Sindacato e rappresentanze aziendali
DOI: 10.1401/9788815412324/a2
La Sezione sindacale, aderente
alla CISL, dovrebbe naturalmente istituirsi con stretta aderenza alle possibilità e
condizioni. È impensabile la creazione di Sezioni sindacali laddove non
¶{p. 219}esistono lavoratori sufficientemente preparati ad assorbire
la finalità della azione sindacale; laddove le dimensioni modeste della azienda
renderebbero superflua l’attività di una sezione, essendo sufficiente invece quella
di un segretario sindacale.
Organi della sezione saranno in
linea di massima (rimanendo consigliabile l’assoluta elasticità ed il rifiuto di
ogni formalismo almeno nei primi tempi di prova);
a)
l’Assemblea dei soci aderenti alla CISL, che è l’organismo sovrano di base per la
determinazione del programma sindacale nell’azienda;
b) il
Comitato sindacale, espressione esecutiva e rappresentativa dell’assemblea e della
sezione, i cui componenti saranno di numero variabile in funzione delle concrete
esigenze di lavoro, di cui i compiti siano principalmente quelli: 1) di mantenere i
collegamenti con il sindacato e l’Unione provinciale; 2) di mantenere i contatti con
la direzione dell’azienda.
Il primo compito sindacale della
sezione sarebbe quello di studiare i criteri ispiratori dell’«azione a livello
aziendale» espressi dagli organi deliberativi ed esecutivi della CISL e programmare
una loro pratica applicazione nell’ambito aziendale di competenza della sezione1.
Nel lavoro iniziale la sezione dovrebbe godere della massima assistenza da parte
dell’Unione sindacale. Qualsiasi programma di azione sindacale scaturito dalla
sezione dovrebbe comunque essere sottoposto al giudizio e all’approvazione della
Unione sindacale e del Sindacato provinciale della categoria cui appartengono i
lavoratori della sezione.
I dettagli organizzativi per la
creazione di un vasto movimento, mirante all’istituzione delle Sezioni sindacali di
azienda, sono demandati agli organi esecutivi del Consiglio generale.
Conclusioni.
Con l’istituzione di organismi
di rappresentanza e di azione sindacale nelle aziende, la CISL apporterà una
innovazione di grande rilievo nella vita sindacale italiana e imprimerà un corso
originale alla storia del movimento operaio e delle sue organizzazioni di classe in
Italia.
L’atto della CISL costituisce il
tentativo di indirizzare il sistema delle relazioni industriali in Italia verso un
più elevato riconoscimento del ruolo e delle funzioni del movimento sindacale,
seguendo in ciò la strada già battuta negli ambienti sociali ed economici più
avanzati dell’occidente europeo e nordamericano, ove le
organiz¶{p. 220}zazioni sindacali hanno assorbito quasi tutte le
funzioni di rappresentanza operaia e hanno impostato i rapporti fra maestranze e
imprese, come rapporti fra sindacato e impresa. La CISL è conscia naturalmente degli
ostacoli che si frappongono in Italia al perseguimento di questi obiettivi; ma essa
è conscia altresì della indispensabilità di seguire questa strada, della necessità
di allargare la sfera di influenza dell’azione sindacale con una più moderna e
consapevole presenza sindacale a livello aziendale, se si vuole eliminare la
tradizionale tensione fra sindacato e rappresentanza operaia in fabbrica in modo
suscettibile di non mortificare bensì di esaltare il prestigio e solidificare la
forza del sindacalismo in Italia.¶{p. 221}
Dalla relazione di Pessi al IV Congresso nazionale della CGIL, Roma 27 febbraio-4 marzo 1956.
In I Congressi della CGIL, vol. IV-V, Roma, Editrice Sindacale Italiana, s.d., pp. 347-348.
Costituire le Sezioni sindacali in
tutte le aziende, è un compito difficile, come hanno dimostrato le esperienze di
quest’ultimo anno. Non basta, elaborare un programma di decentramento, perché sorgano
questi nuovi organismi vivi e vitali nella attività sindacale. La necessità di
costituire le Sezioni sindacali, è scaturita nel momento in cui la nostra organizzazione
si è proposta di affrontare, in termini nuovi i problemi complessi e differenziati nella
fabbrica. Quindi, il sorgere della sezione, non può essere considerato come
l’applicazione meccanica di una direttiva generale, ma deve essere visto in rapporto con
la politica sindacale, che i lavoratori sentono di dover realizzare nell’azienda. Questo
indirizzo, oggi è ancora più attuale di ieri. Anche nella costituzione della Sezione
sindacale, occorre sapersi adeguare alle condizioni reali esistenti nella fabbrica.
La costituzione delle Sezioni
sindacali è un obiettivo fondamentale di politica sindacale. La Sezione sindacale
d’azienda è oltretutto la forma organizzativa più decentrata, che favorisce lo sviluppo
della democrazia sindacale, perché facilita la partecipazione alla vita
dell’organizzazione di tutti gli iscritti e di tutti i lavoratori. Nessun ostacolo può
impedirci di raggiungere questo obiettivo, là dove esistono le possibilità obiettive, di
un contatto diretto, fra gli operai e gli organizzatori sindacali di una fabbrica. I
lavoratori di una azienda, iscritti al nostro sindacato, dovrebbero di fatto far parte
tutti della Sezione sindacale di azienda. Naturalmente, la Sezione sindacale così
intesa, può agire anche dal di fuori dell’azienda, per elaborare la politica sindacale,
ed assicurare la direzione delle masse, all’interno dell’azienda. Per rispondere alla
stessa esigenza, che sta alla base della costituzione delle Sezioni sindacali aziendali;
per realizzare un contatto più articolato ma più diretto e più vivo con i lavoratori,
dobbiamo puntare decisamente, al decentramento organizzativo, creando nuove centinaia di
CdL rionali, di leghe, in ogni comune, frazione e rione, delle città e di
campagna.¶{p. 222}
Dalla relazione generale alla III Assemblea organizzativa della CISL, Roma 1958. «Nello sviluppo del sindacato l’avvenire dei lavoratori». (Bozze di stampa), pp. 44-52.
La Sezione Aziendale Sindacale.
Tutti concordiamo ormai
nell’individuare la SAS nei lavoratori di un’azienda organizzati nel sindacato
democratico, soggetti ed autori primi delle scelte che si propongono da una parte al
sindacato, dall’altra a tutti i lavoratori dell’azienda e che si qualificano
organicamente nella scelta della CISL.
Ne emerge chiara una funzione di
guida ed una posizione di responsabilità che si integra e si coordina nel Sindacato
provinciale di categoria, nel tramite naturale del direttivo della SAS.
Rapporti SAS-CI.
Se è vero che l’attività
sindacale è promossa dalla organizzazione sindacale, è chiaro che sul piano
aziendale tutto ciò che è sindacale deve iniziare e finire nella SAS e, attraverso
questa, nel Sindacato di categoria.
La CI, invece, agisce
nell’ambito dell’accordo interconfederale delle CI — del quale accordo il sindacato
è la fonte. I membri CISL delle CI agiscono secondo la direttiva della SAS, del
Sindacato di categoria e dei competenti organi della CISL, ispirandosi in concreto —
nel loro comportamento — quali soci e candidati del sindacato democratico, agli
indirizzi della CISL.
In pratica, per sostenere ed
armonizzare l’azione della SAS con quella delle CI e viceversa, appare necessario
inserire, di diritto, i membri di CI nei direttivi SAS onde garantire, senza
possibilità di elusioni, che i compiti dei singoli membri di CI restino legati ogni
volta all’indirizzo del sindacato.
Una chiarificazione necessaria.
Ad evitare qualche incertezza
locale, occorrerà in sede statutaria di categoria, prevedere una regolamentazione
appropriata dei ¶{p. 223}rapporti tra gli organismi di
rappresentanza in sede aziendale, la SAS e il Sindacato di categoria.
La relazione che propose la
costituzione della SAS al Consiglio generale della CISL, mise — a suo tempo — in
evidenza quali erano le tendenze da sempre sviluppatesi nell’ambiente di fabbrica e
le frizioni che non infrequentemente sono esistite tra organismi di rappresentanza
operaia e sindacato. Qui non è certamente il caso di riprendere quella analisi
storica.
Tuttavia, ci basta ribadire la
direttiva, allora maturata e poi sempre confermata, circa l’impossibilità, per i
nostri indirizzi e per la politica, di accogliere ogni forma di pura rappresentanza
aziendalistica, in pratica negatrice della solidarietà tra i lavoratori; e la
conseguente esigenza che la gestione della azione solidale dei lavoratori, sul piano
sindacale come su quello generale, faccia riscontro con l’organizzazione
extra-aziendale di tutti i lavoratori: il Sindacato di categoria, coordinato nella
sua politica agli indirizzi, alle impostazioni, al metodo dell’organizzazione
confederale.
L’organizzazione delle SAS.
Quando si va ad incontrare gli
operai ai cancelli dei grandi stabilimenti con facilità si rileva quale complesso
problema, quali difficoltà rappresenti l’impegno di organizzare quelli che appaiono
complessi gruppi sociali. Organizzare la SAS è appunto affrontare questo problema
che richiede oltretutto un’immensa energia spirituale ed umana.
È da quei gruppi di uomini che
sorge la struttura di base del sindacato. Essi devono essere condotti a discutere
dei propri problemi, di salario, di lavoro, di produzione, intorno ai quali
organizzare una vita democratica di lotta per la tutela dei loro interessi
nell’azienda e fuori dell’azienda.
Dei compiti di promozione
dell’azienda sindacale, spettanti alla SAS, è già stato detto in più sedi e
ampiamente perché ci soffermiamo a lungo: riteniamo peraltro che su questo piano la
SAS non solo non debba lasciarsi sfuggire l’analisi e la soluzione di ogni problema
aziendale, di salario, di lavoro e produzione — pena il perdere la fiducia dei
lavoratori e l’immediato isterilimento di ogni sforzo organizzativo — ma pensiamo
che la SAS debba interessarsi anche ai problemi sindacali di prevalente trattazione
ed impegno extra-aziendale sui quali potrà fornire puntualmente il proprio parere ed
orientamento, al Sindacato di categoria, alla Unione e alla stessa
Confederazione.
¶{p. 224}
Note