Note
  1. Orientamento 3.0: si tratta di contributi che hanno rappresentato le punte di diamante per una transizione da un orientamento prettamente valutativo e certificativo a uno maggiormente ossequioso nei confronti delle teorie della complessità, del principio della personalizzazione puntando alla ricerca di futuri maggiormente di qualità per tutti.
  2. L’Orientamento 4.0 ha iniziato a ricorrere all’impiego delle nuove tecnologie anche per accompagnare studenti, studentesse e lavoratori e lavoratrici impegnati, nel corso delle cosiddette fasi di transizione, alla scelta scolastico-professionale. In materia ci sono tanti esempi [Soresi et al. 2014]. Alcuni riferimenti ad esso sono presenti anche nelle nuove linee guida confermando quel luogo comune secondo il quale con l’orientamento si debbono fornire indicazioni che continuano a guardare indietro, ai passati delle persone e dei contesti o, nel migliore dei casi, ad analizzare il presente per effettuare anticipazioni su futuri a brevissimo termine procedendo con metodologie «anticipatorie» di tipo essenzialmente lineare.
  3. Il trattino (-) che collega i bisogni delle persone a quelli dell’ambiente (P-A) può suggerire anche, però, «neutralità», «equidistanza», «indifferenza»… forse al fine di poter continuare a pretendere riconoscimenti sia da sinistra che da destra!
  4. Non possiamo qui non ricordare il lavoro che da noi aveva proposto, con impatti significativi anche a livello internazionale, Maria Montessori (1870-1952) che divulgò il convincimento che tutti i bambini, compresi quelli con disabilità, avevano possibilità di apprendimento a patto che l’insegnamento facesse ricorso a strumenti idonei e venisse erogato da insegnanti ben formati e in contesti adeguatamente organizzati.
  5. La reattanza si riferisce a una sorta di resistenza psicologica che può manifestarsi nel tendere a non eseguire ordini e consigli che possono provenire da persone molto vicine e che, in qualche modo, ci controllano o possono essere percepiti come controllori della propria esistenza (familiari, genitori, ma anche insegnanti e datori di lavoro). Paradossalmente la reattanza può rendere ancor più attraenti e praticabili proprio quei comportamenti che in un modo o nell’altro sono stati oggetto di diniego.
  6. Il gruppo, su iniziativa di Mark Savickas, grazie a una serie di incontri di lavoro svoltisi tra il 2006 e il 2008, giunse alla stesura di un position paper che, tradotto in diverse lingue, risultò essere, nel 2009, il lavoro maggiormente citato e consultato nelle riviste internazionali di career counseling.
  7. L’acronimo è stato usato per la prima volta nel 1987 per riferirsi alle teorie di leadership di Warren Bennis e Burt Nanus. Successivamente, come noto, è stato adottato anche dallo United States Army War College per descrivere la realtà globale dopo il crollo dell’Urss e la fine della Guerra Fredda. Più recentemente l’antropologo e futurista americano Jamais Cascio ha suggerito di sostituire l’espressione VUCA con BANIfacendo esplicito riferimento all’incremento di alcuni preoccupanti impatti derivanti anche dalla recente pandemia: Brittleness (fragilità), Anxiety (ansia), Non-linearity (non linearità) e Incomprehensibility (incomprensibilità) che renderebbero ancor più vulnerabili persone e contesti e «deboli» le loro previsioni di crescita.
  8. In effetti si tratta di una frase difficilmente attribuibile a un unico autore: affermazioni simili si trovano in Bruce Sterling, Oscar Wilde, R. Buckminster Fuller, Paul Thek e in molti altri.
  9. Ci sono, come noto, problemi e problemi; quelli di cui si occupano le scienze interessate al benessere delle persone e dei loro ambienti sociali e naturali di vita sono spesso classificabili come semplici, complessi o malvagi. Sia quelli semplici che quelli complessi sono «risolvibili» essendo di fatto affrontabili con strategie risolutive idonee. I wicked problems come li hanno definiti Rittel e Webber [1973], quelli bastardi e ribelli, come in altre sedi Soresi [2022] ha preferito chiamarli, sono invece generalmente mal formulati, non ammettono un’unica soluzione e richiedono visioni e strategie multiple come sono di norma gran parte delle questioni che interessano la sostenibilità, la pace, la salute, il lavoro e l’educazione. Il tentativo di affrontare problemi malvagi usando metodi lineari tradizionali porta all’analisi parziale, nella migliore delle ipotesi, e all’inganno che il problema è stato risolto [deMattos, Miller e Park 2012].
  10. Il o la previdente,presagendo le necessità future, prende per tempo le misure adatte a fronteggiarle e superarle, sia come atteggiamento abituale sia come comportamento da adottare in particolari circostanze. Il o la lungimirante sarebbe colui o colei che possiede la propensione a vedere lontano nel tempo, che prevede cioè con saggezza gli sviluppi degli avvenimenti futuri e vi provvede in tempo agendo in modo da disporre delle condizioni favorevoli per conseguire ciò che sta effettivamente a cuore.