Francesca Biondi Dal Monte, Simone Frega (a cura di)
Contrastare la dispersione scolastica
DOI: 10.1401/9788815413369/c10

Capitolo decimo Il tempo scuola. Il caso del Modello organizzativo finlandese
di Veronica Mobilio, responsabile per la Ricerca presso la Fondazione per la Scuola

Abstract
Il capitolo considera l’organizzazione del “tempo scuola”, inteso come dispositivo pedagogico e didattico importante nel sostegno all’attività del docente e come risorsa che può assumere molteplici valenze educative. In questa misura si parla dell’uso flessibile del tempo e del Modello organizzativo finlandese (MOF), essendo la Finlandia uno dei paesi sistematicamente presenti ai vertici delle diverse analisi comparative in tema di istruzione e formazione. Il MOF, strutturato attorno all’obiettivo di motivare gli studenti e aumentare il benessere a scuola, è stato applicato anche in alcune scuole italiane.

1. Il tempo scuola e gli esiti di apprendimento

La vita di ciascun individuo è scandita dal tempo, cadenzata dal passare delle ore, delle stagioni, delle età. Ciclico o lineare che sia, scorre sempre in una direzione. C’è il tempo dell’infanzia, il tempo della crescita, il tempo della maturità. Il tempo del gioco, il tempo del lavoro, il tempo della famiglia. Tra le moltitudini di tempi che attraversano la nostra vita c’è anche il tempo scuola. Un tempo sociale, organizzato, attraversato a sua volta da una varietà di tempi: il tempo dell’insegnare, il tempo del curricolo, i tempi di una didattica differenziata, ma anche il tempo del calendario scolastico e il tempo dei minuti assegnati all’ora di lezione.
La quantità di tempo passato a scuola è un fattore importante nel processo di crescita degli studenti. La letteratura sul tema suggerisce che la qualità dell’insegnare e il tempo disponibile per apprendere hanno un effetto positivo sui risultati scolastici e possono compensare debolezze in altre aree come la capacità o volontà di apprendere degli studenti [1]
. Le evidenze disponibili confermano come l’aumento della quantità di ore assegnate a una disciplina specifica possa aiutare ad aumentare il livello di interesse degli studenti in quella materia e, successivamente, a migliorare le complessive prestazioni scolastiche [2]
. La correlazione tra tempo {p. 184}di insegnamento e rendimento o performance scolastica non è tuttavia univoca, esistono altri fattori che hanno un loro peso nell’equazione: si pensi ad esempio alla qualità dell’insegnamento, alla possibilità di comprendere a pieno e approfondire una tematica, e al tempo a disposizione per l’apprendimento al di fuori della scuola [3]
.
Secondo l’ultimo Rapporto sull’organizzazione del tempo scolastico in Europa [4]
, il nostro paese è tra i primi in termini di tempo scuola ma, nonostante la quantità di giorni scolastici, nei test internazionali sulle competenze in lettura, matematica e scienze, l’Italia registra grandi divari territoriali e rimane indietro rispetto ad altri paesi che hanno un quantitativo simile di giorni scolastici [5]
. In aggiunta, il tasso di abbandono scolastico, seppur in calo rispetto al passato, resta tra i più alti con una percentuale pari all’11,5% rispetto a una media europea del 9,5% [6]
. Tuttavia, non è la differenza in termini percentuali tra l’Italia e l’Europa a preoccupare, ma l’esistenza all’interno del nostro paese di grandi disuguaglianze nei territori – tra il Nord, Centro e Sud – e tra gruppi – ad esempio tra studenti e studentesse di origine italiana o straniera [7]
.{p. 185}
Il problema, inoltre, non si ferma qui. A fronte di un’ottima equità di accesso, l’istruzione scolastica italiana produce risultati contrastanti in termini di competenze di base, con differenze significative tra regioni, tipologie di scuole e persone coinvolte. I dati a disposizione confermano l’esistenza di una dimensione esplicita e implicita della dispersione scolastica, con un’alta percentuale di studenti che non consegue gli obiettivi di apprendimento al termine dell’istruzione secondaria e si confronta quindi con le stesse prospettive occupazionali e sociali di chi abbandona prematuramente la scuola [8]
. Si trovano in questa condizione più i maschi che le femmine; i giovani che hanno almeno una ripetenza presentano una fragilità che è doppia rispetto a chi ha un percorso di studio regolare; pesa il background socioeconomico della famiglia ma non quello migratorio; negli istituti professionali e tecnici la percentuale di ragazzi e ragazze che non consegue gli obiettivi di apprendimento è decisamente più elevata che nei licei [9]
.
Queste considerazioni evidenziano la necessità di analizzare e riflettere sulle modalità di organizzazione del tempo scuola non tanto in termini di addizione e quindi di «più tempo», quanto in termini di un tempo di qualità, ovvero di una sua migliore organizzazione al fine di migliorare l’esperienza educativa nel suo complesso e gli esiti di apprendimento.

2. Il tempo come dispositivo pedagogico e didattico

In Europa, diversi paesi, tra cui l’Italia, hanno una certa flessibilità nel distribuire l’orario raccomandato tra le materie e/o i gradi scolastici [10]
. In Italia, il regolamento sull’autonomia scolastica e successive integrazioni invita le scuole ad assu{p. 186}mersi responsabilità dirette nel campo della progettazione dell’azione formativa e permette di definire percorsi e tempi didattici centrati su obiettivi formativi e competenze, abilitando un’organizzazione del tempo scuola che, superando la rigidità del calendario e dell’orario delle singole lezioni, può abilitare un’offerta didattica centrata sull’apprendimento che risponde meglio alle esigenze degli studenti [11]
.
In questo senso, il tempo scuola rappresenta a tutti gli effetti un dispositivo pedagogico e didattico importante che sostiene l’azione del docente; una risorsa complessa che può assumere molteplici valenze educative e che, se ben utilizzata, può diventare un catalizzatore di innovazione a livello organizzativo, didattico e metodologico.
L’uso flessibile del tempo rappresenta infatti una delle idee per l’innovazione del movimento Avanguardie educative che INDIRE [12]
valorizza e studia in collaborazione con le scuole [13]
. In questo contesto, rendere duttili i tempi di insegnamento e apprendimento è riconosciuta come una delle possibilità di cui la scuola dispone per innescare processi di innovazione didattica e organizzativa finalizzati a costruire ambienti di apprendimento attivi e stimolanti, capaci di innalzare la qualità didattica, favorire una partecipazione motivata, e diminuire la dispersione cognitiva degli studenti e quindi il drop out.
Secondo i dati messi a disposizione da INDIRE, su tutto il territorio nazionale, esistono 264 scuole del primo e secondo ciclo che adottano questa idea e sperimentano l’uso flessibile del tempo secondo modalità implementative diverse (fig. 1).{p. 187}
Fig 1. Numero e localizzazione delle scuole che adottano l’uso flessibile del tempo.
Fonte: INDIRE, Avanguardie educative, 2024.
L’analisi dell’esperienza delle scuole capofila di questa idea ha evidenziato due aspetti fondamentali: da un lato, l’ora di 60 minuti rappresenta uno schema concettuale e organizzativo rigido che non agevola attività didattiche, come ad esempio quelle laboratoriali e collaborative, che necessitano di tempi più distesi; dall’altro, il numero di discipline all’interno della singola mattina o del quadrimestre, costituisce un modello organizzativo che tende a sollecitare cognitivamente gli studenti con una sovrabbondante quantità di materie di studio proposte in contemporanea [14]
. Il percorso di ricerca di INDIRE che coinvolge le scuole del movimento che adottano questa idea ha gettato luce su come la rimodulazione del tempo scuola risponda a precise esigenze educative, come per esempio la riduzione della frammentazione delle discipline e dei saperi, e sia spesso accompagnata dall’introduzione di metodologie didattiche attive che favoriscono processi di insegnamento e apprendimento centrati sulle esigenze degli studenti [15]
. L’analisi ha anche messo in evidenza l’esistenza di diverse modalità di progettazione e organizzazione dell’orario scolastico, di
{p. 188}volta in volta adattate, combinate e personalizzate rispetto al contesto. In particolare, nelle scuole, è possibile individuare quattro macro-tipologie di uso flessibile del tempo:
Note
[1] Y. Kidron e J. Lindsay, The Effects of Increased Learning Time on Student Academic and Non-academic Outcomes: Findings from a Meta-analytic Review, Washington, DC, U.S. Department of Education, Institute of Education Sciences, National Center for Education Evaluation and Regional Assistance, Regional Educational Laboratory Appalachia, 2014.
[2] K. Traphagen, Strengthening Science Education: The Power of More Time to Deepen Inquiry and Engagement, Washington, DC, National Center on Time and Learning, 2011; R.K. Blank, Science Instructional Time is Declining in Elementary Schools: What Are the Implications for Student Achievement and Closing the Gap?, in «Science Education», 97, 2013; P.G. Fitchett et al., An Analysis of Time Prioritization for Social Studies in Elementary School Classrooms, in «Journal of Curriculum & Instruction», 8, 2, 2014.
[3] European Commission/EACEA/Eurydice, Recommended Annual Instruction Time in Full-time Compulsory Education in Europe2022/2023. EurydiceFacts and Figures, Luxembourg, Publications Office of the European Union, 2023.
[4] European Commission/EACEA/Eurydice, The Organisation of School Time in Europe. Primary and General Secondary Education2022/2023. Eurydice Facts and Figures, Luxembourg, Publications Office of the European Union, 2022.
[5] OECD, PISA 2022 Results, vol. 1: The State of Learning and Equity in Education, Paris, OECD Publishing, 2023.
[6] Eurostat, Early Leavers from Education and Training, 2023.
[7] European Commission, Education and Training Monitor, Luxembourg, Publication Office of the European Union, 2023.
[8] R. Ricci, La dispersione scolastica implicita, in «Induzioni», 58, 2019, pp. 41-48.
[9] INVALSI, Rapporto Invalsi 2023, Roma, 2023.
[10] European Commission/EACEA/Eurydice, Recommended Annual Instruction Time in Full-time Compulsory Education in Europe – 2022/2023, cit.
[11] L. Berlinguer, Ri-creazione. Una scuola di qualità per tutti e per ciascuno, Napoli, Liguori, 2014.
[12] Istituto nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa (INDIRE), https://www.indire.it/.
[13] Avanguardie educative è un movimento di innovazione aperto alle scuole italiane, nato nel 2014 su iniziativa di INDIRE e di 22 scuole fondatrici che hanno sperimentato le cosiddette «idee d’innovazione», ispirate dal Manifesto del movimento e dai suoi sette orizzonti di riferimento. Per un approfondimento si veda https://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/.
[15] S. Chipa, E. Mosa e L. Orlandini (a cura di), Progettare il tempo a scuola. La flessibilità oraria come risorsa pedagogica, Roma, Carocci, 2021.