Matelda Reho, Filippo Magni (a cura di)
Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c6
Considerazioni analoghe sembrano valere per l’introduzione esplicita dei servizi ecosistemici (SE) nella pianificazione e nella relativa VAS [37]
. Come evidenziato in una rassegna sul sistema di pianificazione nell’ambito della ricerca Venice 2021 [38]
, gli strumenti di governo del territorio (di tipo regolativo e non regolativo, generali e settoriali, a diverse scale) tendono a riconoscere il ruolo dei SE, anche in modo esplicito, ma non assumono come riferimento cardine il loro bilancio in termini di dotazione e flussi attuali e previsti. Ciò priva la VAS di una componente «strategica». In un test effettuato a livello municipale [39]
è emerso come la considerazione esplicita dei SE nei processi di costruzione del
{p. 139}piano tenda a modificare il quadro conoscitivo, la cartografia, le norme di attuazione, le strategie, la stessa VAS e i suoi dispositivi di monitoraggio. Durante il test si è confrontato il processo analitico-standard con un processo modificato. Il processo ha comportato l’analisi dell’uso del suolo con legenda specifica, l’identificazione della distribuzione spaziale dei SE selezionati (in termini effettivi e potenziali) e le principali interazioni di capacità e flusso fra domanda e offerta. L’analisi degli usi del suolo in termini di SE è avvenuta con attribuzione di valori parametrici validati, con generazione delle mappe previste dal quadro conoscitivo, compresa la mappa di trasformabilità. Per la mappatura dei SE si è fatto riferimento alle matrici di Burkhard e colleghi [40]
, rinviando ad una procedura applicata in Emilia-Romagna con opportuni aggiustamenti contestuali [41]
.
L’inclusione di funzioni di rischio (climatico, sanitario, ambientale, idro-geologico) e di funzioni metaboliche nella VAS potrebbe comunque presentare alcune contiguità con VP soprattutto in materia di «paesaggi a rischio» o afflitti da «detrattori» di vario genere: edifici e infrastrutture, frammentazione della sentieristica storica, privatizzazione di spazi di connessione collettiva e così via. In questa logica, non va sottovalutato il ruolo di contrasto dei paesaggi terapeutici e del benessere, declinazioni specifiche dei paesaggi {p. 140}cognitivi e dell’ecologia comportamentale del paesaggio [42]
. Indipendentemente dall’efficacia delle strategie e tecniche di valutazione e regolazione del rischio, diventa strategico (anche se discrezionale e ad effetti variabili) rinviare a qualche principio di precauzione, come responsabilità etica e politica.
Se la VAS presenta diversi tipi di apertura a VP, contribuendo a definire innovative forme di interazione, anche VP offre interessanti possibilità in proposito. Alcune sono già state introdotte con l’ecologia urbana, l’ecologia del paesaggio e la bionomia del paesaggio, ma per completare il quadro meritano attenzione anche i morfotipi, i contesti figurativi e le figure che da questi derivano.

5. Valutare con morfotipi e figure

Il concetto di morfotipo rurale, urbano o periurbano è stato introdotto in alcune esperienze di pianificazione paesaggistica (soprattutto in Puglia e Toscana). Viene definito come specifico assetto paesaggistico determinato dalla combinazione di caratteri morfologico-strutturali (geo-morfologici, naturalistici, storico- culturali), insediativi e comportamentali. Alla combinazione di questi caratteri sono associabili valori simbolici, vedutistico-estetici, ambientali, economico-sociali oltre a regole e modalità di gestione [43]
. La classificazione dei morfotipi consente la generazione di figure territoriali e di paesaggio a forte valenza analitica, progettuale e gestionale. Come sottolineato a proposito dei morfotipi agro-ambientali toscani, «la distribuzione dei morfotipi non deve essere letta come una zonizzazione del territorio rurale, ma come individuazione di massima {p. 141}di areali all’interno dei quali prevale un tipo di paesaggio rispetto ad altri» [44]
.
I contesti figurativi sono contesti di pertinenza di complessi monumentali, in particolare di ville (tra cui quelle palladiane nella Regione del Veneto) classificate in diverse categorie e appositamente censite [45]
. Oltre al manufatto, il contesto comprende la pertinenza scoperta da tutelare e un areale che ne tutela e valorizza l’inserimento nel tessuto urbano esistente e nel paesaggio circostante.
Morfotipi e contesti figurativi si integrano spesso con eco-mosaici e tessuti paesaggistici. Le figure territoriali o di paesaggio, riconosciute in diversi piani paesaggistici regionali, ispirano un particolare tipo di valutazione in grado di catturare forme di interazione fra VAS e VP. Per questa ragione si propone un approfondimento sul tema della valutazione per immagini o figure.
Il paesaggio naturale si presenta con le sue figure: corsi d’acqua e contigui spazi di divagazione, boschi e foreste, prati e pascoli, savane e deserti, montagne e pianure, fasce costiere, lagune e così via. Anche il paesaggio vissuto si manifesta con le sue figure: un centro storico provenzale piuttosto che lombardo, una zona agricola a vigneto piuttosto che a rotazione, un sistema terrazzato a risaia piuttosto che a tabacco o a vite. Questi paesaggi vissuti si presentano con la loro storia sedimentata, le loro ragioni e possono essere descritti con linguaggi artistici, geografici, sociologici, ecologici, economici rispetto a una varietà di performance e di utilità. Valutare un paesaggio rappresentato in modo positivo, pragmatico o sentimentale è diverso dal valutarlo per come appare, per come si pone allo sguardo e agli eventi.
I contesti, presenti nelle funzioni valutative in modo implicito o esplicito, possono assumere la forma di «immagini» o «figure» ricavate da repertori di memoria più o meno {p. 142}codificati; oppure, di «immagini» o «figure» costruite con l’esperienza. In questo secondo caso è richiesto uno sforzo interpretativo-costruttivo. È, infatti, l’interpretazione che rende contemporanea e utilizzabile l’immagine o la figura, sia essa letteraria, figurativa, musicale o ecosistemica. La figura interpretata è un «costrutto linguistico» che cerca di far interagire il «noi» con ciò che sta «fuori di noi». Così, la figura paesaggistica/territoriale si presenta come sistema di segni, di elementi, dotato di un ordine e di una sua «vita». Per il poeta Andrea Zanzotto [46]
architettura e urbanistica dovrebbero «apparire come strumenti sempre più idonei a favorire la coscienza totale del rapporto che intercorre fra paesaggio e uomo». In questo rapporto, il paesaggio si presenta con diverse «figure»: «Il paesaggio può prendere nel corso dei tempi molti volti come una gente che prende molte vite: ma sempre la sua fioritura o la sua desolazione rispecchiano quelle della società umana» [47]
.
Con queste avvertenze, per poter essere utilizzata assieme ai suoi significati e valori, l’immagine o figura oltre che riconosciuta richiede di essere condivisa, comunicata, con i problemi di «trasparenza» che questa operazione comporta. Le figure possono essere semplici o complesse, omogenee o disomogenee, pacifiche o conflittuali; possono essere parti di un tutto, frammenti di partiture o partiture intere. Esse sono l’esito di una interpretazione non necessariamente univoca, di un percorso epistemologico o ermeneutico.
Contrariamente a quanto suggerisce l’economia dell’informazione che monopolizza l’uso dei segni, riducendo l’immagine a documento, a realtà ed evidenza, le immagini o le figure possono essere un generatore di possibilità. Le immagini possono arricchire contenuti e forme dell’interazione sociale, superando i limiti del linguaggio scritto o parlato. Nel movimento, le immagini corrispondono a segni che ricordano una lingua o uno spartito. Una figura è composta di «materiali», può diventare una invenzione grafica, «una trama di simboli e significati con elementi grammaticali, {p. 143}sintattici, per una retorica dello spazio, vivificata da figure ricorrenti» [48]
, osservabile da un punto di vista e con uno sguardo mobile.
Un utilizzo pratico delle figure è proposto in diverse esperienze di pianificazione e gestione del paesaggio (Puglia, Toscana e Piemonte, fra tutte). In Puglia esso diviene strumento pattizio in politiche agro-urbane e progetti in territori peri-urbani (Patto Città Campagna). Una sperimentazione interessante (ora conclusa) era stata avviata più di dieci anni fa dall’Osservatorio della pianificazione urbanistica e della qualità del paesaggio della Regione Autonoma della Sardegna [49]
. L’Osservatorio proponeva una condivisibile declinazione di «figura paesaggistica» o «territoriale», contigua a quella codificata dalla scuola territorialista fiorentina, basata su due mosse: «ragionare per scenari» e «progettare per sistemi di relazioni». Il concetto di scenario è operativo e attivato su quattro «motivi» sperimentali: paesaggi fluviali, zone umide, strade e margini localizzati in contesti agrari e urbani. I motivi potrebbero essere molti di più, ma i quattro considerati offrono spunti metodologici sufficienti. Per ciascun motivo si riconoscono il sistema relazionale e le dimensioni relazionali prevalenti, giungendo alla individuazione di un abaco e alla costruzione di una matrice meta-progettuale per la qualità paesaggistica. La qualità non è riconosciuta da un paesaggio atteso (come accade in molti strumenti di pianificazione d’area vasta a contenuto paesaggistico), ma da un paesaggio sperimentale (si potrebbe dire combinatorio) in cui si provano, appunto, combinazioni di componenti ecologiche, storico-culturali e socio-economiche in modo controfattuale. Si tratta di una modalità ricorrente nelle pratiche valutative di tipo esplorativo-costruttivo che, in questo caso, legittima gli scenari di lettura e di progetto
{p. 144}rispetto al rischio di perdere il paesaggio per l’azione di stressors naturali e/o antropici (detrattori).
Note
[37] B. Burkhard, F. Kroll, S. Nedkov e F. Müller, Mapping Ecosystem Service Supply, Demand and Budgets, in «Ecological Indicators», 2012, n. 21, pp. 17-29.
[38] Programma di ricerca scientifica Per una laguna «regolata», Linea 4.2 Servizi ecosistemici e gestione dell’ambiente, Corila, Università di Venezia (Ca’ Foscari), IUAV Università di Venezia (responsabile: M. Reho).
[39] R. Trussardi, I servizi ecosistemici nella costruzione del piano regolativo locale. Elementi conoscitivi e valutativi, Corso di Laurea magistrale in Pianificazione e politiche per la città, il territorio e l’ambiente (G75) - curriculum Ambiente, IUAV Università di Venezia, relatori: M. Reho e D. Patassini, tesi di laurea, a.a. 2021-22.
[40] B. Burkhard et al., Landscapes’ Capacities to Provide Ecosystem Services: A Concept for Land-Cover Based Assessments, in «Landscape Online», 2009, n. 15, pp. 1-22; Burkhard et al., Mapping Ecosystem Service Supply, Demand and Budgets, cit.; B. Burkhard et al., Ecosystem Service Potentials, Flows and Demands: Concepts for Spatial Localisation, Indication and Quantification, in «Landscape Online», 2014, n. 34, pp. 1-32, https://doi.org/10.3097/LO.201434.
[41] R. Santolini e E. Morri, I Servizi Ecosistemici, un vecchio approccio per una nuova visione dei beni ambientali, 2017, in https://territorio.regione.emilia-romagna.it; R. Santolini, E. Morri e G. Pasini, Linee guida per un approccio ecosistemico alla pianificazione. Mappatura e Valutazione dei Servizi Ecosistemici. Legge regionale n. 24 del 21 dicembre 2017 (Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio), Bologna, Regione Emilia-Romagna, 2022; O. Caldarice e S. Salata, Valutare i servizi ecosistemici nel piano come risposta alla vulnerabilità territoriale. Una riflessione metodologica a partire dalla proposta di legge sul consumo di suolo in Piemonte, in «Valori e Valutazioni», 2019, n. 22, pp. 67-83.
[42] A. Farina, Il paesaggio cognitivo. Una nuova entità ecologica, Milano, FrancoAngeli, 2006.
[43] I due piani paesaggistici regionali citati sono i più espliciti nell’utilizzo di morfotipi e figure, consentendo così la costruzione operativa di «disegni valutativi»: operazione impossibile con gli strumenti pianificatori che si limitano alla identificazione di unità o ambiti di paesaggio più o meno specifici.
[44] P. Baldeschi et al., La qualità paesaggistica dei morfotipi agroambientali, in A. Marson (a cura di), La struttura del paesaggio. Una sperimentazione multidisciplinare per il Piano della Toscana, Roma-Bari, Laterza, 2016, p. 208.
[45] Cfr. Linee-guida PTCP di Vicenza. Sistema delle ville venete.
[46] A. Zanzotto, Luoghi e paesaggi, Milano, Bompiani, 2013, p. 126.
[47] Ibidem, pp. 127-128.
[48] R. Milani, L’arte della città. Filosofia, natura, architettura, Bologna, Il Mulino, 2015, p. 38.
[49] Regione Autonoma della Sardegna – Osservatorio della pianificazione urbanistica e della qualità del paesaggio, Progettare il paesaggio per sistemi di relazioni, Olbia, Taphros, 2011, e Qualità del paesaggio e opere incongrue, ibidem, 2013.