Francesca Biondi Dal Monte, Simone Frega (a cura di)
Contrastare la dispersione scolastica
DOI: 10.1401/9788815413369/c11
In questa fase si colloca anche la riflessione sulle caratteristiche che lo spazio di apprendimento deve avere per motivare tutti gli studenti. Tra questi oltre ad ambienti progettati con una maggiore attenzione al benessere fisico, possiamo elencare il ripensamento degli spazi per personalizzare l’apprendimento, offrendo ambienti flessibili e adattabili che consentano agli insegnanti di andare incontro alle esigenze individuali degli studenti. Questo può includere la creazione di spazi di apprendimento collaborativo per il lavoro di gruppo, aree tranquille per lo studio individuale, laboratori specializzati per l’apprendimento esperienziale, l’uso delle tecnologie per la didattica per andare incontro ai diversi modi di apprendere e fornire agli studenti esperienze di apprendimento immersive. La presenza di aree per l’apprendimento informale e l’incontro possono contribuire
{p. 212}a promuovere il senso di appartenenza e comunità tra gli studenti, riducendo così il rischio di isolamento sociale e di marginalizzazione che può contribuire alla dispersione scolastica. La possibilità di fruire degli spazi della scuola, per studiare, partecipare a progetti o fare attività sportive è un aspetto essenziale per creare il senso di appartenenza e dare alla scuola il ruolo di civic center.
Il momento in cui la comunità scolastica aspetta i nuovi ambienti per l’apprendimento rappresenta una fase spesso sottovalutata, durante la quale i docenti tendono a essere assorbiti dalle pratiche dell’oggi, in attesa di entrare nella nuova scuola. Questo arco temporale rappresenta un’occasione per riflettere sulle potenzialità della nuova scuola, sui bisogni formativi dei docenti, sulle prospettive di spazi che potrebbero necessitare di regole diverse e nuove modalità organizzative. Pensiamo ad esempio alle scuole che decidono di scardinare la configurazione tradizionale delle aule che prevede il rapporto aula/gruppo classe e scelgono di organizzarsi in aule laboratorio disciplinari. In questo caso le aule vengono assegnate sulla base della disciplina insegnata e vengono condivise anche da più insegnanti: il docente resta in aula, mentre gli studenti si muovono da un’aula all’altra. Questo comporta non solo una forte caratterizzazione dello spazio in termini di arredi, strumenti e materiali didattici, tecnologie, e di tutti gli oggetti simbolici per la disciplina, ma favorisce la personalizzazione dell’apprendimento e la didattica laboratoriale, promuove la condivisione tra docenti della stessa disciplina e necessita di modalità organizzative diverse [41]
.
La partecipazione della comunità alla scelta degli arredi, che rappresenta la fase finale dell’allestimento degli spazi e anticipa l’ingresso nel nuovo edificio scolastico, non si pone come fase conclusiva di un progetto di costruzione o ristrutturazione di una scuola, ma è un tassello del ciclo pedagogico, è l’inizio di quel processo di customizzazione {p. 213}dello spazio fisico che fa di un edificio un luogo abitato. Lo spazio pensato diventa gradualmente lo spazio vissuto in un processo di riadattamento che continuerà negli anni sulla base degli obiettivi, dei bisogni e dei cambiamenti del contesto. «L’appropriazione rappresenta il momento in cui la visione pedagogica e la nuova idea di scuola iniziano a vivere attraverso quel processo di trasformazione che passa dalla dimensione teorica, alla fase esperita» [42]
. Si tratta di un momento di grande sperimentazione e riflessione che potrà portare a un consolidamento delle pratiche innovative e della nuova idea di spazio e di scuola condiviso con tutta la comunità scolastica grazie a procedure, routine, pratiche e modalità organizzative.
Si tratta di un nuovo stadio evolutivo dell’identità culturale e pedagogica della scuola, che dovrà essere integrato nell’organizzazione ed esplicitato formalmente nei documenti e tramite i canali di comunicazione istituzionale della scuola.
La fase conclusiva del percorso, ma che è allo stesso tempo ciò che inizia un nuovo ciclo pedagogico, è rappresentata dalla riflessione sui vari momenti del processo dall’ideazione, al consolidamento dell’idea e all’analisi dell’uso degli spazi della scuola alla luce degli aspetti organizzativi, didattici, sociali emersi nei primi anni di abitazione dell’edificio. Gli input che emergono dall’analisi e dalla sua discussione all’interno della scuola possono riguardare vari aspetti: la componente materiale come l’organizzazione degli spazi, gli arredi, gli strumenti, le tecnologie; oppure la componente organizzativa e didattico-pedagogica in termini di prassi organizzative, di tempo-scuola, di competenze dei docenti, di metodologie didattiche. La teoria vuole che queste analisi definite in letteratura di Post-Occupancy Evaluation (POE) [43]
{p. 214}vengano svolte da un soggetto esterno. Tuttavia, anche in mancanza di fondi per un percorso di questo tipo, la scuola può condurre analisi post-occupazionali anche in autonomia sfruttando materiali e strumenti messi a disposizione in letteratura o nell’ambito di progetti specifici [44]
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5. Il rapporto della scuola con la sua comunità

Il rapporto della scuola con la sua comunità è un aspetto chiave in tutte le fasi del ciclo pedagogico. La progettazione degli spazi può essere svolta con coinvolgimento della comunità, compresi genitori, aziende locali, organizzazioni non profit e altre parti interessate. Questo può garantire che gli spazi di apprendimento rispondano alle esigenze specifiche della comunità e offrano opportunità di apprendimento e di sviluppo non solo al di fuori dell’orario scolastico, ma anche per coloro che non sono più nel percorso educativo.
Gli spazi fisici ispirati al concetto di Innovative Learning Environment rappresentano una componente importante dell’identità scolastica e influiscono spesso sulle scelte delle famiglie, che li associano a benessere e qualità dell’offerta formativa. Allo stesso tempo rappresentano un’opportunità per gli enti locali e per i diversi stakeholders, di massimizzare un investimento in un’architettura scolastica aprendo gli spazi della scuola al di fuori dell’orario scolastico per servizi al territorio o per attività sportive o culturali.
La promozione della scuola come centro di aggregazione e di formazione permanente dovrebbe essere una responsabilità non solo della scuola, ma anche di tutti gli stakeholders. Le altre scuole, la comunità locale, l’amministrazione {p. 215}pubblica, giocano un ruolo reciprocamente supportivo e incentivante, afferma Paletta [45]
. Non sono rari, ad esempio, i casi di scuole di recente costruzione impostati sul concetto di centro civico che non sviluppano pienamente il loro potenziale perché non comunicano efficacemente il loro percorso di cambiamento e non riescono a organizzare i servizi.
È evidente che, senza un investimento della comunità o dell’ente locale in una prospettiva futura, un progetto di ripensamento delle architetture scolastiche può non essere la leva con cui innovare la scuola nelle sue diverse dimensioni o contribuire a limitare il fenomeno della dispersione scolastica.
Un istituto scolastico non è in grado di alimentare e sostenere un progetto di innovazione di tale portata senza il sostegno degli interlocutori istituzionali. Non solo sono previsti molteplici momenti di partecipazione e condivisione della scuola con soggetti esterni, ma alcune misure richiedono risorse e un expertise che solo una cooperazione tra attori diversi può garantire.
Un’alleanza sul territorio tra progettisti, enti locali, produttori e distributori di arredi, dislocazioni territoriali del Ministero dell’Istruzione e reti di scuole, in un’ottica di sinergia e collaborazione costante nel tempo, possono contribuire al successo nell’uso dell’edilizia scolastica innovativa a sostegno del cambiamento e alla promozione sinergica dell’innovazione educativa nel sistema scolastico.
Note
[41] G. Cannella, L. Cinganotto, P. Garista et al. (a cura di), Avanguardie educative. Linee guida per l’implementazione dell’idea «Aule laboratorio disciplinari», versione 1.0 (2015-2016), Firenze, INDIRE, 2016.
[42] Carro e Tosi, Lo spazio della scuola. Architetture scolastiche e cicli pedagogici, cit., p. 41.
[43] Per un approfondimento sulla POE si rimanda a W.F.E. Preiser, The Evolution of Post-Occupancy Evaluation: Toward Building Performance and Universal Design Evaluation, in Federal Facilities Council, Board on Infrastructure and the Constructed Environment, National Research Council, Learning from Our Buildings: A State-of-the-practice Summary of Post-Occupancy Evaluation, Washington, National Academy Press, 2001.
[44] Il progetto europeo Collaborative Re-Design with Schools co-finanziato dal programma Erasmus+ dell’Unione europea e coordinato dall’Università di Newcastle propone un toolkit che permetta alla scuola un certo livello di autonomia nell’analisi degli spazi fisici e nella possibilità di intervenire in prima persona per adattare i setting spaziali della scuola e riflettere sulle proprie pratiche. Strumenti disponibili all’indirizzo https://www.ncl.ac.uk/cored/.
[45] A. Paletta, Leadership per l’apprendimento: una revisione della letteratura internazionale, in «RicercAzione», 10, 1, 2015, Provincia autonoma di Trento – IPRASE, pp. 17-37.