Cecilia Tomassini, Marco Albertini, Carlo Lallo (a cura di)
Avanzare insieme nella società anziana
DOI: 10.1401/9788815413086/c6
I timori dei caregivers non si limitano però solo alle questioni di privacy. Uno studio sullo sviluppo di robot umanoidi ha indagato la fattibilità di tali tecnologie nell’assistenza agli anziani, intervistando la diade anziano-caregiver riguardo alle loro aspettative [Arthanat et al. 2020]. I risultati evidenziano che il timore di malfunzionamenti del robot e la difficoltà nel colmare il divario digitale associato a questa tecnologia possono generare dubbi da parte dei caregivers. Questi temono un aumento del carico assistenziale dovuto a tali complicazioni. Un’analisi delle preferenze dei caregivers nei confronti delle tecnologie intelligenti rivela che i robot sociali sono tra le opzioni meno desiderate (39% delle preferenze), nonostante la loro popolarità nella ricerca, e il tema della sostituzione dell’interazione umana con la tecnologia emerge quale preoccupazione di familiari e anziani. Al contrario, i servizi di monitoraggio remoto dei pa
{p. 134}rametri di salute con sensori, finalizzati alla prevenzione delle cadute e alla somministrazione di farmaci, risultano essere tra le opzioni più apprezzate. Ciò suggerisce che, nonostante l’entusiasmo per le innovazioni, la priorità dei caregivers è spesso orientata verso soluzioni più pratiche e focalizzate sulla salute.
Gli studi passati brevemente in rassegna sottolineano quindi la necessità della co-progettazione, cioè di condividere con gli utenti finali (end-users, famiglie, caregivers, anziani) alcune fasi della progettazione delle soluzioni tecnologiche per garantire una maggiore accettazione e utilizzo da parte dei caregivers familiari, includendo anche caregivers svantaggiati che, nonostante il loro alto livello di stress, possono partecipare attivamente alla co-progettazione se adeguatamente supportati dai facilitatori.

4. Conclusioni

Nel panorama dell’assistenza agli anziani, si delineano chiaramente sfide e opportunità legate all’introduzione di robot e tecnologie intelligenti. Le priorità dei caregivers appaiono, almeno per ora, orientate verso soluzioni semplici e pratiche, focalizzate sul monitoraggio della salute e della sicurezza dell’anziano. In questa direzione, si stanno rapidamente diffondendo singoli dispositivi che possono essere acquistati individualmente e integrati tra loro, riducendo così il costo delle soluzioni e rendendole più adattabili alle singole esigenze.
Le informazioni provenienti dalle testimonianze dei familiari evidenziano che il tema della privacy appare come un nodo ancora da risolvere. L’ambiente smart, data la sua natura pervasiva, aumenta le criticità legate alla privacy e richiede specifici standard di sicurezza. Per evitare che i problemi di privacy diventino un ostacolo all’uso delle tecnologie, sarà sempre più importante fornire delle garanzie su uno degli aspetti di maggior interesse per familiari e anziani, cioè la tutela dei dati personali raccolti. Tutto ciò attraverso una comunicazione esaustiva ed efficace rivolta ai destinatari dei devices, affinché essi ripongano una maggiore fiducia nell’utilizzo di tali soluzioni, consentendo così di sfruttarne appieno il potenziale.
Un altro spunto di riflessione riguarda gli aspetti etici collegati alle legittime preoccupazioni di un possibile abbandono {p. 135}emotivo e fisico degli anziani. I risultati delle ricerche mostrano, in generale, l’apprezzamento dei caregivers nei confronti delle tecnologie di assistenza, ma temi quali la disumanizzazione dell’assistenza e la riduzione dei contatti personali, come conseguenza dell’uso della tecnologia, costituiscono una potenziale barriera. È infatti profondamente radicato nella nostra cultura che la cura sia un atto personale, che coinvolge il contatto fisico, la familiarità e l’empatia. D’altra parte, le nuove tecnologie potrebbero, se ben progettate e realizzate, consentire al caregiver di delegare certi compiti faticosi senza per questo limitare la relazione affettiva con l’anziano. In questa direzione, un approccio partecipativo che coinvolga tutti gli stakeholders può fungere da ponte verso un equilibrio migliorato e sostenibile nell’assistenza agli anziani [Merkel e Kucharski 2019].
La co-progettazione, infatti, trasforma il processo di design degli ausili tecnologici in una collaborazione che tiene conto delle diverse prospettive degli attori coinvolti, diventando essenziale per migliorare l’efficacia dei prodotti e l’usabilità da parte degli utenti [Greve et al. 2021]. I living labs e i protocolli multidimensionali diventano strumenti indispensabili per valutare l’impatto delle tecnologie sulla vita quotidiana degli anziani e sul caregiver burden, integrando dimensioni quali la riduzione del tempo e dei costi dell’assistenza da parte del caregiver, e offrendo, in tal modo, una visione più completa degli effetti positivi della progettazione attenta.
Infine, una riflessione importante, in merito alla co-progettazione, riguarda il problema della rappresentatività degli end-users, e dovrebbe essere oggetto di approfondite valutazioni all’interno dei singoli protocolli di sperimentazione. Caregivers in stato di vulnerabilità [2]
, infatti, possono essere esclusi dagli studi che riguardano la fattibilità ed efficacia delle soluzioni tecnologiche per l’assistenza, inficiando il tal modo il processo che caratterizza la co-progettazione e, conseguentemente, limitando la diffusione nell’utilizzo delle soluzioni tecnologiche proposte. Sarà cura dei progettisti coinvolgere anche questa tipologia di utenti, specialmente quando si tratta di piattaforme dedicate all’erogazione di servizi socio-sanitari.{p. 136}
In conclusione, l’integrazione di Ambient Assisted Living, intelligenza artificiale e robotica come risposta alle esigenze crescenti degli anziani offre un potenziale significativo. Tuttavia, per garantire il successo di tali soluzioni, è essenziale perseguire un equilibrio delicato tra l’efficienza tecnologica, la facilità d’uso e le considerazioni di ordine etico, assicurando così un approccio multidimensionale nell’ottica dell’ageing in place.
Note
[2] Sulle disuguaglianze socio-economiche dei caregivers, vedi anche supra, capitolo 5.