Contrastare la dispersione scolastica
DOI: 10.1401/9788815413369/c3
L’ordinamento giuridico, prevedendo
una disciplina stringente per quanto attiene l’obbligo scolastico, fa presumere che
nessuno può privarsi della possibilità di fruire del sistema di istruzione e formazione
previsto. Con l’obbligo scolastico (e di istruzione) si avvalora la tesi per cui tutti e
tutte abbiano un dovere di non disperdersi, affinché ciascuno abbia l’opportunità di far
crescere la propria personalità, attraverso la maturazione di competenze e lo sviluppo
dei talenti; in tal modo, sarà possibile portare un contributo virtuoso e innovativo per
tutta la comunità. Allo stesso tempo, resta il dovere della comunità, ossia soprattutto
di tutti coloro che si trovano a confrontarsi con il tema dell’educazione (ma non solo),
di permettere a tutti e a tutte di adempiere al proprio dovere: prendersi sul serio,
scoprire i propri talenti, sviluppare la propria personalità e, dunque, contribuire
all’«organizzazione politica, economica e sociale del paese». All’ordinamento
costituzionale (e alla società basata sui principi costituzionali italiani)
[54]
, interessa, in primo luogo, che tutti e tutte possano sviluppare la loro
personalità e, in secondo luogo, che ciascuno possa altresì contribuire al bene comune
del paese
[55]
.
¶{p. 82}
5. Quale dovere per la comunità nel suo complesso?
La missione educativa, che,
innanzitutto, coinvolge la famiglia e la scuola, è una tematica evidentemente complessa
e, per tale ragione, non può «essere affrontat[a] se non concependo la comunità
scolastica come comunità aperta e comunicante con una più ampia comunità di riferimento»
[56]
.
In questo importante lavoro, la
scuola e la famiglia non sono sole, ma, anzi, possono giovarsi di altre realtà che sono
attive in ambito educativo: la società civile, nelle varie formazioni che assume, può
svolgere un ruolo fondamentale nel processo educativo delle persone. In particolare, la
«comunità educante», di fatto, è l’insieme dei soggetti che si «impegnano a garantire il
benessere e la crescita di ragazze e ragazzi», attraverso l’attivazione di
collaborazioni, che possono assumere, ad esempio, la forma dei c.d. patti educativi di comunità
[57]
.
In realtà, se si riflette
ulteriormente sui «doveri inderogabili di solidarietà» e sul fatto che l’educazione è
altresì funzionale alla possibilità che le persone sviluppino la loro personalità e
contribuiscano al progresso politico, economico e sociale del paese, si potrebbe
certamente osservare che la funzione educativa rappresenta, dunque, uno dei principali
doveri di solidarietà di cui l’articolo della Costituzione richiede l’adempimento. A
tutta la società è possibile rivolgere questa richiesta, poiché i diritti inviolabili
dell’uomo possono essere garantiti solo dall’impegno di ciascuno, volto a rimuovere le
diseguaglianze che sono presenti nelle società: non solo la scuola e la famiglia, ma
tutta la società civile deve assumersi la responsabilità di adempiere alla funzione educativa
[58]
.¶{p. 83}
In particolare, aver introdotto in
Costituzione, all’art. 9, la finalità che la comunità deve considerare nell’assumere
determinate decisioni (in questo specifico caso, in maniera ambientale) può costituire
un ulteriore elemento che avvalora la tesi che si va sostenendo: lo sguardo del
Costituente nella costruzione delle regole di convivenza ancora oggi attuali e
condivise, benché non scritto nero su bianco in uno specifico articolo, era
evidentemente volto all’«interesse delle future generazioni»
[59]
. La funzione educativa, dunque, non solo è giustificata dal dovere di
solidarietà a cui tutti sono chiamati, ma anche dall’interesse che le future generazioni
possano trovare, nella società, un luogo che stimoli la loro crescita personale, lo
sviluppo dei loro talenti e affidi loro la costruzione della società di domani
[60]
. La comunità dovrà, dunque, sostenere il compito di ciascuno in questo arduo
lavoro, anche personale, a cui la società lo impegna (attraverso, ad esempio, il c.d.
obbligo scolastico o di istruzione)
[61]
; un tale processo educativo diviene d’interesse per tutti e tutte per le
conseguenze positive che può portare a tutta la società. La società civile, dunque, si
deve assumere il compito di accompagnare i soggetti principalmente impegnati nello
sforzo educativo (genitori, insegnanti e personale scolastico), proprio nell’interesse
pubblico di affidare il paese alle ¶{p. 84}generazioni future che,
educandosi e formandosi, potranno contribuire ulteriormente a sviluppare.
Peraltro, proprio in attuazione del
principio di sussidiarietà, la Repubblica deve sostenere la società civile che si muove
per svolgere attività di interesse generale
[62]
. Su tale percorso, si è inserita l’introduzione nell’ordinamento del Codice
del Terzo settore
[63]
, che prevede la possibilità che gli enti del Terzo settore possano svolgere,
appunto, attività di interesse generale, tra cui quelle in ambito educativo: il medesimo
Codice considera quale attività di interesse generale anche quella relativa alla
«formazione extrascolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica e
al successo scolastico e formativo, alla prevenzione del bullismo e al contrasto della
povertà educativa»
[64]
.
La complessità del fenomeno della
dispersione scolastica (e del compito educativo), comporta, quindi, un intervento di
molteplici attori (famiglia, scuola, società civile) che, accompagnando i minori nel
loro percorso educativo, rendono la strada più affascinante perché composta da un
intervento corale promosso da tutta la comunità
[65]
: il minore, in tale processo, si potrà sentire finalmente incluso in una
comunità che valorizza i talenti di cui ciascuno è in possesso e pone in essere quelle
azioni necessarie per metterli a frutto, a vantaggio proprio e della società nel suo complesso
[66]
.¶{p. 85}
6. Spunti conclusivi
Il sistema costituzionale italiano,
per l’impostazione che ha assunto, riconosce un valore prioritario allo sviluppo di ogni
persona umana, promuovendo e favorendo le modalità che permettono a tutti e tutte di
raggiungere tale obiettivo. Curarsi del fenomeno della dispersione scolastica è, dunque,
un compito che una società basata sulla convivenza civile e democratica dovrebbe porsi.
Dai principi costituzionali si desume, infatti, che le istituzioni repubblicane, la
scuola e i genitori abbiano il dovere di occuparsi dell’educazione dei minori e i minori
stessi abbiano il dovere di fruire dei servizi di istruzione e formazione. Il dovere di
istruzione è funzionale sia alla crescita personale che allo sviluppo della comunità, a
cui, quindi, tutti siamo tenuti in forza proprio dei doveri inderogabili di solidarietà
politica, economica e sociale previsti dall’art. 2 della Costituzione. E proprio tali
doveri di solidarietà (insieme ai principi di eguaglianza sostanziale e di
sussidiarietà) comportano per tutta la società una responsabilità educativa: da qui, la
consapevolezza che per educare sia necessaria una comunità educante che unisca diversi
attori (famiglie, insegnanti, società civile impegnata in ambito educativo e culturale).
D’altronde, i talenti di ogni singola persona, che il sistema educativo così inteso ha
il compito di far emergere, sono preziosi per ognuno e per tutta la comunità
[67]
. È l’ultimo corollario che Carlo Martello lascia a Dante alla fine dell’VIII
Canto del Paradiso, quando afferma che ci sarebbero persone
migliori qualora la società avesse maggiore attenzione alle inclinazioni di ciascuno;
viceversa, sarebbe come un seme che, piantato in un terreno non adatto, non produrrebbe
effetti positivi:¶{p. 86}
Sempre natura, se fortuna trovadiscorde a sé, com’ogne altra sementefuor di sua region, fa mala prova.E se ’l mondo là giù ponesse menteal fondamento che natura pone,seguendo lui, avria buona la gente.Ma voi torcete a la religionetal che fia nato a cignersi la spada,e fate re di tal ch’è da sermone;onde la traccia vostra è fuor di strada [68] .
La comunità tutta, dunque, deve
prendere consapevolezza della propria responsabilità nel lavoro educativo: educare
significa, appunto, accompagnare ogni persona a tirar fuori da sé i propri talenti e le
proprie inclinazioni, affinché, attraverso un percorso di istruzione e formazione, gli
stessi possano essere valorizzati e, forse, altresì offerti alla comunità per lo
sviluppo politico, economico e sociale del paese. Permettere a tutti e tutte questi
momenti è un dovere, perché, altrimenti, con la dispersione scolastica si dissipano
talenti e risorse di cui si ha bisogno; così, la società sarà composta da persone in
grado di «comprendere la realtà e relazionarsi con essa»
[69]
e, quindi, alla fine formata da persone veramente libere.
Note
[54] In particolare, si fa riferimento agli artt. 2 e 3 della Costituzione.
[55] In senso simile, si vedano le osservazioni di Poggi, Per un «diverso» Stato sociale, cit., p. 249.
[56] Violini, La scuola come comunità, cit., p. 113. Sulla scuola come prima comunità educante, si veda A. Poggi, La comunità educante. Il contratto si conferma fucina di innovazioni, in «www.flcgil.it», 12 aprile 2018. Sul punto sia consentito il rinvio a Biondi Dal Monte e Frega, Per l’uguaglianza sostanziale tra i banchi di scuola, cit., pp. 156 s.
[57] Cfr. Save The Children, Che cos’è la comunità educante e come costruirla: 7 suggerimenti, in «www.savethechildren.it», 12 novembre 2020.
[58] Infatti, da una lettura complessiva e unitaria degli artt. 2, 3, secondo comma, 30-34 della Costituzione, si percepisce il modo in cui «il disegno costituzionale si spoglia dei suoi retaggi storici e delle sue problematiche settoriali per riacquistare trasparenza e lucidità facendo emergere la responsabilità di tutte le componenti della società civile e delle istituzioni verso la funzione educativa che è, come ricordava magistralmente Carnelutti, la madre di ogni democrazia»: Violini, La scuola come comunità?, cit., p. 116.
[59] Lemma ora presente nella nuova formulazione dell’art. 9 della Costituzione.
[60] Peraltro, «il discorso sui doveri di solidarietà» potrebbe avere «come riferimento [non solo] la dimensione territoriale» ma anche «quella temporale», che, in particolare, «attiene al tema dei diritti delle generazioni future, ai quali fanno da naturale corollario i doveri di solidarietà che la presente generazione ha nei riguardi dei propri discendenti»: Violini, I doveri inderogabili di solidarietà, cit., spec. p. 522.
[61] In senso analogo, nel contributo, in questo volume, di F. Magni si riconosce come necessaria la presenza di «Maestri» che «siano disponibili» e «sappiano accompagnare i giovani» in tale «arduo lavoro».
[62] Art. 118, u.c., Cost.
[63] Cfr. d.lgs. 3 luglio 2017, n. 117.
[64] Art. 5, comma 1, lett. l), d.lgs. 3 luglio 2017, n. 117. In particolare, sul ruolo del Terzo settore in ambito educativo si rinvia, in questo volume, al contributo di P. Addis.
[65] Peraltro «[l]’idea spesso evocata di “comunità educante”, fatta di insegnanti ma anche di famiglie e di realtà educative con cui intrattenere relazioni di mutuo aiuto, è utile a tenere viva la tensione a non creare isolamento tra i singoli segmenti di tale comunità e sta a ricordare che alle origini e in molti dei suoi sviluppi, il tema della libertà scolastica si intreccia con la natura comunitaria dell’esperienza educativa da cui non si distacca neppure il tentativo compiuto negli anni Settanta di creare strutture di democrazia partecipativa nella gestione della scuola stessa»: Violini, La scuola come comunità?, cit., p. 118.
[66] Alcuni esempi di una «partecipazione corale» della comunità in ambito educativo (e di prevenzione alla dispersione scolastica) si potranno trovare nella Parte terza di questo volume, dedicata alle esperienze.
[67] Il «benessere della collettività» deve, dunque, essere «perseguito senza che l’ordinamento stesso perda il suo carattere funzionale al “pieno sviluppo della persona umana” e delle sue libertà»: A. Morelli, Istruzione, formazione e sistema produttivo, in «Rivista AIC», 1, 2024, pp. 498-524, spec. p. 523.
[68] Dante, Paradiso, Canto VIII, vv. 139-148.
[69] G. Chiosso, A. Poggi e G. Vittadini, Introduzione, in Idd. (a cura di), Viaggio nelle character skills. Persone, relazioni, valori, Bologna, Il Mulino, 2021, pp. 7-20, spec. p. 18. Sullo stesso punto torna A. Poggi, «Non cognitive skills», cittadinanza ed educazione civica, in Chiosso, Poggi e Vittadini (a cura di), Viaggio nelle character skills, cit., pp. 184-203, spec. p. 203.