Federico Batini (a cura di)
La lettura ad alta voce condivisa
DOI: 10.1401/9788815410238/c1

9.2. A scuola leggono gli insegnanti, tutti gli insegnanti

Nel metodo della lettura ad alta voce condivisa, la lettura viene effettuata dagli insegnanti, non dagli studenti per altri studenti, non dagli studenti più bravi a leggere, non da tutte e tutti a turno, nemmeno nelle secondarie di II grado [35]
.
L’insegnante (l’operatore) che legge rappresenta un modello implicito di lettura e rende accessibile a tutti il testo attraverso una lettura che funga da impalcatura alla comprensione [Batini 2022, 40]. Gli studenti, normalmente, non hanno il libro davanti. Avere il testo sotto gli occhi, già dalla scuola primaria, rischia di rendere meno forte la condivisione: chi è più veloce andrà avanti, chi è più lento tornerà indietro e allora le emozioni per quanto avviene nel libro non si manifesteranno nello stesso momento, l’esperienza non sarà davvero condivisa.
Se si sta leggendo un libro illustrato le pagine saranno rivolte verso chi ascolta e la pratica si centrerà, proprio attraverso le illustrazioni, sull’inclusione di tutti e di tutte [Batini e Giusti 2021a, 45-51].{p. 59}
La lettura non va sovrapposta alla letteratura, non è competenza di un insegnante specifico. Lo spiegano bene Le ragazze e i ragazzi di Mare di Libri [2018, 108]:
Educare alla lettura e insegnare storia della letteratura sono due cose diverse. La storia della letteratura prevede la lettura di testi che non per forza devono piacere agli studenti, ma che è giusto conoscano. Ma perché apprezzino la lettura o, al di là dell’apprezzamento, almeno non pensino che tutti i libri sono scritti da gente morta, e conoscano la varietà di parole, lingue, colori, sguardi cui possono avere accesso attraverso la lettura, bisogna che quella varietà venga loro presentata.
La situazione ideale è quella in cui ogni insegnante di una classe diventa lettore e lettrice, dato che le abilità e le competenze sollecitate intersecano tutte le discipline [Batini e Giusti 2022, 28-29]. La lettura ad alta voce condivisa, inoltre, inaugura un nuovo modo di relazionarsi, mette in gioco una relazione di cura e il senso pieno di fare qualcosa che giova a tutte le studentesse e a tutti gli studenti.
Una relazione di questo tipo richiede una responsabilità [36]
degli adulti che dovranno affinare la propria sensibilità alle storie e alla conduzione di pratiche di lettura ad alta voce condivisa in gruppo attraverso la formazione, il confronto, l’osservazione dei feedback espliciti e impliciti del gruppo per educare e affinare la propria capacità di essere voce di una storia che viene letta per le persone con le quali stiamo lavorando [Batini e Giusti 2021a, 84-86; 2022, 89-93] [37]
.{p. 60}
La partecipazione ai training di lettura di più insegnanti di una classe ha un significato notevole per gli studenti, rafforza la percezione di significatività di quel momento, mostra la capacità di collaborazione e la continuità di azione del gruppo degli insegnanti. Gli stessi insegnanti sperimentano un modo differente di collaborare e di confrontarsi, conoscendosi meglio e trovando nuove modalità per condividere ciò che avviene in classe, sino a mettere in comune il tempo e lo spazio della classe, per esempio per una lettura a più voci [Batini e Giusti 2021a, 120].

9.3. La frequenza/quotidianità

La lettura ad alta voce condivisa si svolge con la maggiore frequenza possibile: tutte le volte che si incontra quel determinato gruppo, in ogni contesto. Nel contesto educativo e scolastico si svolge preferibilmente ogni giorno (e comunque non meno di tre volte alla settimana), con sessioni di durata non inferiore a mezz’ora [Batini 2019, 120-123; Batini e Giusti 2022, 27-28], dal nido sino almeno al biennio delle secondarie di II grado (ma utilmente sino al termine delle stesse) [Batini e Giusti 2022].
La frequenza fa sì che un’esperienza bella e coinvolgente diventi un percorso di crescita, di sviluppo, di potenziamento. In questo percorso si perseguono e raggiungono, per tutti i soggetti coinvolti, numerosi apprendimenti che sono obiettivi istituzionali dei differenti gradi scolastici; per questo si tratta non di un’attività per la quale «trovare» un tempo, ma di un’azione didattica completa e complessa, in verticale, che sta pienamente dentro l’attività e l’orario istituzionali.
Per introdurre questa didattica è importante il ricorso a comportamenti rituali che collochino e definiscano il momento della lettura condivisa [Batini e Giusti 2021a, 150-154; 2022, 46-48] [38]
, in modo da contribuire alla co{p. 61}struzione di uno spazio dal carattere ibrido e relazionale che può essere definito una «zona di lettura ad alta voce» [Batini e Giusti 2021b].
Non ci sono motivazioni per non leggere: la lettura ad alta voce è collocabile in differenti momenti della giornata, si presta a essere svolta in differenti ambienti, non richiede attrezzature e strumentazioni diverse da un libro e una voce.

9.4. La sistematicità e la continuità

La lettura, proprio perché così frequente, in ragione della regolarità con cui viene proposta, deve essere organizzata, strutturata e programmata in modo che tutti gli attori in campo siano consapevoli della non occasionalità, del senso, degli obiettivi e delle modalità di questa attività.
La lettura ad alta voce che assume un carattere strutturale e sistematico sviluppa una routine e momenti dedicati: non c’è un momento elettivo per svolgere quest’attività, ciascuno trova, con ogni gruppo, le collocazioni più adeguate [39]
.
Proprio perché si tratta, a pieno titolo, di una didattica, la lettura ad alta voce condivisa deve essere programmata e progettata e come ogni didattica riceve feedback che suggeriscono variazioni o cambiamenti (rispetto all’impianto iniziale) da ciò che avviene sul campo, nell’incontro con i soggetti che ne beneficiano. Quando il gruppo con il quale si lavora è già abituato alla lettura è utile e proficuo coinvolgerlo nelle scelte e nelle proposte di lettura condivisa. La continuità della pratica è fondamentale e unita alla quotidianità, all’intensità, alla sistematicità e alla progressività, definisce la didattica [Batini 2022, 112].
{p. 62}
Note
[35] Ascoltiamo ancora la voce delle studentesse e degli studenti: «per leggere serve proprio quello: il tempo. Per questo a scuola vorremmo ci fosse un tempo da dedicare alla lettura. Un [...] modo per trasmettere la passione per i libri è la lettura ad alta voce: alle elementari ci piaceva così tanto ascoltare la maestra che leggeva e ora, anche se siamo cresciuti, credeteci, quel piacere è rimasto intatto» [Le ragazze e i ragazzi di Mare di Libri 2018, 109].
[36] Leggere ad alta voce implica comunque, almeno, la disponibilità a cimentarsi sempre più nella consapevolezza dei ritmi, dei suoni, della voce, del volume. La lettura non è neutra, l’efficacia della lettura dipende non soltanto dalle abilità individuali, ma dalla disponibilità a fare un lavoro su di sé come lettrice e lettore.
[37] Per quanto riguarda lo stile di lettura è molto importante porsi nella situazione di dare voce alla storia. Ciò significa evitare i due estremi: la lettura ad alta voce praticata in maniera monotona, monocorde, con tono e ritmo costanti, e l’eccesso di enfasi e di «caricamento» della propria interpretazione che rischia di mettere chi legge al centro a discapito della storia.
[38] La ritualità segna l’inizio e la fine della sessione di lettura ad alta voce condivisa. Tipologie e modalità dei riti variano secondo l’età e le caratteristiche del gruppo.
[39] Soluzioni differenti e, in certo senso, opposte, possono rivelarsi funzionali: certamente stabilire momenti e tempi, che vengono rispettati regolarmente, trasforma la lettura ad alta voce in un rituale educativo/scolastico che coincide con un momento piacevole. Abituare gli studenti, per esempio, al fatto che le loro mattine a scuola prevedano un momento dedicato alla lettura fa nascere complicità tra gli studenti che attendono e l’insegnante che, in un momento definito della giornata, interrompe le altre attività per leggere loro qualcosa di bello.