Giulia Guglielmini, Federico Batini (a cura di)
Orientarsi nell'orientamento
DOI: 10.1401/9788815411648/c6
Diverse sono le modalità organizzative con le quali si possono attivare i rapporti con le famiglie: si può iniziare con una serie di incontri di tipo assembleare per informare sulle scelte educative e didattiche della scuola e al tempo stesso raccogliere informazioni utili alla formulazione di una proposta calibrata sui bisogni e sulle aspettative dell’utenza. All’inizio dell’anno scolastico, per esempio, si possono organizzare momenti in cui gli insegnanti illustrino ai genitori le linee generali della programmazione annuale e condividano con le famiglie il percorso educativo. Si possono poi effettuare colloqui periodici con orari e modalità diverse a seconda dell’ordine e grado di scuola e, qualora se ne ravvisi la necessità, si possono prevedere comunicazioni tramite il diario, la segreteria o l’affissione all’albo dell’istituto o
{p. 167}qualunque altra forma ritenuta idonea, a seconda della situazione. Anche il registro elettronico consente di tenere un filo diretto con le famiglie, che possono visualizzare in tempo reale il percorso scolastico del proprio figlio.
Ma tutto questo può non essere sufficiente. La relazione con i genitori non deve e non può essere legata solo all’andamento scolastico dei figli, ma deve diventare un momento di progettazione comune e di condivisione delle scelte educative e del percorso formativo che la scuola intende perseguire.
A livello formale e normativo, gli Organi collegiali, che prevedono la presenza dei rappresentanti dei genitori e degli studenti, possono diventare un elemento importante per la costruzione di questo percorso condiviso.
Da una parte, così come contemplato dall’art. 3 del d.p.r. 416/1974 e successive modifiche, i consigli di intersezione, interclasse e classe hanno il «compito di formulare al collegio dei docenti proposte in ordine all’azione educativa e didattica e ad iniziative di sperimentazione e di agevolare ed estendere i rapporti reciproci tra docenti, genitori ed alunni». Dall’altra, il Consiglio di istituto è un organo con un ruolo attivo, in quanto adotta provvedimenti amministrativi; consultivo, in quanto ha il compito di esprimere pareri; propulsivo, in quanto formula proposte, criteri e richieste.
È interessante vedere come il Patto educativo di corresponsabilità, previsto per gli studenti e le studentesse della scuola secondaria di primo e secondo grado dal d.p.r. 24 giugno 1998, n. 249, modificato dal d.p.r. n. 235 del 21 novembre 2007, art. 5-bis, possa essere un altro elemento per rafforzare il rapporto scuola-famiglia. È un documento che rende chiari i compiti e i doveri di ogni soggetto della comunità scolastica: sottoscritto dai genitori, dagli studenti e dal dirigente scolastico, ha la finalità di rafforzare il rapporto scuola/famiglia in quanto richiede una comune assunzione di responsabilità e impegna tutte le componenti a condividerne i contenuti e a rispettarne gli impegni.
Per dare vita a una vera comunità educante, è necessario fare di più, è necessario fare rete con tutti gli attori del territorio.{p. 168}
Nella scuola il concetto di comunità educante ha da sempre assunto un valore fondamentale per la progettazione e la realizzazione del proprio percorso formativo. Parlare di comunità educante significa in poche parole fare rete con gli attori del territorio.
L’art. 7 del d.p.r. 275/1999 esplicita e fornisce indicazioni sulla costituzione delle reti:
1) Le istituzioni scolastiche possono promuovere accordi di rete o aderire ad essi per il raggiungimento delle proprie finalità istituzionali.
2) L’accordo può avere a oggetto attività didattiche, di ricerca, sperimentazione e sviluppo, di formazione e aggiornamento; di amministrazione e contabilità, ferma restando l’autonomia dei singoli bilanci; di acquisto di beni e servizi, di organizzazione e di altre attività coerenti con le finalità istituzionali […].
6) Nell’ambito delle reti di scuole, possono essere istituiti laboratori finalizzati tra l’altro a:
a) la ricerca didattica e la sperimentazione;
b) la documentazione, secondo procedure definite a livello nazionale per la più ampia circolazione, anche attraverso rete telematica, di ricerche, esperienze, documenti e informazioni;
c) la formazione in servizio del personale scolastico;
d) l’orientamento scolastico e professionale. […]
8) Le scuole, sia singolarmente che collegate in rete, possono stipulare convenzioni con università statali o private, ovvero con istituzioni, enti, associazioni o agenzie operanti sul territorio che intendono dare il loro apporto alla realizzazione di specifici obiettivi.
9) Anche al di fuori dell’ipotesi prevista dal comma 1, le istituzioni scolastiche possono promuovere e partecipare ad accordi e convenzioni per il coordinamento di attività di comune interesse che coinvolgono, su progetti determinati, più scuole, enti, associazioni del volontariato e del privato sociale […].
10) Le istituzioni scolastiche possono costituire o aderire a consorzi pubblici e privati per assolvere compiti istituzionali coerenti col Piano dell’offerta formativa di cui all’articolo 3 e per l’acquisizione di servizi e beni che facilitino lo svolgimento dei compiti di carattere formativo.
Il concetto di rete si è notevolmente evoluto nel tempo: una rete centrata sul territorio crea e sviluppa le condizioni {p. 169}e le conseguenti azioni che consentono lo sviluppo armonico degli individui. La rete è una struttura policentrica, ove soggetti, istituzionalmente diversi, si ritrovano e si confrontano per raggiungere obiettivi condivisi attraverso strategie e azioni condivise. Infine, la rete è una struttura di servizi che produce legami, condivisione, dialogo e comunicazione, a tutto vantaggio delle persone, in particolare dei giovani, e del loro sviluppo.
Il Patto educativo di comunità può essere considerato l’evoluzione della rete. Lo troviamo indicato e definito dal Ministero dell’Istruzione nel Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione per l’anno scolastico 2020/2021, emanato per la riapertura delle scuole nel periodo del Covid:
Tra sussidiarietà e corresponsabilità educativa: il ruolo delle comunità territoriali per la ripresa delle attività scolastiche
Per la più ampia realizzazione del servizio scolastico nelle condizioni del presente scenario, gli enti locali, le istituzioni pubbliche e private variamente operanti sul territorio, le realtà del Terzo settore e le scuole possono sottoscrivere specifici accordi, quali Patti educativi di comunità, ferma restando la disponibilità di adeguate risorse finanziarie. […] Dando così attuazione a quei principi e valori costituzionali, per i quali tutte le componenti della Repubblica sono impegnate nell’assicurare la realizzazione dell’istruzione e dell’educazione, e fortificando l’alleanza educativa, civile e sociale di cui le istituzioni scolastiche sono interpreti necessari, ma non unici, […] al fine di: […]
– sostenere le autonomie scolastiche, tenuto conto delle diverse condizioni e criticità di ciascuna, nella costruzione delle collaborazioni con i diversi attori territoriali che possono concorrere all’arricchimento dell’offerta educativa, individuando finalità, ruoli e compiti di ciascuno sulla base delle risorse disponibili;
– l’obiettivo ultimo è quello di fornire unitarietà di visione ad un progetto organizzativo, pedagogico e didattico legato anche alle specificità e alle opportunità territoriali.
La finalità generale di un Patto educativo di comunità è quella di attivare un processo integrato tra pubblico (istituti scolastici e amministrazione comunale) e privato/Terzo settore (associazioni, società sportive e di volontariato, {p. 170}imprese, cooperative…) finalizzato a contrastare e prevenire i fenomeni di povertà educativa, abbandono scolastico e fallimento formativo e allo stesso tempo valorizzare e mettere a sistema tutte le esperienze educative e tutte le risorse del territorio, in una stretta connessione con le istituzioni scolastiche, l’ente locale e i suoi servizi, le organizzazioni del civismo attivo e del privato sociale.
Il Patto educativo di comunità che si sta concretizzando, per esempio, nel territorio di Follonica, comune della provincia di Grosseto, si è posto i seguenti obiettivi:
1) valorizzare e rafforzare la scuola pubblica: fortunatamente il nostro contesto ha già un forte riconoscimento della scuola pubblica e questa dimostra di avere un rapporto attivo e costante con l’ente pubblico, con le iniziative che vengono promosse sia dal pubblico che dal privato. Ha saputo negli anni sviluppare progettualità nell’ambito civico straordinariamente importanti, basti pensare alla larga adesione al Manifesto del lavoro ben fatto oppure al percorso sulla Legalità e Costituzione. Risulta tuttavia fondamentale che questi processi diventino pratiche quotidiane anche al di fuori della scuola, escano dalle stanze e dal tempo in cui i docenti le praticano per diventare patrimonio comune;
2) pensare a percorsi di continuità educativa da 0 a 18 anni orientati sulla valorizzazione delle diversità dei vari soggetti: l’ente locale dovrebbe assumere un ruolo di regia per promuovere una rete di servizi educativi e scolastici in grado di configurare una continuità formativa basata su omogeneità di obiettivi e di offerte, garantendo però nello stesso tempo il rispetto delle diversità di stili e modelli pedagogici di riferimento. Occorre lavorare sulla configurazione di una Carta dei servizi che si ponga come garanzia dei diritti di tutti in merito all’accesso alle possibilità formative territoriali, in un’ottica di semplificazione procedurale che però promuova la ricchezza pedagogica;
3) creare un sistema di relazioni coordinato e disciplinato: la scuola oggi è spesso sommersa da una grande quantità di proposte progettuali. Se questo da una parte rappresenta un grande valore, dall’altra rischia di generare caos, disorientamento e poi alla fine scarsa efficacia. Provare a delineare degli obiettivi comuni ai quali si chieda liberamente di contribuire, monitorandone però i percorsi e scegliendo quelli che si ritengono essere i più efficaci, può diventare una sana prassi di crescita e di ricerca della qualità;{p. 171}
4) mettere a valore i diversi percorsi avviati in questi anni tra l’ente pubblico e la scuola: negli anni abbiamo rafforzato la collaborazione tra amministrazione e scuola, fino a delineare alcuni progetti che sono poi cresciuti fino a diventare autonomi e quindi ancora più forti. Come amministrazione abbiamo sempre cercato di offrire delle opportunità, di legare il progetto cultura con quello di scuola, di sovrapporre gli ambiti considerandoli oggetto di un comune disegno di crescita. Gli ambiti che abbiamo individuato sono: consapevolezza digitale, legalità e costituzione, ambiente-parità di genere e cittadinanza globale, sport. Per affrontare questi temi spesso abbiamo fatto ricorso al linguaggio del teatro (Teatro Scuola e Società) oppure interagito con i Musei e la Biblioteca attraverso appositi laboratori;
5) definire una strategia dell’orientamento: questo tema è il fulcro del nostro ragionamento come conclusione del passato mandato amministrativo. Abbiamo attraversato un lungo percorso di analisi su ciò che la scuola fa, produce, insegna e ciò che poi di fatto avviene al di fuori, nel nostro territorio in particolare. Il tema dell’orientamento è di fondamentale importanza per definire le nuove politiche formative. Per questo è stata avviata una collaborazione con IRPET;
6) favorire il protagonismo e la partecipazione attiva delle fasce d’età più grandi: se negli anni passati abbiamo rafforzato i legami con le scuole primarie e secondarie di primo grado, sentiamo oggi l’impellenza di avviare un dialogo di co-progettazione e compartecipazione con le fasce di età più grandi affinché si costruisca un rapporto di fiducia e in particolare si offrano le opportunità di costruzione di un luogo di aggregazione giovanile che risulta mancante nella nostra città e nell’intero territorio;
7) favorire la nascita di spazi di aggregazione giovanile, di supporto allo studio, di cura delle fragilità, di sportello informativo (per ragazzi, famiglie, insegnanti, educatori…): questo punto diventa la naturale conseguenza del precedente concependolo non solo come luogo di aggregazione ma anche come spazio ibrido capace di fornire una moltitudine di servizi al cittadino il più diversificati possibile. Oggi le nuove generazioni si confrontano più facilmente con spazi ibridi, non definiti, nei quali si sentono maggiormente a loro agio e proprio per questo diventa importante inserirvi servizi particolari che altrimenti non avrebbero accesso (consultori, psicologi, ma anche orientamento al lavoro o all’università…);
8) sviluppare nuovi modelli di didattica (outdoor education…): nell’anno in cui i modelli tradizionali sono stati messi in discus
{p. 172}sione dalla pandemia, si profila l’occasione di ripensare alcune modalità di educazione che probabilmente vanno anche nella direzione di un profondo cambiamento socio-culturale. L’avvio della progettazione di due aule didattiche all’aperto può diventare modello pilota di un nuovo modello educativo che dall’età della prima infanzia arrivi fino all’età adulta.
Note