Cecilia Tomassini, Marco Albertini, Carlo Lallo (a cura di)
Avanzare insieme nella società anziana
DOI: 10.1401/9788815413086/c1
1. aiuto fornito da familiari conviventi (gli aiuti informali
{p. 34}includono: fare compagnia, accompagnare o dare ospitalità, espletamento di pratiche burocratiche, attività domestiche, sostegno economico, donazione di cibo e vestiario, cura di minori o adulti, aiuto sanitario come fare iniezioni, medicazioni, ecc., aiuto allo studio e piccole commissioni extradomestiche) [Meli e Allegra 2022];
2. aiuto fornito da familiari non-conviventi;
3. aiuto fornito da volontari;
4. aiuto fornito da amici e vicini.
La rete di assistenza agli anziani appare a prima vista molto articolata [10]
come si può vedere anche nella figura 1.5, ripresa con modifiche da Lamura et al. [2005]. Tuttavia, la maggior parte dell’investimento pubblico e della spesa privata si concentra solo su alcune di queste articolazioni [Pasquinelli 2015; Madama, Marino e Razzetti 2019; Jessoula et al. 2018; Tidoli 2018; Albertini e Pavolini 2017; Gori 2010] e mostra notevoli disuguaglianze territoriali e sociali [Lallo, Pasqualini e Tomassini 2022; Bocchino e Padovani 2022; Bocchino 2021; Gori e Trabucchi 2021; Casanova e Lillini 2021].
In particolare il 55% dell’investimento pubblico in assistenza ai non-autosufficienti è concentrato in un singolo trasferimento monetario (indennità di accompagnamento), gestito dall’INPS, mentre la quota rimanente è principalmente ripartita tra interventi prettamente sanitari o in altri trasferimenti monetari. Per dare un parametro di confronto, nel 2019 circa il 28,4% degli anziani con più di 65 anni mostrava gravi limitazioni motorie, sensitive e cognitive, mentre il 10,6% era affetto da gravi limitazioni nelle ADL [ISTAT 2021a]. Limitandoci quindi solo alla popolazione con più di 65 anni, le indennità di accompagnamento venivano erogate nel 2018 a circa il 13,5% di questa popolazione, il 2,1% viveva in strutture residenziali, il 2,7% aveva accesso all’ADI e appena l’1% ai SAD [Lallo, Pasqualini e Tomassini 2022]. Inoltre sia l’offerta che l’accesso a questi servizi risultano profondamente disomogenei sul terri{p. 35}torio nazionale, generalmente più elevati al Centro-Nord e più esigui nel Sud e nelle Isole [ibidem; Bocchino e Padovani 2022; Bruzzi, Ivaldi e Santagata 2021; Bocchino 2021; Noli 2021; Tidoli 2018]. La mancanza o l’inefficienza di servizi di assistenza pubblica è un’importante componente degli aspetti ambientali della non-autosufficienza. Informazioni sulla domanda di assistenza soddisfatta da servizi pubblici (e sul relativo livello di soddisfazione), disaggregate almeno a livello regionale, o meglio ancora comunale, risultano quindi sicuramente essenziali per definire gli aspetti ambientali e personali all’interno del modello ICF, e quindi valutare più correttamente gli impatti sulle performance degli anziani.
A fronte di queste lacune nell’offerta pubblica, l’assistenza in casa ricade quasi completamente sulle spalle della rete famigliare e, secondariamente, amicale [cfr. Meli e Allegra 2022]. Alternativamente, l’onere del fornire cura viene delegato o condiviso con caregivers privati (assistenti familiari), il cui costo è solo parzialmente coperto dai trasferimenti economici (quasi del tutto) nazionali e ricade in buona misura sui bilanci di chi riceve cura o delle loro famiglie [Courbage, Montoliu-Montes e Wagner 2020; Ambrosini 2012]. Conoscere la situazione dell’assistenza informale, specie quella familiare (convivente e non) da un lato, e l’assistenza formale domiciliare privata dall’altro, diventa quindi fondamentale per avere un quadro conoscitivo preciso della domanda di assistenza degli anziani. La riforma del settore in corso, retta dalla legge 33/2023, si offre di risolvere alcune delle problematiche evidenziate e sarà discussa nell’ultimo capitolo di questo volume.

4. Conclusioni

In questo capitolo si è definito il quadro concettuale della domanda di assistenza degli anziani non-autosufficienti. La non-autosufficienza è stata definita tramite l’uso di un modello, l’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), sviluppato dalla WHO (fig. 1.1 e tab. 1.1), successivamente inserito all’interno di uno schema più ampio che include anche le relazioni biunivoche con l’ambiente e la società (fig. 1.4). La misura della salute funzionale, perno dell’ICF, è possi{p. 36}bile sia attraverso una pluralità di domande miranti a stabilire l’autonomia dell’anziano nello svolgimento delle ADL (tab. 1.2) e delle IADL (tab. 1.3), oppure tramite una domanda globale sulle performance funzionali dell’anziano: il GALI. La conformazione italiana dell’assistenza agli anziani è stata infine schematizzata (fig. 1.5) per completare il quadro concettuale aggiungendo l’elemento ambientale e socio-economico, come considerato nell’ICF.
Fig. 1.5. Assistenza agli anziani in Italia: schema concettuale di riferimento.
Fonte: Nostre elaborazioni su Lamura et al. [2005].
Seguendo il quadro concettuale appena fornito, nelle prossime pagine verranno dapprima presentate e discusse le caratteristiche dell’informazione statistica sulla domanda di assistenza degli anziani in Italia (cap. 2, come sappiamo), quindi si fornirà una sintesi della situazione italiana (cap. 3, cosa sappiamo). Infine, un approfondimento dell’eterogeneità geo-demografica della domanda di assistenza degli anziani (cap. 4), chiuderà questa prima parte del volume.
Note
[10] Per approfondire il quadro dell’offerta di assistenza e servizi per gli anziani non-autosufficienti, vedi Bocchino [2021], Network Non-Autosufficienza (NNA) [2021]. Per approfondire i servizi residenziali vedi ISTAT [2022a]. Per approfondire i servizi e i trasferimenti economici offerti dai comuni, vedi ISTAT [2023b].