La lettura ad alta voce condivisa
DOI: 10.1401/9788815410238/c1
La maratona richiede a tutti, anche
agli atleti, una lunga preparazione in cui, per prima cosa, si valutano le proprie
condizioni di partenza, attraverso camminate prima brevi e poi più lunghe. Camminare non
è semplice e può essere necessario provare e riprovare, sapendo che qualche caduta è in
programma. Bisogna proporre tratti molto brevi che siano percorribili e che tengano alta
la motivazione a provare e provare ancora. Gli itinerari saranno familiari e
riconoscibili (se l’ho già fatto posso farlo ancora) ma anche vari e nuovi
(sperimentare, conquistare). La fiducia e la soddisfazione
¶{p. 47}sono
parte del processo, contribuiscono alla motivazione e allo spingere avanti il piede
successivo.
Solo quando la camminata è solida,
conquistata con sicurezza, si possono allungare i tratti che si percorrono. La varietà
diventa sempre più importante, il problema non è più la stabilità, adesso occorre
rafforzare i muscoli. Variando i paesaggi e le distanze avverrà abbastanza velocemente,
quasi senza accorgercene se non difetta la costanza, un incremento notevole delle
distanze percorse. A questo punto si può lavorare sulla velocità della camminata,
alternando camminate più lente a camminate veloci. Nel frattempo si può sperimentare la
corsa, per tratti brevi, brevissimi e verificarne l’effetto. Se la corsa produce
entusiasmo e non fa incontrare difficoltà eccessive, si può allungarne, molto
gradualmente, la durata.
Quando i tratti di corsa di media
lunghezza non costituiscono più una fatica si può iniziare la preparazione vera e
propria, altrimenti occorre tornare a camminate sempre più lunghe, svolte con regolarità
e costanza, senza troppo intervallo tra le une e le altre, magari alternando qualche
chilometro di camminata a brevi corse.
Ci sono delle differenze tra
soggetti in sviluppo e adulti. Gli adulti possono prepararsi alla maratona in un tempo lungo
[30]
ma che può essere definito e programmato.
Per un adulto dopo un paio di mesi,
probabilmente, sarà possibile allungare gradualmente il tragitto delle passeggiate per
poi, magari dopo un altro mese, provare ad aumentare la frequenza dei passi e ridurre i
tempi con i quali si percorre lo stesso tragitto. In questa fase delle camminate e anche
nelle prime corse è opportuno avere una serie di itinerari e di percorsi ai quali si
ritorna. Questo faciliterà l’osservazione dei progressi. La conoscenza dell’itinerario
consentirà di osservarlo con sempre maggiore attenzione ¶{p. 48}ai
dettagli e osservare le reazioni dei nostri muscoli, della nostra «spinta» e del nostro
«fiato» nei diversi tratti. Al contrario la varietà può costituire una felice variazione
e una motivazione. Un buon equilibrio tra le due componenti non è sempre facile da
trovare.
Una volta che, sarà necessario
qualche mese, abbiamo raggiunto la capacità di percorrere facilmente un percorso
piuttosto lungo (oltre i 10 chilometri) a passo veloce, sarà senza dubbio possibile
passare alla corsa.
La corsa sarà inizialmente
concentrata su distanze molto brevi, poi brevi, precedute e seguite da una passeggiata
di riscaldamento e raffreddamento e manterremo questa abitudine per almeno un paio di
mesi.
Con sessioni regolari e costanti,
intense a sufficienza, le distanze percorse nelle singole sedute possono aumentare. Le
sedute di allenamento debbono essere molto frequenti, un’eccessiva distanza tra una
corsa e l’altra rischia di far perdere «la memoria» ai muscoli del lavoro svolto.
Quando le distanze che siamo in
grado di percorrere si sono allungate molto, si può lavorare sulla velocità con distanze
più brevi e ripetizioni, poi si può provare la stessa velocità su distanze maggiori. Si
possono alternare allenamenti più intensi ad altri meno, distanze maggiori a distanze
minori.
Quando l’allenamento è già avanzato
si alterneranno distanze maggiori a distanze minori nelle varie sessioni, così come
sessioni più veloci e sessioni più lente. A volte nella stessa sessione si lavora sulla
velocità e poi si rallenta per una corsa lunga o per una passeggiata defatigante.
Gli esercizi di riscaldamento e
allungamento sono fondamentali in ogni fase della preparazione e non sono qualcosa in
più o di diverso, ma fanno parte della sessione di allenamento.
Per un bambino o una bambina, per
un ragazzo o una ragazza, occorre rispettare i tempi di maturazione fisica ed emotiva.
Una maratona richiede una certa maturazione muscolare, ma anche una preparazione emotiva
e psicologica. La preparazione a una maratona può richiedere molti anni, la maratona è
un punto di arrivo per un ragazzo o ¶{p. 49}una ragazza la cui
preparazione è iniziata quando ha fatto i primi passi.
L’allenamento di preparazione alla
maratona, in ogni caso, è un allenamento lungo, in cui la frequenza, la costanza, la
progressività sono fondamentali, la varietà degli allenamenti e delle attività
preparatorie è fondamentale sia in termini motivazionali sia perché per correre non
servono soltanto gambe e fiato, in una corsa così lunga sono coinvolti tutti i gruppi
muscolari. Bisogna fare attenzione per evitare che il momento, meraviglioso, in cui
saremo pronti a correre una maratona non si trasformi in una cocente delusione. Il
rischio di farsi male e di non poter correre più è alto e «convincere» i propri muscoli
che possiedono la capacità di sopportare uno stress così prolungato, richiede del tempo.
Una cosa particolare
nell’allenamento alla maratona, tuttavia, è che, generalmente, non si corre mai l’intera
distanza. Proviamo a introdurci, con questa metafora in mente, al metodo della lettura
ad alta voce condivisa.
8. Un’ora di lettura ad alta voce condivisa?
L’ora di lettura ad alta voce è il
tempo che si dedica, in ogni classe e in ogni sezione, o in altro tipo di gruppo,
all’ascolto di romanzi o racconti, letti dall’educatore, dall’educatrice, dagli
insegnanti, dai formatori, dagli operatori. Integrata a quest’attività c’è la
possibilità e l’incoraggiamento per bambini e bambine, ragazze e ragazzi, adulti o
anziani (secondo la composizione del gruppo e il contesto) di esprimersi riguardo a ciò
che viene letto e al confronto che ne risulta. La lettura viene effettuata sempre
dall’adulto che ha funzioni educative, di insegnamento, di conduzione del gruppo per
qualsiasi motivo. A scuola legge l’insegnante, anche nella scuola secondaria di II grado
[Batini 2022, 32]. Non ci sono eccezioni, non si deve cedere alla tentazione di far
leggere i bambini o i ragazzi con cui lavoriamo se «sono abbastanza grandi da leggere da
soli» o se «lo chiedono». La lettura ad alta voce dell’insegnante, del conduttore, del
responsabile del gruppo offre una funzione di supporto alla
¶{p. 50}comprensione, di «modellamento» per l’approccio al testo e per
le proprie future letture autonome, di facilitazione dell’immersione nella storia e del
coinvolgimento. La lettura dell’insegnante è importantissima, serve a garantire la
massima probabilità che la storia narrata dal libro sia compresa nella sua vicenda
essenziale dal maggior numero di studenti possibili, compresi quelli più in difficoltà.
La lettura ad alta voce condivisa,
inoltre, è una pratica in cui si dà voce a una storia per gli altri ed è anche, dunque,
un gesto di cura.
La lettura ad alta voce condivisa,
attraverso la mediazione dell’adulto di riferimento del gruppo, quando condotta con
efficacia, riesce a tenere insieme gli aspetti emotivi e gli aspetti cognitivi stimolati
dalla lettura e a rinforzare la motivazione e la curiosità per la lettura e,
gradualmente, per l’apprendimento e questo riveste un’importanza particolare ai fini
dello sviluppo complessivo e del successo formativo.
8.1. L’ora di lettura non è l’ora di letteratura o di lingua madre
Non si parla qui, nelle scuole
secondarie, della lettura dell’insegnante di lingua o di letteratura. Occorre non
confondere la pratica della lettura con lo studio della letteratura: quest’ultima è
un’attività disciplinare con un oggetto specifico, mentre l’esperienza della lettura
è, al contrario, intrinsecamente transdisciplinare.
La lettura ad alta voce,
infatti, consente di raggiungere obiettivi curricolari relativi a tutte le
discipline, di sviluppare competenze trasversali (linguistiche, di comprensione, di
problem solving...) e di cittadinanza (sensibilità alla
differenza, sensibilità tematiche specifiche, assunzione del punto di vista...).
La lettura ad alta voce produce
miglioramenti nell’apprendimento in generale e in quello delle discipline
(motivazione, abilità di comprensione, attivazione cognitiva, maggiore curiosità e
tendenza a porsi domande). Senza essere didascalici e retorici è possibile, inoltre,
stimolare l’interesse per temi collegabili a quelli di esplicito insegnamento
attra¶{p. 51}verso la lettura di romanzi scelti con questa
intenzione. La lettura ad alta voce, dunque, riguarda tutti gli insegnanti.
Ogni formatore, ogni educatore,
ogni insegnante, ogni operatore che ha sperimentato per un periodo sufficientemente
lungo la lettura ad alta voce con e per i bambini con cui lavora, i propri studenti,
i propri utenti, pazienti, collaboratori, conosce la magia dell’immersione di gruppo
in una storia. Questa pratica didattica e di empowerment
consente di esperire il contatto, non occasionale, con una molteplicità di storie a
tutti quei bambini, ragazzi e adulti che non avrebbero altrimenti, per vari motivi,
questa possibilità (oltre la metà dei soggetti in fase di sviluppo) riuscendo così a
ottenere, per tutti, benefici immediati, progressivi e futuri
[31]
.
Inserire l’ora di lettura ad
alta voce condivisa nell’intero curricolo educativo e scolastico è dunque, per prima
cosa, una questione di democrazia: tutti hanno il diritto di crescere, potenziarsi,
acquisire maggior controllo sulla propria vita e migliorare le proprie aspettative
per il futuro e le relazioni con gli altri, anche diversi da sé, in ogni senso e per
ogni motivo. L’ora di lettura ad alta voce è, inoltre, una pratica inclusiva che
consente di fruire e condividere anche a chi ha difficoltà, certificate o meno,
nella lettura o ha una capacità di attenzione molto limitata, o ha difficoltà tali
da rendere complessa una didattica realmente inclusiva.
L’incontro sistematico con le
storie attraverso l’ora di lettura ad alta voce condivisa si traduce nell’incremento
delle probabilità di successo formativo per tutti e tutte, nello sviluppo di
capacità e abilità che permettono di conoscersi meglio, di raccontarsi,
relazionarsi, di comprendere gli
¶{p. 52}altri... e di strutturare,
poi, abitudini permanenti di lettura autonoma.
Note
[30] Generalmente si dice che ci vogliano almeno 12 mesi (ma meglio, senza dubbio, 24) per prepararsi a una maratona per una persona adulta che parte da una condizione prevalentemente sedentaria. Per persone allenate, che praticano sport regolarmente, il tempo può essere anche inferiore, di 8 mesi.
[31] Alcune stime internazionali sostengono che i genitori che leggono quotidianamente ai propri figli di 4-9 mesi siano meno del 50% [Kuo e Faber Taylor 2004], percentuale probabilmente generosa per l’Italia. Britto, Fuligni e Brooks-Gunn [2002] segnalano, invece, che sia solo il 22% dei genitori a leggere ogni giorno a bambini di età pari o inferiore ai 12 mesi. La propensione dei genitori e degli altri adulti in famiglia a leggere ai bambini pare essere in relazione al proprio senso di autoefficacia, al reddito familiare, alle abitudini e alle esperienze personali dell’adulto circa la lettura [Batini, Tobia et al. 2020].