Giorgio Chiosso, Anna Maria Poggi, Giorgio Vittadini (a cura di)
Viaggio nelle character skills
DOI: 10.1401/9788815366962/p2
La scelta territoriale non è casuale; la PAT è area di particolare sviluppo economico, omogenea sotto il profilo sociale e demografico e gli studenti delle sue scuole medie raggiungono i risultati più elevati in Italia nel test internazionale OECD-PISA e tra i più elevati in assoluto nell’ambito dell’OECD stesso. Per queste ragioni sono minori i fattori di «disturbo» dovuti a caratteristiche particolari degli studenti (ad es. povertà educativa e devianze sociali) che possono inficiare i risultati. Inoltre, nella PAT sono in atto da anni progetti per lo sviluppo delle competenze non cognitive degli studenti al termine del primo ciclo di istruzione.
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La popolazione di riferimento di tale campione è di oltre 5.000 giovani, ossia l’insieme degli studenti delle 58 scuole trentine che nel 2017-2018 frequentavano la terza media.
Per ciò che riguarda la prima domanda di ricerca inerente il nesso fra NCS e CS, in particolare le dimensioni relative al carattere degli studenti – stabilità interiore (sintesi di coscienziosità e apertura mentale) ed emotiva – sono positivamente e significativamente legate con i risultati INVALSI 2018 di italiano e matematica.
Inoltre, una didattica che «sfida» ad imparare (didattica sfidante) e quindi stimola la crescita delle NCS, ha un rapporto positivo e significativo con le CS, misurate dai risultati INVALSI 2018 di italiano.
La seconda domanda di ricerca, che intendeva indagare se gli interventi educativi atti a migliorare le NCS hanno avuto un effetto positivo e causalmente dimostrato, ha risposta affermativa per tre delle NCS: la stabilità relazionale, la stabilità emotiva, l’ottimismo. Si tratta delle NCS più legate alle caratteristiche degli studenti. I programmi educativi che si mostrano più efficaci sono quindi quelli che mirano a un pieno sviluppo della persona, che intendono rendere gli studenti consapevoli delle loro scelte e ragioni e che supportano lo sviluppo completo del loro carattere.
La ricerca ha mostrato che è possibile muoversi anche in Italia nella direzione aperta da Heckman e sostenuta dall’intero movimento della character education. In secondo luogo, lo studio ha evidenziato che mediante programmi educativi attuati in ambito scolastico è possibile migliorare alcune NCS.

7. Viaggio nelle «character skills»

Intraprendere la strada delle character skills travalica l’ambito scolastico. Si è già detto delle ricerche internazionali che testimoniano gli effetti del loro incremento sulla vita lavorativa. Come dice Anna Maria Poggi nel capitolo {p. 18}VII [25]
gli aspetti positivi riguardano anche la vita sociale e la convivenza complessiva di un paese.
La formazione completa di una «personalità» istruita prepara ad assumersi il ruolo di cittadini nel mondo. È la prospettiva che la Corte costituzionale ha sottolineato con la sentenza n. 172 del 1999 in cui afferma che la comunità di diritti e di doveri italiana è più ampia e comprensiva di quella fondata sul criterio della cittadinanza in senso stretto.
In altre parole, è «la solidarietà la profonda relazione che lega gli uomini tra loro e che fonda una società non meramente contrattuale e legata da soli vincoli utilitaristici» [26]
, quell’imperativo morale di solidarietà prima richiamato.
Perciò occorre comprendere che la cittadinanza ha un fondamento «morale» basato sul riconoscimento dei diritti e dei doveri riconosciuti da persone libere e responsabili. Il tema cruciale è quindi l’educazione a ogni livello. Per aiutare la crescita di cittadini maturi, fondamentale in questo momento così difficile per il mondo e per l’Italia, occorre promuovere le conoscenze o abilità che hanno a che fare con la capacità di comprendere la realtà e di relazionarsi con essa: «la trasmissione dei contenuti che si selezionano deve avere di mira la costruzione della persona, come scoperta dell’io in relazione al mondo» [27]
.
Il viaggio nelle character skills è solo all’inizio, ma è già un’indicazione chiara del fatto che insegnare delle nozioni non basta per introdurre alla conoscenza e alla competenza, di ogni ordine e grado. La sua ambizione è la riscoperta di persone, relazioni, valori, perché possiamo affrontare con vigore, intelligenza ed entusiasmo il cambiamento inevitabile imposto dalle circostanze in cui viviamo.
La prospettiva è quella della generazione di adulti nel mondo. Come un grande educatore di giovani, Luigi Giussani, disse, lo scopo dell’educazione è{p. 19}
far sì che l’educando agisca da sé e sempre più da sé affronti l’ambiente. Occorre quindi da un lato metterlo sempre più a contatto con tutti i fattori dell’ambiente, dall’altro lasciargli sempre più la responsabilità della scelta, seguendo una linea evolutiva determinata dalla coscienza che il ragazzo dovrà essere capace di «fare da sé» di fronte a tutto [28]
.
È la riscoperta di un’intuizione antica quanto la storia del pensiero umano: «La mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma piuttosto, come legna, di una scintilla che la accenda e vi infonda l’impulso della ricerca e un amore ardente per la verità» [29]
.
Questo è tanto più vero e urgente oggi, quando stanno aumentando i giovani che non studiano, non lavorano e non sono in alcun percorso formativo (Neet). Così come cresce la quota dei giovani che ha abbandonato precocemente gli studi, oppure che possiede un titolo di studio ma ha vissuto il percorso scolastico da «parcheggiato» e non ha quindi potuto acquisire conoscenze e competenze, ma anche abilità trasversali, adeguate ad affrontare l’ingresso nella vita adulta in modo soddisfacente. Il capitolo VII approfondisce questa importante fase della vita giovanile e lancia un allarme: nel 2020 il 22,2% dei giovani (2 milioni, dati Istat) tra i 15 e i 29 anni sono Neet [30]
. Un dato davvero rilevante che caratterizza in particolare il nostro paese nel contesto europeo. Il fenomeno è in crescita anche a causa della crisi economico-finanziaria del 2008, che ha
ingigantito le dimensioni del fenomeno, scaricando sulla disoccupazione giovanile la relativa maggior tenuta dell’occupazione adulta. I datori di lavoro, infatti, cercano sempre più lavoratori maturi e socialmente competenti, anche perché valutano le soft skills come uno degli aspetti di maggiore importanza [31]
.{p. 20}
Il capitolo propone una serie di studi che mettono in luce il ruolo indispensabile di un percorso di istruzione completo e curato, anche ai fini della maturazione del «carattere» dello studente, della sua persona. L’acquisizione di qualità trasversali come la fiducia in sé stessi, la capacità di relazionarsi, di lavorare in modo autonomo è nello stesso tempo sia l’esito di un percorso scolastico, sia la causa, laddove viene a mancare, del suo abbandono.
Giorgio Chiosso
Anna Maria Poggi
Giorgio Vittadini
Nota dei curatori
Il lettore noterà che accanto al prevalente impiego dell’espressione non cognitive skills ricorrono nel volume anche altre formule, tutte in ogni caso volte alla valorizzazione delle risorse personali non riconducibili alla sola dimensione cognitiva e alla conseguente esigenza che la funzione educativa si rivolga alla persona nella sua totalità.
Note
[25] A.M. Poggi, «Non cognitive skills», cittadinanza ed educazione civica, pp. 185-203 del presente volume.
[26] Ibidem, p. 199.
[27] Ibidem, p. 203.
[28] L. Giussani, Il rischio educativo, Milano, Rizzoli, 2005.
[30] L. Albert, Competenze socioemotive e lavoro, cit., p. 156.
[31] Ibidem, p. 166.