie sullo sviluppo sostenibile che, come abbiamo commentato in precedenza, tendono a descrivere distintamente i domini ambientale e paesaggistico [72]
. Più efficaci sembrano alcune pratiche a contenuto tematico. Ad esempio, in Svizzera, dagli anni ’80 del secolo scorso viene monitorato il «paesaggio sotto pressione». Dal 2007 è stato sostituito con il programma di monitoraggio LABES che rileva le trasformazioni fisiche e percepite del paesaggio, utilizzando una trentina di indicatori. LABES evidenzia come il paesaggio si modifichi al variare dei contesti urbani e rurali e come queste modifiche, assieme alle azioni di contrasto, tutela e rigenerazione, vengano percepite dalla popolazione. Una sintesi sullo stato del paesaggio, sulle dinamiche culturali che lo accompagnano e sulle misure adottate dalla Confederazione è contenuta nel rapporto sull’ambiente pubblicato ogni quattro anni [73]
. {p. 153}
Di un certo interesse tematico è anche l’esperienza della Rete rurale nazionale (RRN 2014-2020). Essa ha identificato «mosaici paesistici» utilizzando indicatori di ecologia del paesaggio. All’interno dei mosaici (aggregazioni di patch) sono calcolati indici di uso del suolo, con «presenze» su superfici e densità (siepi, terrazzamenti, muretti a secco e così via), indici di ecologia del paesaggio (di dominanza, diversità, densità e forma) [74]
, assieme ad indici di valutazione storico-culturale. L’indice storico e la classe di integrità paesaggistica vengono costruiti sulla base di confronti catastali. Questo approccio si avvicina a quello seguito da ISPRA, quando produce indicatori di diversità (sostenibilità del sistema ecotonale), di frammentazione, connessione, protezione (aree protette, rischio, naturalità e così via) con evidenti connessioni paesaggistiche.
Nel piano regolatore generale del 2014 di Bra (da tempo città slow) si propone un set di indicatori per il monitoraggio della percezione paesaggistica: complessità della scena paesaggistica, coni ottici paesaggistici, presenza di elementi peculiari, vulnerabilità visiva, inter-visibilità, ampiezza e profondità del campo visivo. L’aspetto interessante è l’uso della percezione in luoghi strategici e «ambiti» operativi. Ad esempio, con l’indicatore «complessità della scena paesaggistica» viene posto implicitamente il problema del riconoscimento della interazione tra le tessere (zone normative e vincoli) e la loro composizione in «scene». Il monitoraggio delle trasformazioni strategiche può essere così effettuato per scena, tenendo conto della conformazione duale dell’insediamento: città densa vs città lineare; città di pianura vs città di collina; campagna che si fa «documento di storia urbana millenaria». Per diventare operativa l’interazione richiede l’adozione di «statuti» locali a cui ancorare forme contrattuali (tipo contrat de pays/territoire) [75]
, consentendo
{p. 154}una maggiore apertura degli strumenti di pianificazione ordinaria.
Note
[61] Farina, Il paesaggio cognitivo, cit.
[62] Magnaghi, Il principio territoriale, cit., p. 115.
[63] Ibidem, pp. 123-124. La codificazione morfo-tipologica tende ad «esplodere» con le mappe di comunità. In esse, saperi esperti e ordinari accolgono spunti di reciprocità. L’approccio territorialista è molto esplicito in proposito con evidenti influenze su importanti esperienze di pianificazione paesaggistica in attuazione del Codice. Questo approccio tratta sia la messa in valore del patrimonio territoriale, sia la sua consistenza. La «metodologia di messa in valore del patrimonio territoriale» prevede, in primo luogo, la sua descrizione, interpretazione e rappresentazione secondo l’approccio morfo-tipologico e percettivo con ricomposizione in figure territoriali; in secondo luogo, il riconoscimento di regole morfogenetiche (ecologiche, storico-strutturali, bio-regionaliste) e di trasformazione (conservazione, criticità, invarianti, statuti, norme figurate); cfr. ibidem, p. 127 con schema riassuntivo. Lo «strumento tecnico di misura della consistenza patrimoniale» (p. 126) attiva i seguenti criteri: «grado di persistenza e conservazione dei caratteri morfo-tipologici e identitari dei paesaggi»; «grado di funzionamento delle “precondizioni” dell’insediamento umano (equilibri idro-geomorfologici, qualità e continuità delle reti ecologiche, grado di gestione del metabolismo urbano e territoriale)»; livello di coscienza di luogo misurato rispetto a diverse dimensioni; locale «grado di cura» (médiance); grado di «aderenza» del sistema di governo locale agli obiettivi comunitari e a istituti di autogoverno; «responsabilità socio-territoriale dell’impresa» in una prospettiva di economia civile.
[64] S. Hagan, Ecological Urbanism: The Nature of the City, London-New York, Routledge, 2015.
[65] D.P.S. Terêncio et al., Integrating Ecosystem Services into Sustainable Landscape Management: A Collaborative Approach, in «Science of the Total Environment», 2021, n. 794.
[66] Cfr. Trussardi, I servizi ecosistemici nella costruzione del piano regolativo locale, cit., passim.
[67] P. Ferrão e J. Fernandez, Sustainable Urban Metabolism, Cambridge, MA, Mit Press, 2013; D. Patassini, Circolarità, simbiosi e metabolismi: verso un disegno strategico delle coppie (C, M). Progetto di ricerca Urban Wins – Urban Metabolism for Building Waste Management Innovative Networks and Strategies, IUAV Università di Venezia (mimeo), 2017; Id., Metabolismo e configurazioni spaziali: verso strategie trans-scalari e relazionali. Note di lavoro. Progetto di ricerca Urban Wins – Urban Metabolism for Building Waste Management Innovative Networks and Strategies, IUAV Università di Venezia (mimeo), 2018.
[68] R. Pasini, Metabolismo territoriale paesaggistico e futuri scenari spaziali, in L. Montedoro e M. Russo (a cura di), Fare urbanistica oggi. Le culture del progetto, Roma, Donzelli, 2022, pp. 197-210.
[69] In Italia, un tentativo è stato effettuato dall’Osservatorio del paesaggio dei parchi del Po e della collina torinese. Nel working paper 7/2007, curato dal Dipartimento interateneo Territorio Politecnico e Università di Torino, vengono definiti indicatori di accompagnamento alle azioni del piano territoriale di coordinamento (PTC) e di valutazione ambientale per unità di paesaggio degli spazi verdi peri-urbani. Gli scenari del piano territoriale sono valutati con il sistema di indicatori VOLPAE.1 su fattori strutturali, di valorizzazione e pressione, mentre un secondo sistema di indicatori VOLPAE.2 intende accompagnare la VAS in itinere del PTC. Si tratta di un tentativo di integrazione della componente paesaggistica nella VAS e di attivazione di un dispositivo di monitoraggio operativo. L’esito è comunque parziale.
[70] P. Cordara, Indicatori del paesaggio e pianificazione territoriale. Prima parte: Metodologia generale e raccolta dati per regione, in «Valutazione ambientale», 2011, n. 20, pp. 9-21.
[71] S. Malcevschi e G. Poli, Indicators for Sustainable Management of the Landscape: Some Italian Proposals and Experiences, International Seminar «Landscape Indicators. Challenges and Perspectives», Barcelona, 2007; Vallega 2013.
[72] A. Vallega, Indicatori per il paesaggio, Milano, FrancoAngeli, 2013.
[73] L’ultimo è stato pubblicato nel 2022 con titolo Landschaft im Wandel (paesaggio in transizione) dall’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) e dall’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL).
[74] Ad esempio, indice di dominanza di Shannon, di diversità di Hill e di Sharpe, edge density, landscape shape index.
[75] Cfr. contratti regionali francesi: per tutti, Région Nouvelle-Aquitaine, Cadre d’intervention de la politique contractuelle territoriale, Pôle Datar, 2022.