Cecilia Tomassini, Marco Albertini, Carlo Lallo (a cura di)
Avanzare insieme nella società anziana
DOI: 10.1401/9788815413086/c3
Un ulteriore approfondimento, essenziale ai fini di questo volume, riguarda le famiglie in cui almeno un componente ha almeno una limitazione nello svolgimento delle attività abituali
{p. 77}di vita quotidiana. Nel 2016, oltre 5,5 milioni di famiglie hanno dichiarato di avere almeno un componente affetto da limitazioni funzionali, si tratta di oltre un quinto delle famiglie. In questi casi emerge chiaramente come gli aiuti ricevuti siano un sostegno effettivo e necessario per le famiglie: un terzo di tutte le famiglie con un membro affetto da limitazioni, e un quarto di quelle con un componente gravemente limitato, ricevono infatti aiuto. Il tipo di aiuto che queste famiglie ricevono è indicativo dei bisogni che esprimono: oltre la metà delle famiglie riceve aiuti per assistenza (aiuto nel vestirsi, mangiare ecc.), mentre poco meno della metà è stata assistita per esigenze di compagnia e accompagnamento. Il 45% ha ricevuto aiuti per le attività domestiche (preparazione dei pasti, pulizie ecc.), il 41,2% per l’espletamento di pratiche burocratiche e il 38,1% per assistenza di tipo sanitario (somministrazione di farmaci ecc.). Studiare il tipo di aiuto ricevuto permette quindi di fare anche luce sui particolari bisogni di assistenza di queste famiglie e sulle lacune dell’offerta pubblica/privata di servizi.
Tema affine al precedente è quello dei bisogni espressi dalle famiglie composte da anziani soli. Si tratta di una delle tipologie familiari che ha maggior probabilità di ricevere aiuto (23,2%): nel 56,2% dei casi, queste famiglie sono state destinatarie di aiuti per l’espletamento di pratiche burocratiche; nel 55,4% l’aiuto ha riguardato le attività domestiche e nel 54,5% la compagnia e l’accompagnamento [Castagnaro e Meli 2022]. Infine, nel 28,1% dei casi l’aiuto si è concretizzato in forma di prestazioni sanitarie e nel 37,7% in altre forme di assistenza. Passando a un confronto temporale, le famiglie con anziani soli hanno visto aumentare gli aiuti ricevuti sia in termini di compagnia e accompagnamento (dal 44,4% del 1998 al 54,6% del 2016), sia per quanto riguarda l’espletamento delle pratiche burocratiche (dal 37,7% al 56,4%).
Allargando il campo d’indagine a tutte le possibili fonti di aiuto, includendo quindi sia aiuti formali che informali, sia privati che pubblici, emerge un quadro di progressivo incremento dell’aiuto ricevuto da ogni fonte. Nel 2016 quasi 3 famiglie su 10 hanno ricevuto aiuto (29%, fig. 3.2), cioè oltre 6,5 milioni di famiglie. Nel 1998 erano poco più di un quinto (21%), circa 4,5 milioni. La figura 3.2 mostra come l’aiuto ricevuto aumenti per ogni tipologia di fonte di supporto. Come già visto, aumen{p. 78}tano le famiglie che ricevono sostegno da altre persone non coabitanti a titolo gratuito (dal 15% al 17%), ma aumentano anche quelle che ricorrono a un aiuto formale privato (assistenti familiari, dall’8% al 9%). I costi del ricorso a personale privato ricadono però spesso quasi esclusivamente sulle risorse proprie delle famiglie, rappresentando quindi una spesa economica notevole che solo le famiglie più abbienti possono permettersi (cfr. infra, cap. 5). Allo stesso tempo, nel periodo considerato, si nota una maggiore presenza di aiuti forniti dai comuni o dalle ASL (aiuti formali pubblici, dal 2% al 5%), sebbene nel 2016 vedano coinvolte appena 1,2 milioni di famiglie, una quota assai inferiore a quella dei nuclei che hanno al proprio interno almeno una persona con limitazioni nello svolgimento di attività di vita quotidiana. Inoltre, c’è da evidenziare che l’aiuto pubblico è presente spesso insieme all’aiuto informale mostrando come in Italia il supporto ricevuto dai comuni o dalle ASL sia complementare e non sostitutivo dell’aiuto familiare.
Fig. 3.2. Percentuale di famiglie per tipo di aiuti ricevuti, anni 1998 e 2016.
Fonte: ISTAT, Famiglie e soggetti sociali.

4. Le persone di 65 anni e più senza figli

In questo capitolo si è evidenziata l’importanza degli scambi informali di aiuto e supporto tra le famiglie, direttamente con{p. 79}nessi all’ampiezza e solidità della rete di solidarietà parentale. Per tale motivo è interessante comprendere come la sostenibilità del welfare italiano possa continuare nel nostro paese date le dinamiche demografiche in atto e cogliendo i punti di forza e di debolezza del sistema di supporto in cui gli anziani sono inseriti.
Fig. 3.3. Percentuale di famiglie con almeno una persona di 65 anni e più, per tipo di aiuti ricevuti, anni 1998 e 2016.
Fonte: ISTAT, Famiglie e soggetti sociali.
In un sistema di welfare in cui alla famiglia viene delegata la quota maggiore delle attività di cura degli anziani, i coniugi e i figli sono gli attori principalmente coinvolti nelle attività di cura e supporto. Tuttavia, la quota di popolazione che non ha avuto figli è in rapido aumento a partire dalle generazioni nate dagli anni Settanta in poi. In molti paesi il network di supporto degli anziani childless e l’impatto sul benessere di queste persone è stato ampiamente studiato [vedi tra gli altri Albertini e Mencarini 2014]. Nella figura 3.3, analizzando sempre i dati dell’indagine Famiglie e soggetti sociali, si delinea il tipo di aiuto ricevuto (se informale, pubblico o privato) confrontando le persone di 65 anni e più con e senza figli.
Circa il 15% delle persone di 65 anni e oltre è senza figli, questa quota è stabile a partire dal 1998, anche se aumenta in valori assoluti. Nel 2016 le persone senza figli di età superiore {p. 80}ai 65 anni sono circa 1,8 milioni, nel 1998 erano 1,6 milioni. La percentuale di anziani che vivono da soli è in aumento: oltre la metà degli ultra 65enni vive da sola, mentre circa il 40% vive in coppia [cfr. ISTAT 2023].
Le famiglie con anziani senza figli ricevono mediamente più aiuto di tutte le altre tipologie di famiglia (fig. 3.3). La ricerca di supporto esterno è sicuramente il segnale che le persone senza figli esprimono dei bisogni che non sono, o non possono essere, soddisfatti da parenti coabitanti. In generale le famiglie in Italia tendono a risolvere le esigenze di cura o con un’attivazione diretta di alcuni membri della famiglia o demandandole a servizi privati a spese della famiglia. Ciò rimane valido anche per le famiglie con almeno un componente di 65 anni e più senza figli: solo in piccola parte ottengono infatti anche assistenza formale pubblica. Inoltre, la dinamica degli aiuti ricevuti dagli anziani senza figli mostra un leggero calo nell’aiuto informale ricevuto e un aumento di quello pubblico e privato.

5. Conclusioni

La breve rassegna statistica sull’assistenza agli anziani qui presentata porta a una serie di considerazioni. In primo luogo, l’analisi temporale consegna un quadro stabile e persino in miglioramento della solidarietà familiare e sociale italiana, con un progressivo incremento del coinvolgimento anche dei giovani anziani come caregivers. In secondo luogo, i familiari rimangono di gran lunga la principale fonte di aiuto per gli anziani: il 17% delle famiglie riceve aiuto informale da non coabitanti (fig. 3.2). Questa quota è anzi probabilmente sottostimata dal momento che non include anche l’aiuto fornito da familiari coabitanti (circa il 20% degli ultra-settantacinquenni in Italia vive con i figli). Terzo, quando le famiglie hanno le risorse economiche per farlo si affidano a personale privato, con un conseguente impoverimento delle famiglie in cui c’è un anziano bisognoso di cure. In quarto luogo, nonostante segni di crescita del supporto formale pubblico, questo rimane marginale, evidenziando il ritardo del welfare italiano nel garantire agli anziani con limitazioni un adeguato supporto.
Un ulteriore elemento di riflessione riguarda infine il terri{p. 81}torio in cui si trovano a vivere queste persone, cioè la distanza dai familiari e dalle strutture di assistenza pubbliche e private più vicine. Gli anziani che si trovano a vivere in territori isolati o lontani dalle residenze dei figli o dei parenti più prossimi, potrebbero incontrare maggiori difficoltà ad accedere al supporto necessario. I processi emigratori e di spopolamento, che coinvolgono le realtà più povere e meno sviluppate del paese, potrebbero rappresentare in futuro un problema per la sostenibilità dell’attuale conformazione della rete di supporto. Queste ultime riflessioni saranno al centro del prossimo capitolo, dove sarà costruito un indicatore di criticità comunale potenziale: un primo passo per tenere conto dell’eterogeneità geografica nello studio della domanda di assistenza agli anziani.
Note