Viaggio nelle character skills
DOI: 10.1401/9788815366962/c5
Tuttavia, tale trattazione, pur
vasta e ricca di riferimenti ad altre discipline, lascia tendenzialmente indeterminata
la definizione di non cognitive skills, e si
limita ad elen
¶{p. 115}carle. Definirle come
non cognitive skills, se semplifica la narrazione, lascia
ancora qualche perplessità, in quanto esse condividono con le competenze cognitive una
serie di caratteristiche: sono in genere rilevabili attraverso l’osservazione e
misurabili per mezzo di indicatori che consentono un confronto verticale e orizzontale,
come detto sopra. Di fatto, si tende a parlare di queste skills
come trasversali e solo più raramente come non cognitive.
Significato |
Psicologi |
Economisti |
Scienziati
sociali |
Cosa sai |
Abilità
cognitive |
Abilità
cognitive |
Abilità
cognitive |
Chi sei |
NCS |
NCS |
NCS |
Chi conosci |
Risorse
socio-economiche |
Capitale sociale |
|
Fonte: Adattato da F.
Luthans, S.M. Norman, B.J. Avolio e J.B. Avey, Positive
Psychological Capital: Measurement and Relationship with Performance and
Satisfaction, in «Personnel Psychology», 60, 2007, pp.
541-557; e T. Kautz, J.J. Heckman, R. Diris, B. Ter Weel e L. Borghans,
Fostering and Measuring Skill: Improving Cognitive and
Non-cognitive Skill to Promote Lifetime Success, NBER Working
Paper n. 20749, Chicago, 2014. |
Come della qualità, si dice: «non so
definirla ma la riconosco quando la vedo»
[38]
, così pare che di un certo numero di caratteristiche della persona si possa
dire solo che cosa «non» sono. Forse si deve partire da qui.
Lo studio delle caratteristiche
della personalità, per sua natura, non è riducibile a una sola, specifica scienza, ma è
oggetto di un insieme di scienze, una «regione» di scienze, per usare la terminologia di Bernstein
[39]
, cioè un accorpamento intorno a un tema e non intorno a un contenuto o a un
metodo.
Inizialmente, l’approccio è stato
psicologico, con uno sviluppo pedagogico (qual è il modo migliore per produrre,
migliorare, rendere stabili le caratteristiche desiderabili della
persona): poi le varie teorie del capitale umano, culturale e
¶{p. 116}sociale hanno esaminato la natura di queste caratteristiche a
partire dalla loro utilità per il mercato del lavoro, per la società civile, per
l’autorealizzazione. Ne consegue che non c’è un unico punto di vista e il fuoco
dell’attenzione si sposta sulla capacità di sintesi: possiamo ipotizzare che una visione
olistica della persona sia quella in grado di valorizzarla di più, ma anche di far
fronte in modo più efficace alla complessità della situazione.
Un passaggio dirimente sembra allora
essere ancora quello di Heckman
[40]
che usa anche il termine character skills per
identificare le NCS. In questo modo mette in evidenza che gli aspetti cognitivi e non
cognitivi non sono scollegati, ma costituiscono insieme un tratto globale, che
caratterizza il profilo indivisibile e irripetibile della persona umana. Tale tratto non
sorge come aspetto al di fuori del processo di apprendimento e delle capacità di
prendere iniziative davanti alla realtà, ma è piuttosto il fattore che determina tale
capacità di agire, in profonda interrelazione con le conoscenze in senso stretto.
Un altro premio Nobel per
l’Economia, Amartya K. Sen
[41]
partendo da argomentazioni diverse da quelle di Heckman, arriva a
conclusioni convergenti. La domanda che si pone Sen è: «What is each person able to do
and to be?», cioè egli si interroga sulle potenzialità (internal
capabilities) possedute da ciascun individuo e sulle modalità con cui
esse si sviluppano e si esprimono, ad esempio attraverso il percorso scolastico, la vita
familiare e sociale e il contesto in cui si svolge la vita della persona. Secondo Sen,
tali potenzialità sono intrinseche in un individuo, ma si sviluppano attraverso le
opzioni che la sua libera scelta decide di perseguire
[42]
.
Sen sottolinea che tra tali
internal capabilities, che definiscono le capacità potenziali
che l’individuo ha di agire nella realtà, alcune sono innate, ma la maggior parte
possono ¶{p. 117}essere sviluppate. Come per le character
skills di Heckman, così le capabilities (anche
quelle soggettive e non solo lo sviluppo oggettivo di opportunità offerte a tutti, come
un sistema scolastico efficace o un miglioramento del sistema finanziario) non sono
immutabili: l’educazione, in famiglia, nei contesti sociali e a scuola, è lo strumento
per far maturare le internal capabilities e renderle
combined capabilities, ovvero qualità effettive dell’individuo.
Queste character
skills, traducibili in italiano come
tratti della personalità, possono essere
identificate con una categoria particolare delle competenze non cognitive.
È possibile porsi domande più
precise e pregnanti a riguardo di queste character skills: come si
formano? In quale fase della vita? Qual è il rapporto, se c’è, fra fattore innato e
fattore sociale? Quali agenti/agenzie contribuiscono alla loro formazione? Che tipo di
evoluzione hanno, e come può essere supportata in senso positivo? Che relazione hanno
con le altre competenze? Come incidono sul comportamento sociale delle persone, ad
esempio nelle relazioni sociali o nel lavoro? Fanno parte del capitale umano, sociale,
culturale? E infine, domanda fondamentale per il sociologo che si occupa di educazione,
possono essere un obiettivo dell’educazione formale o sono confinate all’educazione non
formale e informale?
3. «Character skills» ed esperienza scolastica
Il punto di partenza per rispondere
alle domande poste può essere l’affermazione che l’apprendimento è un processo
multidimensionale che avviene in tutto il corso della vita e in tutte le circostanze
dell’esperienza, e influenza/determina il modo in cui l’uomo si pone di fronte al reale,
lo conosce e lo trasforma. Come scrive Zygmunt Bauman
[43]
: «La conoscenza orientata verso interessi tecnico-strumentali non ha nessuno
strumento per analizzare e selezionare fini migliori. Essa localizza, invece, i fini
dentro la realtà che ¶{p. 118}essa dà per scontata, come dati, come il
punto di inizio di tutta l’indagine».
In un’ottica olistica, che mira alla
valorizzazione della persona nel suo insieme, rimuovere gli ostacoli alla crescita delle
character skills è l’obiettivo fondamentale dell’intero
percorso educativo, e conoscerne gli elementi è il primo e indispensabile elemento per riuscirci
[44]
. Ogni politica educativa, ogni decisione delle scuole autonome, ogni
progettazione a livello macro o micro deve essere finalizzata a questo scopo.
Il problema che abbiamo posto quando
si analizzano la generazione e lo sviluppo delle character skills
nei bambini e nei ragazzi può essere declinato in particolare nel rispondere alla
domanda: qual è la relazione tra character skills ed esperienza
scolastica? Se le character skills sono competenze, a tutti gli
effetti, è legittimo domandarsi se e come esse siano in relazione con l’esperienza che
gli studenti vivono nei luoghi formalmente deputati a lavorare proprio sulle competenze,
ossia le scuole.
In particolare, le due domande cui
occorre provare a rispondere sono:
• come le character
skills influenzano l’esperienza scolastica degli individui? In altri
termini, occorre cercare di capire se e come studenti con un bagaglio più ricco di
character skills ottengano benefici o meno da esse, durante la
propria vita di studenti;
• come le attività scolastiche
possono influenzare la formazione e lo sviluppo delle character
skills negli studenti? In questo caso è importante capire se – e in che
misura – le scuole possano essere agenti «attivi» nel modificare questo tipo di
competenze (in prima approssimazione, si farà riferimento al modello dei Big
Five, forse il più utilizzato).
Prima di entrare nel merito di
quanto la letteratura indica come possibili risposte a questi quesiti, è importante
sottolineare come la mancanza di un numero sufficientemente ampio di studi
statisticamente robusti sul tema impedisca di ¶{p. 119}addivenire a
delle certezze sull’esistenza e la magnitudine di queste relazioni. Al contempo, sia le
teorie sottostanti (in particolare quelle sulla «tecnologia delle
skills» di Cuhna e Heckman)
[45]
sia alcuni contributi esistenti consentono di indicare alcune evidenze che
vale la pena di considerare come punto di partenza per il giudizio sulla relazione tra
attività delle scuole e character skills.
In ogni caso, quest’ambito rimane
uno di quelli su cui è opportuno sviluppare un nuovo, ricco, filone di ricerca teorica
ed empirica all’intersezione tra discipline pedagogiche, educative, statistiche e
psicologiche.
3.1. Come le «character skills» influenzano l’esperienza scolastica degli individui
In questo paragrafo si riportano
i risultati principali offerti dalla letteratura scientifica più accreditata in
merito all’influenza dei tratti della personalità, secondo il modello dei cinque
grandi fattori, sul successo del percorso di istruzione e su altre dimensioni
socioeconomiche della vita dell’individuo. Vale la pena dunque ricordare qui
brevemente quali siano i Big Five, già menzionati, per una
lettura più organica delle evidenze cui si fa riferimento: estroversione,
gradevolezza, coscienziosità, stabilità emotiva, apertura all’esperienza.
In linea generale, l’evidenza
disponibile dimostra che le character skills favoriscono
l’acquisizione delle abilità conoscitive non solo nel percorso scolastico e
universitario, ma favoriscono competenze migliori anche in ambito lavorativo.
Inoltre, sono anche connesse con diversi aspetti positivi nella vita adulta, con una
minore propensione a stati depressivi e a comportamenti alienanti e criminali
[46]
. In questo senso, le
¶{p. 120}character
skills sembrano definire effetti persistenti nel tempo anche ben
oltre il puro percorso scolastico. È interessante osservare come i singoli tratti
modellizzati all’interno delle character skills concorrono a
tali risultati positivi durante e dopo l’esperienza scolastica.
Note
[38] R.M. Pirsig, Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, Milano, Adelphi, 1981.
[39] B. Bernstein, Pedagogy, Symbolic Control, and Identity, London, Rowman & Littlefield, 2000, pp. 7 ss.
[40] J.J. Heckman, J.E. Humphries e T. Kautz, The Myth of Achievement Tests: The GED and the Role of Character in American Life, cit.
[41] A.K. Sen, Development as Freedom, New York, Alfred Knopf, 1999.
[42] M.C. Nussbaum, Creating Capabilities. The Human Development Approach, Harvard, Harvard University Press, 2011.
[43] Z. Bauman, La società individualizzata, Bologna, Il Mulino, 2002.
[44] A.M. Maccarini, On Character Education: Self-Formation and Forms of Life in a Morphogenic Society, in «Italian Journal of Sociology of Education», VIII, 1, 2016, pp. 31-55.
[45] F. Cunha e J. Heckman, The Technology of Skill Formation, in «American Economic Review», 97, 2, 2007, pp. 31-47.
[46] J.J. Heckman, J.E. Humphries e T. Kautz, The Myth of Achievement Tests: The GED and the Role of Character in American Life, cit.; OECD, PISA 2018 Assessment and Analytical Framework, cit.