Viaggio nelle character skills
DOI: 10.1401/9788815366962/c5
In linea generale, l’evidenza
disponibile dimostra che le character skills favoriscono
l’acquisizione delle abilità conoscitive non solo nel percorso scolastico e
universitario, ma favoriscono competenze migliori anche in ambito lavorativo.
Inoltre, sono anche connesse con diversi aspetti positivi nella vita adulta, con una
minore propensione a stati depressivi e a comportamenti alienanti e criminali
[46]
. In questo senso, le
¶{p. 120}character
skills sembrano definire effetti persistenti nel tempo anche ben
oltre il puro percorso scolastico. È interessante osservare come i singoli tratti
modellizzati all’interno delle character skills concorrono a
tali risultati positivi durante e dopo l’esperienza scolastica.
Individui con alti livelli di
apertura all’esperienza e coscienziosità sembrano ottenere risultati migliori nel
percorso scolastico. La dimensione dell’apertura all’esperienza, in modo
particolare, è un prerequisito per sviluppare e migliorare le competenze cognitive
che l’individuo possiede. Si potrebbe asserire che gli individui che hanno una
maggiore apertura mentale rispetto alla complessità del mondo e della propria
esperienza sono maggiormente propensi ad uno studio più serio e approfondito.
Secondo l’importante Rapporto OECD 2015
[47]
, così come coerentemente a un altro documento dell’OECD
[48]
alti livelli di apertura all’esperienza sono anche collegati
all’interesse e alla conoscenza di campi diversi del sapere e alla creatività. Al
contrario, le persone che sono poco aperte all’esperienza, mostrano una probabilità
maggiore di ricorrere ad attività che «chiudono» rispetto al mondo (ad es. fare uso
di sostanze stupefacenti) e di avere un gruppo ristretto di relazioni, che
impediscono quindi la ricchezza di un’esperienza ampia di amicizie e conoscenze e la
formazione di un capitale sociale basato appunto sulle reti di rapporti.
La coscienziosità è il tratto
più strettamente correlato con la riuscita nel mondo del lavoro, ed è positivamente
correlato con il salario
[49]
. In questa prospettiva, si può indicare che questa particolare
competenza non cognitiva è ¶{p. 121}quella maggiormente associata
con gli esiti «a distanza» dei processi educativi. Tale competenza ha, peraltro, un
buon grado di capacità predittiva della riuscita scolastica. Inoltre, è la
dimensione più strettamente collegata ad altri effetti a distanza in relazione alla
vita sociale degli individui; ad esempio, gli individui che possiedono bassi livelli
di coscienziosità mostrano una probabilità più elevata di assumere comportamenti criminali
[50]
. Di converso, secondo il Report OECD 2017, elevati livelli risultano
positivamente correlati con abitudini sane e un miglior livello della salute, una
minore probabilità di essere fumatori, fare uso di sostanze e seguire una dieta
sbilanciata. La coscienziosità, come anche l’estroversione e bassi livelli di
nevroticismo (l’opposto della stabilità emotiva), è infine associata a una maggiore
soddisfazione rispetto alle relazioni personali, intese nella loro accezione di
costruttivo approccio alla vita sociale.
Gli individui più estroversi
hanno maggiori probabilità di rivestire posizioni di direzione sul lavoro, tendono a
riportare livelli maggiori di soddisfazione in settori e ambienti lavorativi
frenetici e stressanti. In questo quadro, anche questo tratto è associato a
outcome educativi «a distanza» positivi. Al contrario,
bassi livelli di estroversione sono correlati con una rete di pochi e selezionati
rapporti personali e con una bassa qualità della salute.
Infine, alti livelli di
nevroticismo correlano con bassi rendimenti scolastici e lavorativi. Tendenzialmente
gli individui che sono poco stabili emotivamente soffrono di depressione e problemi
psicologici, dichiarando difficoltà nelle relazioni e minore soddisfazione rispetto
alla propria vita economica, sociale e culturale. Inoltre, essi mostrano di
possedere scarse capacità di adattamento e resistenza alle circostanze
[51]
, un tratto che rende l’esperienza educativa meno soddisfacente e più
soggetta al fallimento. Al contrario, ¶{p. 122}individui con bassi
livelli di nevroticismo hanno relazioni personali che li rendono soddisfatti (un
altro elemento che può favorire risultati scolastici migliori) e una maggiore
qualità della salute.
In sintesi, secondo il Report
OECD 2017
[52]
, incentrato sull’importanza delle qualità del carattere, tra tutti i
tratti è la coscienziosità, cioè la tendenza ad essere diligente, prudente e
organizzato, ad essere la dimensione con la maggiore capacità predittiva di
comportamenti e risultati della persona nelle diverse sfere della vita, con un
particolare effetto positivo sull’esperienza scolastica e i suoi risultati
[53]
. L’apertura all’esperienza è al secondo posto, in particolare per la
forte capacità predittiva degli andamenti scolastici. In generale, l’effetto sui
risultati scolastici di questi due tratti è sia diretto che indiretto, attraverso ad
esempio l’impatto sulla modalità di apprendimento dello studente o sulla percezione
che l’insegnante ha dello studente.
Resta inteso che tutte le
relazioni indicate e suggerite in questo paragrafo vanno interpretate in ottica
statistica e non universale, né tantomeno deterministica. La complessità del
processo educativo è tale da impedire qualunque generalizzazione che non consideri
adeguatamente l’esperienza dei singoli. Tuttavia, l’immagine che emerge
complessivamente dagli studi esistenti è quella di una correlazione positiva tra
livelli delle character skills e risultati scolastici; tale
correlazione suggerisce l’opportunità di considerare le character
skills uno dei fattori importanti nella descrizione delle
determinanti dei risultati accademici degli studenti, anche a parità di altri
fattori decisivi in questa prospettiva (quali il background socioeconomico della
famiglia, lo status di non-cittadino, ecc.). Pertanto, l’acquisizione e il
potenziamento delle character skills vanno considerati un
obiettivo centrale del processo educativo.¶{p. 123}
3.2. Come l’esperienza scolastica incide sulle «character skills»
Una volta definita l’importanza
delle character skills nella vita economica e sociale degli
individui e segnalato come esse siano in grado di influenzare anche gli esiti
scolastici nel breve (risultati durante gli studi) e nel lungo periodo
(partecipazione al mercato del lavoro), è legittimo domandarsi se l’esperienza
educativa sia a sua volta in grado di incidere sulla creazione, lo sviluppo e
l’arricchimento delle character skills degli studenti – con
possibili effetti positivi sotto diversi punti di vista.
Riprendendo i lavori di Heckman,
vediamo che buona parte del suo interesse di ricerca è dedicato a una ricca ed
accurata presentazione dei più recenti risultati empirici sulla capacità predittiva
delle cognitive e delle character skills.
È interessante notare che egli documenta dettagliatamente gli esempi più rilevanti
di programmi volti a potenziare le character skills,
analizzando la letteratura accademica nel settore economico/valutativo e
psicologico, che discute criticamente, da cui emergono alcuni risultati molto significativi
[54]
:
• le character
skills cui è interessato (i Big Five) non sono
tratti immutabili della persona, e quindi possono essere influenzate
dall’esperienza;
• sia le
cognitive che le character skills
cambiano con l’età e attraverso il percorso educativo, e dunque le istituzioni
scolastiche possono agire in modo sostanziale sugli studenti per incidere sulle
competenze di entrambi i tipi;
• infine, i programmi pensati
per far crescere e potenziare le skills hanno efficacia diversa
a seconda delle competenze che vengono scelte come target e a seconda dell’età delle
persone a cui sono rivolti.
Prima di formulare ipotesi e
verifiche di come le istituzioni scolastiche incidano sullo sviluppo delle
competenze non cognitive degli studenti, tuttavia, è importante riconoscere
l’importanza della famiglia come primo luogo sociale ¶{p. 124}e
affettivo in cui si formano le competenze (cognitive skills e
character skills), che quindi incide sulle opportunità di
sviluppo delle stesse nel percorso educativo successivo.
Oltre all’influenza della
famiglia, la ricerca ha evidenziato l’importante ruolo esercitato dalla scuola,
convalidando l’intuizione secondo la quale interventi educativi esplicitamente o
implicitamente disegnati per lo sviluppo delle competenze interessate possono avere
un effetto tangibile e misurabile. In relazione a questi aspetti, Heckman discute la
necessità di un pensiero e di un’impostazione educativa che sia ampia, trasversale e
che si avvalga del contributo di diverse discipline quando ci si pone l’obiettivo di
formulare un programma di sviluppo delle competenze. Come è già stato ricordato, i
due tipi di competenze concorrono insieme al successo della persona nei diversi
ambiti della vita personale e sociale: pertanto le politiche e i programmi efficaci
sono quelli che si avvalgono del contributo di impostazioni metodologiche,
concettuali e di contenuto diverse, integrate e complementari. Concentrarsi su
un’unica dimensione delle skills dell’individuo ad esclusione
di altre significherebbe non aver compreso gli aspetti fondamentali dello sviluppo
umano e la multidimensionalità del character (e del capitale
umano tutto) della persona.
In questa prospettiva, una delle
indicazioni più chiare e rilevanti per le politiche educative è che le
character skills sono già educate e sviluppate nei primi
anni di vita: la qualità dei rapporti in famiglia e nel quotidiano contesto sociale
sono fattori determinanti per il crescere di un rapporto più adeguato con la realtà.
Si indica con il termine «malleabilità» questa plasticità dei tratti delle
character skills
[55]
. Pertanto, è importante che gli interventi educativi – che devono mirare
a sviluppare congiuntamente cognitive e character
skills – siano ben disegnati sin dalle prime fasi del percorso
educativo
¶{p. 125}degli studenti, nella fase di scuola pre-primaria
e primaria. Peraltro, è stato dimostrato che questi interventi hanno effetti
positivi non solo nel breve periodo, ma per migliorare i risultati scolastici anche
nelle fasi successive del percorso formativo. È inoltre interessante evidenziare
che, più avanti nel tempo, quando gli studenti diventano adolescenti, è più facile
intervenire sulle character skills rispetto alle pure
conoscenze e competenze cognitive. È, quest’ultima, un’altra indicazione importante
per le azioni educative che scuole e altre istituzioni possono mettere in campo.
Note
[46] J.J. Heckman, J.E. Humphries e T. Kautz, The Myth of Achievement Tests: The GED and the Role of Character in American Life, cit.; OECD, PISA 2018 Assessment and Analytical Framework, cit.
[47] OECD, Skills for Social Progress: The Power of Social and Emotional Skills, OECD Skills Studies, Paris, OECD Publishing, 2015.
[48] M. Kankaraš, Personality Matters: Relevance and Assessment of Personality Characteristics, OECD Education Working Papers 157, Paris, OECD Publishing, 2017.
[49] Si può qui notare un cambiamento di prospettiva rispetto ai tradizionali studi sociologici che associano la riuscita scolastica al successo lavorativo, in quanto si asserisce una relazione diretta fra i singoli fattori che condizionano la riuscita e il reddito, su cui i Big Five hanno un importante ruolo predittivo, ma non sono condizionanti.
[50] J.J. Heckman, J.E. Humphries e T. Kautz, The Myth of Achievement Tests: The GED and the Role of Character in American Life, cit.
[51] M. Kankaraš, Personality Matters: Relevance and Assessment of Personality Characteristics, cit.
[52] M. Kankaraš, Personality Matters: Relevance and Assessment of Personality Characteristics, cit.
[53] Possiamo segnalare che questo elemento potrebbe spiegare almeno in parte la migliore riuscita scolastica delle ragazze, in quanto viene considerata una qualità più «femminile» che «maschile».
[54] Si veda anche T. Kautz, J.J. Heckman, R. Diris, B. Ter Weel e L. Borghans, Fostering and Measuring Skill: Improving Cognitive and Non-cognitive Skill to Promote Lifetime Success, cit.
[55] J.J. Heckman, J.E. Humphries e T. Kautz, The Myth of Achievement Tests: The GED and the Role of Character in American Life, cit.; T. Kautz, J.J. Heckman, R. Diris, B. Ter Weel e L. Borghans, Fostering and Measuring Skill: Improving Cognitive and Non-cognitive Skill to Promote Lifetime Success, cit.