Avanzare insieme nella società anziana
DOI: 10.1401/9788815413086/c6
I timori dei
caregivers non si limitano però solo alle questioni di privacy.
Uno studio sullo sviluppo di robot umanoidi ha indagato la fattibilità di tali
tecnologie nell’assistenza agli anziani, intervistando la diade
anziano-caregiver riguardo alle loro aspettative [Arthanat
et al. 2020]. I risultati evidenziano che il timore di
malfunzionamenti del robot e la difficoltà nel colmare il divario digitale associato a
questa tecnologia possono generare dubbi da parte dei caregivers.
Questi temono un aumento del carico assistenziale dovuto a tali complicazioni.
Un’analisi delle preferenze dei caregivers nei confronti delle
tecnologie intelligenti rivela che i robot sociali sono tra le opzioni meno desiderate
(39% delle preferenze), nonostante la loro popolarità nella ricerca, e il tema della
sostituzione dell’interazione umana con la tecnologia emerge quale preoccupazione di
familiari e anziani. Al contrario, i servizi di monitoraggio remoto dei
pa
¶{p. 134}rametri di salute con sensori, finalizzati alla prevenzione
delle cadute e alla somministrazione di farmaci, risultano essere tra le opzioni più
apprezzate. Ciò suggerisce che, nonostante l’entusiasmo per le innovazioni, la priorità
dei caregivers è spesso orientata verso soluzioni più pratiche e
focalizzate sulla salute.
Gli studi passati brevemente in
rassegna sottolineano quindi la necessità della co-progettazione,
cioè di condividere con gli utenti finali (end-users, famiglie,
caregivers, anziani) alcune fasi della progettazione delle
soluzioni tecnologiche per garantire una maggiore accettazione e utilizzo da parte dei
caregivers familiari, includendo anche
caregivers svantaggiati che, nonostante il loro alto livello di
stress, possono partecipare attivamente alla co-progettazione se adeguatamente
supportati dai facilitatori.
4. Conclusioni
Nel panorama dell’assistenza agli
anziani, si delineano chiaramente sfide e opportunità legate all’introduzione di robot e
tecnologie intelligenti. Le priorità dei caregivers appaiono,
almeno per ora, orientate verso soluzioni semplici e pratiche, focalizzate sul
monitoraggio della salute e della sicurezza dell’anziano. In questa direzione, si stanno
rapidamente diffondendo singoli dispositivi che possono essere acquistati
individualmente e integrati tra loro, riducendo così il costo delle soluzioni e
rendendole più adattabili alle singole esigenze.
Le informazioni provenienti dalle
testimonianze dei familiari evidenziano che il tema della privacy appare come un nodo
ancora da risolvere. L’ambiente smart, data la sua natura
pervasiva, aumenta le criticità legate alla privacy e richiede specifici standard di
sicurezza. Per evitare che i problemi di privacy diventino un ostacolo all’uso delle
tecnologie, sarà sempre più importante fornire delle garanzie su uno degli aspetti di
maggior interesse per familiari e anziani, cioè la tutela dei dati personali raccolti.
Tutto ciò attraverso una comunicazione esaustiva ed efficace rivolta ai destinatari dei
devices, affinché essi ripongano una maggiore fiducia
nell’utilizzo di tali soluzioni, consentendo così di sfruttarne appieno il potenziale.
Un altro spunto di riflessione
riguarda gli aspetti etici collegati alle legittime preoccupazioni di un possibile
abbandono ¶{p. 135}emotivo e fisico degli anziani. I risultati delle
ricerche mostrano, in generale, l’apprezzamento dei caregivers nei
confronti delle tecnologie di assistenza, ma temi quali la disumanizzazione
dell’assistenza e la riduzione dei contatti personali, come conseguenza dell’uso della
tecnologia, costituiscono una potenziale barriera. È infatti profondamente radicato
nella nostra cultura che la cura sia un atto personale, che coinvolge il contatto
fisico, la familiarità e l’empatia. D’altra parte, le nuove tecnologie potrebbero, se
ben progettate e realizzate, consentire al caregiver di delegare
certi compiti faticosi senza per questo limitare la relazione affettiva con l’anziano.
In questa direzione, un approccio partecipativo che coinvolga tutti gli
stakeholders può fungere da ponte verso un equilibrio
migliorato e sostenibile nell’assistenza agli anziani [Merkel e Kucharski 2019].
La co-progettazione, infatti,
trasforma il processo di design degli ausili tecnologici in una collaborazione che tiene
conto delle diverse prospettive degli attori coinvolti, diventando essenziale per
migliorare l’efficacia dei prodotti e l’usabilità da parte degli utenti [Greve
et al. 2021]. I living labs e i protocolli
multidimensionali diventano strumenti indispensabili per valutare l’impatto delle
tecnologie sulla vita quotidiana degli anziani e sul caregiver
burden, integrando dimensioni quali la riduzione del tempo e dei costi
dell’assistenza da parte del caregiver, e offrendo, in tal modo,
una visione più completa degli effetti positivi della progettazione attenta.
Infine, una riflessione importante,
in merito alla co-progettazione, riguarda il problema della rappresentatività degli
end-users, e dovrebbe essere oggetto di approfondite
valutazioni all’interno dei singoli protocolli di sperimentazione.
Caregivers in stato di vulnerabilità
[2]
, infatti, possono essere esclusi dagli studi che riguardano la fattibilità
ed efficacia delle soluzioni tecnologiche per l’assistenza, inficiando il tal modo il
processo che caratterizza la co-progettazione e, conseguentemente, limitando la
diffusione nell’utilizzo delle soluzioni tecnologiche proposte. Sarà cura dei
progettisti coinvolgere anche questa tipologia di utenti, specialmente quando si tratta
di piattaforme dedicate all’erogazione di servizi
socio-sanitari.¶{p. 136}
In conclusione, l’integrazione di
Ambient Assisted Living, intelligenza artificiale e robotica
come risposta alle esigenze crescenti degli anziani offre un potenziale significativo.
Tuttavia, per garantire il successo di tali soluzioni, è essenziale perseguire un
equilibrio delicato tra l’efficienza tecnologica, la facilità d’uso e le considerazioni
di ordine etico, assicurando così un approccio multidimensionale nell’ottica
dell’ageing in place.
Note