Giulia Guglielmini, Federico Batini (a cura di)
Orientarsi nell'orientamento
DOI: 10.1401/9788815411648/c1
L’orientamento narrativo è un approccio che utilizza le storie per perseguire questi obiettivi e far germinare altre storie. Attraverso la guida di una o più storie le persone si impegnano nell’ascolto della storia che viene letta dall’orientatore, dall’orientatrice: la storia ha però dei momenti di «snodo» (che sono stati individuati in fase di progettazione) e nell’incontro con gli snodi della vicenda vengono proposte delle attività (di riflessione, scrittura, progettazione, racconto…) progettate proprio in relazione a quel romanzo (o racconto o film). Le attività vengono svolte in modalità individuale o di gruppo, con la guida di un esperto (che si
{p. 46}avvale del supporto di schede e materiali) e poi vengono socializzate (condivise) da chi lo desidera. Una strategia diventa tante strategie, un progetto diventa tanti progetti, un modo di pensare a sé medesimi, al passato, al futuro diventano tanti modi. La socializzazione è l’attività che consente di moltiplicare gli effetti dei percorsi di orientamento narrativo e di innescare processi naturali di apprendimento [14]
.{p. 47}
Le attività sono pensate proprio in relazione alle competenze che servono ad autorientarsi e per lavorare sulle tre dimensioni temporali: per arricchire, rendere plurali, risignificare e interpretare le letture di presente e passato e per generare ipotesi e piani sul futuro.
Nei percorsi di orientamento narrativo, che prediligono le modalità gruppali e partecipative perché si nutrono dello scambio (i cosiddetti momenti di «socializzazione» delle attività svolte già richiamati), l’obiettivo non è quello di arrivare a una scelta o a una decisione quanto quello di imparare a scegliere, decidere, immaginare e progettare, fuori dalla retorica dell’occasione unica.
Proprio nello scambio, nel confronto e nell’ascolto si intuisce, si sperimenta l’aspetto della possibilità infinita di variazione, del fatto che può fallire chi progetta il proprio futuro una volta per tutte, e non chi lo progetta ogni giorno.
Questo metodo è stato sottoposto, sin dalle sue origini, a diverse modalità di verifica e controllo della propria efficacia.


4. Conclusioni: costruire percorsi e curricoli

Il favore e l’attenzione guadagnati dai modelli formativi di orientamento, uniti al bisogno fortissimo avvertito dalle persone di un supporto per abitare e muoversi in un mondo estremamente complesso, e infine le occasioni normative che accendono l’interesse delle istituzioni scolastiche, permettono di fare ipotesi di lavoro impensabili solo pochi anni fa. Emerge, infatti, una logica progressiva che supera la visione evenemenziale, che colloca l’orientamento in momenti, socialmente definiti, di «accompagnamento alla scelta». Questa logica guarda alla centralità del soggetto e al suo attraversamento dei vari gradi dell’istruzione e trova, così, la sua naturale traduzione in un curricolo orientativo in verticale.
Costruire un curricolo orientativo in verticale significa lavorare in ottica territoriale per condividere il complesso degli obiettivi orientativi in termini di apprendimenti e competenze da sviluppare. Significa definire, per ogni {p. 48}classe, grado e ordine di scuola, a partire dalla scuola dell’infanzia, gli obiettivi di apprendimento in termini di abilità e conoscenze orientative (ovviamente alcuni obiettivi si declineranno in vari ordini di scuola a livelli diversi) allo scopo di mobilitare le competenze utili [Unione europea 2018] per orientarsi e riorientarsi per tutto l’arco della vita.
Una volta individuati gli obiettivi si procederà a pianificare le azioni didattiche, le metodologie e gli ambienti di apprendimento e a stabilire le alleanze educative con altri attori al fine del raggiungimento dei traguardi prefissati [Domenici 2015]. In questo processo è fondamentale definire anche i ruoli dei soggetti coinvolti nell’attuazione di tali azioni in una logica di corresponsabilità.
Solo conoscendo e condividendo obiettivi e attività con i gradi precedenti e successivi ciascuna istituzione scolastica potrà progettare in modo adeguato la propria azione orientativa.
La costruzione di un curricolo orientativo in verticale richiede il contributo attivo in primis di tutti gli studenti e poi degli insegnanti e dei dirigenti scolastici in rappresentanza di tutte le scuole del territorio. È altresì fondamentale coinvolgere gli altri attori dell’orientamento e dell’università di riferimento territoriale. Possono essere coinvolte anche rappresentanze dei genitori, al fine di garantire un approccio coerente rispetto all’ecosistema formativo.
Un processo di ricerca-azione partecipativa di costruzione di curricoli orientativi in verticale per il sistema di istruzione impegna nel confronto sugli obiettivi, sulle finalità, richiede attenzione ai dispositivi di equità e inclusione, necessita dell’impegno per la ricchezza e varietà dell’offerta orientativa in un territorio, affinché ciascuno abbia occasioni plurali di sviluppare le proprie capacità di autorientamento.
Oggi mi sono vista per la prima volta
spolverando
lo specchio della mente
e la donna del riflesso
mi ha lasciato senza fiato
chi era quella bellissima bestiolina{p. 49}
quella terrestre extracelestiale
ho toccato la donna dei miei sogni
tutto il suo magnifico sogghigno di rimando
le mie ginocchia si sono arrese alla terra
mentre piangevo e singhiozzavo nel capire
di aver passato la vita
a essere me stessa
senza vedermi
decenni a soggiornare nel mio corpo
senza mai lasciarlo
eppure ignorarne tutti i prodigi
quant’è strano
occupare uno spazio senza
relazionarvisi
come mai ci ho messo tanto
ad aprire gli occhi degli occhi
abbracciare il cuore del cuore
baciare le piante dei miei piedi gonfi
e sentirli mormorare
grazie
grazie
grazie
di averci notati.
[Rupi Kaur 2021].

Riferimenti bibliografici

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Note
[14] Proviamo a dirlo in altro modo: l’orientamento narrativo propone l’utilizzo delle storie nell’accezione più ampia del termine: dai romanzi (solitamente articolati in percorsi, in «narrazioni guida» ovvero romanzi, racconti orali o più semplicemente temi articolati in sequenze narrative e legati ad esercizi e attività di riflessione, ricordo, immaginazione, scrittura, progettazione, ecc.) che costituiscono percorsi metaforici per lavorare su di sé, sulle proprie tecnologie di scelta, sulle proprie emozioni, sullo sviluppo di competenze di interpretazione, previsione, immaginazione, attribuzione e costruzione di senso, sino alle immagini, alle nuove tecnologie, ai film. In estrema sintesi potremmo affermare che in questi 25 anni sono stati costruiti percorsi e strumenti (per modalità individuali e di gruppo) utilizzando: libri, fotolinguaggi, racconti orali e letture ad alta voce, scrittura creativa, scrittura cinematografica, utilizzo di audiovisivi, canzoni, canto, utilizzo dei nuovi media. Nei percorsi di orientamento narrativo si producono, leggono, costruiscono, fruiscono testi narrativi di vario tipo: i testi, di qualunque tipo essi siano, hanno la funzione di consentire al soggetto un punto di vista particolare sulla realtà e di testualizzare la realtà così come essi la osservano, senza per questo irrigidire copioni e interpretazioni. Imparare ad ascoltare, a leggere, a interpretare, a scrivere, ad attribuire senso e significato a eventi e azioni, imparare a immaginare il futuro, imparare a governare i propri processi cognitivi ed emotivi sono competenze che, troppo spesso, sono state date per scontate o sono rimaste nell’implicito, credendo che, attraverso un lungo tirocinio di nozioni, conoscenze e apprendimenti, queste competenze si sviluppassero comunque. L’orientamento narrativo agisce contemporaneamente sul singolo soggetto e sul gruppo, perché utilizza professionisti con competenze principalmente pedagogiche/andragogiche (o comunque orientate allo sviluppo), perché ha una finalità di empowerment, perché facilita l’attivazione di risorse cognitive e comportamentali di governo dei processi di conoscenza e apprendimento, contribuendo allo sviluppo e al riconoscimento delle competenze chiave e delle life skills, perché ha un forte impatto sulle dinamiche motivazionali e relazionali, perché, infine, consente il proseguimento del lavoro anche dopo l’intervento orientativo vero e proprio attraverso percorsi anche personali di crescita e sviluppo: da quelli progettati attraverso appositi strumenti e percorsi sino ai più semplici percorsi di lettura individuale e di fruizione di altre tipologie di narrazione.