Tiziano Treu
Sindacato e rappresentanze aziendali
DOI: 10.1401/9788815412324/a2
3) gli organi esecutivi del sindacato — e ove necessiti i direttivi — si devono obbligatoriamente valere della collaborazione e della consulenza delle SAS (responsabili, organi direttivi, assemblee della SAS) tutte le volte che l’esame e la soluzione dei problemi aziendali lo richiedano.
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Dalla relazione conclusiva di Novella al Convegno nazionale della CGIL di Livorno su «Il sindacato in azienda», giugno 1961.

In «Rassegna sindacale», 1961, n. 43-44, pp. 2170 sgg.
Ritengo che la discussione abbia messo in rilievo che incertezze e, forse, anche confusioni esistono su alcuni aspetti fondamentali della nostra politica di organizzazione per quello che concerne l’impostazione della costruzione delle Sezioni sindacali nelle aziende, non tanto in riferimento al principio e alla necessità della presenza della Organizzazione sindacale all’interno delle aziende, ma, soprattutto, in riferimento ai compiti e al carattere che essa deve avere, alla politica sindacale che essa deve svolgere all’interno dei luoghi di lavoro…
Da molto tempo diciamo che la creazione di Sezioni sindacali all’interno dei luoghi di lavoro non può essere e non deve essere considerata come un semplice strumento di decentramento di una politica elaborata dall’alto. Mi pare che questa definizione della nostra politica di organizzazione sui luoghi di lavoro sia stata ripetuta, affermata con chiarezza in tutte le istanze, nei documenti fondamentali Confederali, in tutte le relazioni, in tutte le prese di posizione responsabili. Abbiamo anche affermato con forza che la costruzione delle Sezioni sindacali all’interno dell’azienda non può e non deve essere considerata, in nessun caso, come un semplice raggruppamento di vecchie forze già attive sui luoghi di lavoro, ma deve essere considerata come uno strumento di politica e di azione sindacale, che vogliono avere nella realtà concreta delle aziende e nei lavoratori le forze essenziali della elaborazione della nostra politica, dello sviluppo della nostra lotta, del miglioramento della nostra attività.
Con ciò abbiamo definito e definiamo la Sezione sindacale come lo strumento essenziale del metodo democratico che deve presiedere sempre di più la nostra vita interna e i nostri rapporti con le masse lavoratrici.
Ora, se noi teniamo conto di questo, dobbiamo ricordare che in nessun momento abbiamo distaccato i problemi della costituzione delle Organizzazioni sindacali all’interno dell’azienda e la definizione dei loro compiti immediati da una visione vasta e generale di tutti i compiti della nostra organizzazione {p. 230}sindacale, non abbiamo mai distaccato la esigenza della creazione di questo nuovo strumento dell’azione sindacale nell’azienda dal problema più generale dello sviluppo della nostra iniziativa e della nostra lotta a livello nazionale.
Infatti noi abbiamo sempre indicato la necessità di tener conto degli aspetti generali della politica del padronato, di una politica padronale che non è mai in nessun caso ed in nessun momento una politica esclusivamente aziendale, una politica economica, una politica sociale ed una politica sindacale e, direi anche, una politica generale del padronato che ha un suo epicentro nell’azienda, ma che si estende a tutto il Paese, che abbraccia tutte le attività fondamentali, economiche, sociali e politiche del nostro Paese, e che riesce a determinarne gli indirizzi fondamentali di politica economica, di politica sociale, di politica sindacale e generale.
Non tenere conto dell’azienda come epicentro di una politica padronale che sul piano economico e sociale e sul piano delle libertà e dei diritti democratici abbraccia tutte le attività nazionali, significherebbe veramente avere una visione parziale…
Ora noi siamo stati chiari su questo punto. Non abbiamo mai disgiunto l’azione sindacale aziendale dall’azione generale della categoria, dall’azione generale della CGIL. È evidente, noi richiamiamo l’esigenza della considerazione delle realtà nazionali così come esse si presentano e si sviluppano nelle loro articolazioni, varietà e complessità. Facciamo nello stesso tempo un richiamo forte, insistente ad un metodo democratico che deve essere sempre più introdotto nella vita interna della nostra organizzazione e nei rapporti fra la nostra organizzazione e le masse lavoratrici al fine di conoscere bene e prontamente tutti gli aspetti di questa realtà, e di trovarli riflessi nei nostri dibattiti e nelle nostre decisioni. Ma abbiamo sempre continuamente richiamato alla necessità di vedere questa realtà anche fuori dei limiti dei cancelli aziendali, di vedere così come essa si sviluppa e si presenta anche a livello nazionale.
Ora, compagni, credo che non sempre si tiene conto di questa impostazione e che qualche volta si fanno concessioni ad una visione che si può considerare, oggettivamente, di carattere aziendalistico.
Su questo terreno noi ci siamo, per esempio, quando si definisce un carattere elettivo alla sezione sindacale, quando si definisce la Sezione sindacale come un cartello di organizzazioni o di rappresentanze di organizzazioni, quando si danno alla Sezione sindacale dei compiti transitori, che sono di natura esclusivamente contrattualistica, di negoziazione.{p. 231}
Queste interpretazioni le dobbiamo correggere e le dobbiamo combattere se insistessero e persistessero nelle nostre file.
La Sezione sindacale non è un organismo elettivo. La Sezione sindacale è una organizzazione di massa che tende a raccogliere una adesione di massa alla Confederazione generale italiana del lavoro, all’interno delle aziende. Dal punto di vista della sua composizione, e dai suoi rapporti con i lavoratori all’interno dell’azienda, la Sezione sindacale è una organizzazione di massa che raccoglie l’adesione di massa di lavoratori, l’adesione esplicita alla Confederazione generale italiana del lavoro e, dunque ai suoi programmi ed ai suoi obiettivi, di fabbrica, di settore e di categoria, ed ai suoi obiettivi generali nazionali.
Questo mi pare sia un primo elemento di cui si deve tener conto: elettivi sono i suoi organismi dirigenti, i suoi comitati direttivi di fabbrica, le sue segreterie, non la Sezione sindacale. La Sezione sindacale basa la sua attività fondamentale su una democrazia sindacale che ha il suo centro nell’assemblea degli iscritti e che realizza i suoi rapporti con la massa dei lavoratori che non sono iscritti attraverso delle assemblee generali di lavoratori, attraverso comizi, e altre forme varie di attività.
Abbiamo qui un primo elemento di giudizio di cui noi dobbiamo tener conto se non vogliamo rendere vacuo, e senza significato l’appello al proselitismo di massa che noi facciamo continuamente. Proselitismo di massa che vuol dire campagna di tesseramento, aumento della forza organizzata della Confederazione generale italiana del lavoro all’interno dell’azienda attraverso l’atto solenne dell’adesione, con l’accettazione della tessera della nostra organizzazione.
Non possiamo neanche pensare che con la Sezione sindacale siano risolti i problemi fondamentali dell’unità della classe operaia all’interno dell’azienda, dell’unità dei lavoratori all’interno dell’azienda.
Anche come organizzazione di massa dei lavoratori, la Sezione sindacale dell’azienda ha fra i suoi compiti fondamentali quello di realizzare una politica di unità di azione fra tutti i lavoratori di tutte le tendenze sindacali e politiche, fra i lavoratori di tutte le organizzazioni.
Questo è un altro punto. Mi pare estremamente importante, che l’affermazione del carattere di massa della Sezione sindacale coincida con quella della sua politica unitaria.
Sappiamo quale è la realtà sindacale italiana, sappiamo che esistono lavoratori che militano nelle altre organizzazioni, nella CISL, nella UIL, nei raggruppamenti ACLI, in partiti politici {p. 232}diversi, ostili anche alla Confederazione generale italiana del lavoro. Sappiamo che vi sono masse innumerevoli di lavoratori, specialmente in certe fabbriche, i quali, pur essendo combattivi e partecipando attivamente alle lotte per le rivendicazioni che vengono poste non sono ancora convinti della giustezza dei programmi e della linea generale della Confederazione generale italiana del lavoro e che tendono a mantenere delle posizioni di indipendenza, di fronte alle varie Organizzazioni sindacali. Si pone, perciò, alla Sezione sindacale della fabbrica, anche quando è veramente ed effettivamente già una organizzazione di massa, il problema della realizzazione di una politica unitaria.
Questo è importante dirlo, perché qualcuno pensa, e qualche volta lo dice che, in fondo, la costituzione di una Organizzazione sindacale della CGIL all’interno delle aziende sia di fatto un elemento di acutizzazione dei fattori di divisione fra le varie Organizzazioni sindacali e fra i lavoratori e che, in fin dei conti, forse, la costituzione di questa Sezione sindacale non sia cosa urgente e che, in fondo, il problema dell’azienda potrebbe essere risolto dalla Commissione interna.
Ora io credo che noi non possiamo e non dobbiamo negare gli elementi di differenziazione negli orientamenti sindacali generali che la costituzione della Sezione sindacale porta all’interno dell’azienda.
Noi poniamo alla Sezione sindacale della CGIL dei compiti che non sono esclusivamente aziendalistici e che non sono esclusivamente contrattuali. Vogliamo che la Sezione sindacale di fabbrica operi non soltanto in rapporto ad una agitazione, ad un movimento, ad una lotta, ad uno sciopero, ma anche in rapporto ad un suo più generale programma.
La Sezione sindacale deve necessariamente avere una programmazione a lungo termine della sua attività all’interno dell’azienda che sia concentrata sui problemi dei rapporti di classe e dei rapporti di lavoro ma collegata, evidentemente, ai problemi della categoria a cui appartiene e ai problemi generali della Confederazione generale italiana del lavoro.
In questi termini, l’esigenza di una presenza continua che ha il suo massimo nei momenti della lotta e dello sciopero, della loro preparazione e del loro svolgimento è chiara. Ma continuità vuol dire anche sviluppo di una attività molteplice di tutte le attività che possono essere svolte all’interno dell’azienda.
La programmazione della Sezione sindacale della Confederazione generale italiana del lavoro sarà inevitabilmente diversa dalla Sezione sindacale della CISL o della UIL o dei gruppi {p. 233}delle ACLI.
È inevitabile che sia così; ma questa distinzione non è disgiunta da una politica di unità anzi, deve essere concepita e basata sulla attuazione della politica unitaria della Confederazione generale italiana del lavoro; ciò vuol dire per la Sezione sindacale, avere una politica unitaria nei confronti delle Commissioni interne, vuol dire avere una politica unitaria nei confronti di tutte le attività che all’interno dell’azienda pongano la rivendicazione di una gestione e di una direzione autonoma ed unitaria dei lavoratori.
Ritengo che una delle attività fondamentali che impegnano la politica unitaria della Confederazione del lavoro e della Sezione sindacale aziendale è proprio l’attività che viene svolta dalla CI, è proprio la difesa di questo istituto e di questo organismo.
Su queste cose abbiamo già detto, mi pare, delle parole abbastanza chiare. Ma non mi pare sia giusto in un Convegno come questo, che concentra la sua attenzione sui problemi della creazione di una organizzazione, di una Organizzazione sindacale della CGIL all’interno delle aziende, mettere da parte questa questione delle CI e dei suoi rapporti con i sindacati.
Vorrei intanto ricordare che abbiamo condotto una battaglia per il riconoscimento giuridico delle CI, e che non abbiamo nulla da rinnegare in questa battaglia...
Perché noi mettiamo un tale impegno nella difesa e nel consolidamento di questo organismo? Noi mettiamo tale impegno perché crediamo che esso sia effettivamente necessario alla tutela unitaria di una serie di importanti interessi dei lavoratori all’interno dell’azienda.
Noi contestiamo una facoltà contrattuale della CI ed a questo proposito noi ci vogliamo attenere al contenuto degli accordi interconfederali e se qualche precisazione fosse necessaria nel senso di escludere una funzione contrattuale alla CI noi siamo anche disposti ad esaminare la questione. Ma ciò non vuol dire per noi mettere da parte la CI, considerare che la Sezione sindacale di fabbrica possa sostituire in tutte le sue funzioni la CI. Noi pensiamo che la CI resta un organismo estremamente importante, utile e necessario all’attività, alla tutela di quegli interessi dei lavoratori che sono stati sostanzialmente indicati dall’accordo interconfederale.
Una Sezione sindacale che iniziando la sua attività tendesse a sottovalutare, a sminuire il prestigio e la funzione della CI, entrerebbe in piena contraddizione con la politica unitaria della Confederazione generale italiana del lavoro. Direi che l’atto di nascita di una Sezione
{p. 234}sindacale nell’azienda confederale deve essere marcato da una impronta unitaria che ha come uno dei suoi aspetti fondamentali il riconoscimento e la difesa dei diritti e delle funzioni delle CI come organismo elettivo, unitario di tutti i lavoratori di una determinata azienda.
Note