Character skills e didattica digitale
DOI: 10.1401/9788815374615/c3
La rappresentazione delle parole
tipiche della classe 1 e la strettezza della loro relazione con essa è illustrata nella
figura 3.8. La parola con legame più forte con la classe 1 è
amici/amicizia. È quindi l’interazione, la qualità della
relazione, l’affettività, la significatività dei rapporti a essere percepita come
centrale e cambiata rispetto al passato: un cambiamento che può riguardare sia la forma
(i modi con cui si intrattengono le relazioni di amicizia) sia la sostanza (ossia
¶{p. 98}quali sono i criteri in base ai quali si definivano in passato
gli amici e come si definiscono oggi, dopo il distanziamento).
La classe 2 si presenta al
contrario come molto compatta al suo interno, si individua infatti una coerenza interna
di significati che gravitano tutti intorno alla riflessione sull’evento pandemia e ai
suoi effetti nel mondo fuori dal perimetro di casa propria. È la dimensione sociale del
cambiamento, in cui le parole tipiche denotano trasformazione e preoccupazione. Sono
parole tipiche di questa classe: cambiamento,
mondo, virus, vita,
futuro, complicato. La riflessione degli
adolescenti mostra quindi una consapevolezza che travalica i confini della propria casa,
della scuola, della città e del proprio paese, per aprirsi a una visione globale, che
pregiudica in modo simile per tutti la definizione di progetti per il futuro, che
esaspera l’incertezza e l’insicurezza e che inesorabilmente pone una sfida individuale,
sociale, educativa, economica che sarà difficile da raccogliere e vincere. In questa
narrazione focalizzata sul momento presente sembra venire meno lo
¶{p. 99}slancio verso il futuro, la capacità progettuale; l’emergenza
protratta erode risorse e sfibra ogni entusiasmo.
Le parole della classe sono legate
a essa con diversi livelli di significatività: la parola con il legame più forte con la
classe 2 è mondo/mondiale, seguita da
cambiamento/cambiamenti. La dimensione del cambiamento non ha
costituito soltanto uno stimolo contenuto nella traccia dello
storytelling ma una categoria interpretativa profondamente
sentita dagli adolescenti: un cambiamento concreto, nelle abitudini, nelle routine,
nelle scansioni quotidiane di tempi e attività; ma anche emotivo e spirituale, in cui
alla frenesia di giornate dense di cose da fare si è andata sostituendo la lentezza di
giorni tutti uguali, solo apparentemente vuoti, in realtà pieni di spazi per pensieri e
riflessioni. La riflessività individuale assume un respiro più ampio: le misure di
distanziamento, le regole, l’isolamento forzato, la scuola a intermittenza aprono nuovi
orizzonti, il confine si sposta dalla propria quotidianità angusta al mondo con cui si
condivide un’esperienza, un sentire, un senso di fragilità e precarietà.
La classe 3 è interamente
focalizzata sulla scuola e sulle trasformazioni che l’hanno investita. Il nuovo modo di
fare scuola è in realtà un nuovo modo di essere studenti: accanto a un cambiamento
materiale, che sposta le lezioni dall’aula di scuola alla propria camera, che trasforma
il modo di imparare e il mezzo attraverso il quale imparare, si osserva anche un
cambiamento negli stati d’animo che accompagnano la nuova esperienza scolastica. La DAD
significa fatica, adattamento, solitudine, interminabili sessioni al PC, maggiori
difficoltà ad apprendere, capire, discutere.
Le parole specifiche della classe 3
(fig. 3.10) con un legame più forte con la classe sono distanza,
verifica/verifiche, interrogazioni.
Indicano una forte preoccupazione da parte degli studenti per quanto sta accadendo nella
scuola e quanto sia rilevante l’aspetto valutativo, sia per coloro che tengono alla
scuola e la considerano una priorità, sia per coloro che la temono per le nuove
richieste che essa avanza, con nuovi strumenti e nuove pratiche.
Infine, consideriamo la classe 4:
le sue parole tipiche si riferiscono a quanto accade nella quotidianità degli
ado¶{p. 100}lescenti, una quotidianità completamente nuova ma con
qualche accenno alla normalità che si conosceva e si praticava in precedenza. Le
vacanze, i brevi periodi di scuola in presenza, la speranza legata all’inizio di un
nuovo anno senza le regole del distanziamento costituiscono gli elementi tipici.
Sono ricorrenti parole
fondamentalmente sinonimiche: rientrare,
ritornare, tornare. Tutte richiamano la
nostalgia di qualche cosa che c’era e si aveva in modo scontato e che improvvisamente
non esiste più. La privazione di quella normalità è diventata l’innesco per una
riflessività che ha condotto all’attribuzione di un significato profondo a eventi,
routine, pratiche fino a poco tempo prima considerate ordinarie e insignificanti.
La parola con più elevato
χ2 è anno: la
parola viene utilizzata in due accezioni: sia in riferimento all’anno scolastico sia
all’anno solare (il 2020 e una parte del 2021) che ha segnato l’avvento e poi la
persistenza della pandemia. Altra parola cruciale e ambivalente è
mascherina/mascherine, utilizzata sia per indicare l’oggetto
simbolo della pandemia, ¶{p. 101}che continua a condizionare le
relazioni sociali, sia per indicare il desiderio del superamento di un periodo buio:
abbandonare la mascherina, non indossare più la mascherina, liberarsi della mascherina
sono le azioni desiderate, simbolo di una nuova rinascita.
c)
Il futuro che vorrei – e potrei
La terza traccia dello
storytelling sollecitava una riflessione sul futuro, sia a
breve termine sia su un orizzonte più lungo. Le narrazioni degli studenti sono state
analizzate con Alceste e hanno prodotto un livello di pertinenza (misurabile come
quantità di testo analizzato) pari al 68%. Dall’analisi si sono prodotte 4 classi di
significato articolate in un dendrogramma gerarchico che scende dalla classe 1 alla
classe 4 in modo lineare; le classi 3 e 4 risultano essere sullo stesso livello nei rami
del dendrogramma. L’ordine delle classi corrisponde anche a una scansione cronologica
delle progettualità per il futuro: la prima classe si riferisce a un futuro più lontano,
la classe 4 a un futuro prossimo (figg. 3.12 e 3.13).¶{p. 102}
Note