Cecilia Tomassini, Marco Albertini, Carlo Lallo (a cura di)
Avanzare insieme nella società anziana
DOI: 10.1401/9788815413086/c4
La scelta di usare un indicatore sintetico su base comunale per indagare un fenomeno contraddistinto da un prisma multidimensionale non è nuova in Italia. Ad esempio nel 2020 l’ISTAT ha sviluppato un Indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM), costruito a partire da sette indicatori riferiti alle dimensioni della vulnerabilità sociale e materiale ritenute più rilevanti per la formazione di una graduatoria comunale [cfr. ISTAT 2020] [11]
. I dati usati si riferivano ai Censimenti generali della popolazione e delle abitazioni del 1991, 2001 e 2011, combinati attraverso la metodologia dell’Adjusted Mazziotta Pareto Index (AMPI). L’obiettivo dell’IVSM è tuttavia diverso da quello dell’ICCP, sia per l’oggetto di studio (la vulnerabilità socio-materiale delle comunità comunali in termini generali), sia per la base dati disponibile (Censimenti generali). Sebbene nel 2023 l’ISTAT abbia presentato una nuova versione dell’IVSM che comprende nuove dimensioni e variabili basate anche su dati del Censimento permanente e denominata Indicatore composito comunale di fragilità (ICF) [ISTAT 2023b], l’obiettivo
{p. 100}e la metodologia di calcolo non si discostano sostanzialmente dall’IVSM [12]
. La costruzione dell’ICCP ha quindi seguito un percorso distinto e originale nel panorama italiano [13]
.
Tab. 4.4. Assegnazione di punteggi di criticità ai tre profili del QL-Over80, QL-PSR e area interna
Punteggi assegnati ai tre profili di criticità potenziale
Struttura demografica
Servizi
QL-Over80 e QL-PSR
Aree interne
Classi
Punteggio per ICCP
6 Categorie ISTAT
Punteggio per ICCP
< 0,5
0
(A) - Polo
0
0,5-1
0
(B) - Polo intercomunale
0
1-1,5
1
(C) - Cintura
0
1,5-2
2
(D) - Intermedio
1
≥ 2
2
(E) - Periferico
2
(F) - Ultraperiferico
2
 
 
 
 
 
Fonte: Nostre elaborazioni.
Per prima cosa si sono suddivisi i valori misurati dai tre profili in tre classi, assegnando un punteggio a ciascuna: 0 (nessuna criticità), 1 (moderata criticità) e 2 (elevata criticità), come si può vedere nella tabella 4.4.{p. 101}
Tab. 4.5. Combinazioni di punteggi di criticità dei tre diversi profili e relativa sintesi nell’«Indice comunale di criticità potenziale» nella domanda di assistenza degli anziani
Punteggi di criticità dei diversi profili
ICCP
Descrizione
Colore nella mappa descrittiva
QL-Over80
QL-PSR
Area interna (periferica o ultraperiferica)
0
0
0
0
Nessuna criticità potenziale
Verde scuro
0
0
1
0
0
2
1
0
0
1
Molto bassa
Verde chiaro
0
1
0
1
1
0
1
0
1
2
Bassa
Giallo
0
1
1
1
1
1
2
0
0
0
2
0
2
2
0
2
1
0
1
2
0
1
0
2
3
Media
Rosa
0
1
2
1
1
2
2
0
1
0
2
1
2
2
1
2
1
1
1
2
1
2
0
2
4
Alta
Rosso
0
2
2
2
1
2
1
2
2
2
2
2
 
 
 
 
Fonte: Nostre elaborazioni su dati ISTAT.
Tutte le diverse combinazioni dei punteggi dei tre profili sono poi riclassificate in 5 categorie di criticità potenziale: nessuna, molto bassa, bassa, media e alta, come riportato schematicamente nella tabella 4.5.
Nella categoria di «nessuna criticità potenziale» (punteggio sintetico 0) rientrano tutti i comuni in cui sia il QL-Over80 che il QL-PSR abbiano ottenuto punteggio 0, indipendentemente dalla posizione in area interna. La presenza di una criticità nella {p. 102}struttura demografica è infatti condizione necessaria ai fini della stima della domanda potenziale di assistenza agli anziani e si acuisce con l’allontanarsi degli indici QL dal valore nazionale. Come in un’interazione, quando poi una struttura demografica sbilanciata si unisce a una posizione periferica del comune, cioè distante dai servizi essenziali, la criticità potenziale aumenta.
Nella categoria «molto bassa» (punteggio sintetico 1) rientrano tutte le combinazioni in cui siano presenti al massimo criticità di livello 1 rispetto alla struttura demografica, ma nessuna criticità legata alle aree interne.
Nella categoria «bassa» (punteggio sintetico 2) possono rientrare due tipologie di combinazioni: quelle in cui la struttura demografica presenti al massimo criticità di livello 1 e siano presenti anche criticità al massimo di livello 1 per le aree interne, oppure quelle in cui sia presente almeno una criticità di livello 2 per la struttura demografica e nessuna criticità legata alle aree interne.
Anche nella categoria «media» (punteggio sintetico 3) possono rientrare due tipologie di combinazioni: quelle in cui le criticità legate alla struttura demografica siano al massimo di livello 1 e siano anche presenti criticità almeno di livello 2 rispetto alle aree interne, oppure quelle in cui almeno una criticità demografica risulti di livello 2 ma la criticità legata alle aree interne sia al massimo di livello 1.
Infine, nella categoria «alta» (punteggio sintetico 4) rientrano tutte le combinazioni in cui almeno una criticità demografica sia di livello 2 e la criticità legata alle aree interne sia almeno di livello 2.
I comuni con criticità potenziale bassa o superiore, in Italia sono 3.006 (38,0% dei comuni italiani), di cui 544 (6,9%) ad alta criticità potenziale, mentre quelli con criticità media e bassa sono, rispettivamente, 1.252 (15,8%) e 1.210 (15,3%, vedi fig. 4.7 e tab. 4.6). I comuni italiani in cui invece la criticità potenziale è molto bassa sono 1.883 (23,8%), e infine, in 3.015 comuni (38,1%) l’ICCP non rintraccia alcuna criticità potenziale.
Combinando diversi aspetti della domanda potenziale di assistenza agli anziani, l’indice si presenta più sensibile del QL-Over80 e del QL-PSR presi singolarmente: i comuni evidenziati come ad alta criticità dall’ICCP (544) sono più numerosi di quelli individuati dal QL-Over80 (216, una volta e mezzo {p. 103}in più), e molto più numerosi di quelli individuati dal QL-PSR (177, due volte in più). Considerando invece le aree interne, i comuni periferici e ultraperiferici (1.906) sono molto più numerosi delle località individuate come ad alta criticità dall’ICCP (544, tre volte e mezzo in più). Anche considerando congiuntamente le località a criticità alta e media (1.796), la somma è co{p. 104}munque inferiore ai comuni periferici e ultraperiferici (il 5,8% in meno). Questo è dovuto alla presenza di comuni in aree interne che non sono affetti da criticità nella struttura demografica, soprattutto in regioni come Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige e Lazio (vedi figg. 4.5 e 4.6), rendendo quindi l’ICCP più preciso e aderente alle diverse situazioni riscontrabili nelle realtà locali.
Fig. 4.7. Indice comunale di criticità potenziale nella domanda di assistenza agli anziani (ICCP), Italia, anno 2021.
Fonte: Nostre elaborazioni.
Tab. 4.6. Distribuzione regionale dei comuni italiani per ICCP, valori percentuali
Regione
ICCP
Nessuna criticità
Molto bassa
Bassa
Media
Alta
Italia
38,1
23,8
15,3
15,8
6,9
Molise
14,7
9,6
14,7
36,8
24,3
Basilicata
18,3
6,1
15,3
38,9
21,4
Abruzzo
19,0
20,0
14,4
27,9
18,7
Sardegna
24,1
14,6
14,9
32,6
13,8
Toscana
16,1
28,2
20,9
21,2
13,6
Liguria
9,0
27,8
35,9
16,7
10,7
Emilia-Romagna
33,9
28,2
12,4
15,2
10,3
Sicilia
44,0
7,7
13,0
26,3
9,0
Campania
54,9
8,0
12,4
16,0
8,7
Calabria
36,4
10,1
22,3
22,5
8,7
Marche
15,6
36,4
20,9
20,4
6,7
Friuli-V.G.
16,3
49,8
13,0
15,3
5,6
Umbria
3,3
41,3
30,4
19,6
5,4
Piemonte
20,2
44,3
20,0
10,1
5,4
Lazio
43,1
20,1
20,6
12,4
3,7
Lombardia
57,5
22,8
9,0
8,1
2,6
Puglia
42,4
18,3
18,7
18,3
2,3
Trentino-A.A.
72,0
3,5
9,2
14,5
0,7
Veneto
58,8
28,2
6,6
5,9
0,5
Valle d’Aosta
54,1
14,9
20,3
10,8
0,0
 
 
 
 
 
 
Nota: Regioni in ordine decrescente per percentuale di comuni in alta criticità.
Fonte: Nostre elaborazioni su dati ISTAT, Censimento permanente della popolazione, anno 2021.
Allo stesso tempo non tutti i comuni polo sono completamente esenti da profili di criticità: 223 presentano infatti una criticità bassa (5,5% dei comuni polo e di cintura) e 1.884 (46,3%) una criticità molto bassa. Solo 1.963 (48,2%) non presentano alcuna criticità potenziale.
L’ICCP permette quindi di distinguere, tra le aree interne, quelle più a rischio, e tra i comuni polo e di cintura quelli che
{p. 105}presentano comunque dei profili di criticità. Allo stesso tempo, l’ICCP permette di rintracciare immediatamente tra i comuni più esposti a sbilanciamenti demografici quelli che, ricadendo in una zona periferica o ultraperiferica, presentano criticità più gravi e richiedono interventi più urgenti. È importante sottolineare che l’ICCP comprende due profili di sbilanciamento demografico. Da una parte viene considerata la maggiore presenza relativa di popolazione over 80, i grandi anziani, potenzialmente più bisognosi di cure [cfr. ISTAT 2021], dall’altra viene calcolato il rapporto tra popolazione over 80 e popolazione di età 50-64 (PSR), come approssimazione della capacità della popolazione locale nel fornire aiuto informale familiare (cfr. supra, cap. 3) [Meli e Allegra 2022].
Note
[11] I sette indicatori erano: 1) incidenza percentuale delle famiglie monogenitoriali giovani (età del genitore inferiore a 35 anni) o adulte (età del genitore compresa fra 35 e 64 anni) sul totale delle famiglie; 2) incidenza percentuale delle famiglie con 6 e più componenti; 3) incidenza percentuale della popolazione di età compresa fra 25 e 64 anni analfabeta e alfabeta senza titolo di studio; 4) incidenza percentuale delle famiglie con potenziale disagio assistenziale, a indicare la quota di famiglie composte solo da anziani (65 anni e oltre) con almeno un componente ultraottantenne; 5) incidenza percentuale della popolazione in condizione di affollamento grave, data dal rapporto percentuale tra la popolazione residente in abitazioni con superficie inferiore a 40 mq e più di 4 occupanti o in 40-59 mq e più di 5 occupanti o in 60-79 mq e più di 6 occupanti, e il totale della popolazione residente in abitazioni occupate; 6) incidenza percentuale di giovani (15-29 anni) fuori dal mercato del lavoro e dalla formazione scolastica; 7) incidenza percentuale delle famiglie con potenziale disagio economico, a indicare la quota di famiglie giovani o adulte con figli nelle quali nessuno è occupato o percettore di pensione per precedente attività lavorativa.
[12] L’ICF comprende 12 indicatori elementari: 1) incidenza percentuale della superficie delle aree con pericolosità da frane elevata e molto elevata; 2) incidenza percentuale del suolo consumato; 3) indice di accessibilità ai servizi essenziali (tecnica SNAI); 4) tasso di motorizzazione ad alta emissione per 100 abitanti; 5) raccolta indifferenziata dei rifiuti urbani per abitante; 6) incidenza percentuale della superficie comunale coperta da aree naturali protette terrestri incluse nell’Elenco ufficiale delle aree protette (EUAP); 7) indice di dipendenza della popolazione; 8) incidenza percentuale della popolazione di età compresa fra 25 e 64 anni con bassi livelli di istruzione; 9) tasso di occupazione 20-64 anni; 10) tasso di incremento della popolazione; 11) densità delle unità locali dell’industria e dei servizi per 1.000 abitanti; 12) incidenza percentuale degli addetti delle unità locali a bassa produttività nominale del lavoro di settore.
[13] Ad esempio, la scelta di usare la metodologia AMPI nella costruzione dell’IVSM e dell’ICF, derivava da esigenze di armonizzazione dei dati tra diverse edizioni dei Censimenti, e dall’assunzione di non sostituibilità delle diverse componenti, ossia l’impossibilità di compensare il valore di un indicatore elementare con quello di un altro. Nel caso dell’ICCP invece, l’assunzione è che le componenti possano compensarsi a vicenda.