Viaggio nelle character skills
Persone, relazioni, valori
Il volume affronta il tema della conoscenza e dell’apprendimento in ambito scolastico e lavorativo considerato come un processo che coinvolge capacità non solo cognitive, come ricordare, parlare, comprendere, fare nessi, dedurre, valutare, ma che implica anche qualità trasversali, disposizioni della personalità dette “character skills”, quali l’apertura mentale, la capacità di collaborare, la sicurezza. Il titolo, “Viaggio nelle character skills. Persone, relazioni, valori”, esprime l’approccio che si è inteso dare al lavoro: quello di un percorso esplorativo nel quale confluiscono le riflessioni sviluppate da un gruppo di studiosi di varia formazione e di competenze diverse. I contributi suggeriscono le molteplici prospettive con cui accostare le character skills per averne piena contezza, proprio come quando in viaggio possiamo guardare il paesaggio naturale e le opere dell’uomo da diversi punti di vista così da farcene un’idea più ampia di ciò che sono e significano. Si tratta di un viaggio che vorremmo compiere con il lettore intorno al futuro dell’educazione
e della scuola. E non solo.
I CAPITOLI
DOI | 10.1401/9788815366962/p1
Credits
Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo Presidente: Ludovico Albert Consiglio di Amministrazione: Barbara Banchero, Paola Borgna, Andrea Maccarini, Cristiana Poggio, Paola Pozzi, Marzia Sica In collaborazione con Fondazione per la Sussidiarietà...
Pagine | 1 - 1
DOI | 10.1401/9788815366962/p2
Introduzione
Il volume affronta il tema della conoscenza e dell’apprendimento in ambito scolastico e lavorativo considerato come un processo che coinvolge capacità non solo cognitive, come ricordare, parlare, comprendere, stabilire nessi, dedurre, valutare, ma che implica anche qualità trasversali, disposizioni della personalità dette character skills, quali l’apertura mentale, la capacità di collaborare, la sicurezza. Il titolo, Viaggio nelle character skills. Persone, relazioni, valori, esprime l’approccio che si è inteso dare al lavoro, che non intende proporre affermazioni di principio, ma vuole inoltrarsi in un percorso esplorativo nel quale confluiscono le riflessioni sviluppate da un gruppo di studiosi di varia formazione e di competenze diverse. I contributi suggeriscono le molteplici prospettive con cui accostare le character skills per averne piena contezza, proprio come quando in viaggio possiamo guardare il paesaggio naturale e le opere dell’uomo da diversi punti di vista così da...
Pagine | 7 - 20
DOI | 10.1401/9788815366962/c1
Capitolo primo
Oltre l’egemonia del cognitivo
In chiave filosofica e pedagogica, il saggio offre un’analisi dei cambiamenti
che stanno interessando il mondo della scuola e propone alcune linee di discussione,
nella prospettiva di un’educazione integrale della persona. L’incremento del livello
della cultura scolastica e del bagaglio di conoscenze trasmesso alle giovani
generazioni – problema resosi urgente a causa delle riduzioni del nozionismo e del
funzionalismo – è collocato nella visione dello sviluppo delle dimensioni umane,
affettive e morali dell’individuo, sia per l’apporto che le capacità non cognitive
possono dare alla conoscenza stessa e alla formazione di sintesi intellettuali
personali, sia per la completezza delle relazioni dell’individuo con la realtà, che
implica elementi di carattere non solo conoscitivo ma anche psicologico e
comportamentale. L’attenzione recentemente rivolta alle non cognitive
skills è considerata in riferimento al suo contesto teorico – al
costruttivismo e al cognitivismo, che formano l’alveo principale dello sviluppo di
tali «capacità», sono preferiti il personalismo e l’approccio fenomenologico – e in
vista di un rinnovamento della concezione antropologica, pedagogica e culturale
dell’istruzione, anche per quando riguarda la valutazione dei processi formativi e
delle istituzioni scolastiche. Considerazioni di tipo terminologico e contenutistico
sull’uso delle skills non cognitive tracciano la strada per
superare il concetto di competenza e i limiti di modelli di
istruzione di tipo economicistico, organizzativo e funzionale, in favore di un
«fare» e di una «responsabilità» umana e civile connessi ai diritti personali, alla
fruizione del bene proprio e comune, al godimento di beni immateriali, alle risorse
interiori e alla qualità delle relazioni interpersonali..
Pagine | 23 - 42
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Capitolo secondo
Le character skills nel processo di socializzazione
Il punto chiave del presente capitolo consiste nel fornire un’interpretazione
dei condizionamenti strutturali e culturali dell’apprendimento socioemotivo (SEL),
di ciò che lo genera come bisogno educativo profondo, di ciò che ne richiede, ne
facilita o ne ostacola la realizzazione. Si tratta dunque di comprendere il suo
senso, i significati sociali che gli vengono attribuiti, le aspettative che su di
esso gravano e alcuni problemi che derivano da tutto questo. Osserviamo dunque il
SEL e le relative competenze come risposta a una sfida societaria, per capire come
le culture educative stiano reagendo al mutamento sociale. La tesi di fondo che
viene argomentata è che il SEL vada interpretato, e agito, nell’ambito complessivo
dei processi di socializzazione. Il capitolo opera anzitutto alcune brevi
precisazioni riguardanti la ragione fondamentale dell’interesse per le SES,
fornendone una definizione generale. Il paragrafo 2 presenta le pressioni
strutturali che generano il nuovo discorso sul SEL e nel paragrafo 3 si esamina la
sua necessaria dimensione culturale, illustrando le problematicità che da tutto
questo emergono. Il paragrafo 4, infine, spiega, benché solo introduttivamente, in
che senso il SEL possa essere integrato in un modello della socializzazione e
dell’organizzazione delle scuole.
Nel complesso, la visione di SES e SEL che qui si offre intende contribuire a
orientare non solo la ricerca, ma anche le policy e le pratiche
professionali d’insegnamento in questo ambito.
Pagine | 43 - 65
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Capitolo terzo
Competenze non cognitive come risorse psicosociali per il successo formativo
In base alla letteratura psicologica di questi ultimi 30 anni (psicologia delle
personalità, psicologia dell’educazione, psicologia sociale, ecc.) è possibile
sostenere che le competenze non cognitive sono di fatto una dotazione di risorse
psicosociali che abbiamo a disposizione lungo tutto l’arco della nostra vita. Le
caratteristiche più stabili e meno malleabili è molto probabile che abbiano una
matrice ereditaria (quello che un tempo si definiva «temperamento»), ma l’incontro
tra tale matrice e le esperienze sociali, culturali e educative dall’infanzia in poi
di fatto creano l’assetto non cognitivo che è in costante evoluzione. Tale
evoluzione varia tra le differenti risorse psicosociali, che possiamo considerare
come elementi fondativi delle competenze non cognitive:
1) i tratti di personalità (nella loro versione performativa le
character skills) maturano prima e si stabilizzano, anche
se non definitivamente, prima; il modello dei Big Five è la
sintesi, dicono alcuni, perfetta, della complessità «differenziale» degli
individui;
2) il cosiddetto «capitale psicologico» (risorse legate all’ottimismo, alla
resilienza, alla speranza, all’autoefficacia, ciò che in altri contesti potremmo
definire come capabilities), matura successivamente e si
stabilizza solo in parte nel corso dell’esperienza di vita; il modello HERO
(dall’acronimo delle versioni in inglese di Speranza/Hope, Autoefficacia/Efficacy,
Resilienza/Resilience, Ottimismo/Optimism) è uno dei più rappresentativi a
riguardo;
3) l’autonomia motivazionale, o l’orientamento verso l’apprendimento o verso la
performance è la componente non cognitiva che si stabilizza più tardi, e di fatto è
costantemente malleabile.
Queste tre componenti possono essere considerate come il
core delle competenze non cognitive: i cinque tratti di
personalità coprono le abilità sociali (estroversione e gradevolezza), emotive
(nevroticismo) e il potenziamento individuale (coscienziosità e apertura mentale);
le quattro risorse psicologiche consentono di modulare l’esperienza di vita in
un’ottica positiva e di focalizzazione sul futuro; la motivazione autonoma consente
di trovare e organizzare energie per affrontare la quotidianità, a scuola e fuori
dalla scuola.
Le tre componenti, sappiamo dalle evidenze, hanno un livello di malleabilità:
elevato per la motivazione, intermedio per il capitale psicologico, più contenuto
per la personalità. Tale malleabilità ci porta a pensare a una competenza non
cognitiva multidimensionale: i tre fattori generali sono tre contenitori diversi, e
si trovano su livelli diversi del funzionamento umano quotidiano. Sono organizzati
gerarchicamente, nel senso che un ottimale sviluppo e stabilizzazione dei primi,
influenza lo sviluppo e la stabilizzazione degli altri.
Nella logica di sviluppo delle competenze non cognitive a scuola, dunque, è
necessario considerare tale sequenzialità: è inutile investire in percorsi di
potenziamento della motivazione allo studio, se non ci sono stati dei passaggi di
sviluppo precedenti (e quindi di educazione) sulla personalità o sul carattere
psicologico. È impossibile pretendere, giusto per fare un esempio, motivazione
intrinseca da studenti che hanno bassi livelli di apertura mentale, e
contemporaneamente scarso ottimismo e autoefficacia.
La dinamica tra questi tre fattori generali è descrivere, inoltre, nei termini
quello che noi chiamiamo l’«effetto fionda»: oggi sappiamo che i tratti di
personalità correlano positivamente con il capitale psicologico, ma correlano di
meno con l’assetto motivazionale; dall’altra parte sappiamo che il capitale
psicologico correla positivamente con la dimensione motivazionale. L’effetto fionda
è quel processo non cognitivo che consente di sviluppare autonomia motivazionale in
uno studente coscienzioso e aperto mentalmente, attraverso una «spinta» data dal
capitale psicologico. Senza tale spinta, tratti individuali notoriamente prossimi al
rendimento scolastico efficace (come coscienziosità e apertura mentale) potrebbero
risultare meno efficaci senza un esito motivazionale necessario per la realizzazione
delle attività di apprendimento.
La competenza non cognitiva può essere ulteriormente arricchita e resa più
contemporanea con almeno altri due focus: le competenze di sostenibilità e le
competenze civiche e sociali, che andrebbero a delineare la quarta componente della
competenza non cognitiva (e in questo caso il modello diventerebbe quadri-partito),
e cioè il capitale sociale, che agirebbe da ulteriore moderatore nella relazione tra
le tre componenti. Ad oggi noi sappiamo che alti livelli di sostenibilità sono
associati a tratti di personalità come la coscienziosità, ma sappiamo anche che il
capitale sociale (e quindi il concetto di civismo e cittadinanza) può comportare
degli effetti del tutto legati ai contesti culturali di appartenenza (in cui ad
esempio potremmo trovare alti livelli di partecipazione sociale non legati a tratti
vicini al successo formativo come la coscienziosità e l’apertura mentale).
Pagine | 67 - 88
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Capitolo quarto
Neuroscienze e non cognitive skills
Le neuroscienze avanzano la pretesa di essere l’unico modo oggettivo e certo di
indagare le funzioni cerebrali e dunque le capacità umane. È sicuramente vero che
tutte le funzioni superiori dell’uomo si attuano solo attraverso l’attivazione di
circuiti cerebrali. La letteratura offre una sola pubblicazione in cui si è cercato
di applicare la risonanza magnetica funzionale, in particolare l’analisi della
connettività cerebrale nello stato di riposo, allo studio di 2 NCS, in particolare
la grinta e la credenza nella crescita dell’assetto mentale. Le due abilità studiate
mostrano assetti di connettività nello stato di riposo distinti fra di loro e i
valori dei questionari per la determinazione delle due abilità correlano con le
connettività delle due aree scelte, lo striato ventrale e quello dorsale. Siamo
veramente ai primi passi dell’applicazione di metodologie oggettive di analisi
cerebrale alle NCS e dunque ad un livello di ricerca e studio senza possibili
attuali ricadute applicative. Ma è importante sottolineare che nessuna tecnica di
indagine cerebrale potrà mai cogliere esaurientemente il soggetto e ciò che lo
riguarda strettamente come le NCS.
Pagine | 89 - 103
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Capitolo quinto
La formazione del capitale umano
Fin dalle origini della scienza economica si parla di capitale umano (CU), vale
a dire del contributo che una persona apporta alla produzione in forza delle sue
abilità e innate e acquisite. In epoca più recente si è convenuto che tale CU è
legato alla quantità e qualità delle conoscenze apprese nel percorso scolastico e
formativo.
Negli ultimi anni è emerso che tale CU non dipende solo dalle conoscenze
acquisite ma anche dalle non cognitive skills, tratti e
comportamenti di un individuo che influenzano la sua capacità di relazionarsi con
gli altri e la realtà tutta. Tali non cognitive skills sono
malleabili e migliorabili nel percorso educativo; il loro incremento porta non solo
a un positivo effetto sulle performance scolastiche e lavorative ma anche a una
maggiore solidità e stabilità della persona nel suo complesso. Si può quindi
concludere che possono essere intese come le caratteristiche osservabili della
sottostante inscindibile personalità di un essere umano.
Pagine | 105 - 128
DOI | 10.1401/9788815366962/c6
Capitolo sesto
Le non cognitive skills nella scuola
La diffusione delle informazioni, la frammentazione della conoscenza, il
disorientamento a cui gli studenti sono quotidianamente sottoposti non porta, come
alcuni sostengono, alla morte della scuola, bensì al suo rafforzamento. Infatti gli
studenti e le famiglie chiedono proprio alla scuola di dotare di senso il percorso
formativo. Per affrontare questa richiesta il contributo risponde ad alcune domande:
quali sono le finalità che la scuola oggi deve raggiungere? Quali sono le
metodologie di insegnamento/apprendimento? Quali strumenti abbiamo per verificare
che le finalità siano state perseguite e raggiunte?
Le non cognitive skills introducono nella scuola risposte
significative a questi quesiti fondamentali in quanto portano l’attenzione sulla
formazione armonica e integrale della persona, aprono alla dimensione educativa nei
processi di insegnamento-apprendimento, provocano le metodologie didattiche,
determinano scelte identitarie da parte delle scuole.
In parallelo la politica scolastica e il conseguente ordinamento scolastico
hanno messo a sistema, in poco tempo, molti passaggi che ruotano intorno alle
competenze: la certificazione delle competenze; i percorsi per le competenze
trasversali e l’orientamento; la valutazione delle competenze in educazione civica;
il curricolo dello studente con le competenze in ambito formale, non formale e
informale. Un accumulo di potenziali innovazioni che, senza una logica di
riferimento, rischiano di creare ulteriore disorientamento.
Pagine | 129 - 151
DOI | 10.1401/9788815366962/c7
Capitolo settimo
Competenze socioemotive e lavoro
Negli ultimi anni la composizione delle caratteristiche dei profili
professionali, anche di quelli meno qualificati, si sono modificate in profondità.
La loro ibridazione vede le skills digitali divenire sempre più
pervasive e, anche nelle professioni maggiormente tecniche, mette al centro il
possesso delle competenze socioemotive. La domanda di lavoro richiede livelli di
istruzione più alti, sia per il patrimonio di conoscenze certificate dal titolo di
studio, sia per le character skills che nel corso di studi si
acquisiscono e che garantiscono effetti positivi durevoli nei percorsi sempre più
discontinui delle carriere lavorative e nella possibilità di governare con percorsi
di lifelong learning le numerose transizioni della vita adulta.
Si impone quindi una concezione multidimensionale del processo educativo che riesca
ad attivare, anche favorendo un processo di empowerment, tutte
le potenzialità degli studenti. L’Italia ha il primato negativo di Neet e dispersi
espliciti e impliciti. La prospettiva del lifelong
learning e il consolidamento delle character
skills richiede un ecosistema educativo, una comunità educante.
Nessuna agenzia educativa da sola (la scuola, il volontariato sociale, la famiglia,
le imprese, la parrocchia, l’associazionismo...) è in grado di realizzare una simile
progettualità. La collaborazione con i territori e le aziende aiuta a creare le
condizioni adatte, di spazi e opportunità per i giovani, per realizzare percorsi più
solidi di sviluppo che non lascino indietro nessuno e permettano la presa in carico
delle potenzialità di tutti. Percorsi che affinino le competenze anche attraverso
l’esperienza, perché soprattutto quelle socioemotive richiedono di essere apprese e
consolidate anche attraverso la dimensione emotiva ed esperienziale.
Pagine | 153 - 183
DOI | 10.1401/9788815366962/c8
Capitolo ottavo
Non cognitive skills, cittadinanza ed educazione civica
Per quanto riguarda la dimensione giuridica delle character
skills occorre interpretare i testi normativi verso soluzioni più
aderenti all’impostazione che emerge a livello internazionale, e che vede
nell’educazione civica la fonte strutturante «comportamenti», modi diversi di
pensare e di concepire sé stesse e sé stessi in relazione agli altri.
Per far ciò è dal concetto di cittadinanza che occorre prendere le mosse, nel
senso fatto proprio dal costituzionalismo moderno. In questo, infatti, «due sono gli
elementi fondamentali cui fare riferimento: vi è una dimensione verticale che lega
l’individuo allo Stato attraverso un rapporto di soggezione e una orizzontale che fa
del cittadino il membro di una comunità politica». «Soggezione» e «partecipazione»
sono, in sostanza, i due elementi costitutivi della cittadinanza, universalmente
riconosciuti.
È dunque sul nesso diritti-doveri come costitutivo di ogni forma di
cittadinanza (statale, europea, globale) che occorrerebbe incentrare l’insegnamento
dell’educazione civica. In particolare occorrerebbe sviluppare con maggiore
analiticità la dimensione dei doveri, almeno come vengono individuati nella Parte
prima della Costituzione Diritti e doveri dei cittadini e cioè,
negli articoli: 4; 30, comma 1; 32; 34, comma 2; 48, comma 2; 52, commi 1 e 2; 53 e
54.
Pagine | 185 - 203
DOI | 10.1401/9788815366962/p3
Introduzione
Nella prima parte del volume si è documentato come, nei decenni recenti, in letteratura e in numerosi casi di studio, sia maturata una classificazione condivisa delle competenze non cognitive (non cognitive skills, NCS). In secondo luogo, si è messa in luce la loro importanza sia per lo sviluppo delle capacità cognitive (cognitive skills, CS), sia per la maturazione dei tratti di personalità che favoriscono il percorso di studio, la carriera lavorativa e la vita sociale [1] . In terzo luogo, è stato evidenziato che lo sviluppo delle NCS inizia già nei primi anni di vita, in forza di dinamiche educative in famiglia, continua nel periodo scolastico-universitario e non si interrompe mai nell’intero ciclo di vita della persona. Infine, si è mostrato che le NCS sono suscettibili di essere migliorate attraverso opportuni programmi educativi. È a questo punto importante verificare se le conclusioni raggiunte dalla letteratura e dalle ricerche internazionali risultino valide anche in Italia....
Pagine | 207 - 209
DOI | 10.1401/9788815366962/c9
Capitolo nono
Lo sviluppo delle competenze cognitive e non cognitive negli studenti trentini
1. Gli studi empirici precedenti: alcune pietre miliari [1] Come è stato introdotto nei capitoli precedenti, James J. Heckman e la sua scuola in numerosi lavori [2] sono stati i primi a riconoscere l’importanza delle NCS e a misurarne quantitativamente gli effetti su una notevole varietà di outcomes, dalla riuscita del percorso di istruzione di un ragazzo, al successo in molte dimensioni sociali ed economiche, fino agli esiti sulla salute fisica e mentale di una persona adulta. Fra gli altri, due studi inerenti al contesto americano sono particolarmente rilevanti sotto il profilo metodologico.¶ {p. 212} Nel primo [3] Heckman e colleghi dimostrano che le CS e le NCS sono ugualmente determinanti per la riuscita in numerose dimensioni della vita, quali l’istruzione, il livello di reddito, l’occupazione e i comportamenti «a rischio» degli adolescenti [4] . Nel secondo studio [5] si analizza quanto lo stock di CS e NCS posseduto dal bambino, gli investimenti in capitale umano, le CS e le...
Pagine | 211 - 241
DOI | 10.1401/9788815366962/c10
Capitolo decimo
Educare alle competenze non cognitive in Provincia di Trento. Analisi delle pratiche delle scuole e sviluppo delle attività all’interno del progetto
Il presente capitolo ha un duplice scopo: descrivere procedure ed esiti dell’analisi delle pratiche messe in atto dalle scuole fino al 2018 nell’ambito dello sviluppo delle competenze non cognitive dei propri studenti, per ottenere un doppio raggruppamento di scuole da confrontare in termini di maggiore o minore presenza di tali competenze e per testare i modelli causali di interesse nel progetto; descrivere la struttura e l’applicazione del modello di intervento con le scuole da parte dello staff di ricerca, che ha previsto la sperimentazione di un kit scuola, e di una serie di processi, a livello docente e studente, per l’implementazione di un approccio didattico, da realizzare in classe dai docenti, per lo sviluppo delle competenze non cognitive degli studenti al termine del primo ciclo di istruzione in Trentino. Il capitolo è organizzato seguendo questa doppia ripartizione, con una coda finale di riflessione sull’ultimo anno di attività per il fronteggiamento dell’emergenza...
Pagine | 243 - 278
DOI | 10.1401/9788815366962/a1
Appendici
1. Istituti scolastici partecipanti alla prima indagine (maggio 2018) del progetto «Lo sviluppo delle competenze non cognitive negli studenti trentini» Istituto scolastico Numero classi Numero studenti Gruppo di trattamento o di controllo 1 Collegio arcivescovile C. Endrici – Trento 2 22 Controllo 2 Cooperativa sociale a r.l. G. Veronesi – Rovereto 1 8 Controllo 3 Istituto comprensivo Ala «Antonio Bresciani» 4 46 Controllo 4 Istituto comprensivo Alta Val di Sole 4 57 Trattamento 5 Istituto comprensivo Alta Vallagarina 3 58 Controllo 6 Istituto comprensivo Altopiano di Pinè 3 52 Controllo 7 Istituto comprensivo Arco 7 112 Controllo 8 Istituto comprensivo Bassa Val di Sole «G. Ciccolini» 5 71 Trattamento 9 Istituto comprensivo Cavalese 2 26 Controllo 10 Istituto comprensivo Cembra 6 85 Trattamento 11 Istituto comprensivo Civezzano 3 35 Controllo 12 Istituto comprensivo Del Chiese «Don L. Milani» 6 82 Trattamento 13 Istituto comprensivo Fondo – Revò 6 64 Trattamento 14 Istituto...
Pagine | 281 - 296
DOI |
Abstract
Giorgio Chiosso e Onorato Grassi, Oltre l’egemonia del cognitivo In chiave filosofica e pedagogica, il saggio offre un’analisi dei cambiamenti che stanno interessando il mondo della scuola e propone alcune linee di discussione, nella prospettiva di un’educazione integrale della persona. L’incremento del livello della cultura scolastica e del bagaglio di conoscenze trasmesso alle giovani generazioni – problema resosi urgente a causa delle riduzioni del nozionismo e del funzionalismo – è collocato nella visione dello sviluppo delle dimensioni umane, affettive e morali dell’individuo, sia per l’apporto che le capacità non cognitive possono dare alla conoscenza stessa e alla formazione di sintesi intellettuali personali, sia per la completezza delle relazioni dell’individuo con la realtà, che implica elementi di carattere non solo conoscitivo ma anche psicologico e comportamentale. L’attenzione recentemente rivolta alle non cognitive skills è considerata in riferimento al suo contesto...
Pagine | 297 - 309