Marina Calloni (a cura di)
Pandemocrazia
DOI: 10.1401/9788815411297/c8
I Balcani occidentali si sono confermati come parte integrante dell’Europa e, soprattutto, come priorità geostrategica per l’Unione europea, mentre cresceva la consapevolezza dell’influenza di altri attori globali, come Cina e Russia. Tuttavia, un’analisi più approfondita dei discorsi e dei documenti selezionati che la leadership dell’Ue ha prodotto negli anni della pandemia illustra un uso piuttosto frugale della parola «solidarietà», la quale acquisiva significato in modi diversi nei vari contesti e nelle varie situazioni in cui veniva utilizzata.
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Il primo gruppo di testi che abbiamo analizzato è composto dal discorso di Ursula von der Leyen davanti al Parlamento Ue nel novembre 2019, e dai suoi tre discorsi sullo stato dell’Unione nel settembre 2020, 2021 e 2022. Già nel suo primo discorso ufficiale, la presidente della Commissione europea parlava dell’importanza dell’essere solidali in un continuo stato di crisi e di emergenza in cui noi – gli europei – stiamo lottando per mantenere intatta la nostra unità e solidarietà. Nello stesso discorso la parola «solidarietà» è stata nominata in riferimento alla crisi dei migranti, in quanto valore che si aggiunge a quello della responsabilità, diventando un imperativo politico per gli Stati membri.
Nel suo discorso sullo stato dell’Unione nel settembre 2020 la parola è apparsa quattro volte. Solo la prima occorrenza – «Questa è la vera solidarietà europea in azione» – riguardava il suo significato più ampio in quanto legato ai dispositivi e ai meccanismi che l’Ue aveva creato per affrontare la crisi pandemica. Il significato della parola «solidarietà» qui faceva riferimento ai cittadini e alle istituzioni europee, e in particolare ai sistemi sanitari, allo sviluppo della ricerca biomedica, alla protezione e al sostegno ai lavoratori e alle imprese (attraverso il programma Sure), per gli Stati membri presi individualmente ma anche in interazione tra loro. In altri tre casi la parola «solidarietà» è stata usata: in riferimento alla Grecia e a Cipro nelle sue controversie con la Turchia; come esigenza di solidarietà tra gli Stati membri rispetto alla crisi migratoria; e riguardo al simbolismo dei bellissimi arcobaleni della solidarietà spuntati dalle finestre e dai terrazzi in tutta l’Europa, come segno condiviso e onnipresente di resistenza e resilienza durante la crisi pandemica.
Il secondo discorso è stato pronunciato nel settembre 2021 e la parola è ricorsa solo due volte: la prima in relazione alla pandemia e alla prossima generazione dei giovani europei, seriamente preoccupati per il futuro del pianeta e per il cambiamento climatico: i giovani erano considerati garanzia di valori di empatia e solidarietà. La seconda volta von der Leyen ha pronunciato la parola parlando di fondi {p. 182}investiti nella salute globale e nella vaccinazione, in termini di investimento in solidarietà e salute.
Il terzo discorso del settembre 2022 è stato dominato dalla guerra ucraina e da una crisi globale che il conflitto aveva provocato a molti livelli: come minaccia di escalation e guerra nucleare, e come grave crisi energetica e alimentare. In questo caso la parola «solidarietà» è apparsa ben dieci volte, quasi tutte in riferimento alla presa di posizione geopolitica o umanitaria dell’Unione europea nei confronti dell’Ucraina e del suo popolo, rivendicando, allo stesso tempo, l’unità degli Stati membri e dei cittadini europei.
In nessuno di questi discorsi la parola «solidarietà» faceva riferimento esplicito ai Paesi dei Balcani occidentali, ma ciascuno di essi conteneva frasi importanti legate alla politica e alle politiche della Commissione europea nei confronti della regione e del suo percorso europeo, dei fondi di investimento e dei valori condivisi:
Trust is the foundation of any strong partnership. And Europe will always be ready to build strong partnerships with our closest neighbours. That starts with the Western Balkans (settembre 2020).
Because an investment in the future of the Western Balkans is an investment in the future of the EU (settembre 2021).
So, I want the people of the Western Balkans, of Ukraine, Moldova and Georgia to know: You are part of our family, your future is in our Union, and our Union is not complete without you! (settembre 2022).
Il secondo gruppo di testi che abbiamo analizzato in questa indagine comprende la Comunicazione annuale sulla politica di allargamento dell’Ue – un documento elaborato dalla Direzione generale della Commissione europea per il Vicinato e l’allargamento (DG Near) – e i Report annuali su ciascun Paese in adesione, in un arco temporale dal 2019 al 2022. Sia la Comunicazione sia i Report sono qui considerati come «testi regolatori» (regulatory texts), quei testi cioè che sono in grado di imporre la «gerarchia intertestuale» di chi {p. 183}decide su cosa [Smith 2006; Sekulić 2020, 74]. In tal senso, la Commissione europea viene considerata la produttrice finale del testo, il soggetto che detiene il potere di controllo sulle decisioni, mentre gli Stati WB6 sono considerati i destinatari di tali politiche. Nello stesso tempo, in un’altra analisi più ampia, abbiamo dimostrato come questi testi altamente significativi vengano co-costruiti da una molteplicità di attori, come contengano una polifonia di voci che mostrano tracce di diversi discorsi e ideologie [Wodak e Meyer 2016, 12; cfr. Sekulić 2020, 74-76].
Gli autori del documento di Comunicazione (che rimangono anonimi), pubblicato nel maggio 2019, citano due volte la parola «solidarietà», entrambe riferite alla questione geopolitica delle relazioni tra Turchia e Cipro. Nella Comunicazione pubblicata nell’ottobre 2020, quando erano ormai passati diversi mesi in presenza del virus Sars-CoV-2, la parola ricorreva cinque volte. La prima volta la parola appare in considerazione delle misure adottate per affrontare la crisi di Covid-19, e le prospettive di ripresa nei confronti dei Paesi WB6. Nel testo si conferma l’impegno della Ue, rafforzato in occasione del vertice di Zagabria tenutosi nel maggio 2020, ribadendo la forte solidarietà dell’Ue con i Balcani occidentali e riaffermando la prospettiva europea per la regione (Communication on EU Enlargement 2020, p. 1). Tutte le altre occorrenze della parola riguardavano la Turchia, in quanto Paese in via di adesione (l’assistenza della Ue nel far ritornare i cittadini turchi in patria; in riferimento ai profughi ospitati dalla Turchia con un fondamentale sostegno dei fondi europei; riguardo alle controversie con Cipro e Grecia).
Inoltre, la Commissione europea aveva elaborato un altro documento importante a fine aprile 2020 intitolato Supporto ai Balcani occidentali nella lotta al Covid-19 e nella ripresa post-pandemia; in cui la nozione di solidarietà è stata esplicitamente ripetuta come promessa di una «robusta solidarietà» nell’inclusione dei Paesi in via di adesione come destinatari degli strumenti e dei dispositivi dell’Ue, ma anche in quanto valore condiviso nei tempi bui della pandemia:{p. 184}
The COVID-19 crisis is a test for our solidarity and resolve, but also a strong demonstration of us working closer together as Europeans with a common destiny. In this regard, we acknowledge that the partners of the Western Balkans will need to find their place in our forthcoming reflection on the future of Europe. Together we will overcome this crisis and recover. And together we will further strengthen our cooperation to help our partners meet the requirements of EU membership (Commissione europea, 29 aprile 2020, p. 6).
La Comunicazione pubblicata in ottobre 2021 menziona tre volte la parola «solidarietà»: la prima riguardo ai dispositivi e ai meccanismi comunitari di protezione sanitaria, sociale ed economica – come il Fondo Europeo di Solidarietà – in cui i Paesi WB6 sono stati inseriti come interlocutori privilegiati. Altre due occorrenze sono state nuovamente indirizzate al contesto turco. In quel periodo è stato pubblicato un altro documento il cui tema principale riguardava la strategia vaccinale e l’inclusione di questi Paesi nella distribuzione dei vaccini attraverso i meccanismi del Covax.
Nel frattempo, il contesto europeo era di nuovo cambiato, così che la Comunicazione pubblicata in ottobre 2022 faceva riferimento soprattutto alla crisi geopolitica in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina. La nozione di solidarietà era menzionata in questo documento dieci volte, quasi tutte in relazione all’Ucraina da diverse prospettive. Di conseguenza, la regione dei Balcani occidentali emergeva come uno spazio europeo ancor più strategico per la Ue:
The geopolitical challenges, in particular Russia’s aggression against Ukraine, have also brought the EU and the Western Balkans closer together and have required full solidarity with one another (Commissione europea, ottobre 2022).
Inoltre, nel quadriennio 2019-2022 sono stati pubblicati ventiquattro Report annuali su sei Paesi dei Balcani occidentali. In questi testi la parola «solidarietà» non ricorreva quasi mai, meno di dieci occorrenze in totale, e questo si può spiegare con la natura dei Report: si tratta dei testi regolatori che valutano il progresso dell’implementazione {p. 185}delle condizionalità imposte dalle istituzioni europee. Quindi, essi si concentrano su risultati e carenze (achievements and shortcomings) nell’attuazione delle politiche in relazione alle condizioni specifiche poste per ciascun Paese in diversi settori: politico, economico, giuridico, sociale e culturale. Tuttavia, la quasi totale assenza della parola «solidarietà» apre lo spazio per un futuro approfondimento sul senso della solidarietà europea e sulla prassi solidale delle istituzioni Ue in questo contesto specifico.
In sintesi, il discorso politico sulla solidarietà che abbiamo analizzato in questo paragrafo potrebbe essere distinto in quattro tipi dominanti: discorso geopolitico, discorso politico, discorso sulle politiche e discorso retorico. I repertori di ciascun tipo di discorso non sono nettamente separati, ma è evidente una chiara prevalenza dell’uso geopolitico del termine. Il discorso politico sulla solidarietà fa riferimento a valori comuni basati sui criteri di Copenaghen e di Maastricht; sembra che questa dimensione discorsiva venga spesso accoppiata all’uso retorico della parola, soprattutto per quanto riguarda i discorsi sullo stato dell’Unione pronunciati dalla presidente von der Leyen. La parola non compare così spesso in relazione alle politiche europee, nel nostro caso quelle relative alla crisi pandemica da Covid-19, a eccezione di alcuni documenti tematici riguardanti le misure concrete proposte dall’Ue per affrontare la crisi sanitaria ed economica. A ogni modo, si potrebbe sostenere che in tutti i testi analizzati la nozione di solidarietà, in riferimento ai Paesi WB6, sia stata utilizzata in modo piuttosto parsimonioso, confermando l’impegno dell’Ue nei confronti di questi Paesi e dei loro cittadini, ma allo stesso tempo riconfermando la loro posizione periferica, privilegiata (quasi di malavoglia) solo rispetto ai loro vicini orientali (almeno prima della guerra in Ucraina), e al vicinato mediterraneo.
Tuttavia, in occasione del Summit tenutosi nel dicembre 2022 a Tirana, i leader della Ue e dei suoi Stati membri hanno confermato l’importanza geopolitica dei Balcani occidentali, cruciali per la sicurezza e la stabilità dell’Unione. La decisione politica di conferire lo status di Paesi candidati all’Ucraina e alla Moldavia, in piena situazione di
{p. 186}emergenza, ha creato un precedente politico sul processo di adesione che avrà inevitabilmente delle conseguenze sul futuro allargamento verso i WB6.
Note