Viaggio nelle character skills
DOI: 10.1401/9788815366962/p2
La scelta territoriale non è
casuale; la PAT è area di particolare sviluppo economico, omogenea sotto il profilo
sociale e demografico e gli studenti delle sue scuole medie raggiungono i risultati più
elevati in Italia nel test internazionale OECD-PISA e tra i più elevati in assoluto
nell’ambito dell’OECD stesso. Per queste ragioni sono minori i fattori di «disturbo»
dovuti a caratteristiche particolari degli studenti (ad es. povertà educativa e devianze
sociali) che possono inficiare i risultati. Inoltre, nella PAT sono in atto da anni
progetti per lo sviluppo delle competenze non cognitive degli studenti al termine del
primo ciclo di istruzione.
¶{p. 17}
La popolazione di riferimento di
tale campione è di oltre 5.000 giovani, ossia l’insieme degli studenti delle 58 scuole
trentine che nel 2017-2018 frequentavano la terza media.
Per ciò che riguarda la prima
domanda di ricerca inerente il nesso fra NCS e CS, in particolare le dimensioni relative
al carattere degli studenti – stabilità interiore (sintesi di coscienziosità e apertura
mentale) ed emotiva – sono positivamente e significativamente legate con i risultati
INVALSI 2018 di italiano e matematica.
Inoltre, una didattica che «sfida»
ad imparare (didattica sfidante) e quindi stimola la crescita delle NCS, ha un rapporto
positivo e significativo con le CS, misurate dai risultati INVALSI 2018 di italiano.
La seconda domanda di ricerca, che
intendeva indagare se gli interventi educativi atti a migliorare le NCS hanno avuto un
effetto positivo e causalmente dimostrato, ha risposta affermativa per tre delle NCS: la
stabilità relazionale, la stabilità emotiva, l’ottimismo. Si tratta delle NCS più legate
alle caratteristiche degli studenti. I programmi educativi che si mostrano più efficaci
sono quindi quelli che mirano a un pieno sviluppo della persona, che intendono rendere
gli studenti consapevoli delle loro scelte e ragioni e che supportano lo sviluppo
completo del loro carattere.
La ricerca ha mostrato che è
possibile muoversi anche in Italia nella direzione aperta da Heckman e sostenuta
dall’intero movimento della character education. In secondo luogo,
lo studio ha evidenziato che mediante programmi educativi attuati in ambito scolastico è
possibile migliorare alcune NCS.
7. Viaggio nelle «character skills»
Intraprendere la strada delle
character skills travalica l’ambito scolastico. Si è già detto
delle ricerche internazionali che testimoniano gli effetti del loro incremento sulla
vita lavorativa. Come dice Anna Maria Poggi nel capitolo ¶{p. 18}VII
[25]
gli aspetti positivi riguardano anche la vita sociale e la convivenza
complessiva di un paese.
La formazione completa di una
«personalità» istruita prepara ad assumersi il ruolo di cittadini nel mondo. È la
prospettiva che la Corte costituzionale ha sottolineato con la sentenza n. 172 del 1999
in cui afferma che la comunità di diritti e di doveri italiana è più ampia e comprensiva
di quella fondata sul criterio della cittadinanza in senso stretto.
In altre parole, è «la solidarietà
la profonda relazione che lega gli uomini tra loro e che fonda una società non meramente
contrattuale e legata da soli vincoli utilitaristici»
[26]
, quell’imperativo morale di solidarietà prima richiamato.
Perciò occorre comprendere che la
cittadinanza ha un fondamento «morale» basato sul riconoscimento dei diritti e dei
doveri riconosciuti da persone libere e responsabili. Il tema cruciale è quindi
l’educazione a ogni livello. Per aiutare la crescita di cittadini maturi, fondamentale
in questo momento così difficile per il mondo e per l’Italia, occorre promuovere le
conoscenze o abilità che hanno a che fare con la capacità di comprendere la realtà e di
relazionarsi con essa: «la trasmissione dei contenuti che si selezionano deve avere di
mira la costruzione della persona, come scoperta dell’io in relazione al mondo»
[27]
.
Il viaggio nelle
character skills è solo all’inizio, ma è già un’indicazione
chiara del fatto che insegnare delle nozioni non basta per introdurre alla conoscenza e
alla competenza, di ogni ordine e grado. La sua ambizione è la riscoperta di persone,
relazioni, valori, perché possiamo affrontare con vigore, intelligenza ed entusiasmo il
cambiamento inevitabile imposto dalle circostanze in cui viviamo.
La prospettiva è quella della
generazione di adulti nel mondo. Come un grande educatore di giovani, Luigi Giussani,
disse, lo scopo dell’educazione è¶{p. 19}
far sì che l’educando agisca da sé e sempre più da sé affronti l’ambiente. Occorre quindi da un lato metterlo sempre più a contatto con tutti i fattori dell’ambiente, dall’altro lasciargli sempre più la responsabilità della scelta, seguendo una linea evolutiva determinata dalla coscienza che il ragazzo dovrà essere capace di «fare da sé» di fronte a tutto [28] .
È la riscoperta di un’intuizione
antica quanto la storia del pensiero umano: «La mente non ha bisogno, come un vaso, di
essere riempita, ma piuttosto, come legna, di una scintilla che la accenda e vi infonda
l’impulso della ricerca e un amore ardente per la verità»
[29]
.
Questo è tanto più vero e urgente
oggi, quando stanno aumentando i giovani che non studiano, non lavorano e non sono in
alcun percorso formativo (Neet). Così come cresce la quota dei giovani che ha
abbandonato precocemente gli studi, oppure che possiede un titolo di studio ma ha
vissuto il percorso scolastico da «parcheggiato» e non ha quindi potuto acquisire
conoscenze e competenze, ma anche abilità trasversali, adeguate ad affrontare l’ingresso
nella vita adulta in modo soddisfacente. Il capitolo VII approfondisce questa importante
fase della vita giovanile e lancia un allarme: nel 2020 il 22,2% dei giovani (2 milioni,
dati Istat) tra i 15 e i 29 anni sono Neet
[30]
. Un dato davvero rilevante che caratterizza in particolare il nostro paese
nel contesto europeo. Il fenomeno è in crescita anche a causa della crisi
economico-finanziaria del 2008, che ha
ingigantito le dimensioni del fenomeno, scaricando sulla disoccupazione giovanile la relativa maggior tenuta dell’occupazione adulta. I datori di lavoro, infatti, cercano sempre più lavoratori maturi e socialmente competenti, anche perché valutano le soft skills come uno degli aspetti di maggiore importanza [31] .¶{p. 20}
Il capitolo propone una serie di
studi che mettono in luce il ruolo indispensabile di un percorso di istruzione completo
e curato, anche ai fini della maturazione del «carattere» dello studente, della sua
persona. L’acquisizione di qualità trasversali come la fiducia in sé stessi, la capacità
di relazionarsi, di lavorare in modo autonomo è nello stesso tempo sia l’esito di un
percorso scolastico, sia la causa, laddove viene a mancare, del suo abbandono.
Giorgio Chiosso
Anna
Maria Poggi
Giorgio Vittadini
Nota dei curatoriIl lettore noterà che accanto al prevalente impiego dell’espressione non cognitive skills ricorrono nel volume anche altre formule, tutte in ogni caso volte alla valorizzazione delle risorse personali non riconducibili alla sola dimensione cognitiva e alla conseguente esigenza che la funzione educativa si rivolga alla persona nella sua totalità.
Note
[25] A.M. Poggi, «Non cognitive skills», cittadinanza ed educazione civica, pp. 185-203 del presente volume.
[26] Ibidem, p. 199.
[27] Ibidem, p. 203.
[28] L. Giussani, Il rischio educativo, Milano, Rizzoli, 2005.
[29] Plutarco, L’arte di ascoltare, I secolo a.C., https://soulfreeblogs.files.wordpress.com/2017/12/larte-di-ascoltare-di-plutarco.pdf.
[30] L. Albert, Competenze socioemotive e lavoro, cit., p. 156.
[31] Ibidem, p. 166.