Pandemocrazia
DOI: 10.1401/9788815411297/c3
La crisi pandemica e il suo
dilagare, ben al di là di una mera crisi sanitaria, verso una crisi multidimensionale
(sociale, economica e finanziaria), ci pongono di fronte all’importanza di dati e
pensiero statistico per la pianificazione delle politiche e per le decisioni, e
soprattutto per la loro implementazione, monitoraggio, valutazione d’impatto e
validazione. La crisi pandemica, con la sua infodemia e i connessi rischi di
misinformazione, ci ha mostrato il pericolo di perderci in una selva
oscura di dati, e l’emergere del bisogno di una migliore attrezzatura
statistica. Anche più urgente nell’era della digitalizzazione: l’esasperata dimensione
di pubblico e velocità di diffusione offerte da media digitali e social, impongono di
trovarci sufficientemente capaci di distinguere informa
¶{p. 76}zioni
reali e «disturbate», imprecise, fuorvianti, ingannevoli e malevole. Un bisogno
circolare, che attraversa tutti gli strati della società democratica: per chi fa
informazione, per chi riceve informazione, per chi prende le decisioni, per la politica,
per la cittadinanza. Statistical literacy è competenza chiave per
essere e agire quali cittadini informati, responsabili e partecipativi, non solo
riguardo alla nostra salute ma in tutte le aree della vita, individuale e sociale.
Sin dalle prime fasi della pandemia,
nel tardo inverno 2020, la comunità statistica in Italia e in Europa si è sentita
chiamata a fare la sua parte e si è attivata con una quantità di iniziative sia
scientifiche sia divulgative, focalizzate sulla raccolta dei corona-dati, sulla loro
comunicazione e sul loro uso quali decision-drivers. La comunità
statistica si è trovata unita e collaborativa nel disagio di constatare una cultura
statistica e del dato, insufficiente per un contrasto efficace all’enorme minaccia per
la nostra salute e per i sistemi sanitari nazionali. La Società Italiana di Statistica
ha risposto, durante il primo lungo lockdown italiano, con l’apertura di una pagina
Internet dedicata che ha raccolto una gran quantità di materiale, e parallelamente ha
coordinato una community discussion di intensità senza precedenti.
Quale esempio di azione internazionale, sotto l’ombrello della Federazione Europea delle
Società di Statistica (FENStatS), è nato il Covid-19 working group,
un’associazione spontanea di oltre 30 esperti, accademici (inclusa una delle autrici) e
professionisti della statistica da 14 diversi Paesi europei. L’infodemia è stata il
motore del FENStatS Covid-19 working group e la realizzazione di
iniziative di statistical literacy ne è stata la principale
motivazione: uscire dalla crisi better citizens for a better world.
Sul sito Internet www.fenstats.eu al menu
«GUIDES & RESOURCES» il working group mantiene aggiornati
fonti, studi, report, dashboard e una app
do-it-yourself relativi ai corona-dati. Dall’ottobre 2022 è
disponibile online Data-Informed decision-making in a pandemic
[FENStatS 2022], 40 ore di corso digitalizzato e gratuito, finanziato da e ospitato
sulla piattaforma educational digitale
ki-campus, sostenuto dal Ministero federale tedesco
dell’Istruzione e della Ricerca, e sviluppato interamente da membri del FENStatS
Covid-19 ¶{p. 77}working group. Il corso online,
offerto sia in inglese sia in tedesco, è stato pensato per e si rivolge a giornalisti,
politici, business leader e, più in generale, a chiunque sia preposto a prendere
decisioni sulla base di dati ed evidenze empiriche. Il corso online è un esempio
concreto e già disponibile di statistical literacy device, un
dispositivo volto a favorire la penetrazione sociale degli elementi base del pensiero
statistico con l’obiettivo ultimo di prendere decisioni
data-driven.
8. Conclusioni
La crisi pandemica è stata una
straordinaria opportunità per riflettere sul fatto che le decisioni politiche, le nostre
interazioni sociali così come le decisioni sociali e personali sono guidate da dati,
stime e risultati di analisi statistiche, e in misura crescente con la digitalizzazione.
Ma a questa evidenza non sembra corrispondere un’adeguata consapevolezza e sufficiente
cognizione. Nel nostro mondo sempre più complesso e «datificato» non è più ignorabile
l’esigenza di un’alfabetizzazione statistica di base e generalizzata.
I mezzi di comunicazione,
tradizionali e digitali, in Italia e in Europa, hanno dimostrato un fenomenale sforzo di
adattamento all’eccezionale circolazione di corona-dati e notizie quantitative. Molte
buone pratiche si riconoscono, molta strada è stata fatta nel contrasto alla
misinformazione e disinformazione relativa alle fonti, raccolta, interpretazione e
diffusione di dati e statistiche, e ci aiuta a figurarci la strada ancora da fare.
La compartecipazione fra esperti e
una maggiore interdisciplinarietà delle competenze e degli obiettivi coinvolti appaiono
indispensabili. Statistici applicati e metodologi debbono imparare da giornalisti e
divulgatori come parlare al pubblico generale, come veicolare efficacemente il messaggio
che comunicare numeri e quantità tout court, senza riferimenti alla
loro provenienza, qualità e misura dell’incertezza nel caso di stime e previsioni, è
fuorviante e potenzialmente pericoloso. Giornalisti e professionisti della comunicazione
devono imparare da statistici e scienziati dei dati come «informare»
¶{p. 78}con dati e statistiche, evitando gli eccessi di semplificazione,
la decontestualizzazione e l’uso selettivo delle notizie quantitative sotto la pressione
del sensazionalismo e la compressione dei tempi imposta dalla comunicazione mediatica.
Decisori politici, comunicatori e statistici debbono unire le forze e incrementare la
collaborazione. La competenza statistica ha brillato per la sua scarsa presenza, quando
non totale assenza, nel gigantesco dibattito mediatico intorno ai numeri della pandemia
e nei comitati tecnico-scientifici.
Un’aumentata disponibilità di
risorse pubbliche appare indispensabile al sostegno e al recupero delle abilità
matematico-statistiche nella scuola e per una penetrazione di statistica e
data science nei curricula universitari che ne rifletta la
trasversalità e ubiquità in tutti gli ambiti di studio e nelle professioni.
Le iniziative volte a soddisfare i
crescenti bisogni di statistical literacy, in Italia e in Europa,
fra tutti gli attori sociali e tutti i domini della vita democratica, non debbono
rimanere occasionali e legate all’emergenza sanitaria. Valgano come esempio, fra le
tante azioni non già menzionate, le 11 regole della «Guida allo stile statistico per i
numeri nelle notizie» dei cugini britannici Tom e David Chivers, l’uno giornalista e
l’altro economista [Royal Statistical Society 2021].
La pandemia e l’infodemia da
Covid-19 ci hanno investito con formidabili esempi di «disturbi dell’informazione», sia
dal lato di chi divulga sia dal lato di chi riceve. Al contempo, ci offrono una
eccezionale occasione di allerta, di riflessione sociale, di
preparedness. Una lezione che non possiamo permetterci di
perdere.
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