Da esuli a francesi
DOI: 10.1401/9788815413031/c2
Ad informare le autorità di
sicurezza era stato, per il tramite del ministro degli esteri Talleyrand, l’ambasciatore
¶{p. 70}napoletano Del Gallo, il quale, da poco giunto a Parigi, aveva
attivato una fitta rete di informatori che, assoldati a pagamento fra la stessa
emigrazione napoletana, avevano il compito di metterlo a conoscenza delle iniziative di
tale eterogenea comunità. Fra questi vi era il principe Santangelo Imperiale, il quale,
avvicinato dal gruppo guidato da Moliterno, aveva inizialmente finto interesse per poi
riferire il tutto all’ambasciatore e in tal modo contribuire a sventare le trame
cospirative. Si trattava di progetti tutt’altro che pacifici sul piano militare e
alquanto rilevanti su quello politico: la loro, infatti, era una vera e propria
cospirazione che si proponeva – per riprendere le parole del consigliere di Stato
Antoine Thibaudeau, a cui fu affidato il coordinamento delle indagini – di «délivrer au
gouvernement anglais le Royaume de Naples pour devenir partie des États de S.M.
britannique ou pour y établir un nouveau gouvernement sous la protection de l’Angleterre»
[11]
.
Concretamente avviatosi nella
primavera 1802, il piano era condotto da un «Comité d’information» guidato da Moliterno
e animato da Fiore e Belpulsi. Il primo «entrainait des correspondances, dans le royaume
de Naples et dans plusieurs autres parties de l’Italie, pour relier des mécontents et
préparer des soulèvements qui devaient éclater au moment de l’exécution de ce projet et
il se flattait d’obtenir de l’Angleterre des secours en hommes, en munitions et en
argent». Gli altri due, invece, in qualità di suoi «principaux complices», lavoravano a
Parigi fra i rifugiati italiani (soprattutto napoletani, ma anche romani e piemontesi)
per ampliare i sostegni alla loro impresa «par des menaces et par des promesses»
[12]
.
Così, al nucleo centrale composto
dai tre rifugiati e da quella Dorinda Austen che con il compagno Moliterno si occupava
di intavolare i rapporti con l’altra sponda della Manica, si aggiungeva un buon numero
di «Napolitains résidents à Paris», tant’è che la polizia avrebbe individuato
¶{p. 71}diversi uomini considerati «en seconde ligne dans ce parti
abominable». I nomi emersi dalle indagini erano quelli di diversi protagonisti
dell’esilio napoletano del 1799: dal pittore Michele Natale all’ex medico dell’armata
d’Egitto Gaetano Sotira, fino agli insegnanti di italiano Pietro Battiloro e Vincenzo
Manni. Significativo anche il coinvolgimento del mondo femminile, perché oltre alla
citata Dorinda Austen venivano segnalate la principessa di Sanseverino, definita dalla
polizia «fameuse intrigante», e Chiara Spinelli, principessa di Belmonte e storica amica
di Moliterno
[13]
. Se il nucleo del gruppo aveva sede a Parigi, non mancavano uomini segnalati
in altre città francesi, in primis Marsiglia, dove operava
quell’Annibale Giordano giudicato «bien fameux dans tous les intrigues de Naples» per il
suo ruolo di guida nella lontana cospirazione anti-monarchica del 1794. Nella capitale,
ancora, ruoli di un certo peso avevano anche Francesco Greco e Michele Terni, che
svolgevano attività di contro-spionaggio presso l’ambasciata del marchese Del Gallo,
anche se il primo era stato a un certo punto allontanato perché «parlait à Paris de
manière à dévoiler les projets»
[14]
. Infine, i più vicini ai tre componenti del «Comité d’information» erano
l’ufficiale inglese Thibold Dillon, «qui était chargé de négocier avec le gouvernement
britannique [et] commander un corps d’insurgés ou d’Anglais», e quel principe di
Santangelo nella cui abitazione parigina si tenevano le riunioni e che, come detto,
avrebbe poi fatto saltare i piani denunciando tutto al suo protettore Del Gallo
[15]
.
Quest’ultimo, tra l’altro, sul
finire di ottobre faceva pervenire a Talleyrand una dettagliata memoria (poi debitamente
recapitata al consigliere di Stato Thibaudeau) in cui ricostruiva l’organizzazione di
trame ch’egli stesso giudicava «aussi scélérates que ridicules», finendo con l’aggravare
la già compromessa posizione degli arrestati. Nel testo, Del Gallo riferiva che da tempo
«le soussigné était informé que le ¶{p. 72}Prince Moliterno Pignatelli,
avec quelques autres Napolitains demeurants à Paris, cherchait à nouer une trame
destinée à porter de nouveau le feu de la rébellion dans le royaume de Naples». Secondo
le sue informazioni, gli autori del piano «entretenaient pour cet objet des
correspondances criminelles avec l’intérieur des provinces napolitaines» e soprattutto
«cherchaient l’appui de quelque puissance étrangère qui voulut seconder leurs projets»
[16]
.
Il punto centrale della sua
ricostruzione riguardava proprio la ricerca da parte dei congiuranti del sostegno di una
potenza europea, attestata in particolare dal coinvolgimento dell’ambasciatore inglese a
Parigi Anthony Merry
[17]
. Secondo Del Gallo, i cospiratori avrebbero cercato «follement» l’appoggio
del ministro inglese, «à qui le prince de Moliterno avait fait passer un plan contenant
son projet et les moyens de l’exécuter». Se ne poteva concludere che, «toute
extravagante et presque incroyable que devait paraître au soussigné une pareille
combinaison», non vi erano dubbi sulla sua effettiva preparazione
[18]
. Lo stesso diplomatico napoletano, del resto, aveva ricevuto da Merry una
nota in cui si comunicava che il comitato cospirativo aveva «proposé au gouvernement
Anglais de mettre ce Royaume entre ses mains s’il voulait aider les insurgés dans leurs
projets s’engageant à le faire devenir partie des États de S.M. Britannique ou bien un
État indépendant sous sa protection». Inoltre, pur precisando che secondo tale nota il
governo inglese si sarebbe «refusé de prêter l’oreille même pour un instant à des
pareilles propositions», Del Gallo faceva notare come i contatti fra Londra e i
cospiratori napoletani fossero comunque proseguiti nel tempo, tant’è che egli stesso
aveva ricevuto in seguito ulte¶{p. 73}riori informazioni su tali
progetti e proprio a quel punto, ormai ai primi di settembre, aveva deciso di comunicare
il tutto a Talleyrand affinché si intervenisse per impedire la partenza di Moliterno per l’Inghilterra
[19]
.
Da questo punto di vista, è
significativo che fra i documenti sequestrati al nobile napoletano al momento del suo
arresto a Calais vi fosse proprio il passaporto per Londra vidimato dall’ambasciatore
inglese Merry. Documento, questo, che sarebbe stato giudicato di grande rilevanza,
perché autorizzava a ritenere il coinvolgimento del governo di Saint-James molto meno
marginale rispetto a quanto, dopo la scoperta della congiura, Merry avrebbe tentato di
far credere. Infatti, non solo la sua nota a Del Gallo era arrivata poco prima
dell’arresto di Moliterno (e dunque poteva legittimamente essere intesa come un tardivo
tentativo di fugare i sospetti sul sostegno di parte inglese nei confronti dei
cospiratori), ma soprattutto le sue frequentazioni con il rifugiato napoletano erano
continuate a lungo, tant’è che proprio su suo impulso quest’ultimo aveva intrapreso la
strada per Londra.
Di sicuro, l’arresto degli esuli
avrebbe allarmato anche le istituzioni della neonata Repubblica italiana, dato che già
agli inizi di ottobre, ormai diffusasi la notizia fra le sale della diplomazia parigina,
il ministro Marescalchi comunicava a Milano il piano di congiura, mettendolo in
relazione sia con la scoperta di una «Loggia di Illuminati» a Torino, sia con i
disordini scoppiati in quelle stesse settimane a Bologna. Al tempo stesso, egli aveva
cura di precisare che il progetto di Moliterno «variava però nel modo dell’esecuzione»,
perché «contava di cominciare sostituendo, in Sicilia ed in Napoli, gli Inglesi ai
Francesi». Insomma, in quel 1802 in cui si andava stabilizzando la presenza napoleonica
nella penisola non tutti accettavano di buon grado tale prospettiva: e si trattava, per
riprendere le parole di un preoccupato Marescalchi, di «tentativi e progetti veramente
strani e ridicoli, ma che pure esistono»
[20]
.¶{p. 74}
2. Il processo: nella breve fase della pace di Amiens
Il passaporto vidimato a Moliterno
dall’ambasciatore inglese Merry non fu il solo documento sequestrato al principe
napoletano a Calais, perché fra le sue carte furono trovate anche diverse lettere che in
sede processuale furono giudicate molto compromettenti, pregiudicando definitivamente la
posizione degli artefici della cospirazione. Nello specifico, stando al resoconto del
consigliere Thibaudeau, Moliterno fu trovato in possesso di «quatre pièces qui ont
rapport au complot», la cui analisi ci permette di delineare le caratteristiche della
congiura tanto sul piano militare quanto su quello politico
[21]
.
Il primo di questi documenti era una
minuta di una lettera che il feudatario meridionale avrebbe dovuto indirizzare alla
regina di Napoli durante il soggiorno che quest’ultima stava trascorrendo nella natia
Vienna. Nel testo, l’autore chiedeva a Carolina un passaporto per potersi recare nella
capitale austriaca «afin de lui faire connaître lui-même le véritable état des affaires
du Royaume de Naples et lui présenter un plan qui a pour but sa gloire, son triomphe et
le bonheur de sa Nation». Da un punto di vista giudiziario, la lettera fu considerata
rilevante più perché attestava i propositi cospirativi del gruppo che per le sue
effettive conseguenze, in quanto Thibaudeau precisava che «on présume que cette lettre
n’a pas été envoyée et que Moliterno changea de système et préféra de s’adresser au
gouvernement anglais». Tuttavia, la sua rilevanza politica resta alta, perché essa
attesta come il progetto di congiura fosse nato con l’intenzione di sfruttare le
divisioni interne al governo borbonico e solo successivamente, facendo leva sulle
relazioni internazionali offerte da una città come Parigi, si sarebbe indirizzato a una
terza potenza quale l’Inghilterra. Infatti, nella sua lettera Moliterno proponeva a
Carolina (che non a caso in quel periodo era stata fatta allontanare da Napoli) di
«renverser
¶{p. 75}le parti du ministre Acton», nella convinzione che la
regina «adopterait ce plan par animosité contre lui»
[22]
.
Note
[11] ANF, AF/IV, cart. 1302, Rapport aux Consuls de la République (Parigi, s.d.).
[12] AF/IV, cart. 1302, Note importante (Parigi, s.d.).
[13] Croce, La Rivoluzione napoletana del 1799, cit., pp. 413-414.
[14] ANF, AF/IV, cart. 1302, Note importante (Parigi, s.d.).
[15] ANF, AF/IV, cart. 1302, Rapport aux Consuls de la République (Parigi, s.d.).
[16] ANF, AF/IV, cart. 1302, Lettera di Del Gallo a Talleyrand (Parigi, 28/10/1802).
[17] In quei giorni la polizia francese era preoccupata per i comportamenti di Merry, dato che, in un rapporto del 30 settembre, lo descriveva come «un homme absolument neuf et très peu instruit en politique, [qui] ne fait qu’intriguer gauchement», cfr. A. Aulard (a cura di), Paris sous le Consulat, Paris, Cerf, 1903, vol. 3, p. 287.
[18] ANF, AF/IV, cart. 1302, Lettera di Del Gallo a Talleyrand (Parigi, 28/10/1802).
[19] Ibidem.
[20] C. Zaghi (a cura di), I carteggi di Francesco Melzi D’Eril duca di Lodi, Milano, 1958, vol. 2, pp. 434-435.
[21] ANF, AF/IV, cart. 1302, Rapport aux Consuls de la République (Parigi, s.d.).
[22] Ibidem.