Contrastare la dispersione scolastica
DOI: 10.1401/9788815413369/c15
Capitolo quindicesimo
Progetti e percorsi con l’orientamento narrativo
di Martina Evangelista, direttrice dell’Associazione Pratika
Abstract
Il capitolo esplora i percorsi di orientamento narrativo, metodo sviluppatosi in
Italia dalla fine degli anni Novanta, che utilizza la narrazione e i racconti come
“narrazioni guida”, ovvero stimoli attraverso i quali facilitare i processi di
costruzione di identità e allenare le competenze dei soggetti per consentirne
l’autorientamento. In particolare, si analizzano metodologia e risultati dei
progetti realizzati tra il 2014 e il 2024 in Toscana, Sicilia, Emilia-Romagna,
Piemonte e Liguria. Si descrive in conclusione l’attività dell’Associazione
Pratika.
1. Progetti e percorsi di orientamento narrativo
L’orientamento è spesso associato alla prevenzione della dispersione scolastica come «soluzione»: in questa accezione viene frequentemente chiamato ri-orientamento. Ri-orientare qualcuno significa indicare a chi incontra difficoltà, a seconda del rendimento scolastico nelle diverse discipline, una scuola o un percorso «fattibile», spesso seguendo una logica classificatoria (dal più alto al più «basso»). L’orientamento così inteso risponde a una funzione adattiva e informativa e riguarda, soprattutto, chi parte da situazioni di svantaggio; è un modello che risulta predittivo, confermativo quando non additivo, e anziché aumentare le possibilità per tutti, produce un accrescimento dei divari.
Può essere assegnata all’orientamento una funzione preventiva più ampia ed efficace rispetto alla dispersione scolastica?
Secondo i metodi e gli approcci all’orientamento che si collocano nel paradigma formativo la funzione dell’orientamento è facilitare lo sviluppo di abilità e competenze di orientamento, perché un soggetto possa perseguire l’autodeterminazione. Tra i metodi di orientamento formativo ha acquistato particolare visibilità per la lunga incubazione e i decenni di sperimentazione controllata l’orientamento narrativo. L’orientamento narrativo è un metodo di orientamento sviluppatosi, in Italia, dalla fine degli anni Novanta, che utilizza la narrazione e i racconti (specie i romanzi, i racconti e gli albi) come «narrazioni guida», ovvero stimoli attraverso i quali facilitare i processi di costruzione di identità e allenare le competenze dei soggetti per consentirne l’autorientamento.¶{p. 256}
Accogliendo sollecitazioni provenienti da numerosi campi disciplinari – pedagogia narrativa, teoria letteraria, psicologia culturale, sociologia della vita quotidiana, antropologia, – il metodo dell’orientamento narrativo ha sviluppato strumenti in grado di contribuire ai processi di costruzione dell’identità e ad «allenare» le competenze orientative delle persone: conoscersi, conoscere le proprie motivazioni, saper esplorare e analizzare i propri desideri, conoscere le proprie risorse e i propri limiti, saper interpretare, saper progettare, saper fronteggiare le difficoltà, saper scegliere, saper dare un significato e un ordine alle azioni, saper riconoscere e gestire le emozioni, sapersi relazionare in contesti diversi, saper comunicare la propria esperienza e la propria identità professionale, sapersi pensare e immaginare al futuro, saper tradurre le intenzioni in un progetto e in azioni [1] .
Nel periodo 2014-2024 sono stati realizzati nel nostro paese numerosi progetti di orientamento narrativo
[2]
la cui finalità complessiva può essere definita con il termine empowerment
[3]
, e che quindi individuano come priorità quella di consentire ai beneficiari maggiore possibilità di controllo sulla propria vita e sulle proprie scelte. In questo senso, la finalità di prevenzione della dispersione scolastica si lega a questo approccio in modo diretto.
L’ampiezza del campo in cui è possibile e auspicabile intervenire a scopi preventivi con l’orientamento formativo si riscontra nella grande varietà di contesti in cui hanno luogo i progetti centrati sul metodo narrativo e nell’estensione del target di utenza a cui si rivolgono direttamente e indirettamente, che spazia da studentesse e studenti di tutte le età, fino a insegnanti di ogni ordine, grado e disciplina, dirigenti scolastici, educatrici ed educatori, volontari, famiglie, personale tecnico degli enti locali.¶{p. 257}
Per quanto concerne la verticalità di intervento, si attestano progettualità di orientamento narrativo a partire dalla scuola dell’infanzia sino all’educazione degli adulti, passando per le scuole primarie e secondarie, per i percorsi di istruzione e formazione professionale, per i corsi di laurea universitari e per la formazione tecnica superiore. Da un punto di vista orizzontale, la pratica e la cultura della condivisione di storie a fini orientativi è ben radicata in vari snodi della filiera socioeducativa e della formazione: le scuole di ogni ordine e grado costituiscono, per ovvie ragioni, il contesto d’elezione, ma anche università, agenzie formative, enti locali, centri educativi e aziende si sono riconosciuti nell’utilizzo di questa metodologia per il potenziamento delle life skills e delle competenze orientative dei propri utenti.
A partire dal 2018, in Toscana, almeno un terzo delle 35 Conferenze zonali per l’educazione e l’istruzione hanno previsto nella propria progettazione interventi legati all’orientamento narrativo, con azioni integrate e multilivello, a partire dalla creazione di tavoli di lavoro sull’orientamento scolastico costituiti da insegnanti referenti di tutti gli istituti dei diversi territori, alla costruzione partecipata di curricoli verticali e zonali per l’orientamento formativo e per la didattica orientativa, all’organizzazione di cicli di eventi rivolti alla sensibilizzazione della cittadinanza sui temi legati alle storie e al successo scolastico e formativo, alla formazione specifica del personale tecnico, dei dirigenti scolastici e del corpo docente sull’orientamento, sino alla sperimentazione di percorsi di orientamento narrativo in migliaia di classi dall’infanzia alle secondarie di secondo grado. Nella stessa regione, dal 2022, i percorsi di orientamento narrativo sono stati introdotti stabilmente nei progetti di orientamento scolastico rivolti al triennio di tutte le scuole secondarie di secondo grado a cura degli atenei toscani. Già dal 2010, i percorsi di recupero e potenziamento delle competenze di base destinati ai cosiddetti drop out si erano centrati specificamente sull’uso di narrazioni guida per l’attivazione concreta di unità di apprendimento.
In questa breve ricostruzione legata al territorio toscano è interessante notare come l’ampliamento della cultura, della ¶{p. 258}pratica e dell’accreditamento di questa metodologia abbia conosciuto un processo inversamente proporzionale al livello di disagio e di rischio a cui ci si è progressivamente rivolti.
Anche in Sicilia, a partire dall’anno scolastico 2022-2023, l’Ufficio scolastico regionale ha previsto nel Piano di formazione del personale scolastico un ciclo di formazione sull’orientamento narrativo rivolto agli insegnanti referenti per l’orientamento e finalizzato alla successiva costruzione di curricoli orientativi verticali di istituto, in collaborazione con la Fondazione per la Scuola.
In Emilia-Romagna, nella città di Parma, dal 2023 è stata attivata una sperimentazione di percorsi di orientamento narrativo per le scuole secondarie di primo grado con il coinvolgimento attivo di studenti, genitori e insegnanti.
In Piemonte e in Liguria, nelle province di Torino, Genova e Savona, dal 2023 l’orientamento narrativo è entrato a far parte di una sperimentazione rivolta ai docenti dei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti che ha l’obiettivo di capacitare i docenti nell’utilizzo di metodologie didattiche e orientative in grado di dare agli studenti la strumentazione di base indispensabile per affrontare il percorso scolastico e formativo, in piena consapevolezza del proprio processo di apprendimento e di situarsi secondo una logica progettuale.
Anche nelle Marche, in Abruzzo e in Veneto, nell’ultimo biennio, sono state attivate progettualità legate agli approcci narrativi in funzione orientativa.
2. I risultati ottenuti
Dall’avvio delle prime sperimentazioni relative all’orientamento narrativo, che si collocano temporalmente all’inizio degli anni Duemila, fino ad oggi, il monitoraggio, l’autovalutazione e la valutazione del processo hanno sempre costituito una parte integrante della logica progettuale. L’osservazione e il controllo si sono avvalsi prevalentemente di schede di rilevazione strutturate, diari di bordo, focus group e colloqui informali con i beneficiari diretti e indiretti. Per molti anni è stato possibile concentrarsi prevalentemente su approcci ¶{p. 259}qualitativi riguardanti le dimensioni di percezione e l’analisi testuale delle produzioni dei partecipanti
[4]
che hanno evidenziato sia guadagni di tipo motivazionale, sia lo sviluppo di capacità progettuali, sia la percezione di questi guadagni e di una migliore conoscenza di sé stessi.
Negli ultimi dieci anni nella ricerca sull’orientamento narrativo e sugli effetti che è in grado di produrre sono stati introdotti anche strumenti di rilevazione standardizzata.
Tra il 2016 e il 2018 la Cattedra di Pedagogia Sperimentale dell’Università degli Studi di Perugia ha realizzato un approfondimento relativo al rapporto tra orientamento narrativo e resilienza mediante rilevazione ex ante ed ex post su diversi target anagrafici, e in diversi contesti e territori, nelle quali sono stati utilizzati strumenti di autovalutazione dei processi di resilienza RPQ (Resilience Process Questionnaire)
[5]
. Le diverse rilevazioni condotte con gli stessi strumenti hanno mostrato la capacità dell’orientamento narrativo di incidere sulle competenze di resilienza, soprattutto per quanto riguarda la reintegrazione resiliente (RR), ovvero il processo di coping che determina una reale crescita dell’individuo, con la conoscenza e la comprensione di sé stessi. Altre rilevazioni hanno mostrato effetti sull’autoefficacia, sulla motivazione all’apprendimento, sulle abilità di studio, ma anche sulle abilità di presentazione di sé, sulla capacità (e la percezione della stessa) di prefigurare e progettare il futuro.
3. Informazioni sull’ente: l’Associazione Pratika
Pratika è un’associazione di promozione sociale accreditata in Toscana e riconosciuta a livello ministeriale per la formazione del personale direttivo, docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario del sistema di istruzione. È attiva da 25 anni attraverso progetti territoriali,
¶{p. 260}regionali ed europei e ha per oggetto la diffusione di una cultura democratica dell’orientamento, della ricerca e della formazione in cui gli scopi principali siano l’empowerment e i diritti civili. La finalità di utilità sociale è rivolta prioritariamente alle utenze svantaggiate, in termini di competenze, o discriminate nel contesto dell’istruzione per lo svantaggio determinato dalla provenienza.
Note
[1] F. Batini, Storia, funzione e senso dell’orientamento. Dal paradigma formativo al curricolo in verticale, in G. Guglielmini e F. Batini (a cura di), Orientarsi nell’orientamento, Bologna, Il Mulino, 2024, p. 42.
[2] Per approfondire, alcuni progetti: https://pratika.net/wp/cosa-facciamo/ e alcuni percorsi https://pratika.net/wp/percorsi-di-orientamento-narrativo/.
[3] Si veda almeno F. Batini e R. Zaccaria, Per un orientamento narrativo, Milano, Franco Angeli, 2000; F. Batini, Storie, futuro e controllo. Le narrazioni come strumento di costruzione del futuro, Napoli, Liguori, 2011.
[4] F. Batini e R. Zaccaria, Foto dal futuro orientamento narrativo, Genova, Zona, 2002.
[5] A. Laudadio, F.J.F. Pérez e L. Mazzocchetti, Valutare la resilienza. Teorie, modelli e strumenti, Roma, Carocci, 2011.