Contrastare la dispersione scolastica
DOI: 10.1401/9788815413369/c10
Capitolo decimo
Il tempo scuola. Il caso del Modello organizzativo
finlandesedi Veronica Mobilio, responsabile per la Ricerca presso la Fondazione per la Scuola
Abstract
Il capitolo considera l’organizzazione del “tempo scuola”, inteso come dispositivo
pedagogico e didattico importante nel sostegno all’attività del docente e come
risorsa che può assumere molteplici valenze educative. In questa misura si parla
dell’uso flessibile del tempo e del Modello organizzativo finlandese (MOF), essendo
la Finlandia uno dei paesi sistematicamente presenti ai vertici delle diverse
analisi comparative in tema di istruzione e formazione. Il MOF, strutturato attorno
all’obiettivo di motivare gli studenti e aumentare il benessere a scuola, è stato
applicato anche in alcune scuole italiane.
1. Il tempo scuola e gli esiti di apprendimento
La vita di ciascun individuo è
scandita dal tempo, cadenzata dal passare delle ore, delle stagioni, delle età. Ciclico
o lineare che sia, scorre sempre in una direzione. C’è il tempo dell’infanzia, il tempo
della crescita, il tempo della maturità. Il tempo del gioco, il tempo del lavoro, il
tempo della famiglia. Tra le moltitudini di tempi che attraversano la nostra vita c’è
anche il tempo scuola. Un tempo sociale, organizzato, attraversato a sua volta da una
varietà di tempi: il tempo dell’insegnare, il tempo del curricolo, i tempi di una
didattica differenziata, ma anche il tempo del calendario scolastico e il tempo dei
minuti assegnati all’ora di lezione.
La quantità di tempo passato a
scuola è un fattore importante nel processo di crescita degli studenti. La letteratura
sul tema suggerisce che la qualità dell’insegnare e il tempo disponibile per apprendere
hanno un effetto positivo sui risultati scolastici e possono compensare debolezze in
altre aree come la capacità o volontà di apprendere degli studenti
[1]
. Le evidenze disponibili confermano come l’aumento della quantità di ore
assegnate a una disciplina specifica possa aiutare ad aumentare il livello di interesse
degli studenti in quella materia e, successivamente, a migliorare le complessive
prestazioni scolastiche
[2]
. La correlazione tra tempo ¶{p. 184}di insegnamento e
rendimento o performance scolastica non è tuttavia univoca, esistono altri fattori che
hanno un loro peso nell’equazione: si pensi ad esempio alla qualità dell’insegnamento,
alla possibilità di comprendere a pieno e approfondire una tematica, e al tempo a
disposizione per l’apprendimento al di fuori della scuola
[3]
.
Secondo l’ultimo Rapporto
sull’organizzazione del tempo scolastico in Europa
[4]
, il nostro paese è tra i primi in termini di tempo scuola ma, nonostante la
quantità di giorni scolastici, nei test internazionali sulle competenze in lettura,
matematica e scienze, l’Italia registra grandi divari territoriali e rimane indietro
rispetto ad altri paesi che hanno un quantitativo simile di giorni scolastici
[5]
. In aggiunta, il tasso di abbandono scolastico, seppur in calo rispetto al
passato, resta tra i più alti con una percentuale pari all’11,5% rispetto a una media
europea del 9,5%
[6]
. Tuttavia, non è la differenza in termini percentuali tra l’Italia e
l’Europa a preoccupare, ma l’esistenza all’interno del nostro paese di grandi
disuguaglianze nei territori – tra il Nord, Centro e Sud – e tra gruppi – ad esempio tra
studenti e studentesse di origine italiana o straniera
[7]
.¶{p. 185}
Il problema, inoltre, non si ferma
qui. A fronte di un’ottima equità di accesso, l’istruzione scolastica italiana produce
risultati contrastanti in termini di competenze di base, con differenze significative
tra regioni, tipologie di scuole e persone coinvolte. I dati a disposizione confermano
l’esistenza di una dimensione esplicita e implicita della dispersione scolastica, con
un’alta percentuale di studenti che non consegue gli obiettivi di apprendimento al
termine dell’istruzione secondaria e si confronta quindi con le stesse prospettive
occupazionali e sociali di chi abbandona prematuramente la scuola
[8]
. Si trovano in questa condizione più i maschi che le femmine; i giovani che
hanno almeno una ripetenza presentano una fragilità che è doppia rispetto a chi ha un
percorso di studio regolare; pesa il background socioeconomico della famiglia ma non
quello migratorio; negli istituti professionali e tecnici la percentuale di ragazzi e
ragazze che non consegue gli obiettivi di apprendimento è decisamente più elevata che
nei licei
[9]
.
Queste considerazioni evidenziano la
necessità di analizzare e riflettere sulle modalità di organizzazione del tempo scuola
non tanto in termini di addizione e quindi di «più tempo», quanto in termini di un
tempo di qualità, ovvero di una sua migliore organizzazione al
fine di migliorare l’esperienza educativa nel suo complesso e gli esiti di
apprendimento.
2. Il tempo come dispositivo pedagogico e didattico
In Europa, diversi paesi, tra cui
l’Italia, hanno una certa flessibilità nel distribuire l’orario raccomandato tra le
materie e/o i gradi scolastici
[10]
. In Italia, il regolamento sull’autonomia scolastica e successive
integrazioni invita le scuole ad assu¶{p. 186}mersi responsabilità
dirette nel campo della progettazione dell’azione formativa e permette di definire
percorsi e tempi didattici centrati su obiettivi formativi e competenze, abilitando
un’organizzazione del tempo scuola che, superando la rigidità del calendario e
dell’orario delle singole lezioni, può abilitare un’offerta didattica centrata
sull’apprendimento che risponde meglio alle esigenze degli studenti
[11]
.
In questo senso, il tempo
scuola rappresenta a tutti gli effetti un dispositivo
pedagogico e didattico importante che sostiene l’azione del docente; una
risorsa complessa che può assumere molteplici valenze educative e che, se ben
utilizzata, può diventare un catalizzatore di innovazione a livello organizzativo,
didattico e metodologico.
L’uso flessibile del
tempo rappresenta infatti una delle idee per l’innovazione del movimento
Avanguardie educative che INDIRE
[12]
valorizza e studia in collaborazione con le scuole
[13]
. In questo contesto, rendere duttili i tempi di insegnamento e apprendimento
è riconosciuta come una delle possibilità di cui la scuola dispone per innescare
processi di innovazione didattica e organizzativa finalizzati a costruire ambienti di
apprendimento attivi e stimolanti, capaci di innalzare la qualità didattica, favorire
una partecipazione motivata, e diminuire la dispersione cognitiva degli studenti e
quindi il drop out.
Secondo i dati messi a disposizione
da INDIRE, su tutto il territorio nazionale, esistono 264 scuole del primo e secondo
ciclo che adottano questa idea e sperimentano l’uso flessibile del tempo secondo
modalità implementative diverse (fig. 1).¶{p. 187}
L’analisi dell’esperienza delle
scuole capofila di questa idea ha evidenziato due aspetti fondamentali: da un lato,
l’ora di 60 minuti rappresenta uno schema concettuale e organizzativo rigido che non
agevola attività didattiche, come ad esempio quelle laboratoriali e collaborative, che
necessitano di tempi più distesi; dall’altro, il numero di discipline all’interno della
singola mattina o del quadrimestre, costituisce un modello organizzativo che tende a
sollecitare cognitivamente gli studenti con una sovrabbondante quantità di materie di
studio proposte in contemporanea
[14]
. Il percorso di ricerca di INDIRE che coinvolge le scuole del movimento che
adottano questa idea ha gettato luce su come la rimodulazione del tempo scuola risponda
a precise esigenze educative, come per esempio la riduzione della frammentazione delle
discipline e dei saperi, e sia spesso accompagnata dall’introduzione di metodologie
didattiche attive che favoriscono processi di insegnamento e apprendimento centrati
sulle esigenze degli studenti
[15]
. L’analisi ha anche messo in evidenza l’esistenza di diverse modalità di
progettazione e organizzazione dell’orario scolastico, di
¶{p. 188}volta
in volta adattate, combinate e personalizzate rispetto al contesto. In particolare,
nelle scuole, è possibile individuare quattro macro-tipologie di uso flessibile del
tempo:
Note
[1] Y. Kidron e J. Lindsay, The Effects of Increased Learning Time on Student Academic and Non-academic Outcomes: Findings from a Meta-analytic Review, Washington, DC, U.S. Department of Education, Institute of Education Sciences, National Center for Education Evaluation and Regional Assistance, Regional Educational Laboratory Appalachia, 2014.
[2] K. Traphagen, Strengthening Science Education: The Power of More Time to Deepen Inquiry and Engagement, Washington, DC, National Center on Time and Learning, 2011; R.K. Blank, Science Instructional Time is Declining in Elementary Schools: What Are the Implications for Student Achievement and Closing the Gap?, in «Science Education», 97, 2013; P.G. Fitchett et al., An Analysis of Time Prioritization for Social Studies in Elementary School Classrooms, in «Journal of Curriculum & Instruction», 8, 2, 2014.
[3] European Commission/EACEA/Eurydice, Recommended Annual Instruction Time in Full-time Compulsory Education in Europe – 2022/2023. Eurydice – Facts and Figures, Luxembourg, Publications Office of the European Union, 2023.
[4] European Commission/EACEA/Eurydice, The Organisation of School Time in Europe. Primary and General Secondary Education – 2022/2023. Eurydice Facts and Figures, Luxembourg, Publications Office of the European Union, 2022.
[5] OECD, PISA 2022 Results, vol. 1: The State of Learning and Equity in Education, Paris, OECD Publishing, 2023.
[6] Eurostat, Early Leavers from Education and Training, 2023.
[7] European Commission, Education and Training Monitor, Luxembourg, Publication Office of the European Union, 2023.
[8] R. Ricci, La dispersione scolastica implicita, in «Induzioni», 58, 2019, pp. 41-48.
[9] INVALSI, Rapporto Invalsi 2023, Roma, 2023.
[10] European Commission/EACEA/Eurydice, Recommended Annual Instruction Time in Full-time Compulsory Education in Europe – 2022/2023, cit.
[11] L. Berlinguer, Ri-creazione. Una scuola di qualità per tutti e per ciascuno, Napoli, Liguori, 2014.
[12] Istituto nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa (INDIRE), https://www.indire.it/.
[13] Avanguardie educative è un movimento di innovazione aperto alle scuole italiane, nato nel 2014 su iniziativa di INDIRE e di 22 scuole fondatrici che hanno sperimentato le cosiddette «idee d’innovazione», ispirate dal Manifesto del movimento e dai suoi sette orizzonti di riferimento. Per un approfondimento si veda https://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/.
[14] Per un approfondimento si veda https://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/uso-flessibile-tempo.
[15] S. Chipa, E. Mosa e L. Orlandini (a cura di), Progettare il tempo a scuola. La flessibilità oraria come risorsa pedagogica, Roma, Carocci, 2021.