Avanzare insieme nella società anziana
DOI: 10.1401/9788815413086/c4
4. La prospettiva geo-demografica. La domanda
potenziale di cura per piccole aree di Mariangela Verrascina, Emilio Cameli, Giuseppe Di Felice, Federico Benassi e Carlo Lallo
Notizie Autori
Mariangela Verrascina prima ricercatrice ISTAT, Roma.
Notizie Autori
Emilio Cameli dottorando, Università degli Studi del Molise.
Notizie Autori
Giuseppe Di Felice tecnologo, Università degli Studi del Molise.
Notizie Autori
Federico Benassi ricercatore a tempo determinato, Università di Napoli
Federico II.
Notizie Autori
Carlo Lallo ricercatore a tempo determinato, Università degli Studi
del Molise.
Abstract
La seconda parte del volume prende in esame le diverse dimensioni della domanda
di assistenza degli anziani in Italia. Questo capitolo si avvale della ricchezza
informativa del Censimento permanente dellʼISTAT per tracciare
un quadro complessivo, avvalendosi di indicatori calcolati lungo tutto il territorio
nazionale. Il risultato è lʼelaborazione di una mappa comunale delle criticità nella
domanda, che fornisca alle amministrazioni degli strumenti per lʼimplementazione
delle politiche attinenti alla problematica.
1. L’impatto dell’eterogeneità geo-demografica italiana sulla domanda di assistenza degli anziani
L’Italia è un paese notevolmente
diversificato, sia sotto l’aspetto socio-demografico che geografico: l’assistenza agli
anziani non fa eccezione
[1]
.
Come riportato nel capitolo 1, la
salute funzionale è l’aspetto principale di cui tenere conto per stimare la domanda di
assistenza agli anziani non-autosufficienti. Il progressivo peggioramento della salute
biologica, sia fisica che mentale, dovuto all’avanzare dell’età, ne costituisce
certamente un importante fattore potenziale
[2]
. Come evidenziato dall’ISTAT [2021], il 28,4% della popolazione
ultrasessantacinquenne riporta gravi limitazioni motorie, sensoriali e cognitive, mentre
il 10,6% segnala gravi limitazioni nelle attività quotidiane (Activity Daily
Living, ADL). Le limitazioni crescono all’aumentare dell’età: mentre solo
l’1,6% della popolazione di età inferiore ai 44 anni mostra gravi limitazioni nelle ADL,
la percentuale cresce gradualmente al 3,7% per la classe di età 45-64, al 7,1% per la
classe di età 65-74 e raggiunge il 20% per gli anziani con età superiore ai 70 anni
[ISTAT 2023a]. La struttura per età della popolazione fornisce quindi una cornice alla
stima della domanda potenziale di assistenza ai
non-autosufficienti.
Numerosi studi hanno evidenziato
come il territorio italiano presenti articolate e profonde differenze a livello locale,
sia rispetto alla struttura per età della popolazione, sia rispetto
¶{p. 86}ai fenomeni che ne influenzano la dinamica [tra gli altri
Benassi et al. 2021; 2023; Benassi, Mucciardi e Gallo 2023; Billari
e Tomassini 2021; Salvati et al. 2020; Reynaud et
al. 2020; Reynaud e Miccoli 2018; Casacchia et al.
2005]. Ad esempio, lo spopolamento dovuto alla combinazione di bassa fecondità ed
emigrazione scolpisce la struttura per età e investe il territorio italiano in modo
disomogeneo a livello comunale [vedi tra gli altri Reynaud e Miccoli 2018; Reynaud
et al. 2020; Benassi, Mucciardi e Gallo 2023]. Come conseguenza
di questa eterogeneità, è addirittura possibile registrare realtà comunali in
spopolamento e con strutture demografiche in progressivo invecchiamento, all’interno di
territori provinciali o regionali in crescita demografica e con strutture stabili o
finanche inserite in percorsi di ringiovanimento [Franklin 2019; Wolff e Weichmann
2018].
Questo «mosaico» demografico [cit.
in Reynaud et al. 2020] ha un diretto impatto sulla
diversificazione territoriale della domanda di assistenza,
considerando la progressiva potenziale crescita di domanda al crescere del peso relativo
della popolazione anziana e soprattutto dei grandi anziani, con età
superiore agli 80 anni, che costituiscono ad oggi circa il 7,6% della popolazione
italiana [cfr. ISTAT 2021]. In particolare, nella figura 4.1a si può osservare come il
peso degli anziani ultraottantenni si distribuisca in modo sbilanciato tra comuni
appartenenti alla stessa regione o alla stessa provincia, lungo tutta la Penisola, da
Nord a Sud. Tutte le regioni e province italiane comprendono infatti comuni con
percentuali di ultraottantenni comprese tra l’11% e il 33% ma, allo stesso tempo,
comprendono anche comuni con percentuali di grandi anziani comprese tra appena il 2% e
il 6% (vedi fig. 4.1a).
Inoltre, la struttura per età dei
comuni influenza anche il potenziale supporto sociale, specie quello informale
familiare. In un paese dove l’aiuto fornito dai familiari costituisce una
delle colonne del sistema di assistenza ai non-autosufficienti (cfr.
supra, cap. 3) [Meli e Allegra 2022], un eventuale
sbilanciamento dei rapporti tra popolazione giovane/adulta e anziana, a favore di
quest’ultima, può compromettere le capacità della società di sostenere i più fragili,
inserendo le comunità locali in un circolo vizioso di peggioramento della salute e
ampliamento delle disabilità, conducendo in prospettiva a un aumento della domanda
stessa di assistenza (cfr. supra, cap. 1).
Un altro aspetto della domanda di
assistenza profondamente influenzato dall’eterogeneità geografica riguarda la
presenza dei servizi. Ad esempio, la rete pubblica di
assistenza domiciliare agli anziani descritta nel capitolo 1 mostra notevoli
disuguaglianze territoriali, generalmente più ampia e generosa al Centro-Nord e più
esigua nel Sud e nelle Isole [Lallo, Pasqualini e Tomassini 2022; Bocchino 2021; Gori e
Trabucchi 2021; Casanova e Lillini 2021]. L’eterogeneità tuttavia non si ferma alle
grandi macro-aree, ma si diffonde all’interno dei confini regionali e provinciali. Ad
esempio in Campania, dove la spesa media dei comuni per i servizi di assistenza sociale
si attesta sui 50 euro pro capite
[3]
, i comuni sotto i 5.000 abitanti limitano la spesa tra i 5 e i 10 euro pro
capite, ma nei comuni con più di 50.000 abitanti la spesa sale a oltre 54 euro pro
capite [Bocchino 2021].
Volendo riassumere la diversa
diffusione dei servizi per la comunità in un indicatore sintetico, può risultare d’aiuto
il lavoro di ricerca svolto dall’ex Agenzia nazionale per la coesione,
¶{p. 88}confluito nella Strategia nazionale per le aree interne (SNAI)
[cfr. Barca e Carrosio 2020; Barca 2015; Barca, Casavola e Lucatelli 2014]. La SNAI
definisce come «aree interne» quei comuni svantaggiati dall’assenza di servizi
considerati essenziali, in particolare servizi scolastici, sanitari e di trasporto
ferroviario [cfr. ISTAT 2022a]. In dettaglio, le aree interne sono identificate sulla
base di un indicatore di accessibilità, calcolato in termini di minuti di percorrenza
con l’automobile tra il comune oggetto di classificazione, e il comune «polo» più
prossimo (comune che offre i servizi essenziali). I comuni che distano più di 20 minuti
dal più vicino comune polo, sono identificati come aree interne (distinguendo comuni
«intermedi», comuni «periferici» e comuni «ultraperiferici»)
[4]
. In figura 4.1b si riportano in rosso le aree interne italiane, che
punteggiano l’intera Penisola senza risparmiare nessuna regione o provincia,
comprendendo circa il 48,5% di tutti i comuni e il 22,7% della popolazione italiana.
In conclusione, l’eterogeneità
geo-demografica, sempre più rilevante a livello comunale, tra Nord e Sud, tra aree
interne e aree metropolitane, pone con sempre maggiore urgenza la necessità di spostare
il fuoco d’indagine a livello locale, soprattutto quando l’oggetto di studio o di policy
riguarda la domanda di assistenza agli anziani. Nelle prossime pagine si offrirà quindi
un primo passo in tal senso, usando i dati disponibili più recenti.
2. Indici di struttura per età e domanda potenziale di assistenza degli anziani a livello locale: una proposta a partire da dati open
Nel proporre un indicatore della
domanda potenziale di assistenza degli anziani a livello locale, sono state inizialmente
passate in rassegna tutte le fonti dati che potevano offrire un flusso aggiornato di
informazioni con un dettaglio locale più fine possibile. Nel capitolo 2, la rassegna
ragionata delle fonti statistiche ha individuato nel Censimento permanente
della popolazione la fonte più adatta
[5]
, e nel territorio comunale il livello ¶{p. 89}di dettaglio
minimo raggiungibile ad oggi. Il Censimento permanente permette di
misurare la popolazione di tutti i comuni del paese, distribuita per genere ed età,
aggiornata annualmente. Il livello di istruzione e lo stato professionale, pur presenti
tra le variabili disponibili, al momento sono forniti solo per grandi classi di età e
quindi non sono stati considerati. Oltre agli aspetti demografici, si è inclusa anche la
classificazione ISTAT delle aree interne, che permette invece la stima per
approssimazione della relazione tra l’ambiente circostante e la salute funzionale dell’anziano
[6]
.
Sia il Censimento
permanente che la classificazione delle aree interne sono fonti
statistiche di accesso pubblico, immediato e disponibili online, sono cioè dati
open, permettendo quindi sia ai ricercatori che ai decisori
politici e agli stakeholders di replicare e aggiornare facilmente i
risultati mostrati in questo capitolo.
L’obiettivo di questo capitolo è
quindi costruire e applicare al territorio italiano un Indice comunale di
criticità potenziale nella domanda di assistenza agli anziani (ICCP),
cioè un indicatore determinato dalla struttura per età della popolazione e dalla
presenza dei servizi. L’indicatore sarà sintetizzato combinando due aspetti deducibili
dalla struttura per età della popolazione comunale (peso degli anziani e rapporto
adulti/anziani), e uno derivato dalla presenza dei servizi essenziali (aree interne). I
tre profili di criticità saranno prima analizzati separatamente e poi riuniti
nell’indicatore sintetico.
Il primo aspetto preso in
considerazione è il peso relativo degli anziani ultraottantenni sul totale della
popolazione comunale. In figura 4.1a si è già offerta una prima panoramica, dividendo i
comuni per quintili di peso relativo della popolazione over 80, ma le percentuali così
calcolate non permettono di distinguere più nel dettaglio tra gradi diversi di alta
concentrazione degli anziani. Ad esempio, nell’ultimo quintile, cioè nel 20% dei comuni
dove è più alta la concentrazione di anziani, le percentuali di ultraottantenni possono
oscillare tra l’11% e il 33%. In condizioni di risorse limitate è invece importante
individuare i territori più esposti, costruendo strumenti che possano suggerire ai
decisori politici un ordine di priorità d’intervento: il Quoziente di localizzazione
(QL) risponde a questa esigenza.
¶{p. 90}Per ogni comune il QL è
ottenuto come rapporto tra il valore dell’indicatore di ciascun comune e il valore
nazionale: si ottiene così un indice di concentrazione locale che varia nell’intorno di
1. In altre parole, il valore del QL è tanto maggiore di 1 quanto la misura del fenomeno
su scala comunale è maggiore della misurazione su base nazionale.
Note
[1] Cfr. supra, capitolo 2. Nel capitolo si evidenzia la necessità di dati sull’assistenza agli anziani a livello almeno sub-regionale.
[2] Per i concetti di salute, salute funzionale, disabilità, ADL e non-autosufficienza, utilizzati anche nelle pagine successive, si rimanda supra, capitolo 1.
[3] Con una differenza notevole dalla Provincia autonoma di Bolzano ad esempio, che può disporre di circa 500 euro pro capite.
[4] La definizione di «area interna» sarà ripresa e approfondita nei paragrafi successivi.
[5] Per approfondire, vedi supra, capitolo 2.
[6] Vedi il modello concettuale ICF, supra, capitolo 1.