Giulia Guglielmini, Federico Batini (a cura di)
Orientarsi nell'orientamento
DOI: 10.1401/9788815411648/c5
Trattandosi tra l’altro di traguardi comuni a tutto il primo ciclo e a tutti i diversi ordini del primo biennio del secondo grado, licei, tecnici e professionali, questo set di competenze può essere ancora oggi un valido punto di riferimento per la progettazione di interventi di didattica orientativa dalla scuola dell’infanzia fino alla conclusione dell’obbligo o, anche, fino al termine del secondo ciclo, in modo da garantire una qualche omogeneità agli interventi sul territorio nazionale e, anche, per tentare di dare un senso – nella concretezza delle pratiche didattiche e valutative – a un percorso di istruzione ancora troppo
{p. 132}frammentato, nonostante i tanti appelli alla continuità e alla verticalità dei curricoli.

6. Modelli di didattica orientativa attuali

Nella scuola attualmente convivono diversi modelli di didattica orientativa, anche connessi con le diverse concezioni proposte dalle circolari ministeriali e dalle teorie sviluppate nel tempo. Cercheremo di classificarli di seguito.
  1. Didattica orientativa come approccio trasversale a tutto il curricolo scolastico e alle discipline. In questa concezione, più connessa a quella promossa dalla prima fase della normativa italiana [Marostica 2011], la didattica è concepita come orientativa quando è capace di stimolare la conoscenza di sé e del mondo esterno, attraverso lo studio delle discipline [Faudella 2001]. Le discipline diventano occasione per mettersi alla prova, per conoscere i propri interessi, abilità, passioni, per alimentare il desiderio di conoscere, esplorare, applicare, e per comprendere le complesse dinamiche esterne. Tale approccio si è arricchito con i metodi e strumenti della valutazione formativa (anche in self e peer-assessment), utili per avere retroazioni costanti rispetto a sé, allo sviluppo delle proprie conoscenze e competenze, fattori indispensabili per fondare le scelte quotidiane, a breve termine, e quelle future. Vengono utilizzate allo scopo, più recentemente e per i livelli scolastici più avanzati, attività di testing in self-assessment che consentono al soggetto di avere un feedback rapido e analitico rispetto allo sviluppo delle proprie competenze. Anche gli strumenti della valutazione autentica, tra cui il portfolio, vengono adottati in questo approccio, consentendo di tracciare lo sviluppo dello studente lungo la sua carriera.
  2. Didattica orientativa come occasione per lo sviluppo di processi cognitivi sottostanti al processo di scelta. Si tratta di un approccio nato dallo sviluppo italiano degli studi sul metodo ADVP (Activation du Développement Vocationnel et Personnel). Tale metodologia, derivante, come si è detto, dall’ambiente di ricerca franco-canadese, si propone come impianto pratico-operativo orientato a mobilitare in ciascuno {p. 133}studente risorse cognitive ed emotive per sviluppare l’automonitoraggio e il raggiungimento degli obiettivi evolutivi insiti nel proprio cammino esperienziale. In Italia il principale studioso è stato Viglietti [1988], che ha sperimentato curricoli per lo sviluppo delle abilità cognitive necessarie per orientarsi (esplorazione, cristallizzazione, specificazione, realizzazione). Il metodo ADVP ha avuto però sviluppi recenti, grazie all’apporto dell’Università di Palermo [La Marca 2015; Zanniello 2019], con sperimentazioni che hanno coinvolto anche gli studenti universitari nella realizzazione degli interventi [Cappuccio 2016].
  3. Didattica orientativa come occasione per lo sviluppo di competenze. In una terza concezione la didattica orientativa viene identificata con interventi pianificati per conseguire specifiche competenze, da quelle orientative, generali e specifiche, alle soft skills, fino a quelle di cittadinanza. Si tratta di laboratori o workshop che prevedono simulazioni, giochi di ruolo, problem solving, o di esperienze di interazione con la comunità e con il mondo del lavoro, realizzate spesso al di fuori dell’ambiente scolastico, ma in connessione con lo stesso (ad es. Alternanza Scuola Lavoro, ASL, Service Learning…). Tali esperienze consentono di sperimentarsi attivamente e di acquisire competenza, anche grazie a momenti sistematici di preparazione dell’esperienza e di supervisione in itinere e finali, che consentono l’elaborazione della stessa.
  4. L’approccio narrativo, oggi tra i più diffusi, grazie all’apporto di Savickas, a cui si deve la famosa affermazione «More stories than scores» [Savickas 2013], ha dato vita a specifici percorsi di didattica orientativa. L’obiettivo principale delle attività di orientamento basate sul metodo narrativo è quello di facilitare l’identificazione da parte dei soggetti coinvolti di significati e obiettivi nella loro vita, la scoperta di sé e la costruzione del progetto futuro. Le pratiche narrative valorizzano inoltre il gruppo, in quanto quest’ultimo facilita la riflessione collettiva su tematiche tipiche dell’età adolescenziale all’interno di uno spazio condiviso. Tale approccio in Italia ha portato alla realizzazione di percorsi, metodi e strumenti per le diverse discipline. La diffusione dell’approccio narrativo si fa risalire alla me{p. 134}todologia dell’orientamento narrativo, ideata da Federico Batini alla fine degli anni Novanta e poi messa in pratica, sperimentata e validata nel contesto scolastico, sia sotto forma di orientamento formativo, con il coinvolgimento di consulenti di orientamento [Batini 2008; 2011; Batini e D’Ambrosio 2009; Batini e Del Sarto 2005; Batini e Giusti 2008; Batini e Zaccaria 2002], sia più propriamente come didattica orientativa [Batini 2015; Giusti e Batini 2014; Guerrini 2017].

7. Didattica orientativa con le Risorse didattiche aperte (OER)

Negli ultimi decenni abbiamo assistito a una notevole accelerazione delle trasformazioni della società, dell’industria e degli ecosistemi in cui viviamo. La recente pandemia di Covid-19 ha dato impulso alla trasformazione digitale della maggior parte dei processi in moltissimi ambiti, da quello lavorativo a quello sociale, senza escludere l’ambito educativo [World Economic Forum 2020]. Le nazioni hanno mostrato di avere bisogno di cittadini ben istruiti, dotati delle competenze necessarie per vivere e lavorare nella nuova società dell’informazione e per facilitare la coesione sociale [European Parliament and Council 2000]. Tutto ciò ha avuto impatto sul mondo dell’educazione, sia per quanto riguarda l’aumento dell’utilizzo di risorse e strumenti digitali per la didattica, sia per le risorse messe in campo per soddisfare la domanda globale di forza lavoro competente nell’ambito delle scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (discipline STEM). Date queste considerazioni, emerge che nel mondo connesso in cui siamo immersi, le risorse disponibili in rete rappresentano un’enorme opportunità per docenti e formatori. Tali risorse possono supportare la didattica orientativa, potenziandone gli effetti; viceversa, perché possano essere efficaci per aiutare gli studenti a orientarsi in questo mondo complesso, è necessario utilizzarle in modo consapevole e coerente con i principi della didattica orientativa. Per questa ragione, ai programmi di orientamento organizzati dalle varie {p. 135}istituzioni per presentare agli studenti le strutture e la loro offerta formativa si sono affiancati percorsi di formazione rivolti ai loro docenti per aiutarli a supportare i propri allievi nelle sfide e nei cambiamenti dirompenti che dovranno affrontare nell’immediato futuro e nel corso della vita.
In questo paragrafo si riflette su come si possa praticare una didattica orientativa utilizzando le Risorse didattiche aperte, dall’inglese Open Educational Resources (OER), e verranno forniti riferimenti e indicazioni utili su come reperirle e adattarle.

7.1. Contesto delle OER e il loro rapporto con la didattica orientativa

Nel 2002 l’Unesco ha coniato il termine Open Educational Resources (OER), per descrivere materiali didattici forniti gratuitamente con qualsiasi mezzo: OER è «la libera offerta di risorse educative, resa possibile dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, per la consultazione, l’uso e adattamento da parte di una comunità di utenti per scopi non commerciali» [Unesco 2002]. Open significa che non vi è alcun ostacolo nel collegamento tra lo studente e l’apprendimento, dando più esperienza pratica e maggiori responsabilità agli studenti. Queste risorse possono essere utilizzate, riutilizzate, modificate e sviluppate in base alle proprie esigenze, consentendo agli insegnanti di risparmiare tempo nella preparazione di materiali, personalizzare più facilmente le risorse per i propri discenti e confrontarsi con altre prospettive e strategie didattiche. La possibilità di utilizzare risorse di carattere open presenta diversi benefici:
  • a livello di costi, in quanto non richiedono alcun pagamento e sono disponibili in grandi quantità;
  • a livello di accessibilità, sia in termini di facilità di distribuzione e accesso ovunque e in qualsiasi momento, sia nel permettere la completa fruizione da parte di utenti con specifiche esigenze di apprendimento;
  • a livello di qualità dei contenuti, che spesso sono realizzati da esperti nelle tematiche affrontate dalla risorsa {p. 136}didattica. Questo aspetto non toglie in alcun modo importanza al ruolo del docente che è fondamentale per evitare eventuali informazioni irrilevanti o imprecise;
  • a livello di comunità, facilitando lo scambio di materiali ed esperienze con altre persone in diverse parti del mondo, con una rapida velocità di diffusione che permette di scoprire anche diversi modi di presentare contenuti didattici di una specifica disciplina.
Le risorse didattiche aperte vengono distribuite principalmente online. Negli ultimi anni si è verificato un aumento del numero di archivi (Repository) contenenti OER. Ci sono diversi portali web che funzionano come archivi di OER e sono i luoghi virtuali più adatti dove cercare materiali liberamente utilizzabili. Uno di questi è rappresentato da Merlot [7]
, un database di materiali didattici online e strumenti per la creazione di contenuti, supportato da una comunità internazionale di educatori, studenti e ricercatori. Nell’ambito degli archivi online, la produzione di OER è essenzialmente supportata da finanziamenti pubblici, progetti e istituzioni internazionali. L’esplorazione, la selezione, la produzione e la condivisione di contenuti e risorse possono essere eseguite in una prospettiva interdisciplinare, attraverso l’uso di moduli versatili e appositamente progettati in ottica trasversale.
L’uso delle OER è fondamentale nella progettazione e implementazione di pratiche educative aperte, Open Educational Practices (OEP), che fondono l’uso di tali risorse con l’adozione di modelli pedagogici innovativi e coinvolgono sia gli educatori che gli studenti in contesti di apprendimento sia formali che informali, e questo paradigma si adatta perfettamente all’utilizzo orientativo delle pratiche didattiche. Infatti, l’implementazione di pratiche che supportano l’uso, il riuso e la produzione di OER promuove modelli pedagogici innovativi e soprattutto responsabilizza gli studenti come coproduttori nel loro percorso di apprendimento permanente [Ehlers 2011].
L’utilizzo delle OEP deve essere accompagnato da una spinta istituzionale per:
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