Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c6
La letteratura documenta alcuni
tentativi di superamento di questi limiti, ma con esiti ancora sperimentali e difficili
da accogliere in quadri regolativi. Già quarant’anni fa Moss e Nickling
[23]
cercavano di equiparare a risorsa ambientale le componenti vedutistiche ed
estetiche del paesaggio, con pionieristici sforzi di mapping e di
sviluppo del metodo di Leopold. Cassatella e Peano
[24]
hanno cercato di valutare la qualità del paesaggio sulla base di indicatori
a diverso contenuto semantico, senza arrivare ad una effettiva integrazione fra VP e
VAS. Più esplicito e orientato sembra il tentativo di Cutaia
[25]
quando cerca di valutare gli effetti di piani e programmi su paesaggio e
ambiente. La relazione fra VP e VAS resta tuttavia problematica sia sul versante metrico
che su quello semantico anche ricorrendo a indicator-like tool: se
è relativamente agevole descrivere aria, acqua, suolo ed altri elementi biotici e
abiotici, non lo è altrettanto per le molteplici componenti del paesaggio. Ma,
nonostante le difficoltà, emerge una interessante apertura: con le sue componenti
percettive, cognitive e storiche, il paesaggio culturale
¶{p. 134}(cultural landscape) si presta a
dialogare con le «figure», arricchendole con una dimensione pluralista che supera di
slancio i più comuni limiti tassonomici. In quest’ottica può essere apprezzato il
contributo di Niţă e colleghi
[26]
, anche se limitato al sapere esperto. L’analisi delle percezioni degli
esperti consultati evidenzia due aspetti apparentemente contraddittori: in primo luogo,
come il concetto di ambiente comprenda il paesaggio e come ciò muti a seconda dei
contesti culturali; in secondo luogo, come il paesaggio possa diventare un descrittore
(o criterio) di sintesi quali-quantitativo. Il limite dell’accostamento sta nella
riduzione estetica, a visual landscape, senza esplicita connessione
con i SE o con i processi metabolici.
Qualche spunto ulteriore potrebbe
venire dal riconoscimento di possibili simmetrie negli strumenti valutativi utilizzati
da VAS e VP. Questi strumenti possono essere intesi come proxy di
funzioni valutative spaziali in quanto aiutano non solo a descrivere, ma anche ad
interpretare, simulare e a valutare scenari e strategie contestuali.
Come già rilevato, le
interpretazioni matriciali tipiche della VAS di prima generazione sono le meno efficaci
anche se ancora le più utilizzate. Due sono i principali «difetti»: la settorialità
(l’assenza di un modello interpretativo) e la «povertà» spaziale della rappresentazione
(utilizzo strumentale dei GIS, scarsa interoperabilità delle fonti e difficoltà di
connettere stati e dinamiche spaziali ai processi di trasformazione e governo)
[27]
. Le conoscenze tecnico-operative oggi disponibili consentirebbero di
perfezionare notevolmente il modello matriciale acquisendo, anche solo in forma
«associativa», componenti paesaggistiche. Non sembra tuttavia agevole superare i due
difetti per l’inerzia di «tristi» norme ¶{p. 135}procedurali
[28]
, ma soprattutto per limitate capacità/responsabilità professionali e
amministrative.
Più aperte, anche se scoraggiate
sul piano procedurale e parzialmente condivise a livello accademico, sono l’ecologia del
paesaggio, l’ecologia urbana e la bionomia
[29]
. Esse generano un significativo potenziale di interazione fra VAS e VP. Come
specificato dall’International Association for Landscape Ecology (IALE), l’ecologia del
paesaggio integra approcci biofisici con prospettive umanistiche (scienze naturali e
scienze sociali) secondo diversi indirizzi. I principali sono l’indirizzo geografico,
corologico-percettivo (con paesaggio definito come «mosaico» specie-specifico),
ecosistemico-matriciale, olistico-multifunzionale, riferito all’insieme di subunità
paesaggistiche definibili come «ecotopi» a loro volta appartenenti a ecoregioni e biomi.
In questo dominio, i paesaggi sono aree geografiche composte da diverse
patch. La patch rappresenta l’unità minima
con forma attribuibile al processo che l’ha generata. Un insieme di
patch può configurare un pattern, una
tipologia di «paesaggio ecologico». I pattern possono assumere
configurazioni semplici (patch, ecotopi, corridoi, matrici) o
complesse (apparati, eco-mosaici, tessuti paesistici). Le aree di contatto (di
transizione) tra patch sono gli ecotoni. Un insieme di
pattern può configurare una ¶{p. 136}matrice
ambientale, dotata di porosità attribuibile a diversi tipi di interruzione. Il grado di
porosità permette di rappresentare le connettività, e quindi di valutare e monitorare
reali e potenziali conflitti nell’uso del suolo. Si tratta di un approccio utile alla
caratterizzazione paesaggistica che, a sua volta, potrebbe accogliere quella ambientale.
Va ricordato, infatti, che il paesaggio dispone di una componente funzionale
caratterizzata da flussi di materia, energia, informazione e specie fra ecotopi. I
flussi sono condizionati dai pattern: ad esempio, la forma dei
corridoi favorisce spostamenti in senso longitudinale, mentre quella delle macchie
influisce su stanzialità e sosta. Come sistema biologico il paesaggio segue una
termodinamica di non-equilibrio e di trasformazione, assumendo caratteri adattativi e
dissipativi nel breve, medio e lungo periodo.
Con Vittorio Ingegnoli la teoria,
le metodiche, ma soprattutto il linguaggio dell’ecologia del paesaggio si evolvono in
bionomia del paesaggio
[30]
. L’approccio bionomico rinforza il modello interpretativo, sia a livello
analitico che sintetico, con i concetti di eco tessuto, fittest
vegetation, habitat standard, ma rinforza anche le
funzioni valutative con criteri pertinenti come la capacità biologico-territoriale della
vegetazione, la capacità portante del territorio e altre componenti
[31]
.
Struttura del paesaggio e relativa
evoluzione sono identificati sulla base di analisi delle variazioni di uso del suolo,
¶{p. 137}eterogeneità, frammentazione e omologazione, caratteri
geo-morfologici e vegetazionali. Lo stato e le variazioni d’uso del suolo sono integrati
dalla «funzionalità del paesaggio» che evidenzia la «capacità biologica territoriale» o
«bio-potenzialità» (BTC)
[32]
, l’«eterogeneità funzionale degli elementi costituenti il paesaggio», la
stabilità o meta stabilità (LM), l’integrazione uomo-natura ed in particolare le
modificazioni strutturali e funzionali permanenti (HU e HS)
[33]
. Questi elementi contribuiscono a definire l’«apparato ecologico-paesistico»
[34]
, denominato anche «figura». Si tratta di «apparati ecologico-funzionali»
[35]
in cui tessere, ecotopi o altre componenti, oltre a formare l’apparato,
attivano diverse funzioni paesistiche (multifunzionalità dei paesaggi). Gli apparti con
HU prevalente rinviano a funzioni abitative, sussidiarie produttive e protettive, mentre
gli apparati con HN prevalente possono essere resistenti, resilienti, ecotonali,
stabilizzanti, connettivi, escretori, di natura idrogeologica
[36]
. Anche in questo caso, sono molteplici gli elementi compositivi di un
«paesaggio»: tessere, macchie, corridoi, nodi, ecotoni che assumono la forma di
eco-mosaici dotati di «matrice». Le matrici paesistiche caratterizzano l’eco-mosaico per
estensione, connessione e funzione prevalente.
Un paesaggio stabile (o
metastabile) è eterogeneo con elevati valori di BTC. L’eterogeneità può essere misurata
con ¶{p. 138}indici entropici o comunque riferibili alla distribuzione
del mosaico di tessere in classi standard di BTC. Un indicatore complementare è la
dominanza di alcuni elementi rispetto alla eterogeneità massima. Sulla base di questi
elementi il territorio può essere ripartito in unità di paesaggio (UdP).
Come evidenzia l’approccio
bionomico, a livello teorico e metodologico non sembrano esservi significativi
impedimenti ad una trasformazione paradigmatica della VAS, favorendo così un dialogo
diretto con VP. Sono possibili connessioni metriche e semantiche fra concetti cardine
come eco-mosaico, matrice ambientale, pattern e figura di
paesaggio. La formazione universitaria e la ricerca operano da tempo in questa
direzione, ma con ricadute limitate a livello giuridico e operativo. Senza eccessive
difficoltà, ecologia del paesaggio e bionomia potrebbero rendere più fluido questo
rapporto.
Considerazioni analoghe sembrano
valere per l’introduzione esplicita dei servizi ecosistemici (SE) nella pianificazione e
nella relativa VAS
[37]
. Come evidenziato in una rassegna sul sistema di pianificazione nell’ambito
della ricerca Venice 2021
[38]
, gli strumenti di governo del territorio (di tipo regolativo e non
regolativo, generali e settoriali, a diverse scale) tendono a riconoscere il ruolo dei
SE, anche in modo esplicito, ma non assumono come riferimento cardine il loro bilancio
in termini di dotazione e flussi attuali e previsti. Ciò priva la VAS di una componente
«strategica». In un test effettuato a livello municipale
[39]
è emerso come la considerazione esplicita dei SE nei processi di costruzione
del
¶{p. 139}piano tenda a modificare il quadro conoscitivo, la
cartografia, le norme di attuazione, le strategie, la stessa VAS e i suoi dispositivi di
monitoraggio. Durante il test si è confrontato il processo analitico-standard con un
processo modificato. Il processo ha comportato l’analisi dell’uso del suolo con legenda
specifica, l’identificazione della distribuzione spaziale dei SE selezionati (in termini
effettivi e potenziali) e le principali interazioni di capacità e flusso fra domanda e
offerta. L’analisi degli usi del suolo in termini di SE è avvenuta con attribuzione di
valori parametrici validati, con generazione delle mappe previste dal quadro
conoscitivo, compresa la mappa di trasformabilità. Per la mappatura dei SE si è fatto
riferimento alle matrici di Burkhard e colleghi
[40]
, rinviando ad una procedura applicata in Emilia-Romagna con opportuni
aggiustamenti contestuali
[41]
.
Note
[23] M.R. Moss e W.G. Nickling, Landscape Evaluation in Environmental Assessment and Land Use Planning, in «Environmental Management», 1980, n. 4, pp. 57-72.
[24] C. Cassatella e A. Peano (a cura di), Landscape Indicators: Assessing and Monitoring Landscape Quality, Dordrecht, Springer, 2011.
[25] F. Cutaia, The Use of Landscape Indicators in Environmental Assessment, in Id., Strategic Environmental Assessment: Integrating Landscape and Urban Planning, Dordrecht, Springer, 2016, pp. 29-43.
[26] A. Niţă, A. Buttler, L. Rozylowicz e I. Pătru-Stupariu, Perception and Use of Landscape Concepts in the Procedure of Environmental Impact Assessment: Case Study – Switzerland and Romania, in «Land Use Policy», 2015, n. 44, pp. 145-152.
[27] Per un aggiornamento di approcci, modelli e tecniche di analisi spaziale in «paesaggi» in rapido cambiamento, cfr. S.J. Rey e R.S. Franklin (a cura di), Handbook of Spatial Analysis in the Social Sciences, Cheltenham, Edward Elgar, 2022.
[28] Le Commissioni regionali VAS, VIA, VINCA e NUVV (Nuclei di valutazione e verifica degli investimenti pubblici) sono particolarmente attente alla congruità procedurale dei rapporti ambientali, scoraggiando senza esitazione qualsiasi innovazione valutativa in accordo con l’evoluzione di metodi, tecniche e soprattutto della cultura della valutazione a livello nazionale e internazionale. Lo stesso accade, per finalità diverse, con le Commissioni edilizie e con le Commissioni locali per il paesaggio (ove attivate).
[29] Z. Naveh e A.S. Lieberman, Landscape Ecology: Theory and Application, New York, Springer, 1984; S. Pignatti, Ecologia del paesaggio, Torino, UTET, 1994; M.G. Turner e R.H. Gardner, Quantitative Methods in Landscape Ecology. The Analysis and Interpretation of Landscape Heterogeneity, New York, Springer, 1994; R.T.T. Forman, Land Mosaic: The Ecology of Landscapes and Regions, Cambridge, Cambridge University Press, 1995; C. Ferrari, Biodiversità: dal genoma al paesaggio, Bologna, Zanichelli, 20102; A. Farina, Ecologia del paesaggio, Torino, UTET, 2001; Id., Verso una scienza del paesaggio, Bologna, Alberto Perdisa, 2004; L. Finke, Introduzione all’ecologia del paesaggio, Milano, FrancoAngeli, 1993.
[30] V. Ingegnoli, Human Influences in Landscape Change: Thresholds of Metastability, in O. Ravera, Terrestrial and Aquatic Ecosystems: Perturbation and Recovery, Chichester, Ellis Horwood, 1991, pp. 303-309; Id., Fondamenti di ecologia del paesaggio, Milano, Cittastudi Edizioni, 1993; Id., Landscape Ecology: A Widening Foundation, Berlin, Springer, 2002; Id., Bionomia del paesaggio: l’ecologia del paesaggio biologico-integrata per la formazione di un «medico» dei sistemi ecologici, Milano, Springer, 2011; V. Ingegnoli e E. Giglio, Ecologia del paesaggio. Manuale per conservare, gestire e pianificare l’ambiente, Napoli, Sistemi editoriali, 2005.
[31] Per un’applicazione cfr. V. Ingegnoli, Studio preliminare sullo stato ecologico del paesaggio della laguna di Venezia. Relazione finale. Studio C.2.10 Attività di aggiornamento del piano degli interventi per il recupero morfologico in applicazione della delibera del CdM 15 marzo 2001: attività di I fase, parte B, attività di studio e indagini per ampliare il quadro conoscitivo, Milano, 2003.
[32] BTC dialoga con i modelli «emergetici» in quanto consente di valutare le soglie di meta stabilità di un eco-tessuto in Mcal/mq/anno sulla base della capacità di respirazione, tenuta e adeguamento (Ingegnoli, Studio preliminare, cit., pp. 14-15). Cfr., in particolare, Ingegnoli, Bionomia del paesaggio, cit.
[33] HU consente di misurare la presenza di funzioni ecologico-territoriali dell’habitat umano con gradazioni sulle funzioni antropiche tipiche (residenziali e sussidiarie) e le funzioni seminaturali o assimilabili (agricole, naturali, protettive). Le misure di HU consentono di definire anche il concetto di habitat standard pro-capite (HS). HS rappresenta la superficie a disposizione di ogni abitante, da riportare ad un valore minimo teorico per la sopravvivenza (HS*) stimato per le latitudini temperate in 1476 mq/ab; cfr. Ingegnoli, Studio preliminare, cit., p. 17.
[34] Ibidem, p. 9.
[35] Ingegnoli, Landscape Ecology, cit.
[36] Ingegnoli, Studio preliminare, cit., p. 18.
[37] B. Burkhard, F. Kroll, S. Nedkov e F. Müller, Mapping Ecosystem Service Supply, Demand and Budgets, in «Ecological Indicators», 2012, n. 21, pp. 17-29.
[38] Programma di ricerca scientifica Per una laguna «regolata», Linea 4.2 Servizi ecosistemici e gestione dell’ambiente, Corila, Università di Venezia (Ca’ Foscari), IUAV Università di Venezia (responsabile: M. Reho).
[39] R. Trussardi, I servizi ecosistemici nella costruzione del piano regolativo locale. Elementi conoscitivi e valutativi, Corso di Laurea magistrale in Pianificazione e politiche per la città, il territorio e l’ambiente (G75) - curriculum Ambiente, IUAV Università di Venezia, relatori: M. Reho e D. Patassini, tesi di laurea, a.a. 2021-22.
[40] B. Burkhard et al., Landscapes’ Capacities to Provide Ecosystem Services: A Concept for Land-Cover Based Assessments, in «Landscape Online», 2009, n. 15, pp. 1-22; Burkhard et al., Mapping Ecosystem Service Supply, Demand and Budgets, cit.; B. Burkhard et al., Ecosystem Service Potentials, Flows and Demands: Concepts for Spatial Localisation, Indication and Quantification, in «Landscape Online», 2014, n. 34, pp. 1-32, https://doi.org/10.3097/LO.201434.
[41] R. Santolini e E. Morri, I Servizi Ecosistemici, un vecchio approccio per una nuova visione dei beni ambientali, 2017, in https://territorio.regione.emilia-romagna.it; R. Santolini, E. Morri e G. Pasini, Linee guida per un approccio ecosistemico alla pianificazione. Mappatura e Valutazione dei Servizi Ecosistemici. Legge regionale n. 24 del 21 dicembre 2017 (Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio), Bologna, Regione Emilia-Romagna, 2022; O. Caldarice e S. Salata, Valutare i servizi ecosistemici nel piano come risposta alla vulnerabilità territoriale. Una riflessione metodologica a partire dalla proposta di legge sul consumo di suolo in Piemonte, in «Valori e Valutazioni», 2019, n. 22, pp. 67-83.