Contrastare la dispersione scolastica
DOI: 10.1401/9788815413369/c11
Come già accennato, il benessere,
il senso di appartenenza, la percezione della self-efficacy e la
motivazione sono
¶{p. 207}leve fondamentali per agganciare gli studenti,
in particolare quelli a rischio dispersione. In tal senso, crediamo che partire dal
ripensamento degli ambienti e renderli accoglienti, familiari, ricchi di
affordance
[29]
per la socializzazione e la collaborazione possa contribuire a viverli
anziché subirli, ad abitarli anziché rifuggirli.
Anche l’antropologia, la filosofia
e le neuroscienze hanno approfondito il legame tra uomo e ambiente. L’uomo, per Ingold
[30]
, è parte della natura e, anche se ha la capacità intellettuale di pensare e
progettare qualcosa che ancora non esiste, è parte del tutto. In ragione di ciò, non si
limita a dare un ordine alla natura, ma è in un certo senso la natura che dà forma alle
cose. È questa per Ingold la differenza tra la prospettiva della
costruzione (building perspective) e la
prospettiva dell’abitare (dwelling
perspective), secondo la quale «le forme che le persone costruiscono, sia
nell’immaginazione che sul terreno, nascono all’interno della corrente della loro
attività coinvolta, negli specifici contesti relazionali del loro impegno pratico con
l’ambiente circostante»
[31]
.
Questa idea si ispira al pensiero
di Heidegger e Lefebvre che hanno esplorato la relazione dialettica tra uomo e spazio,
suggerendo che gli spazi sono luoghi distintivi che si evolvono con noi, mentre Tuan
[32]
ha evidenziato come l’ambiente costruito influenzi i ruoli sociali e
sottolineato l’importanza dell’architettura come mezzo di comprensione della realtà. Augé
[33]
ha enfatizzato il portato del vissuto personale e relazionale che
contrappone i «non luoghi», transitori e impersonali, ai luoghi antropologici pieni di
significato sociale.
Anche le neuroscienze
[34]
confermano che l’esperienza ¶{p. 208}spaziale modella il
cervello e il comportamento umano. L’idea di «spazio incarnato» integra la ricerca
neurobiologica nella didattica, enfatizzando la relazione tra spazio e apprendimento.
Questo approccio trasforma l’esperienza didattica in un processo dinamico che coinvolge
docenti, studenti e ambiente e che richiede l’instaurarsi di un dialogo attivo tra
l’ambiente e chi lo abita, dialogo che deve essere mantenuto costante nel tempo, al
cambiare delle necessità e delle condizioni.
4. Il passaggio dalla prospettiva lineare alla riflessione ciclica
Contrastare la dispersione
scolastica richiede un approccio olistico che coinvolge una pluralità di attori sul
territorio e introduce azioni e progetti a beneficio di tutta la comunità.
La progettazione degli spazi di
apprendimento innovativi e centrati sul benessere e sul ruolo attivo dello studente
possono contribuire a questo scopo. Ma se da un lato un ambiente scolastico stimolante,
inclusivo e adatto alle esigenze degli studenti può contribuire a mitigare alcuni dei
fattori che portano alla dispersione scolastica e favorire il coinvolgimento degli
studenti nell’apprendimento, dall’altro un’architettura scolastica riprogettata non
produce da sola alcun effetto, se la comunità scolastica e il territorio non vengono
coinvolti in un processo di ideazione, appropriazione e riflessione.
Negli ultimi anni il dibattito
accademico che si è concentrato sul ripensamento delle architetture scolastiche si è
interrogato su come lo spazio fisico possa essere una leva con cui innovare la scuola
nelle sue diverse dimensioni, incluso quello della dispersione scolastica.
Il processo di trasformazione può
trovare numerosi ostacoli nei vari momenti che vanno dalla fase di ideazione del nuovo
edificio o progettazione di una ristrutturazione, fino alla consegna dei nuovi ambienti
e al loro uso nell’arco degli anni. Si tratta di criticità legate all’interazione tra
interlocutori diversi, alle difficoltà nel veicolare un know-how
spesso connotato in modo specialistico, alle specificità
¶{p. 209}dell’organizzazione scolastica e della pratica professionale
dei docenti
[35]
.
In alcuni casi anche gli edifici
scolastici progettati o riorganizzati secondo le ultime formulazioni di ambiente di
apprendimento innovativo – ossia l’Innovative Learning Environment (ILE)
[36]
– hanno deluso le aspettative di quanti speravano in un
cambiamento metodologico e organizzativo. Dopo un’iniziale fase di sperimentazione di
diversa organizzazione e uso dei nuovi ambienti, le pratiche didattiche sono tornate a
essere tradizionali, prediligendo gli approcci frontali
[37]
.
Nella costruzione delle nuove
scuole spesso ci si concentra maggiormente sulle caratteristiche fisiche, senza
affrontare anche la complessità del processo di trasformazione di uno spazio educativo e
di come la comunità scolastica vive e si pone rispetto a tale processo
[38]
.
Il processo di progettazione
architettonica con cui si giunge alla costruzione di un nuovo edificio scolastico conta
su una letteratura consolidata, mentre l’analisi dei percorsi
¶{p. 210}paralleli che caratterizzano l’occupazione da parte degli
utenti è oggetto di studi più recenti volti a determinare le condizioni che conducono a
un’effettiva trasformazione organizzativa e pedagogica
[39]
.
Ciò che accomuna queste ricerche è
l’individuazione di alcuni snodi critici che vanno associati a percorsi di
accompagnamento necessari affinché un piano di finanziamento in edilizia scolastica si
trasformi in un cambiamento dei comportamenti professionali dei docenti,
dell’organizzazione della scuola e di come l’istituzione scolastica si pone in relazione
con il suo territorio.
Non si tratta di un percorso
lineare che va dalla progettazione della scuola al «taglio del nastro»
dell’inaugurazione. È necessario avviare una riflessione ciclica con il coinvolgimento
della comunità interna ed esterna per andare incontro alle peculiarità del contesto
della scuola che è per sua natura in continuo mutamento e mira a evolvere in un’ottica
di continuo miglioramento. Emerge l’esigenza di ri-progettare l’ambiente in modo
ricorrente, aggiornare periodicamente le competenze dei docenti, personalizzare
l’ambiente in base a nuovi contesti e input, consolidare nuove
routine organizzative e analizzare l’evoluzione che ogni volta
si propone. Si tratta pertanto di avviare un processo ricorsivo necessario in un
contesto caratterizzato da continui cambi di dirigenti scolastici, dalla mobilità dei
docenti, dagli stimoli che provengono dal mutamento della società e da nuove generazioni
di studenti, tutti aspetti che richiedono di riconsiderare gli spazi, la loro
progettazione e la loro occupazione in modo periodico
[40]
.¶{p. 211}
In quest’ottica gli snodi evolutivi
di un processo di progettazione-occupazione di ambienti di apprendimento innovativi
includono momenti di riflessione sull’idea di scuola che gli spazi devono promuovere e
veicolare, periodi di formazione per introdurre nuove metodologie e pratiche
organizzative, fasi di sperimentazione e di appropriazione ricorsive e momenti di
riflessione sull’agito, al fine di sedimentare le pratiche più virtuose e riprogettare
quelle che si sono dimostrate inadatte.
Il primo momento da prendere in
considerazione è la progettazione iniziale degli spazi che viene associata, nelle
situazioni più virtuose, a forme di partecipazione che vedono coinvolti i vari soggetti
della comunità scolastica, il dirigente scolastico, gli insegnanti, i genitori e in
molti casi anche gli studenti. Non si tratta di recepire semplicemente i desiderata
della comunità scolastica e della cittadinanza, ma di compiere un percorso di
riflessione per concepire un’idea di scuola condivisa che possa essere supportata da
spazi progettati. Le scuole che sfruttano appieno le potenzialità degli ambienti
innovativi sono quelle che hanno un’idea forte, che contribuiscono attivamente a
delineare le linee progettuali sulla base di come abiteranno la scuola nel futuro e che
condividono il loro percorso con tutti gli stakeholders.
In questa fase si colloca anche la
riflessione sulle caratteristiche che lo spazio di apprendimento deve avere per motivare
tutti gli studenti. Tra questi oltre ad ambienti progettati con una maggiore attenzione
al benessere fisico, possiamo elencare il ripensamento degli spazi per personalizzare
l’apprendimento, offrendo ambienti flessibili e adattabili che consentano agli
insegnanti di andare incontro alle esigenze individuali degli studenti. Questo può
includere la creazione di spazi di apprendimento collaborativo per il lavoro di gruppo,
aree tranquille per lo studio individuale, laboratori specializzati per l’apprendimento
esperienziale, l’uso delle tecnologie per la didattica per andare incontro ai diversi
modi di apprendere e fornire agli studenti esperienze di apprendimento immersive. La
presenza di aree per l’apprendimento informale e l’incontro possono contribuire
¶{p. 212}a promuovere il senso di appartenenza e comunità tra gli
studenti, riducendo così il rischio di isolamento sociale e di marginalizzazione che può
contribuire alla dispersione scolastica. La possibilità di fruire degli spazi della
scuola, per studiare, partecipare a progetti o fare attività sportive è un aspetto
essenziale per creare il senso di appartenenza e dare alla scuola il ruolo di
civic center.
Note
[29] J.J. Gibson, The Ecological Approach to Visual Perception, Boston, Houghton Mifflin, 1979.
[30] T. Ingold, The Perception of the Environment, London, Routledge, 2006.
[31] Ibidem.
[32] Y.F. Tuan, Space and Place. The Perspective of Experience, Minneapolis, University of Minnesota Press, 2001.
[33] M. Augé, Non luoghi, Milano, Elèuthera, 2005.
[34] H.F. Mallgrave, L’empatia degli spazi. Architettura e neuroscienze, Milano, Raffaello Cortina, 2015.
[35] R. Carro e L. Tosi, Lo spazio della scuola. Architetture scolastiche e cicli pedagogici, Roma, Carocci, 2023, p. 9.
[36] OECD, Educational Research, and Innovation, Innovative Learning Environments, cit.; OECD, Schooling Redesigned: Towards Innovative Learning Systems, Paris, OCSE Publishing, 2015; OECD, The OECD Handbook for Innovative Learning Environments, Paris, OCSE Publishing, 2017.
[37] Y. Duthilleul, R. Carro, R. Tapaninen e L. Tosi, School Design and Learning Environments in the City of Malmö, Sweden, Paris, Thematic Reviews Series Council of Europe Development Bank, 2020; J. Blackmore, D. Bateman, J. Loughlin, J. O’Mara e G. Aranda, Research into the Connection between Built Learning Spaces and Student Outcomes: Literature Review, State of Victoria, Department of Education & Early Childhood Development, 2011; D. Mulcahy, B. Cleveland e H. Aberton, Learning Spaces and Pedagogic Change: Envisioned, Enacted and Experienced, in «Pedagogy, Culture & Society», 23, 4, 2015, pp. 575-595; D. Mulcahy e C. Morrison, Re/assembling «Innovative» Learning Environments: Affective Practice and Its Politics, in «Educational Philosophy and Theory», 49, 8, 2017, pp. 749-758; A.K. Sigurðardóttir e T. Hjartarson, The Idea and Reality of an Innovative School: From Inventive Design to Established Practice in a New School Building, in «Improving Schools», 19, 1, 2016, pp. 62-79.
[38] Carro e Tosi, Lo spazio della scuola. Architetture scolastiche e cicli pedagogici, cit., p. 36.
[39] Blackmore, Bateman, Loughlin, O’Mara e Aranda, Research into the Connection between Built Learning Spaces and Student Outcomes, cit.; P. Woolner, U. Thomas e L. Tiplady, Structural Change from Physical Foundations: The Role of the Environment in Enacting School Change, in «Journal of Educational Change», 19, 2, 2018, pp. 223-242; Y. Duthilleul, P. Woolner e A. Whelan, Constructing Education: An Opportunity Not to Be Missed, Paris, Thematic Reviews Series Council of Europe Development Bank, 2021; Carro e Tosi, Lo spazio della scuola. Architetture scolastiche e cicli pedagogici, cit.
[40] Carro e Tosi, Lo spazio della scuola. Architetture scolastiche e cicli pedagogici, cit., pp. 38-39.