Cecilia Tomassini, Marco Albertini, Carlo Lallo (a cura di)
Avanzare insieme nella società anziana
DOI: 10.1401/9788815413086/c4
La prima classificazione dei comuni italiani in aree interne risale al 2014 ed è stata oggetto di un recente aggiornamento {p. 94}[ISTAT 2022a]. Le aree interne (fig. 4.4) sono i territori del paese più periferici, in termini di accesso ai servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità), cioè quei comuni che distano più di 20 minuti di percorrenza in auto rispetto a un comune «polo» che riveste il ruolo di centro di offerta di servizi fon
{p. 95}damentali relativi all’istruzione, alla mobilità e alla cura sanitaria. Il carattere di centro di offerta di servizi è riservato solo ed esclusivamente a quei comuni, o aggregati di comuni confinanti, in grado di offrire un percorso completo di istruzione (fino alla secondaria superiore), ospedali sede di Dipartimenti di emer{p. 96}genza e accettazione di I livello [7]
e stazioni ferroviarie almeno di livello «Silver» [8]
.
Fig. 4.3. Italia, QL-PSR, anno 2021.
Fonte: Nostre elaborazioni su dati ISTAT.
Fig. 4.4. Aree interne, Italia, anno 2021.
Fonte: Nostre elaborazioni su dati ISTAT.
Tra i centri rientrano anche i comuni di «cintura», ossia le aree periurbane che distano meno di 20 minuti di percorrenza dal più prossimo di uno dei poli suddetti. I comuni che distano oltre 20 minuti di percorrenza rispetto al polo a essi più prossimo rientrano nelle aree interne; queste si suddividono a loro volta in 3 sottocategorie, sempre in base alla distanza dal polo: comuni «intermedi» (tra 20 e 40 minuti), comuni «periferici» (tra 40 e 75 minuti), comuni «ultraperiferici» (più di 75 minuti) [9]
. Il 48,5% (3.834) dei comuni italiani rientra in almeno una delle aree interne, localizzati principalmente lungo l’arco alpino e appenninico, senza risparmiare però alcune zone di pianura e costiere, lungo tutta la Penisola e le Isole, da Nord a Sud. Suddividendo le aree interne nelle tre sottocategorie, l’ISTAT identifica 1.928 comuni (24,4%) come «intermedi», 1.524 che ricadono nella definizione di comuni «periferici» (19,3%) e infine 382 come comuni «ultraperiferici» (4,8%).
Richiamando le relazioni tra ambiente (servizi) e salute funzionale dell’anziano [10]
, l’analisi della distribuzione delle aree interne permette di introdurre un’ulteriore variabile di livello comunale, utile per lo studio delle criticità potenziali nella domanda di assistenza agli anziani a livello locale. Le aree interne {p. 97}sono generalmente caratterizzate da un maggiore sbilanciamento demografico verso le età anziane, rispetto al valore medio nazionale (tab. 4.3), presentando valori crescenti di popolazione over 80 e del PSR procedendo dai comuni polo verso la periferia. Ciò rende i comuni delle aree interne (specialmente periferici e ultraperiferici) maggiormente esposti alle criticità evidenziate sia dal QL-Over80 che dal QL-PSR.
Tab. 4.3. Distribuzione della popolazione over 80 e del PSR tra comuni polo, intermedi, periferici e ultraperiferici in Italia
Popolazione over 80 (%)
Parent Support Ratio
Valore
Differenza (Δ) rispetto ai comuni polo
Valore
Differenza (Δ) rispetto ai comuni polo
Italia
7,60
33,10
Comuni polo
7,56
32,90
Comuni intermedi
7,65
0,09
33,06
0,16
Comuni periferici e ultraperiferici
8,40
0,85
35,93
3,03
 
 
 
 
 
 
Fonte: Nostre elaborazioni su dati ISTAT, Censimento permanente della popolazione, anno 2021.
Il quadro nazionale nasconde tuttavia consistenti differenze ed eccezioni a livello regionale (figg. 4.5 e 4.6). Ad esempio, i {p. 98}comuni delle aree interne di Lombardia, Veneto e Lazio non mostrano percentuali di anziani e valori del PSR significativamente superiori ai comuni polo e cintura. D’altro canto, i comuni polo e cintura di Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige, contrariamente alla situazione nazionale, sono caratterizzati da una maggiore presenza di anziani rispetto alle aree interne.
Fig. 4.5. Popolazione over 80. Differenza in punti percentuali tra comuni periferici e ultraperiferici vs comuni polo e cintura (Δ-Over80), per regione, anno 2021.
Fonte: Nostre elaborazioni su dati ISTAT, Censimento permanente della popolazione, anno 2021.
Fig. 4.6. Parent Support Ratio. Differenza in punti percentuali tra comuni periferici e ultraperiferici vs comuni polo e cintura (Δ-PSR), per regione, anno 2021.
Fonte: Nostre elaborazioni su dati ISTAT, Censimento permanente della popolazione, anno 2021.
Queste diversità non possono essere compresse facilmente in perimetri geografici sovra-comunali prestabiliti, secondo lo stesso ragionamento esposto precedentemente rispetto ai QL-Over80 e ai QL-PSR. È quindi opportuno che la classifica dei comuni tra poli e aree interne entri a far parte di un indicatore di criticità potenziale nella domanda di assistenza agli anziani come elemento di maggiore informazione, in unione ai profili legati alla struttura demografica.
Nel prossimo paragrafo si esporrà la metodologia seguita per costruire l’Indice di criticità potenziale, unendo i profili di struttura demografica a quello derivante dalla collocazione in area interna. L’indicatore sarà infine applicato al territorio nazionale e la sua distribuzione analizzata, confrontata con i tre profili considerati separatamente, e infine mostrata in una mappa e in tabelle riassuntive.{p. 99}

3. La domanda di assistenza degli anziani in Italia per comune: l’Indice comunale di criticità potenziale

L’idea alla base dell’Indice comunale di criticità potenziale (ICCP) nella domanda di assistenza agli anziani è di unire i tre profili di criticità evidenziati dal QL-Over80, dal QL-PSR e dalla posizione in area interna, in un unico indice sintetico.
La scelta di usare un indicatore sintetico su base comunale per indagare un fenomeno contraddistinto da un prisma multidimensionale non è nuova in Italia. Ad esempio nel 2020 l’ISTAT ha sviluppato un Indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM), costruito a partire da sette indicatori riferiti alle dimensioni della vulnerabilità sociale e materiale ritenute più rilevanti per la formazione di una graduatoria comunale [cfr. ISTAT 2020] [11]
. I dati usati si riferivano ai Censimenti generali della popolazione e delle abitazioni del 1991, 2001 e 2011, combinati attraverso la metodologia dell’Adjusted Mazziotta Pareto Index (AMPI). L’obiettivo dell’IVSM è tuttavia diverso da quello dell’ICCP, sia per l’oggetto di studio (la vulnerabilità socio-materiale delle comunità comunali in termini generali), sia per la base dati disponibile (Censimenti generali). Sebbene nel 2023 l’ISTAT abbia presentato una nuova versione dell’IVSM che comprende nuove dimensioni e variabili basate anche su dati del Censimento permanente e denominata Indicatore composito comunale di fragilità (ICF) [ISTAT 2023b], l’obiettivo
{p. 100}e la metodologia di calcolo non si discostano sostanzialmente dall’IVSM [12]
. La costruzione dell’ICCP ha quindi seguito un percorso distinto e originale nel panorama italiano [13]
.
Note
[7] La struttura ospedaliera sede di Dipartimento di emergenza e accettazione di I livello esegue tutti gli interventi previsti per l’ospedale sede di pronto soccorso e svolge funzioni di accettazione in emergenza/urgenza per patologie di maggiore complessità, con le funzioni di osservazione e breve degenza, di rianimazione. Contemporaneamente, devono essere garantiti interventi diagnostico-terapeutici di medicina generale, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, cardiologia con UTIC (Unità di Terapia intensiva cardiologica). Sono inoltre assicurate le prestazioni di laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche, di diagnostica per immagini, e trasfusionali. Per approfondire, vedi: https://www.salute.gov.it/portale/prontoSoccorso/dettaglioContenutiProntoSoccorso.jsp?lingua=italiano&id=1190&area=118%20Pronto%20Soccorso&menu=vuoto, ultimo accesso: 6.12.2023.
[8] Categoria che comprende impianti di dimensioni medio/piccole caratterizzati da frequentazioni consistenti (meno di 2.500 frequentatori medi/giorno circa) e servizi per la lunga, media e breve percorrenza [cfr. ISTAT 2022a].
[10] Vedi supra, capitolo 1.
[11] I sette indicatori erano: 1) incidenza percentuale delle famiglie monogenitoriali giovani (età del genitore inferiore a 35 anni) o adulte (età del genitore compresa fra 35 e 64 anni) sul totale delle famiglie; 2) incidenza percentuale delle famiglie con 6 e più componenti; 3) incidenza percentuale della popolazione di età compresa fra 25 e 64 anni analfabeta e alfabeta senza titolo di studio; 4) incidenza percentuale delle famiglie con potenziale disagio assistenziale, a indicare la quota di famiglie composte solo da anziani (65 anni e oltre) con almeno un componente ultraottantenne; 5) incidenza percentuale della popolazione in condizione di affollamento grave, data dal rapporto percentuale tra la popolazione residente in abitazioni con superficie inferiore a 40 mq e più di 4 occupanti o in 40-59 mq e più di 5 occupanti o in 60-79 mq e più di 6 occupanti, e il totale della popolazione residente in abitazioni occupate; 6) incidenza percentuale di giovani (15-29 anni) fuori dal mercato del lavoro e dalla formazione scolastica; 7) incidenza percentuale delle famiglie con potenziale disagio economico, a indicare la quota di famiglie giovani o adulte con figli nelle quali nessuno è occupato o percettore di pensione per precedente attività lavorativa.
[12] L’ICF comprende 12 indicatori elementari: 1) incidenza percentuale della superficie delle aree con pericolosità da frane elevata e molto elevata; 2) incidenza percentuale del suolo consumato; 3) indice di accessibilità ai servizi essenziali (tecnica SNAI); 4) tasso di motorizzazione ad alta emissione per 100 abitanti; 5) raccolta indifferenziata dei rifiuti urbani per abitante; 6) incidenza percentuale della superficie comunale coperta da aree naturali protette terrestri incluse nell’Elenco ufficiale delle aree protette (EUAP); 7) indice di dipendenza della popolazione; 8) incidenza percentuale della popolazione di età compresa fra 25 e 64 anni con bassi livelli di istruzione; 9) tasso di occupazione 20-64 anni; 10) tasso di incremento della popolazione; 11) densità delle unità locali dell’industria e dei servizi per 1.000 abitanti; 12) incidenza percentuale degli addetti delle unità locali a bassa produttività nominale del lavoro di settore.
[13] Ad esempio, la scelta di usare la metodologia AMPI nella costruzione dell’IVSM e dell’ICF, derivava da esigenze di armonizzazione dei dati tra diverse edizioni dei Censimenti, e dall’assunzione di non sostituibilità delle diverse componenti, ossia l’impossibilità di compensare il valore di un indicatore elementare con quello di un altro. Nel caso dell’ICCP invece, l’assunzione è che le componenti possano compensarsi a vicenda.