Francesca Biondi Dal Monte, Simone Frega (a cura di)
Contrastare la dispersione scolastica
DOI: 10.1401/9788815413369/c10
L’analisi dell’esperienza delle scuole capofila di questa idea ha evidenziato due aspetti fondamentali: da un lato, l’ora di 60 minuti rappresenta uno schema concettuale e organizzativo rigido che non agevola attività didattiche, come ad esempio quelle laboratoriali e collaborative, che necessitano di tempi più distesi; dall’altro, il numero di discipline all’interno della singola mattina o del quadrimestre, costituisce un modello organizzativo che tende a sollecitare cognitivamente gli studenti con una sovrabbondante quantità di materie di studio proposte in contemporanea [14]
. Il percorso di ricerca di INDIRE che coinvolge le scuole del movimento che adottano questa idea ha gettato luce su come la rimodulazione del tempo scuola risponda a precise esigenze educative, come per esempio la riduzione della frammentazione delle discipline e dei saperi, e sia spesso accompagnata dall’introduzione di metodologie didattiche attive che favoriscono processi di insegnamento e apprendimento centrati sulle esigenze degli studenti [15]
. L’analisi ha anche messo in evidenza l’esistenza di diverse modalità di progettazione e organizzazione dell’orario scolastico, di
{p. 188}volta in volta adattate, combinate e personalizzate rispetto al contesto. In particolare, nelle scuole, è possibile individuare quattro macro-tipologie di uso flessibile del tempo:
impianto modulare disciplinare: questa modalità consiste nell’individuare i saperi essenziali e conseguentemente rivedere il curricolo al fine di proporre un monte ore, con una parte «core», uguale per tutti, e un’altra variabile, all’interno della quale scegliere come impiegare le ore di flessibilità;
compattazione delle discipline: questa modalità consiste nella riduzione del numero di materie trattate in contemporanea attraverso una loro diversa distribuzione nell’anno scolastico: una disciplina svolta quasi esclusivamente nel primo quadrimestre e l’altra, con cui viene compattato l’orario, svolta esclusivamente nel secondo quadrimestre;
compattazione tra discipline: modalità di uso del tempo che coinvolge due o più materie che uniscono il proprio monte orario, lavorando, ad esempio, su uno sfondo integratore comune. Prevede un accordo tra docenti di discipline diverse che, unendo le ore, decidono insieme gli obiettivi didattici e come raggiungerli;
riduzione dell’ora di lezione: questa modalità prevede una riduzione dell’ora di lezione da un minimo di 5 a un massimo di 15 minuti e la contemporanea creazione di una «banca tempo» ovvero pacchetti orari da utilizzare per aggiuntive attività di recupero, potenziamento, approfondimento.
In tutte queste modalità o combinazioni di modalità, il tempo è inteso come «contenitore» e come «fattore abilitante» per accogliere una pluralità di approcci e strategie che sposano i principi di una didattica attiva, laboratoriale, che consente agli studenti di sentirsi reali protagonisti del percorso di apprendimento. Al di là della pluralità delle esperienze implementate dalle singole realtà scolastiche, esiste un vissuto comune che attribuisce all’uso flessibile del tempo scuola la capacità di fare da volano a innovazioni didattiche e organizzative che hanno impatto sullo stare a scuola (benessere, motivazione, autoregolazione, relazione tra pari e con gli insegnanti ecc.) e, in particolare, sulla dispersione cognitiva e gli esiti dell’apprendimento degli studenti.
In conclusione, è possibile affermare che l’uso flessibile {p. 189}del tempo può essere applicato in tutti i contesti didattici e permette di rispondere a specifici bisogni emergenti dal contesto scolastico, quali ad esempio la necessità di aumentare le ore per poter svolgere attività laboratoriali e introdurre metodologie di apprendimento che consentono agli studenti di svolgere un ruolo attivo; la riduzione del numero di discipline per evitare la frammentazione dei saperi e sovraccarichi cognitivi negli studenti; il rispetto dei ritmi di apprendimento di tutti gli studenti e l’attivazione di maggiori attività di recupero e potenziamento; la realizzazione di attività didattiche in una prospettiva orientata all’interdisciplinarità.
Tuttavia, come ben evidenziato da INDIRE, è importante sottolineare che l’implementazione di questa idea ha ampio impatto a livello organizzativo e, affinché essa dia i risultati attesi, è necessario che i docenti siano coinvolti nella scelta e gli studenti e le loro famiglie correttamente informati rispetto alle motivazioni iniziali, ai benefici attesi, e alle possibili difficoltà che potrebbero emergere durante l’implementazione [16]
.

3. Il caso del Modello organizzativo finlandese

Ormai da tempo il sistema scolastico finlandese è considerato tra i modelli più evoluti del mondo. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) e altre organizzazioni internazionali di rilievo collocano la Finlandia tra i paesi top performer, ovvero tra quelli più sistematicamente presenti ai vertici delle diverse analisi comparative in tema di istruzione e formazione [17]
. In una {p. 190}recente pubblicazione, l’OECD, analizzando gli elementi che permettono di costruire un sistema scolastico efficace, evidenzia come quello finlandese si basi sul presupposto che anche gli studenti svantaggiati possono avere successo a scuola e che tutte le scuole, a prescindere dall’area in cui sono collocate, possono e devono essere di qualità. In Finlandia, come in altri paesi con risultati scolastici di eccellenza (tra cui Cina, Canada, Singapore, Estonia), l’accento è posto sulla qualità dell’insegnamento che non può prescindere da quella dei suoi docenti. Tuttavia, è importante segnalare che i risultati raggiunti in Finlandia sono frutto di politiche di investimento sui docenti, ma anche di un processo lento, realizzato attraverso una serie di riforme scolastiche che hanno tenuto conto delle mutevoli esigenze della società, dell’economia e del mercato del lavoro [18]
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L’intero sistema di istruzione finlandese è strutturato attorno all’obiettivo di motivare gli studenti e aumentare il benessere a scuola. Creare l’atmosfera giusta e l’ambiente di apprendimento ottimale affinché gli studenti e le studentesse possano crescere in maniera adeguata significa agire in modo sinergico su due fronti: da un lato, la creazione di ambienti fisici funzionali alla tipologia di didattica che la scuola vuole mettere in atto; dall’altro, il potenziamento di questo ambiente attraverso il rapporto interpersonale docente-studente, fatto di metodologia e didattica ma anche di relazione ed empatia. Saper collaborare con gli altri, prendersi cura di sé stessi, riuscire a esprimersi, sviluppare un proprio pensiero critico, imparare a riconoscere e a rispettare la diversità sono solo alcuni degli obiettivi di crescita promossi dal sistema scolastico finlandese. Tali obiettivi non sono lontani da quelli presenti nei Piani triennali dell’offerta formativa delle scuole italiane, dove però esistono percorsi progettuali frammentati e non una pratica quotidiana che integri in maniera sistemica tutti questi aspetti.{p. 191}
Pur nella consapevolezza che il sistema finlandese non possa essere replicato in un paese che ha, giuridicamente, degli ordinamenti differenti e un contesto socioculturale profondamente diverso, sussiste la ferma convinzione che sia possibile trarre un’ispirazione dall’organizzazione scolastica finlandese per migliorare e innovare il nostro sistema scolastico ed educativo.
La sperimentazione del Modello organizzativo finlandese (MOF) è nata in Italia 11 anni fa per opera di Antonella Accili – insegnante e successivamente dirigente scolastica ora presso l’Istituto omnicomprensivo «Della Rovere» di Urbania – allo scopo di portare un rinnovamento nel sistema scolastico italiano proponendo un modello di scuola dinamica, inclusiva e innovativa [19]
. Si tratta di una metodologia ad ampio spettro che può e viene applicata a tutti i livelli, dal primo ciclo di istruzione alla scuola secondaria di primo e secondo grado. A oggi la rete MOF conta più di 60 scuole di diverso ordine e grado distribuite sul territorio nazionale [20]
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Come dichiarato dalla dirigente che si trova a capo della sperimentazione, il MOF è stato sviluppato traendo ispirazione dall’esperienza finlandese e dalle più avanzate realtà scolastiche a livello internazionale e introducendo metodi didattici nuovi per permettere a docenti e studenti di ritrovare una nuova armonia nelle scuole da loro frequentate. Il modello è caratterizzato da un forte accento posto sulla pedagogia intesa come teoria e prassi dell’apprendimento: si ispira, in particolare, alla «pedagogia attiva» di John Dewey [21]
e all’opera e al metodo proposto da Maria Montessori [22]
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Fig. 2. I principi chiave del MOF.
Fonte: A. Accili, MOF. Conosciamo il Modello organizzativo finlandese, Cagli, Edizione BM, 2023; Sanoma Italia, 2024, https://sanoma.it/mof-modello-organizzativo-finlandese.
Note
[15] S. Chipa, E. Mosa e L. Orlandini (a cura di), Progettare il tempo a scuola. La flessibilità oraria come risorsa pedagogica, Roma, Carocci, 2021.
[16] Per un approfondimento si veda S. Chipa, E. Mosa, L. Orlandini et al. (a cura di), Avanguardie educative. Linee guida per l’implementazione dell’idea «Uso flessibile del tempo», versione 2.0, Firenze, INDIRE, 2019.
[17] Per un approfondimento sui dati PISA si veda OECD, PISA 2018 Results, vol. I: The State of Learning and Equity in Education, Paris, OECD Publishing, 2023; PISA 2018 Results, vol. II: Learning Duringand FromDisruption, Paris, OECD Publishing, 2023. Per gli ultimi dati sul sistema scolastico finlandese si veda European Commission, Education and Training MonitorFinland, Luxembourg, Publications Office of the European Union, 2023.
[18] A. Schleicher, Una scuola di prima classe. Come costruire un sistema scolastico per il XXI secolo, Bologna, Il Mulino, 2020.
[19] A. Accili, MOF. Conosciamo il Modello organizzativo finlandese, Cagli, Edizione BM, 2023.
[21] J. Dewey, Esperienza e educazione, Milano, Cortina, 2014.
[22] Il pensiero e le linee guida da cui si è sviluppato il Modello organizzativo finlandese sono sintetizzati in M. Montessori, La scoperta del bambino, Milano-Torino, Pearson Italia, 2016. Il libro è una riscrittura di un suo precedente volume, che fu pubblicato per la prima volta nel 1909, dal titolo Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini.